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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XVII: DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XVII: DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
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Nel Venerdì Santo, Metilde inondata di grazie divine, disse al Signore: “O dolcissimo mio Dio, che cosa potrebbe fare l'uomo per compensarvi dell'amore con cui vi siete lasciato prendere e legare per suo amore?
- Che spontaneamente e liberamente si lasci parimenti legare per mio amore dalle catene dell'obbedienza.
- E quali lodi potrà offrirvi in compenso degli immondi sputi e dei crudeli schiaffi che avete ricevuto dai Giudei?
- In verità ti dico, che chiunque disprezza i suoi superiori mi sputa in faccia. Chi adunque vuol riparare questo oltraggio rispetti il suo superiore.
- E per gli schiaffi, quali azioni di grazie accetterete, o misericordioso Signore?
- Che si osservino con una stretta fedeltà le regole e gli statuti del proprio Ordine.
- E qual lode rendervi, o fedelissimo Amico, per il dolore che soffriste, quando il vostro capo regale venne coronato di spine così acute che il sangue velò la vostra amabile faccia, quella faccia dagli Angeli tanto desiderata?
- Chi resisterà con tutte le forze alle tentazioni, metterà nella mia corona tante gemme quante vittorie avrà riportate in mio nome.
- O Maestro, il più sapiente di tutti i maestri, come riparare lo scherno per cui foste, come un insensato, rivestito d'una tunica bianca?
- Con la fuga di ogni affettazione nei vestiti, non ricercando ornamenti, ma unicamente il necessario, senza nessun lusso, né pazza spesa,
- Quali azioni di grazie accoglierete Voi, o unico Bene del mio cuore, per essere stato crudelmente flagellato?
- Che l'uomo sia costante nel seguirmi con perfetta fedeltà e pazienza, tanto nell'avversità come nella prosperità.
- Che possiamo offrirvi, o mio Diletto, per le ferite dei vostri piedi inchiodati su la Croce?
- Che si pongano in me tutti i desiderii; e chi non sente buoni des1derii, abbia almeno la volontà di concepirne, ed io riceverò la buona volontà come l'opera.
- Che domandate per esservi lasciato inchiodare le mani su la Croce?
- Che ognuno si eserciti nelle opere buone, e che per mio amore eviti tutte le azioni perverse.
- Quali azioni di grazie, o unica dolcezza, vi si devono rendere per quella piaga d'amore che riceveste su la Croce quando l'Amore invincibile col suo dardo trapassò il vostro dolcissimo Cuore, dande uscirono per nostro rimedio il sangue e l'acqua; quando vinto dall'amore per la vostra sposa, siete morto di amore?
- Che l'uomo conformi sempre la sua volontà alla mia, e che la mia volontà gli piaccia in tutte le cose e sopra tutte le cose”.
Il Signore soggiunse: “Ti dico in verità, che se uno versa lagrime di divozione per la mia Passione, io le accetterò come se Egli l'avesse sofferta per me”.
- “O mio Signore, replicò Metilde, in che modo ottenere queste lagrime?”
“Ascoltami: pensa dapprima alla tenerezza con cui mi portai ad incontrare i nemici che, armati di spade e di bastoni, mi cercavano per mandarmi alla morte come un ladro e un malfattore; ed, io andai loro incontro come una madre ad un figlio ch'essa vorrebbe strappare ai denti dei lupi.
“Pensa ai crudeli schiaffi che mi davano; orbene, quanti schiaffi ricevevo, altrettanti dolci baci offrivo alle anime che, sino all'ultimo giorno, dovevano essere salvate dalla mia Passione.
“Mentre atrocemente mi flagellavano, offrivo per loro al Padre celeste una preghiera così efficace che molti si convertirono.
“Quando mi conficcavano nel capo la corona di spine, attaccavo alla loro corona tante gemme quante furono le spine che infissero nella mia carne.
“Quando m'inchiodavano su la Croce e mi dislogavano le membra a segno che si potevano contare le mie ossa e vedere le mie viscere, le mie forze, si esaurivano nell'attirare verso di me le anime di tutti i predestinati alla vita eterna, come avevo annunciato: Quando sarò elevato da terra, attirerò tutto a me. (Ioan., XXII, 32).
“Infine, quando la lancia mi aprì il costato, presentai, nel mio Cuore, la bevanda della vita a tutti quelli che in Adamo avevano sorbito la bevanda mortifera, affinché divenissero tutti figli della salvezza in me che sono la Vita”.

