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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XVIII: RISURREZIONE E GLORIFICAZIONE DI GESÙ CRISTO

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XVIII: RISURREZIONE E GLORIFICAZIONE DI GESÙ CRISTO
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Nella santa notte della Risurrezione di Nostro Signore, quella Serva di Cristo lo vide che riposava nel sepolcro; divinamente ispirata conobbe che nella Risurrezione il Padre alla Umanità di Cristo aveva conferito tutta la sua divina potenza; il Figlio le aveva comunicato quella glorificazione che eternamente riceve dal Padre, e io Spirito Santo in quella aveva diffuso ogni sua dolcezza; bontà e amore. Perciò il Signore disse a Metilde:
“Nella mia Risurrezione, il cielo, la terra e tutta la creazione si posero al mio servizio”.
Ella gli domandò: “In che modo il cielo vi serviva?”
“Tutti gli spiriti Angelici erano ai miei ordini”, rispose il Signore.
Incontanente le sembrò di vedere presso il sepolcro una moltitudine di angeli, che circondavano il Signore come di un muro dalla terra sino al cielo.
Quella vergine allora disse: “Quale inno vi cantarono allora gli Angeli, poiché nella vostra nascita avevano intonato il Gloria in Excelsis?”
Il Signore rispose: “Cantarono: Sanctus, Sanctus, Sanctus, Santo, Santo, Santa! Orsù, giubiliamo tutti assieme e rallegriamoci! Lode all'Altissimo Dio, nei cieli! Tale fu il canto degli Angeli di cui ti riferisco, non le parole, ma il senso”.
Metilde vide pure tutta la Comunità intorno al Signore, il quale, dal suo Cuore lasciava dardeggiare dei raggi che penetravano in ciascuna delle suore; poi Egli stese la mano sopra ciascuna di loro e comunicò loro la sua propria gloria dicendo: “Ecco: vi dono la chiarezza della mia Umanità glorificata: la conserverete con la purezza del cuore, con la dolce unione tra voi e con la vera pazienza, e nel giorno del giudizio vi glorierete di presentarmela”.

Mentre la Comunità faceva la visita al sepolcro, quella divota vergine, nel fervore del suo cuore, disse a Dio: “Ah! mio Diletto che siete eletto tra mille e l'Amante del mio Cuore, insegnatemi Voi con quali unguenti io possa imbalsamarvi”.
Il Signore disse: “Prendi quella inenarrabile dolcezza che fin dall'eternità dal mio divin Cuore scorreva nel Padre e nello Spirito Santo; ne farai del vino. Prendi quella dolcezza di cui il cuore verginale di mia Madre fu penetrato più di qualunque altro cuore; ne comporrai un miele squisito. Prendi pure quella divozione che prima della mia Passione mi tratteneva in un fervente desiderio e in un ardentissimo amore; ne farai un balsamo prezioso”.
E subito le parve di avere in mano un vaso pieno dei. più meravigliosi profumi, d cui si. servì per ungere il Signore secondo il desiderio del divin Cuore; poi ne baciò le piaghe vermiglie, come veri medicamenti per l'anima sua.

Dopo la precedente visione, il Signore mostrò. a quella vergine una casa superba, vasta ed elevata, nella quale ve n'era un'altra più piccola fatta di legno di cedro e rivestita all'interno di lamine di argento; nel mezzo risiedeva il Signore. Agevolmente ella riconobbe che questa casa era il divin Cuore, perché più d'una volta l'aveva già vista in tale forma.
La piccola casa situata nella grande, figurava l'anima, la quale è immortale come il legno dei cedri è incorruttibile; aveva la porta ad Oriente, chiusa con un chiavistello d'oro dal quale pendeva una catenella d'oro che andava ad attaccarsi al Cuore medesimo del Signore, in tal modo ché mentre si apriva la porta, pareva che quella catenella commuovesse il Cuore del Signore.
La Santa intese che questa porta indicava il desiderio dell'anima, e il chiavistello la sua volontà; ma la catenella figurava il desiderio di Dio, il quale sempre previene ed eccita il desiderio dell'anima, e l'attira a sé.
Il Signore le disse: “In tal modo l'anima tua è sempre rinchiusa nel mio Cuore, ed io nel tuo. Ma quantunque tu mi contenga dentro di te così bene che ti sono più intimo di quello che tu sii intima il te medesima; tuttavia il mio Cuore è tanto alto ed elevato sopra l'anima tua da sembrare ch'essa non possa giungere fino a Lui. la qual cosa viene indicata dall'altezza e dalle dimensioni della casa grande che hai vista”.

