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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXI: NELLA SOLENNITÀ DELL'ASCENSIONE.

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXI: NELLA SOLENNITÀ DELL'ASCENSIONE.
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Nel giorno della gloriosa Ascensione di Cristo, parve alla Santa di trovarsi sopra un monte dove le apparve l'Amore, sotto la forma di una bellissima Vergine rivestita di un manto verde. Questa Vergine disse all'anima: “Io sono quella che tu hai visto in quel grande splendore nella notte della Natività di Cristo. lo ho condotto il Figlio dal seno del Padre sino in questo mondo terrestre; io pure ora l'ho esaltato sopra tutti i cieli”. All'udire queste parole l'anima per un istante restava come interdetta, ma l'Amore soggiunse: “Non temere, tu vedrai cose più grandi ancora”.
D'un tratto le vesti dell'Amore cambiarono aspetto e presero un meraviglioso fulgore, coprendosi di un graticcio d'oro di cui ogni quadrato portava l'immagine del Re, con questa iscrizione: Colui che era sceso è risalito sopra i cieli. (Eph., IV, 10). Tutte le opere della nostra redenzione erano meravigliosamente ricamate in queste diverse immagini.
Il Signor Gesù parve ornato di vesti simili a quelle dell'Amore, eccettuato che nei suoi graticci non si scorgeva più l'immagine sua, ma l'Amore! la Carità vi sedeva come una Regina.
In tal modo Dio era rivestito di sé stesso, poiché Dio è Carità e la Carità è Dio. E l'Amore, prendendo Dio nelle sue braccia, lo innalzò dicendo: “Tu sei quello in cui unicamente potei pienamente dimostrare la virtù della mia potenza”.
L'anima domandò a quella Vergine cosa fossero quelle braccia capaci di trasportare il Signore, e l'Amore rispose: “Le mie braccia sono la mia. onnipotenza e la mia volontà. Tutto io posso fare, ma tutto ciò che posso fare non è sempre espediente; perciò la mia inscrutabile sapienza ordina e dispone tutte le mie opere”.
Una gran moltitudine di santi apparve pure in quel luogo. Giovanni Battista, Giuseppe, padre putativo del Signore, e Simeone che ricevette Cristo nel Tempio; vi occupavano i primi posti; tutti salivano col Re.
La Beata Vergine, Madre del Signore, comparve anch'essa sul monte, rivestita di un manto simile a quello dell' Amore, ma la sua tunica era di col or rosso. Ella disse all'anima: “Immensi dolori sopportai con mio Figlio e per causa di mio Figlio, e tutti li sopportai in silenzio e con pazienza. Offrivo pure al Signore preci continue a favore della Chiesa nascente, e spesse volte lo inclinai ad una speciale misericordia. Così ancora, Egli non può sottrarsi ai desiderii dell'anima che lo ama, e ne risulta che, su la terra, quest'anima esercita sul Signore maggiore influenza che se già fosse in cielo”.

L'anima domandò alla Beata Vergine quale gaudio ella avesse provato nell'Ascensione del Figlio suo. “Conobbi allora, rispose Maria, l'allegrezza e la beatitudine che avrei ricevuta nella mia assunzione”.

Il Signor Gesù, ascendendo con ineffabile giubilo, arrivò davanti al Padre e gli presentò racchiuse in sé stesso, le anime di tutti gli eletti, tanto di quelli che erano ascesi con Lui, come quelle degli eletti futuri, con tutte le loro opere, i loro patimenti ed i loro meriti.
Anche quelle che, per il momento, erano in istato di peccato, in Cristo comparivano nella forma in cui saranno più tardi in cielo. Tuttavia, le anime amanti e pazienti risplendevano nel Cuore del Signore con un decoro speciale, mentre le altre risplendevano, secondo il loro posto, nelle altre membra del suo corpo.

Il Padre celeste accolse il Figlio suo coi massimi onori e disse: “Ecco, io ti dono quelle sovrabbondanti delizie che tu avevi, per così dire, abbandonate nel discendere su la terra di esilio; vi aggiungo il pieno potere di comunicarle senza, riserva a tutte quelle anime che ora tu mi presenti con te”.

Il Signor Gesù offrì a Dio padre la povertà, gli obbrobri, le umiliazioni, i dolori, tutti gli stenti e le opere della sua Umanità, come nuovo e gratissimo dono che in cielo non era ancora comparso, benché anticipatamente in Dio fosse già previsto. L'Eterno Padre attirò a sé questo dono e l'unì alla sua Divinità, così intimamente come se Egli stesso avesse tutto sopportato nella sua propria persona.

Il Signore Gesù offrì pure allo Spirito Santo tutto il profumo dell'amore di cui era stato consumato il suo Sacratissimo Cuore con ardori senza pari, e i sette doni del medesimo Spirito con il loro frutto plenario, perché solo in Cristo lo Spirito Santo Operò coi suoi doni in una maniera assolutamente perfetta, secondo questa parola di Isaia: “Lo Spirito del Signore riposerà sopra di Lui, spirito di sapienza, ecc. (Isa., XI, 3).