Dopo che ebbe ricevuto il corpo di Cristo la Santa udì il Signore che le diceva: “Vuoi tu sapere come ora io sia in te e tu in me?”
Nel sentimento della propria indegnità ella stava in silenzio, ma vide il Signore come un cristallo trasparente, e la sua propria anima come un'acqua pura e brillante che scorreva per tutto il corpo di Cristo. Mentre si trovava tutta compresa da ammirazione per questo favore e per la stupenda bontà di Dio, il Signore le disse: “Ricorda ti di ciò che scrisse San Paolo: Io sono l'ultimo degli Apostoli e indegno di essere chiamato apostolo: ma per la grazia di Dio sono quel che sono. (I Cor., XV, 9, 10). Parimenti, da te medesima tu non sei nulla, ma quello che tu sei, per grazia mia lo sei in me”.

Mentre, in seguito si faceva. secondo l'usanza, il seppellimento della Croce, Metilde disse al Signore: “Ora, o unico Diletto del mio cuore, seppellitevi in me e fate che io sia unita con Voi in un modo inseparabile”. Il Signore disse: “Sì, voglio seppellirmi in te; nel tuo capo voglio essere l'oggetto dei tuoi pensieri; voglio essere l'attività delle tue mani; voglio essere l'esercizio di tutti i tuoi sensi ed identificarmi con tutti gli atti tuoi”.

Un'altra volta. nella medesima cerimonia del Venerdì Santo, questa divota Vergine disse al Signore: “O carissimo mio Diletto, almeno la mia anima fosse d'avorio per darvi in sé stessa una onorevole sepoltura!” Il Signore rispose: “Io invece ti seppellirò in me: sopra di te, io sarò speranza e gioia; dentro, sarò la vita che ti vivificherà, la sostanza che rallegrerà e impinguerà l'anima tua. Dietro di te, sarò il desiderio di spronarti; davanti, sarò l'amore per attirarti e rapire l'anima tua. A destra, sarò la lode che renderà perfette le tue opere; a sinistra, il sostegno d'oro che ti sorreggerà nella tribolazione; sotto di te, sarò la base irremovibile che porterà l'anima tua”.

Un'altra volta ancora, nella medesima notte del Venerdì Santo, nell'orazione Metilde disse al Signore: “O dolcissimo mio Signore, che posso offrirvi in compenso dell'amore con cui in questa notte per me vi lasciaste prendere e caricare di catene?”
“Donami il desiderio e la buona volontà, rispose il Signore. Ecco due cordoni di seta a mezzo dei quali dolcemente mi legherai all'anima tua, perché il cuore pieno di buona Volontà e pronto ad ogni bene, facilmente mi ritiene in sé stesso. I pensieri inutili che d'improvviso gli sopravvengono non sono colpe, a meno che accorgendosene vi si fermi volentieri e con deliberazione”.
Il Signore soggiunse: “Quando mi abbandonai nelle mani degli empi, mi legarono le mani e fecero di me tutto ciò che vollero; ma non poterono legare la mia lingua. lo solo ebbi il potere d'incatenarla dimodochè non proferisse nessuna parola che non fosse necessaria. Parimenti, benché l'uomo possa parlare bene o male, ei deve regolare le proprie parole in modo che non ne dica mai nessuna che offenda o turbi il suo Prossimo”.

