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Lunedi, 12 maggio 2025 - Santi Nereo e Achilleo ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXVIII: NELLA FESTA DELL' ASSUNTA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXVIII: NELLA FESTA DELL' ASSUNTA
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Nella vigilia della gloriosa Assunzione della dolcissima Vergine Maria, quella Serva di Cristo, stando in orazione, si trovò come in una casa dove la Beata Vergine stava riposando sur un piccolo letto coperto di candidissima tela. Metilde le disse: “Come mai, o Madre Verginale, avete potuto soffrire una infermità, poiché, come crediamo, eravate esente dalle angosce della morte?”
“Mentre pregavo, rispose Maria, ripassando nella mia mente i grandi benefizi di cui Dio mi ha ricolmata, mi trovai tutta accesa di un ineffabile desiderio di vedere il mio Dio e di essere con Lui.
“Un tale ardore serafico tanto si accrebbe che le forze del mio corpo mi abbandonarono, a segno che dovetti mettermi su questo giaciglio.
“Vennero ad assistermi tutti i cori angelici. I Serafini mi apportavano l'amore, accendendo vieppiù in me questo divino fuoco. I Cherubini mi portavano la luce della scienza, dimodochè l'anima mia anticipatamente vedeva le grandi maraviglie che il mio Signore, mio Figlio e mio Sposo, stava per compiere in me. Che lo Spirito delle tenebre, esclamai, non venga al mio cospetto, acciocché non avvenga che per la sua presenza si offuschi in qualche parte questa celeste luce29.
“I Troni can una calma perfetta, conservavano in me il riposo nel quale godevo di Dio. Le Dominazioni mi assistevano col rispetto che i principi osservano verso la Regina, madre del loro Re. Con la loro presenza, i Principati impedivano che nessuna di quelli che mi avvicinavano avesse a dire o fare cosa che potesse turbare la tranquillità dell'anima mia. Le Potestà tenevano le squadre dei demonii ad una rispettosa distanza e impedivano tutti i loro attacchi. Le Virtù, vestite e adornate delle mie virtù, mi formavano intorno una fedelissima guardia d'onore. Gli Angeli e gli Arcangeli, col loro contegno, a tutti i presenti insegnavano a servirmi con riverenza e devozione”.
Metilde vide inoltre in ispirito gli Angeli che formavano come un muro di riparo attorno alla gloriosa Vergine e i Serafini che camminavano nell'ardente respiro della Vergine come sotto il soffio dello zeffiro. Ma avendo veduto, vicino alla Beata Vergine, san Giovanni l'Evangelista, ella gli disse: “Per quell'offerta che faceste a Cristo nell'acconsentire, per suo amore, a separarvi dalla sua Madre, ottenetemi, vi prego, di sapere rinunciare ad ogni cosa per amore di Lui, onde possa amarlo con tutto il cuore”.
E Giovanni rispose: “Trovavo tante consolazioni nelle parole della Madre del mio Signore, che non udii mai da lei nessuna parola la quale non fosse causa per il mio cuore di qualche gaudio speciale”.

Durante la notte santa, Metilde stava in coro e le parve di vedere di nuovo la Beata Vergine riposare sul suo giaciglio. Le venne dato di intendere che la suprema grandezza della Maestà infinita si chinava verso l'abisso profondo di umiltà del cuore della Madre di Dio e l'inondava dei torrenti delle sue divine delizie, a segno che l'anima sua santissima tutta si trasformava in Dio.
In tal modo l'anima della santissima Vergine senza nessun dolore e con ineffabile gioia si separò dal suo corpo e volò lietissima su le braccia di suo Figlio a riposare con tenero amore sul di Lui Cuore, in mezzo ai festanti applausi di tutti i Santi, i quali l'accompagnarono sino al trono dell'altissima Trinità.
Come Dio Padre la ricevesse in sé medesimo nel più tenero sentimento della sua paternità, nessuna creatura potrebbe mai esprimerlo. Nessuna mente creata potrà mai pensare con quale filiale riverenza la impenetrabile Sapienza la insediasse alla propria destra, sul sublime trono della sua gloria. Lo Spirito Santo la ricolmò del suo amore, della sua bontà, della sua soavità e di tutti i suoi doni con tale abbondanza che la pienezza di questi doni si rifletté sopra tutta la Corte celeste. I Serafini, i quali dall'istante della loro creazione già ardevano nel focolare medesimo della Divinità; agli ardori della verginale carità di Maria si accesero di un nuovo fuoco. I Cherubini, ripieni della divina scienza, furono come illuminati da una nuova luce. Tutti gli ordini degli Angeli e dei Santi, per la gloria di una sì gloriosa Regina, conseguirono un accrescimento di amore, di allegrezza e di ricompensa. La Santissima Trinità, diffondendosi in Lei con la pienezza della Divinità, talmente l'investì che, essendo ella ripiena della pienezza di Dio, ciò che sembrava facesse era l'opera di Dio piuttosto che là sua propria. Dio vedeva con gli occhi di Maria, sentiva con le sue orecchie, e per le sue labbra celebrava, onde glorificarsi. Lui medesimo, le lodi più dolci e più perfette: Il Signore, insomma, godeva e si compiaceva nel cuore della Vergine come nel suo proprio Cuore.