Metilde pregava pure il Signore. che si degnasse di prepararla a ricevere il suo preziosissimo Corpo.
“Prima di comunicarti, disse il Signore, esaminerai con gran cura la stanza della tua anima ber vedere se le sue pareti sono sporche o l'intonaco in disordine. Nel lato orientale, considererai se sei stata zelante o negligente in tutto ciò che riguarda Dio: nella lode, nell'azione di grazie, nella preghiera, nell'osservanza dei comandamenti. Nel lato meridionale; esaminerai in qual modo sei stata divota verso mia Madre e tutti i Santi; penserai se hai approfittato dei loro esempi e dei loro insegnamenti. Nel lato occidentale, osserverai con attenzione se sei andata avanti o indietro nel bene, se sei stata obbediente, umile, paziente nel sopportare le ingiurie, fedele nell'osservare le regole e gli statuti; esaminerai se hai combattuto e vinto i tuoi difetti. Dal lato di tramontana, osserverai se sei stata fedele verso la Chiesa intera; come ti sei comportata col tuo prossimo, se l'hai amato con intera carità, ed hai considerato come tue le sue pene; se hai pregato divotamente per i peccatori, per le anime dei fedeli e per tutti quelli che sono nel bisogno. E se sopra qualcuno di Questi punti troverai qualche macchia o qualche fallo. ti applicherai a ripararlo con la penitenza e la soddisfazione”.
Subito dopo questa divina lezione, l'anima entrò in quella casa e vi si gettò ai piedi del Signore che si degnò di rialzarla e, attirandola sul proprio seno, la baciò tre volte dicendole:“Ti do il bacio di pace, da parte della mia onnipotenza, da parte della mia sapienza, da parte della mia irremovibile bontà”.

Durante la Messa Resurrexi il Signore la colmò di carezze e le disse: “Sì, eccomi, e sono ancora con te: Et adhuc tecum sum, per dimorarvi sempre. Tu hai posto la tua mano sopra di me: Posuisti super me manum tuam, vale a dire hai fissato sopra di me l'intenzione che dirige tutte le tue opere”; poi soggiunse molte altre parole meravigliose ed ineffabili.
Stupita di una sì estrema bontà, l'anima voleva per riverenza allontanarsi da Dio; ma Egli l'attirò più vicino ancora, e le disse: “Andiamo, resta con me affinché io sia con te e vi goda le mie delizie”.
Mentre si cantava il Gloria in excelsis, la Santa si augurava di poter ringraziare Iddio per questi nuovi favori; ma il Signore le disse: “Tu sai che sta scritto: La lode alle cose terrestri, la gloria alle cose celesti. Se adunque tu vuoi lodarmi, lo farai in unione con quella gloria di cui mi onora Dio Padre con lo Spirito Santo nella sua onnipotenza; in unione con quella gloria sublime di cui io medesimo nella mia inscrutabile sapienza, glorifico il Padre e lo Spirito Santo, mentre questa divina Persona nella sua immutabile bontà, esalta il Padre e me stesso in un modo degnissimo”.
Dopo Terza, Metilde, benché si sentisse troppo debole a segno di non poter usare neanche del bastone, pregò le Suore di condurla al seguito della processione, Ella vide allora il Signor Gesù, rivestito della dalmatica come un diacono, con in mano un vessillo di color rosso; Egli andava camminando con ciascuna come con lei. E pensando ella perché mai il Signore comparisse sotto la forma. di diacono a lato di ogni persona, Egli stesso si degnò di rispondere: “Come il diacono all'altare serve il Sacerdote, così assisto Dio mio Padre, pronto ad eseguire tutti i suoi ordini. Di più, mai nessun diacono nel suo ministero fu tanto zelante, quanto io sono fedele nel servire le anime”.