Verso l'ora di Prima, mentre Metilde considerava che a quell'ora il Signore era Comparso davanti al Preside per essere giudicato, Egli le disse: “Vieni con me al giudizio”, quindi la condusse seco davanti al Padre celeste, e tutte le creature si misero a deporre contro di lei.
I Serafini l'accusavano d'aver spesse volte con la tiepidezza spento in sé medesima il divino amore, mentre il suo cuore ne era stato infiammato dal divin Cuore.
I Cherubini la rimproveravano perché non aveva diretta la propria vita secondo la luce della divina conoscenza che le era stata comunicata meglio che a tanti altri.
I Troni portavano contro di lei l'accusa d'aver, con pensieri inutili, disturbato il Re pacifico che nell'anima di lei aveva stabilito il suo trono.
Le Dominazioni dicevano che non aveva obbedito con la conveniente riverenza al loro Re il Signore Iddio.
I Principati si lagnavano perché non aveva rispettato in sé stessa e negli altri quella divina nobiltà che l'uomo possiede in virtù della sua somiglianza con Dio.
Le Potestà l'accusavano di non aver professato il timore riverenziale dovuto alla divina Maestà.
Le Virtù si lagnavano perché non aveva praticato, come si conveniva, le divine virtù.
Gli Arcangeli dicevano che non aveva prestato sufficiente attenzione ai soavi colloqui di Dio e che aveva mancato di inviare al Diletto, a mezzo dei Ministri ch'Egli le deputava, i dolci mormorii del suo amore.
Gli Angeli le muovevano querela perché aveva abusato dei loro servigi.
La Beata Vergine le muoveva querela, lei pure, per le infedeltà verso il dolcissimo Figlio di Dio, divenuto fratello di lei per la sua nascita temporale.
Gli Apostoli l'accusavano di negligenza nel seguire i loro insegnamenti; i Martiri le rinfacciavano la sua ripugnanza nel sopportare le pene e le infermità; i Confessori l'accusavano di tiepidezza nella sua vita religiosa e nei suoi esercizi spirituali; le Vergini le rimproveravano la sua freddezza per il loro amabilissimo Sposo.
Infine tutte le creature si unirono per protestare contro il cattivo uso che aveva fatto di esse tutte.
Allora, il benignissimo Gesù disse al Padre suo; “Per tutte le querele mosse Contro Metilde risponderò io medesimo, perché debbo confessare che sono preso d'amore per lei”.
Dio Padre disse al Figlio suo; “Ma chi vi ha costretto a tanto? La mia libera scelta, rispose Gesù, perché l'ho eletta come mia per l'eternità.”.
Allora quell'anima, piena di fiducia nel credito di un tale difensore, lo prese nelle sue braccia e disse a Dio:
“Vi presento, o Padre adorabile, vi presento il Vostro amabilissimo Figlio che vi ha già pagato tutti i miei peccati di superbi. Vi presento il Vostro mansuetissimo Figlio che vi ha già soddisfatto per tutti i miei peccati di rabbia. Vi presento il Vostro Amatissimo Figlio, l'amore del vostro Cuore; Egli ha pienamente supplito ai miei peccati di odio. La sua illuminata liberalità ha compensato i miei peccati di avarizia; il suo santo zelo ha riparato la mia tiepidezza; la sua perfetta astinenza ha supplito alle mie intemperanze. La purezza della sua innocentissima vita ha pagato tutti i miei peccati di pensieri, di parole e di opere; la sua obbedienza sino alla morte, ha cancellato le mie disobbedienze. Insomma, la sua perfezione ha riscattato tutte le mie imperfezioni.
“Siate dunque placabile, o Padre santo, sopra la mia iniquità, in virtù di quest'Ostia tanto degna e a Voi tanto gradita; e per la Vostra clemente pietà rimovete da me la vostra indignazione e ricevetemi nella vostra sempiterna grazia”.

Nell'ora di Terza, Metilde vide il Signore circondato di luce e di gloria; dalla pianta dei piedi sino al vertice del capo, il suo corpo sembrava coperto di ornamenti preziosi, affine di compensarlo di aver sofferto per noi la barbara flagellazione nella Passione. Egli portava pure sul capo una corona intrecciata di fiori così belli e variati, che mai se ne videro di simili. Orbene, Cristo aveva Egli stesso formato questa sua corona per mezzo dei dolori di capo che la Santa di recente aveva sofferto per più di quaranta giorni.

Nell'ora di Sesta, essa vide il Signore che portava la sua Croce. La Comunità arrivava, e ciascuna delle suore caricava la Croce del Signore di un ramo che figurava le sue proprie pene personali. Gesù tutto accoglieva con bontà e ne caricava la sua Croce con pazienza e con gioia; tuttavia tutte le suore in pari tempo, lo aiutavano a portare la Croce.
Verso l'ora di Nona, il Signore le comparve nella sua gloria e nella sua maestà, portando una collana d'oro ornata di una scudo nel quale si distinguevano tutti i supplizi della sua Passione. Questo stemma che copriva il petto del Signore, nella parte superiore aveva un candidissimo giglio e nella parte inferiore una rosa vermiglia. Questo scudo significava la vittoriosa Passione del Signore; il giglio, la sua innocenza; la rosa, la sua suprema pazienza.

Accostandosi, le suore alla santa comunione, il Signore a ciascuna diede il suo divin Cuore tutto ripieno di, aromi di un odore soavissimo. Tali aromi, a guisa di viti novelline, come fiori freschissimi, uscivano da ogni parte di quel Cuore sacratissimo e gli davano l'aspetto di un bel mazzo di fiori. Ciascuna delle suore nell'accostarsi al Signore, riceveva dalle mani di Lui uno scudo simile a quello che portava Lui stesso; e questo ornamento, posto sul loro petto, vi brillava con un meraviglioso splendore. A tale vista, Metilde conobbe che Cristo ai suoi fedeli ha conferito la vittoria che riportò nella sua Passione, onde sia per loro riparo e fortezza contro ogni sorta di nemici.

