CAPITOLO XXVIII: NELLA FESTA DELL' ASSUNTA
Santa Matilde di Hackeborn

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Nella vigilia della gloriosa Assunzione della dolcissima Vergine Maria,
quella Serva di Cristo, stando in orazione, si trovò come in una casa
dove la Beata Vergine stava riposando sur un piccolo letto coperto di
candidissima tela. Metilde le disse: “Come mai, o Madre Verginale, avete
potuto soffrire una infermità, poiché, come crediamo, eravate esente
dalle angosce della morte?”
“Mentre pregavo, rispose Maria,
ripassando nella mia mente i grandi benefizi di cui Dio mi ha ricolmata,
mi trovai tutta accesa di un ineffabile desiderio di vedere il mio Dio e
di essere con Lui.
“Un tale ardore serafico tanto si accrebbe che le
forze del mio corpo mi abbandonarono, a segno che dovetti mettermi su
questo giaciglio.
“Vennero ad assistermi tutti i cori angelici. I
Serafini mi apportavano l'amore, accendendo vieppiù in me questo divino
fuoco. I Cherubini mi portavano la luce della scienza, dimodochè l'anima
mia anticipatamente vedeva le grandi maraviglie che il mio Signore, mio
Figlio e mio Sposo, stava per compiere in me. Che lo Spirito delle
tenebre, esclamai, non venga al mio cospetto, acciocché non avvenga che
per la sua presenza si offuschi in qualche parte questa celeste luce29.
“I
Troni can una calma perfetta, conservavano in me il riposo nel quale
godevo di Dio. Le Dominazioni mi assistevano col rispetto che i principi
osservano verso la Regina, madre del loro Re. Con la loro presenza, i
Principati impedivano che nessuna di quelli che mi avvicinavano avesse a
dire o fare cosa che potesse turbare la tranquillità dell'anima mia. Le
Potestà tenevano le squadre dei demonii ad una rispettosa distanza e
impedivano tutti i loro attacchi. Le Virtù, vestite e adornate delle mie
virtù, mi formavano intorno una fedelissima guardia d'onore. Gli Angeli
e gli Arcangeli, col loro contegno, a tutti i presenti insegnavano a
servirmi con riverenza e devozione”.
Metilde vide inoltre in ispirito
gli Angeli che formavano come un muro di riparo attorno alla gloriosa
Vergine e i Serafini che camminavano nell'ardente respiro della Vergine
come sotto il soffio dello zeffiro. Ma avendo veduto, vicino alla Beata
Vergine, san Giovanni l'Evangelista, ella gli disse: “Per quell'offerta
che faceste a Cristo nell'acconsentire, per suo amore, a separarvi dalla
sua Madre, ottenetemi, vi prego, di sapere rinunciare ad ogni cosa per
amore di Lui, onde possa amarlo con tutto il cuore”.
E Giovanni
rispose: “Trovavo tante consolazioni nelle parole della Madre del mio
Signore, che non udii mai da lei nessuna parola la quale non fosse causa
per il mio cuore di qualche gaudio speciale”.
Durante la notte
santa, Metilde stava in coro e le parve di vedere di nuovo la Beata
Vergine riposare sul suo giaciglio. Le venne dato di intendere che la
suprema grandezza della Maestà infinita si chinava verso l'abisso
profondo di umiltà del cuore della Madre di Dio e l'inondava dei
torrenti delle sue divine delizie, a segno che l'anima sua santissima
tutta si trasformava in Dio.
In tal modo l'anima della santissima
Vergine senza nessun dolore e con ineffabile gioia si separò dal suo
corpo e volò lietissima su le braccia di suo Figlio a riposare con
tenero amore sul di Lui Cuore, in mezzo ai festanti applausi di tutti i
Santi, i quali l'accompagnarono sino al trono dell'altissima Trinità.
Come
Dio Padre la ricevesse in sé medesimo nel più tenero sentimento della
sua paternità, nessuna creatura potrebbe mai esprimerlo. Nessuna mente
creata potrà mai pensare con quale filiale riverenza la impenetrabile
Sapienza la insediasse alla propria destra, sul sublime trono della sua
gloria. Lo Spirito Santo la ricolmò del suo amore, della sua bontà,
della sua soavità e di tutti i suoi doni con tale abbondanza che la
pienezza di questi doni si rifletté sopra tutta la Corte celeste. I
Serafini, i quali dall'istante della loro creazione già ardevano nel
focolare medesimo della Divinità; agli ardori della verginale carità di
Maria si accesero di un nuovo fuoco. I Cherubini, ripieni della divina
scienza, furono come illuminati da una nuova luce. Tutti gli ordini
degli Angeli e dei Santi, per la gloria di una sì gloriosa Regina,
conseguirono un accrescimento di amore, di allegrezza e di ricompensa.