Nei Vespri, mentre si cantava l'antifona Regina coeli, la Santa vide nel coro la Beata Vergine in piedi; alla destra di lei stava il suo verginal Figlio rivestito di abiti ornati di trifogli e di risplendenti scudi.
Intese Metilde che i trifogli figuravano l'altissima ed adorabile Trinità: un Dio solo che in Cristo abita in modo sostanziale. Essa conobbe pure che gli stemmi, con la punta in basso e la parte larga in alto, simboleggiavano l'amarezza della vita e della Passione di Cristo la quale su la terra fu di breve durata, mentre la gioia e la gloria ch'Egli ne acquistò brilla in cielo in una maniera sempre più splendente, poiché il suo trionfo prosegue di secolo in secolo.
Il Signore portava inoltre una corona da cui pendevano vari stemmi sui quali brillavano lucide croci da ciascuna delle quali uscivano cinque raggi.
Il Signore disse: “Ecco, io voglio in questa sera offrirvi un banchetto composto di cinque vivande. Dapprima vi servirò il mutuo gaudio che in questo giorno si diedero a vicenda la mia Umanità e la mia Divinità; poi il gaudio che risentii quando, in compenso dell'amarezza della mia Passione, l'amore fece trasalire tutte le mie membra con le sovrabbondanti delizie della sua dolcezza. Vi servirò pure il gaudio che provai quando presentai al Padre mio, come un pegno preziosissimo, l'anima mia assieme con tutte quelle da me redente; e quell'altro gaudio che mio Padre mi diede nel comunicarmi il pieno potere di onorare, arricchire e ricompensare gli amici miei ch'io mi acquistai col prezzo di tanti stenti. Infine, l'ultimo di questi cibi sarà il gaudio che provai quando il Padre al mio regno eterno associò le anime da me redente perché siano per sempre mie coeredi e convittrici della mia mensa.
“I Re della terra dopo un banchetto, si separano dagli amici che vi erano invitati, io invece ammetterò i miei amici in quella medesima dimora dove abito io stesso. Se adunque uno mi ricorderà quei cinque gaudi Speciali, per il primo le darò fin da questo mondo, se lo desidererà, il gusto della mia Divinità, per il secondo, il dono di conoscermi; per il terzo, nell'ora della morte presenterò l'anima sua al Padre mio: per il quarto, l'assocerò al frutto della mia Passione e dei miei patimenti; infine, per il quinto, gli darò l'amabile società dei miei Santi”.