La Regina della gloria stava dunque alla destra del suo Divin Figlio, portando su le proprie vesti degli specchi scintillanti, dove in modo meraviglioso si riflettevano i meriti dei santi. Perciò tutti gli eletti, Con immensa gioia, venivano davanti al suo trono a contemplare ognuno i propri meriti, per cui facendo risonare nuovi concerti di lode, in Dio dolcissimamente giubilavano.
I Patriarchi ed i Profeti, considerando i loro desiderii, le loro nobili virtù, la familiarità con cui avevano conversato con Dio su la terra, riconoscevano la superiorità su tutti questi punti, della Beata Vergine Maria, perché era manifesto che aveva posseduto virtù più sublimi, desiderii più ardenti e quindi una più intima familiarità col suo Dio.
A questo modo tutti gli ordini dei santi, avvicinandosi alla loro volta e considerando i loro meriti nella Beata Vergine, con grande allegrezza ammiravano come in ogni modo fosse loro oltremodo superiore. Infatti, era chiaramente manifesto che, tra gli Apostoli nessuno era rimasto più fedele a Cristo, né meglio ne aveva conservato le parole.
Tra i Martiri Maria compariva pure la più forte e la più costante; tra i Confessori, la più illuminata, e la più capace di illuminare con la parola e con l'esempio; tra le Vergini, non solo era la più pura e la più santa, ma la prima delle Vergini e modello delle religiose perfette.
La più mansueta tra i mansueti, la più misericordiosa tra i misericordiosi, la più umile tra gli umili, la più perfetta tra i perfetti, Maria dall'eccellenza dei suoi meriti fu elevata, al di sopra di tutti i Santi.
La Beata Vergine esclamò: “Chiunque vuole essere esaltato ed onorato più degli altri, si stimi come l'ultimo di tutti! Chiunque vuole essere il più ricco, si spogli di ogni volontà propria. Chiunque vuole conseguire l'onore supremo, si studii di praticare tutte le virtù!”.
Durante il canto del responsorio Salve, Maria30, Metilde disse alla Beata Vergine: “Avessi in mio poterei cuori delle creature tutte! Vi saluterei, o dolcissima Vergine, con tutto il loro amore e con tutte le loro forze”.
“Inchinati, rispose la Vergine, sopra il Cuore del mio dolcissimo Figlio, il quale contiene in sé medesimo ogni creatura nella sua perfetta integrità; e per mezzo di Lui degnamente mi saluterai”.
Metilde pregò allora per una persona affinché la Beata Vergine le venisse in aiuto nell'ora della morte. Maria si degnò di rispondere; “Mi preghi per quel fervore col quale l'anima mia volò in Dio come la scintilla nel suo focolare e al divin Cuore aderì come leggiera piuma tratta da una forza invincibile. Mi chieda un desiderio così fervente che, nell'ora della morte, libera da ogni impedimento, festante se ne voli a Dio. L'assisterò io stessa col mio aiuto e Con la mia protezione, e lo stesso favore userò a tutti quelli che in questo luogo mi servono”.