La Santissima Trinità, diffondendosi in Lei con la pienezza della
Divinità, talmente l'investì che, essendo ella ripiena della pienezza di
Dio, ciò che sembrava facesse era l'opera di Dio piuttosto che là sua
propria. Dio vedeva con gli occhi di Maria, sentiva con le sue orecchie,
e per le sue labbra celebrava, onde glorificarsi. Lui medesimo, le lodi
più dolci e più perfette: Il Signore, insomma, godeva e si compiaceva
nel cuore della Vergine come nel suo proprio Cuore.
La Regina
della gloria stava dunque alla destra del suo Divin Figlio, portando su
le proprie vesti degli specchi scintillanti, dove in modo meraviglioso
si riflettevano i meriti dei santi. Perciò tutti gli eletti, Con immensa
gioia, venivano davanti al suo trono a contemplare ognuno i propri
meriti, per cui facendo risonare nuovi concerti di lode, in Dio
dolcissimamente giubilavano.
I Patriarchi ed i Profeti, considerando i
loro desiderii, le loro nobili virtù, la familiarità con cui avevano
conversato con Dio su la terra, riconoscevano la superiorità su tutti
questi punti, della Beata Vergine Maria, perché era manifesto che aveva
posseduto virtù più sublimi, desiderii più ardenti e quindi una più
intima familiarità col suo Dio.
A questo modo tutti gli ordini dei
santi, avvicinandosi alla loro volta e considerando i loro meriti nella
Beata Vergine, con grande allegrezza ammiravano come in ogni modo fosse
loro oltremodo superiore. Infatti, era chiaramente manifesto che, tra
gli Apostoli nessuno era rimasto più fedele a Cristo, né meglio ne aveva
conservato le parole.
Tra i Martiri Maria compariva pure la più
forte e la più costante; tra i Confessori, la più illuminata, e la più
capace di illuminare con la parola e con l'esempio; tra le Vergini, non
solo era la più pura e la più santa, ma la prima delle Vergini e modello
delle religiose perfette.
La più mansueta tra i mansueti, la più
misericordiosa tra i misericordiosi, la più umile tra gli umili, la più
perfetta tra i perfetti, Maria dall'eccellenza dei suoi meriti fu
elevata, al di sopra di tutti i Santi.
La Beata Vergine esclamò:
“Chiunque vuole essere esaltato ed onorato più degli altri, si stimi
come l'ultimo di tutti! Chiunque vuole essere il più ricco, si spogli di
ogni volontà propria. Chiunque vuole conseguire l'onore supremo, si
studii di praticare tutte le virtù!”.
Durante il canto del
responsorio Salve, Maria30, Metilde disse alla Beata Vergine: “Avessi in
mio poterei cuori delle creature tutte! Vi saluterei, o dolcissima
Vergine, con tutto il loro amore e con tutte le loro forze”.
“Inchinati,
rispose la Vergine, sopra il Cuore del mio dolcissimo Figlio, il quale
contiene in sé medesimo ogni creatura nella sua perfetta integrità; e
per mezzo di Lui degnamente mi saluterai”.
Metilde pregò allora per
una persona affinché la Beata Vergine le venisse in aiuto nell'ora della
morte. Maria si degnò di rispondere; “Mi preghi per quel fervore col
quale l'anima mia volò in Dio come la scintilla nel suo focolare e al
divin Cuore aderì come leggiera piuma tratta da una forza invincibile.
Mi chieda un desiderio così fervente che, nell'ora della morte, libera
da ogni impedimento, festante se ne voli a Dio. L'assisterò io stessa
col mio aiuto e Con la mia protezione, e lo stesso favore userò a tutti
quelli che in questo luogo mi servono”.
