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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXV: NELLA FESTA DELLA SS. TRINITÀ

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXV: NELLA FESTA DELLA SS. TRINITÀ
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Nel giorno della S. Trinità, Metilde, mentre si trovava in orazione, desiderava che i Santi tutti e tutte le creature offrissero alla somma ed adorabile Trinità benedizioni e lodi per tutti i suoi benefizi. D'un tratto venne rapita in ispirito e portata davanti al trono della gloria, dove vide la beata Trinità sotto il simbolo di una viva fonte esistente da sé stessa senza principio, e contenente in sé ogni cosa; questa fonte scorreva meravigliosamente senza mai diminuire, e così andava ad adacquare e fecondare l'intero universo.
Frattanto, liquefatta dall'Amore, l'anima fluiva per così dire nella Divinità, la quale a sua volta si effondeva in lei, ricolmandoli di ineffabili delizie.
Durante questo tempo di unione con Dio, quell'anima distintamente udì molte parole e fra altre queste: “Ecco: con la mia onnipotenza sei divenuta onnipotente, e se vorrai sempre ciò che voglio io, sarai sempre unita alla mia onnipotenza. La mia impenetrabile sapienza ti ha pure attirata; a questa divina sapienza tu sarai sempre unita, se ti compiacerai di tutte le mie opere e di tutti i miei giudizi. Il mio amore ti ha tutta investita e si è talmente diffuso in te che tu sembri amarmi non col tuo amore, ma col mio proprio amore; in tale unione tu sarai aderente a me per sempre”;

Accostandosi alla santa Comunione, Metilde sentì una gioia spirituale così straboccante che ne rimase stupefatta; e il Signore le disse: “Va, comunica il tuo gaudio a tutti i Santi”. Ella si avvicinò dapprima alla santissima Vergine Maria e le fece parte della sua allegrezza, dicendo: “O graziosa Vergine, onde accrescere la vostra gloria, vi comunico l'immenso gaudio del mio cuore. - Ed io, rispose la Santissima Vergine, ti dono tutta l'allegrezza che provai più di qualsiasi altra creatura, in cielo e su la terra”.
Dopo, Metilde fece parte della sua gioia agli Apostoli che le risposero: “E noi, ti doniamo tutte le consolazioni che provammo presso il nostro dolce Signore e Maestro, e specialmente quella che Egli ci concesse col chiamarci dalla morte all'eterna vita”. Poi ai santi Martiri, i quali l'accolsero dicendo: “Noi ti doniamo la gioia che il suo amore ci fece trovare nel fuoco, nel ferro e in mille morti, diverse”.
Quando arrivò ai confessori, questi dissero: “E noi pure ti facciamo parte di tutto il godimento che sentimmo nell'amore di Cristo in mezzo alle fatiche ed alle austerità”.
Da ultimo, Metilde comunicò il suo gaudio alle Vergini, le quali le risposero: “Noi ti facciamo parte di quell'allegrezza che, per una prerogativa speciale, possediamo in Dio nostro Sposo”. Allora, le sembrò che il godimento di Dio procurasse alle Vergini delizie superiori a quelle degli altri Santi e che i flutti della Divinità sopra di esse scorressero con una singolare dolcezza; perciò comprese quanto siano vere queste parole:

“Lauda manna virginale,
Manna novum et regale,
Quod nulli sapit hominum
Nisi palato virginum”.

Loda la manna verginale, manna nuova e regale, che a nessun uomo viene data, perché dalle Vergini solo è gustata.

Nel coro delle Vergini, ella scorse la sua dilettissima sorella, la badessa di venerata memoria, e la vide ornata di virtù come una regina. Vide pure un'altra delle sue sorelle, Luitgarda, morta nel fiore dell'età, vergine amabile davanti a Dio ed agli uomini. Luitgarda era rivestita di un'ampia tunica, bianca come la neve, ornata di lamine d'oro; ella prese sua sorella per mano e la condusse davanti al trono di Dio, cantando quel detto della Sapienza: “Questa è più bella del sole e dei cedri più sublime - Speciosior Sole, et Cedris sublimior”.