LODI PER I CINQUE GAUDI DI NOSTRO SIGNORE NELLA SUA RISURREZIONE


Lode, adorazione, grandezza, gloria e benedizione a Voi, Gesù Re buono, per quell'ineffabile gaudio che risentiste quando, nella vostra Risurrezione, la vostra Umanità dal Padre ricevette la divina chiarezza, e a tutti gli eletti, in sé stessa e nella sua Divinità, donò la eterna glorificazione; per quell'ineffabile gaudio vi prègo, o amatissimo Mediatore tra Dio e gli uomini, di conservarmi illesa, onde possa. per la grazia vostra conseguire quella gloria che allora mi avete donata, e di cui prenderò possesso nel giorno del giudizio. Amen,
A Voi, o mio buon Gesù, lode, adorazione, grandezza, gloria e benedizione, per quel gaudio ineffabile che risentiste nella vostra Risurrezione, quando l'inestimabile carità la quale dal seno di Padre vi aveva attirato in questo mondo ed assoggettato alle pene ed alle miserie umane, ricolmò il vostro corpo di una gioia e di una allegrezza incomparabili, come su la Croce lo aveva abbandonato a dolori intollerabili. Per questo gaudio, vi prego, o amantissimo Mediatore tra Dio e gli uomini, di darmi il lume dell'intelletto affinché io conosca l'anima mia ed in ogni tempo sappia ciò che a Voi sia accetto.
A Voi, o buon Gesù, lode, adorazione, grandezza, gloria: e benedizione, per quell'ineffabile gaudio che la vostra anima santissima risentì, quando si presentò a Dio Padre, come prezzo e pegno di eterna redenzione, felicemente accompagnata dall'immensa moltitudine delle anime beate uscite dal Limbo. Per questo ineffabile gaudio vi prego, o amantissimo Mediatore tra Dio e gli uomini, che nell'ora della mia morte siate il pegno che riscatti l'anima mia e il prezzo che paghi ogni mio debito. Fate che mi sia placabile il Padre Vostro, Giudice d'infinita equità, e conducetemi con gaudio al suo cospetto.
A Voi, o buon Gesù, lode, adorazione, grandezza, gloria e benédizione, per quell'ineffabile gaudio che risentiste quando Dio Padre vi diede il pieno potere di premiare, arricchire ed onorare, secondo la magnificenza della vostra liberalità, i vostri amici e compagni d'arme, che con tanto trionfo liberaste dalla potenza del demonio. Per questo ineffabile gaudio, vi prego, o amantissimo Mediatore tra Dio e gli uomini, di farmi partecipe di tutte le vostre fatiche e delle vostre opere, come della vostra beata Passione e della vostra gloriosa morte”.
A Voi, o buon Gesù, lode, adorazione, gloria e benedizione, per quell'ineffabile gaudio che provaste quando Dio Padre vi diede tutti i vostri amici in eterna eredità, e che fu compiuta quella volontà che avevate espressa in questa preghiera così benigna: “Voglio, o Padre, che dove sono io, là siano pure quelli che mi avete dati” (Joan. XVII, 24), dimodochè per sempre possiedano quel gaudio e quel bene perfetto che siete Voi medesimo. Per questo ineffabile gaudio, vi prego, o amabilissimo Mediatore tra Dio e gli uomini, di concedermi la beata società dei vostri eletti, affinché con loro io possieda Voi, la mia gioia ed il mio unico Bene, quaggiù e nell'eternità. Amen.

Metilde in seguito pregò il Signore perché, in quel sentimento di gioia per il quale Egli aveva reso grazie a Dio Padre per l'immortalità conferita alla sua Umanità nell'ora della sua Risurrezione, si degnasse di offrire anticipatamente all'Eterno Padre, azioni di grazie per quella medesima immortalità di cui lei pure sarebbe dotata nella risurrezione futura.
Il Signore si degnò dirle: “È appunto questo ch'io fo presentemente per te e per ciascuno dei miei tanto volentieri come per me stesso, perché considero la gloria dei miei membri come la mia propria gloria: l'onore che si rende loro mi procura una gratissima gioia come se fosse reso a me stesso; e l'anima per la quale durante la sua vita terrestre compio la lode e l'azione di grazie, ne riceverà in cielo una gloria ed una beatitudine speciale”.

Mentre ella ancora pensava quale fosse quella glorificazione della Santa Umanità di cui il Padre aveva dotato il Figlio suo nella Risurrezione, il Signore con bontà le disse: “Il Padre glorificò il mio Cuore con darmi ogni potere in cielo e su la terra, affinché io fossi onnipotente come Uomo, come lo ero in quanto Dio. Ho dunque il potere di premiare, onorare ed innalzare i miei amici, e insieme quello di attestar loro il mio amore, secondo la mia libera volontà. La glorificazione dei miei occhi e delle mie orecchie è questa ch'io posso vedere e conoscere sino al fondo ogni necessità ed ogni tribolazione dei miei fedeli, e sentire, onde esaudirti, tutti i loro gemiti e desiderii e le loro preghiere. A tutto il mio corpo ancora è stata data questa gloria che come nella Divinità io sono in ogni luogo, così parimenti nella mia Umanità sono dovunque voglio con tutti gli amici miei e con ciascuno di loro, la qual cosa nessuno, per quanto sia potente, ha mai potuto né mai potrà fare”.