Agli spiriti angelici Egli fece dono del latte della sua Umanità, di cui gli Angeli non avevano ancora avuto l'esperienza; questo latte era una abbondantissima dolcezza nella sua deliziosa Umanità in aumento del loro gaudio e del1a loro gloria.
Ai Patriarchi ed ai Profeti, il Signore offrì un liquore delizioso che soddisfece tutti i loro desiderii, poi li fece riposare in sé medesimo.

Rispetto ai santi Innocenti ed a quelli che erano morti per la verità, Egli abbellì e nobilitò i loro patimenti, coprendoli, per così dire, dell'oro prezioso della sua gloriosa Passione e morte!

Alle umane creature, come agli Apostoli ed agli altri fedeli, Egli fece moltissimi doni, comunicando loro l'interna consolazione con la conoscenza delle cose spirituali e l'amore fervente.

In seguito, il Signore rivolto all'anima le disse: “Ascesi al cielo come un glorioso trionfatore e portai con me tutte le tue gravezze”. Da tali parole Metilde intese che i bisogni e le pene di tutti gli uomini sono presenti al Signore, e che, combattendo Egli stesso, in noi e per noi gloriosamente trionfa.

Il Signore soggiunse: “Come dissi ai miei discepoli, Dio Padre diede alla mia Umanità il potere di fare ogni mia volontà in cielo e in terra; di rimettere agli uomini i loro peccati; di preservarli da ogni male, inchinando verso di loro la mia Divinità secondo la loro indigenza”.

L'anima si prostrò ai piedi del Signore per adorarlo e rendergli grazie, ma Egli si degnò di rivolgerle ancora la parola e le disse: “Alzati, Regina mia, poiché tutte le anime unite al mio amore saranno Regine”.

Continuando a conversare col Signore, l'anima gli disse: “Perché, o amabilissimo Iddio, il pensiero della morte non mi causa alcuna letizia mentre altri aspettano questa ora con trasporti di allegrezza?”

“Questo, rispose il Signore, è un effetto speciale della mia bontà; perché se tu desiderassi la morte, attireresti il mio divin Cuore con tanta dolcezza che non potrei rifiutartela”.

Metilde ripigliò: “Perché, dunque molti, anche provetti nella perfezione, hanno un così gran timore della morte? Ed io pure che sono una miserabile, mi spavento al pensiero di morire?”

Il Signore disse: “Il timore della morte viene dalla natura, perché l'anima ama il corpo e freme d'orrore di fronte all'amarezza della separazione. Ma tu, di che mai avrai paura, poiché hai ricevuto il mio Cuore in pegno d'immortale alleanza, come casa di rifugio e di eterna dimora?

Nello stesso giorno, mentre si cantava il responsorio Omnis pulchritudo, quella divota vergine in un trasporto di amore esclamò: “Mio Signore, la Vostra Ascensione ci ha privati della vostra bellezza!”.

Mai più, replicò con bontà il Signore, perché io rimango e dimorerò sempre con voi, nella mia bellezza e nella mia forza, nella mia lode, nella mia gloria e nel mio amore”.

Nella processione, mentre si cantava: Et benedixit eis, Egli li benedisse, la Santa vide in aria, sopra l'abbazia una mano mirabilmente bella che benediva la Comunità mentre il Signore diceva: “La benedizione che io diedi allora ai miei discepoli è eterna, né mai vi sarà tolta”.

Sentendo una volta recitare nella Messa questa orazione: “Infirmitatem nostram respice, quaesumus, cmnipotens Deus, etc.”, quella divota vergine desiderava sapere qual frutto si possa ricavare da quelle parole: L'Incarnazione ecc. il Signore le disse: “Questa orazione mi ricorda le opere che feci per la redenzione dell'uomo; la parola Incarnazione, mi ricorda la carità che mi indusse a diventare fratello dei leoni e compagno degli struzzi come sta scritto di me. I leoni indicano i cuori superbi; gli struzzi, i cuori induriti dei Giudei coi quali, per amore, ho pur vissuto come un amico ed un fratello.
“La parola Gloriosa Passione mi ricorda fa fedeltà che dimostrai ai miei nemici; mentre mi infliggevano una morte crudele, io con vivissima istanza pregavo per loro il mio celeste Padre.
“Quell'altra: Morte preziosa, mi ricorda a qual prezzo davo me stesso per l'uomo, quando su l'altare della Croce, mi offrivo al Padre mio come Ostia gratissima, pagando in tal modo tutto il debito dell'Umanità.
“La parola: Risurrezione, mi fa memoria del grande onore che feci agli uomini quando risuscitai il mio corpo dal sepolcro, in pegno della loro futura risurrezione; mi ricorda pure l'alta dignità che conferii agli uomini nell'unirli a me come membra al loro Capo in una eterna alleanza.
“La quinta parola: Ascensione, mi ricorda che sono divenuto l'Avvocato degli uomini e il loro Mediatore presso il Padre. Un avvocato o intendente fedele raccoglie con gran cura i redditi del suo padrone, e quando vi scorge qualche deficit, vi supplisce coi propri beni. Così pure, io presento al Padre, centuplicandole, le opere buone degli uomini e, se in qualcuna trovo qualche difetto, vi supplisco io medesimo onde possa presentare la loro anima al Padre mio, ma arricchita davanti ai Santi d'innumerevoli beni”.