Un'altra volta, Metilde pregava ancora per una persona che aveva gran divozione ai gaudi della Madre di Dio. Ella vide allora quell'anima davanti alla Beata Vergine la quale le donava una magnifica collana, che aveva cinque fili pendenti come corni; la Beata Vergine disse: “Nel fare memoria dei miei gaudi, si fermi a cinque considerazioni.
“Dapprima, mi saluti nell'ineffabile gaudio che provai nel contemplare l'inaccessibile luce della santa Trinità, dove come in un tersissimo specchio vidi l'eterno amore col quale Dio mi amò e a preferenza di ogni creatura, mi scelse per Madre e Sposa sua; conobbi pure quel piacere con cui in me sommamente si compiacque ed in ogni servizio ch'io gli resi nel mondo.
“Nel secondo luogo mi saluti nella pienezza di quel gaudio di cui furono ripiene le mie orecchie per il tenero saluto che mi venne rivolto dal mio amabilissimo Figlio, Padre e Sposo, quando amorosamente mi accolse secondo la grandezza della sua onnipotenza, i disegni della sua sapienza e l'immensità del suo amore, cantandomi con la sua dolcissima voce il più sublime e più armonioso inno del suo amore.
“In terzo luogo, mi saluti nella pienezza di quel gaudio che l'anima mia provò quando ricevette il dolce bacio col quale la Divinità sparse in me le sue divine delizie con tale abbondanza che dalla ridondanza del mio gaudio i cieli vennero inondati di un torrente di nuova beatitudine; di più, non v'è su la terra né mai vi sarà nessun miserabile, nessun uomo perverso ch'io non possa rendere partecipe della mia pienezza, purché egli lo desideri.
“In quarto luogo, mi saluti nel gaudio che la mia anima provò quando fu infiammata del fuoco dell'amore divino, e liquefatta dalla dolcezza del divin Cuore. Allora Dio versò in me la pienezza del suo amore, perché io ne godessi quanto fu mai possibile a creatura; e nei miei ardori la moltitudine dei santi attinse una nuova maniera di fervore e di amore.
“Infine, mi saluti nell'ineffabile gaudio che risentii quando lo splendore della Divinità investì tutto il mio corpo del suo luminoso splendore, dimodochè per la mia presenza dalla mia gloria il cielo ricevette una nuova luce ed il gaudio dei Santi acquistò un nuovo accrescimento”.

Metilde fece alla Beata Vergine questa domanda: “Mia Signora, cosa è la bocca dell'anima? - La bocca dell'anima, rispose Maria, è un desiderio simile ad un'apertura spalancata. Dio ispira senza posa un tal desiderio di sé stesso; é in pari tempo lo colma secondo l'intensità della sete e del diletto che l'anima ne prova”.

In quel medesimo giorno, mentre la Comunità si accostava alla santa Comunione parve a quella pia vergine di vedere il Signore seduto ad una gran mensa assieme con la Vergine Madre. Le suore che avevano già fatto la comunione ad un'altra messa erano pure sedute a questa mensa, alla quale gli Angeli rispettosamente conducevano quelle che si comunicavano. Ora, il Signore dava a ciascuna un pezzetto di pane diviso in cinque bocconi, ciò che fece comprendere a Metilde che, nel giorno della comunione, ognuno deve offrire un banchetto al Signore applicandosi a queste cinque cose:
1. - lodare Dio per quanto è possibile, in unione con la gloria che Cristo rendette al Padre suo con le sue opere e con le sue lodi, e quindi compiere tutte le proprie azioni per amore e gloria di Dio;
2. - in unione col sentimento di gratitudine per il quale Cristo prese la natura umana e in unione con l'amore per cui rese grazie a Dio quando ci fece il gran benefizio della Eucaristia, passare la giornata della comunione in un sentimento di profonda riconoscenza;
3. - moltiplicare i santi desiderii, affinché l'anima non resti vuota, per così dire, in presenza di un tanto ospite;
4. - proporsi di fare tutte le proprie azioni, in quel giorno, a vantaggio del mondo intero;
5. - proporsi pure di aiutare, con le proprie azioni e le proprie pene, le. anime dei fedeli trapassati.
Dio le fece conoscere ancora che quattro cose gli piacciono molto nei religiosi: i pensieri casti, i santi desiderii, la dolcezza nel conversare e le opere di carità.