CAPITOLO XX: NELL'OTTAVA DI PASQUA
Santa Matilde di Hackeborn

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Nel giorno dell'ottava della Risurrezione di Cristo, quella pia vergine vide di nuovo la casa di cui si è già parlato sopra.
Stava
per entrarvi, quando scorse su la porta, due angeli in piedi con le ali
distese in alto, in modo che, toccandosi nella loro estremità,
producevano un canto dolce come quello dell'arpa; questo canto esprimeva
il gaudio dei cori angelici all'arrivo di quest'anima, la quale, appena
entrata, cadde prostrata ai piedi del Signore e ne salutò, baciandole,
le piaghe vermiglie.
Ella giunse sino alla piaga del Cuore, e lo vide tutto spalancato, mentre ne uscivano fiamme come quelle di un'ardente fornace.
Il
Signore l'accolse con bontà: “Entra, le disse, percorri il mio divin
Cuore in lungo e in largo: la sua lunghezza rappresenta l'eternità della
mia bontà; la sua larghezza l'amore e il desiderio ch'ebbi sempre della
tua salvezza. Percorri questa lunghezza e questa larghezza, e rivendica
come tua proprietà, tutto il bene che troverai nel mio Cuore perché è
veramente tuo”. E il Signore soffiando le disse: “Ricevi il mio Spirito
Santo”. Allora quell'anima felice, ripiena dello Spirito Santo, vide da
tutti i suoi membri uscire come dei raggi di fuoco di cui ciascuno
andava a toccare qualcuna delle persone per le quali ella aveva pregato.
Dopo
la comunione le sembro che il suo proprio cuore si fondesse con quello
del Signore come una massa d'oro liquefatto in un sol pezzo, e Gesù le
disse: “Così il tuo cuore sarà sempre aderente al mio, a seconda del tuo
desiderio e del tuo piacere”.