CAPITOLO XXIV: NELLA SOLENNITÀ DELLA PENTECOSTE
Santa Matilde di Hackeborn

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Nel santo giorno della Pentecoste, mentre si intonava la messa Spiritus
Domini, Metilde sentì una voce che le diceva: “Ascolta, anima mia, e sta
nell'allegrezza, perché se Dio ha riempito l'universo della sua visita;
tu non ne sarai esclusa”. Tuttavia ella disse a sé stessa: “Queste
parole non vengono da Dio, ma dall'anima mia che così consola sé
stessa”.
E il Signore subito replicò: “Queste parole vengono da me,
poiché l'anima tua è mia e l'anima mia è tua. Si legge di Gionata e di
Davide che le loro anime furono agglutinate l'una all'altra; così, e più
fortemente ancora, l'amore ha congiunto l'anima tua alla. mia, come
oggi stesso ti dimostrerò”.
Incontanente due ali bianche vennero date
all'anima, ed essa volò in alto verso una gran luce, dove fermò il suo
volo e riposò. E un angelo del Signore avvicinandosi la salutò con
riverenza, dicendo: “O nobile vergine, preparati, ché il tuo fidanzato
sta per venire. Non so come apparecchi armi, rispose l'anima, perché
se dovrò comparire degnamente ornata, non altri che il Diletto
dèll'anima mia potrà ornarmi per Lui a suo beneplacito”.
In
quell'istante il Re della gloria si presentò sotto forma di un brillante
fidanzato, e la rivestì di un abito bianco, dicendo: “Ricevi la veste
della mia innocenza, te la dono come eterno ornamento”. Egli le mise
inoltre una veste di color vermiglio dicendo: “Questa l'ho tessuta coi
miei patimenti e insieme coi tuoi dolori”.
L'Amore stava parimenti
davanti al Signore, in forma di una Vergine, alla quale il Signore,
guardandola dolcemente, disse: “Tu sei ciò che sono io”.
Accorgendosi
allora l'anima di essere priva di mantello, l'Amore subito stese il suo
manto, e ne coprì insieme Dio e l'Anima, la quale in tal modo sembrava
vestita dell' Amore medesimo. Il manto dell'Amore il quale, di sotto,
era di vari colori, aveva tanta ampiezza che bastava a coprire tutti gli
abitanti dell'universo; e l'Amore disse: “Quanti fili vi sono nel
tessuto del mio mantello, altrettante consolazioni dono il quelli che
vengono da me”.
L'anima intanto si fondeva nel suo Diletto e le
sembrava di essere divenuta un solo spirito con Lui. Ed Egli le disse:
“Ora, comanda ciò che ti piace”.
“O mio Signore, rispose quella, a me
non si addice il tono del comando; ma se avessi qualche potere, vorrei
eccitare tutte le creature a consacrare alla vostra gloria la loro
forza, la loro scienza e la loro bellezza”.
Mentre all'offertorio
si cantava: Tibi offerent reges munera: I Re vi offriranno i loro doni,
quella divota vergine disse al Signore: “Che cosa vi offrirò, o Diletto
del mio cuore? Non ho nulla che possa piacervi! I secolari vi donano
una parte dei loro beni terrestri; i religiosi offrono sé medesimi con
la loro intera dedizione”.
Il Signore si degnò rispondere: “Offrimi
il tuo cuore in cinque maniere e mi avrai fatto il regalo più gradito.
Dapprima presentamelo con un'intera fedeltà, come il pegno del nostro
fidanzamento, pregando che l'amore del mio Cuore lo purifichi da ogni
colpa commessa per infedeltà: Inoltre, l'unico tuo piacere sia di
darmelo come un prezioso gioiello, disponendoti a rinunciare per me a
tutti i piaceri che potresti gustare in questo mondo. In terzo luogo, me
lo offrirai come una corona composta con tutti quegli onori che
potresti ottenere quaggiù ed anche nell'altra vita, affinché io solo sia
la tua gloria e la tua corona. Me lo offrirai ancora come una coppa
d'oro in cui io beva la mia: propria dolcezza, e infine come un vaso
prezioso in cui troverò un cibo squisito, cioè me stesso, da prendere
come alimento”.
Un'altra volta, in questo medesimo giorno, il
Signore Gesù le apparve nel coro, rivestito di un mantello d'oro, ossia
dell' Amore. Egli si accostò alle Suore e dal suo Cuore più dolce del
miele, inviò a ciascuna lo Spirito Santo sotto la forma di un'aura
profumata e soavissima.