Un'altra volta, Metilde
pregava ancora per una persona che aveva gran divozione ai gaudi della
Madre di Dio. Ella vide allora quell'anima davanti alla Beata Vergine la
quale le donava una magnifica collana, che aveva cinque fili pendenti
come corni; la Beata Vergine disse: “Nel fare memoria dei miei gaudi, si
fermi a cinque considerazioni.
“Dapprima, mi saluti nell'ineffabile
gaudio che provai nel contemplare l'inaccessibile luce della santa
Trinità, dove come in un tersissimo specchio vidi l'eterno amore col
quale Dio mi amò e a preferenza di ogni creatura, mi scelse per Madre e
Sposa sua; conobbi pure quel piacere con cui in me sommamente si
compiacque ed in ogni servizio ch'io gli resi nel mondo.
“Nel secondo
luogo mi saluti nella pienezza di quel gaudio di cui furono ripiene le
mie orecchie per il tenero saluto che mi venne rivolto dal mio
amabilissimo Figlio, Padre e Sposo, quando amorosamente mi accolse
secondo la grandezza della sua onnipotenza, i disegni della sua sapienza
e l'immensità del suo amore, cantandomi con la sua dolcissima voce il
più sublime e più armonioso inno del suo amore.
“In terzo luogo, mi
saluti nella pienezza di quel gaudio che l'anima mia provò quando
ricevette il dolce bacio col quale la Divinità sparse in me le sue
divine delizie con tale abbondanza che dalla ridondanza del mio gaudio i
cieli vennero inondati di un torrente di nuova beatitudine; di più, non
v'è su la terra né mai vi sarà nessun miserabile, nessun uomo perverso
ch'io non possa rendere partecipe della mia pienezza, purché egli lo
desideri.
“In quarto luogo, mi saluti nel gaudio che la mia anima
provò quando fu infiammata del fuoco dell'amore divino, e liquefatta
dalla dolcezza del divin Cuore. Allora Dio versò in me la pienezza del
suo amore, perché io ne godessi quanto fu mai possibile a creatura; e
nei miei ardori la moltitudine dei santi attinse una nuova maniera di
fervore e di amore.
“Infine, mi saluti nell'ineffabile gaudio che
risentii quando lo splendore della Divinità investì tutto il mio corpo
del suo luminoso splendore, dimodochè per la mia presenza dalla mia
gloria il cielo ricevette una nuova luce ed il gaudio dei Santi acquistò
un nuovo accrescimento”.
Metilde fece alla Beata Vergine questa
domanda: “Mia Signora, cosa è la bocca dell'anima? - La bocca
dell'anima, rispose Maria, è un desiderio simile ad un'apertura
spalancata. Dio ispira senza posa un tal desiderio di sé stesso; é in
pari tempo lo colma secondo l'intensità della sete e del diletto che
l'anima ne prova”.
In quel medesimo giorno, mentre la Comunità si
accostava alla santa Comunione parve a quella pia vergine di vedere il
Signore seduto ad una gran mensa assieme con la Vergine Madre. Le suore
che avevano già fatto la comunione ad un'altra messa erano pure sedute a
questa mensa, alla quale gli Angeli rispettosamente conducevano quelle
che si comunicavano. Ora, il Signore dava a ciascuna un pezzetto di pane
diviso in cinque bocconi, ciò che fece comprendere a Metilde che, nel
giorno della comunione, ognuno deve offrire un banchetto al Signore
applicandosi a queste cinque cose:
1. - lodare Dio per quanto è
possibile, in unione con la gloria che Cristo rendette al Padre suo con
le sue opere e con le sue lodi, e quindi compiere tutte le proprie
azioni per amore e gloria di Dio;
2. - in unione col sentimento di
gratitudine per il quale Cristo prese la natura umana e in unione con
l'amore per cui rese grazie a Dio quando ci fece il gran benefizio della
Eucaristia, passare la giornata della comunione in un sentimento di
profonda riconoscenza;
3. - moltiplicare i santi desiderii, affinché l'anima non resti vuota, per così dire, in presenza di un tanto ospite;
4. - proporsi di fare tutte le proprie azioni, in quel giorno, a vantaggio del mondo intero;
5. - proporsi pure di aiutare, con le proprie azioni e le proprie pene, le. anime dei fedeli trapassati.
Dio
le fece conoscere ancora che quattro cose gli piacciono molto nei
religiosi: i pensieri casti, i santi desiderii, la dolcezza nel
conversare e le opere di carità.