Quando venne il suo turno di baciare la Croce, Metilde alla piaga dei piedi per divina ispirazione, disse: “Ecco, o Signore, in Voi depongo tutti i miei desiderii e li conformo ai vostri affinché pienamente purificati e perfettamente santificati, non si fermino mai più alle cose terrestri”.
Alla piaga della mano destra il Signore le disse: “Nascondi qui tutta la tua vita spirituale, affinché le negligenze che puoi aver commesse, siano da me riparate”.
Alla mano sinistra: “Metti qui le tue pene e le tue afflizioni, perché al contatto con le mie sofferenze si addolciscano e davanti a Dio diffondano un gratissimo profumo, in quella guisa che una veste impregnata di muschio o d'altre essenze ne diffonde l'odore, e che un boccone. di pane inzuppato nel miele riceve la soave dolcezza di quello”.
Alla piaga. del Cuore: “In questa piaga di amore, così vasta che abbraccia il cielo, la terra e tutto quanto contengono, applica il tuo amore al mio divino amore, affinché divenga col mio un solo e medesimo amore, come il ferro arroventato è:una medesima. cosa col fuoco”.

Nell'ora dei Vespri, Metilde vide il Signore che, deposto dalla Croce, riposava in seno alla Beata Vergine Maria, la quale le diceva: ­ “Vieni a baciare le piaghe salutari che il mio dolcissimo Figlio ricevette per tuo amore.
“Imprimi tre baci sul suo benignissimo Cuore, rendendogli grazie per l'effusione presente, passata e futura che da quel Cuore emana sopra di te e su gli eletti tutti.
“Nel baciare la piaga della sua mano destra, gli renderai grazie perché quella mano viene ad aiutarti e a cooperare a tutte le tue opere buone; nel baciare quella della sua mano sinistra, lo ringrazierai perché in quella trovi sempre un sicuro rifugio.
“Bacia pure la piaga del suo piede destro, ringraziandolo. dell'ardente desiderio che lo spinse a correre dietro a te per tutto il tempo di sua vita. Bacia quella del suo piede sinistro perché vi troverai la remissione di tutti i tuoi peccati.
“Ti occorrono pure unguenti per imbalsamare il Diletto dell'anima tua; il primo sia l'olio di oliva che significa la misericordia, quindi ti eserciterai con maggiore assiduità nelle opere di misericordia; il secondo sia l'olio di mirra, vale a dire che per amore di Dio sopporterai le infermità e le tribolazioni con gioia, costanza e fedeltà; infine il terzo sarà olio di balsamo, il quale significa che riceverai tutti i doni di Dio con gratitudine, unicamente per sua gloria, non desiderando né sperando nulla per te medesima, ma facendo li tutti ritornare, con purezza di intenzione, verso Colui che è la fonte e l'origine di tutti i beni”.

Verso l'ora di Compieta, la Beata Vergine Maria le disse ancora: “Ricevi il Figlio mio onde seppellirlo nel tuo cuore”. E subito la Santa vide il proprio cuore sotto forma di un sarcofago d'argento, che aveva il coperchio d'oro. L'argento significava la purezza del cuore; e l'oro, quell'amore che trattiene e custodisce Dio nell'anima. Mentre le sembrava di seppellire Dio in questo sepolcro del proprio cuore, udì il Signore: “Qui, nel tuo cuore, diceva, sempre mi troverai; ti assicuro la vita eterna per te e per tutti quelli per i quali oggi hai pregato”.

Chi desidera rinnovare spesso la memoria della Passione del Signore, può recitare sette volte, ogni venerdì, a guisa di ore canoniche, il Salmo XXIX, Exaltabo te, Domine, quoniam suscepisti me; in fine dell'anno avrà detto tanti versetti quante sono le piaghe che Cristo ha ricevute nel suo proprio corpo20. Legga inoltre, se può, uno dei racconti della Passione nel Vangelo, e renda speciali azioni di grazie a Dio che ci diede la piaga del suo piede sinistro, come un bagno salutare; quella del suo piede destro, come un fiume di pace; quella della sua. mano sinistra, come un torrente di grazie; e quella della sua mano destra, come un rimedio per la guarigione delle anime. Infine, renda azioni di grazie perché la ferita del suo dolcissimo Cuore fece zampillare sopra di noi l'acqua vivificante e il vino inebriante, ossia, il sangue di Cristo e l'infinita abbondanza d'ogni bene”.

Avendo un giorno Metilde domandato al Signore cosa gli piacesse di più nell'uomo, ne ebbe questa risposta:
“Ciò che mi piace di più è la cura di considerare con profonda riconoscenza e di meditare con una costante memoria tutte le virtù che praticai su la terra; tutte le pene e le ingiurie che sopportai durante trentatrè anni; poi l'afflizione nella quale passai la mia vita, gli affronti che mi vennero inflitti dalle mie creature, e infine la mia amarissima morte su la Croce per l'amore dell'uomo di cui redensi l'anima onde farne la mia sposa col prezzo del mio prezioso sangue.
“Per tutti questi benefizi ciascuno abbia tanto amore e riconoscenza come se per lui solo io avessi sofferto tutti i miei dolori”.