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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XV: IL NOME DI GESÙ - LE PIAGHE DEL REDENTORE

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XV: IL NOME DI GESÙ - LE PIAGHE DEL REDENTORE
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Il martedì della settimana Santa, durante la messa Nos autem19, (1) il Signore le disse: “Considera queste parole: In quo est salus. vita et resurrectio nostra - In cui si trova la nostra salvezza, la nostra vita e la nostra risurrezione. Nella Croce sta la vera salvezza; fuori di quella non v'è salvezza, secondo queste parole:

Nulla salus est in domo,
Si non crucem invenit homo,
Super liminaria.

Non v'è salvezza in una casa, se su la soglia della porta l'uomo non trova la Croce.

“Nell'anima in cui non v'è croce, ossia tribolazione, non v'è pazienza; e senza pazienza nessuna salvezza. Per mezzo della Croce venne data all'uomo la vera vita. Quando io, che sono la vita dell'anima, morii di amore su la Croce, allora diedi la vita all'anima morta per il peccato, concedendole che potesse vivere eternamente in me. Per mezzo della Croce venne pure concessa all'uomo la grazia di risuscitare mediante la penitenza tante volte quante muore per il peccato. Dalla Croce ancora la risurrezione della carne e la vita eterna”.
Siccome nell'Epistola si leggeva: Dio gli diede un nome che è sopra ogni nome; la Santa disse a Gesù: “Mio Signore, qual è questo nome sublime che dal Padre vi fu donato?”
“Salvatore di tutti i secoli, rispose il Signore; io, infatti, sono il Salvatore ed il Redentore di quanto vi fu, vi è e vi sarà. Sono il Salvatore di quelli che vissero prima della mia incarnazione; solo il Salvatore di quelli che vivevano, quando, essendomi fatto uomo, convivevo con gli uomini su la terra; sono il Salvatore di quelli che hanno abbracciata la mia dottrina e vogliono camminare su le tracce mie; e ciò sino alla fine dei tempi. È questo un nome degno di me, dal Padre a me solo destinato fin dall'origine del mondo, ed è al disopra di tutti gli altri nomi”.

Metilde rendeva grazie a Dio per le santissime piaghe di Gesù, pregando il Padre che si degnasse imprimere nell'anima sua tante ferite d'amore quante il Figlio suo ne ricevette nel suo corpo; il Signore le disse: “Quando l'uomo amorosamente geme ricordando la mia Passione, ogni volta sembra dolcemente accarezzare le mie piaghe con foglie di rosa di fresco sbocciata; quindi dalle mie ferite esce il dardo dell'amore il quale, penetrando nell'anima sua, la riempie di dolcezza e la ferisce per risanarla”.

Il mercoledì della settimana Santa, mentre si cantava la messa In nomine Domini, quella pia vergine disse al Signore: “Oh! se ne avessi il potere, o mio dolcissimo e fedelissimo. Amico, come davanti a Voi umilierei, con profonda riverenza, il cielo, la terra e l'inferno con tutte le creature!”.
E il Signore replicò: “Domandami ch'io compia in me stesso questo voto, perché in me è contenuta ogni creatura; e quando offerisco me stesso a Dio Padre in lode, ovvero in ringraziamento, è necessario che per me e in me io degnamente supplisca ad ogni difetto delle creature. Per altro, la mia bontà non può soffrir che rimanga inefficace il desiderio di un'anima fedele, quando essa di per sé stessa non possa effettuarlo”.