CAPITOLO XIV: NELLA DOMENICA DELLE PALME
Santa Matilde di Hackeborn

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Nella Domenica delle Palme, quella Serva di Cristo richiamava alla
sua memoria le azioni compiute da Cristo in. quel giorno e provava il
desiderio di conoscere ciò che le beate Maria e Marta avessero preparato
per ricevere il Signore.
Subito le parve di essere a Betania nella
loro casa; in una stanzetta appartata vi era una mensa, dove le sembrò
di vedere seduto il Signore e lo interrogò sopra quanto Egli avesse
fatto nella notte precedente al suo ingresso in Gerusalemme.
“Passai
tutta quella notte in orazione; rispose il Signore; verso lo spuntar del
giorno, riposai seduto per pochi istanti”. E soggiunse: “Mi preparerai
nell'anima tua una casa simile a questa e in quella mi servirai”.
Su l'istante le parve che il Signore sedesse alla mensa e ch'ella medesima lo servisse.
Dapprima
in un piatto d'argento Metilde servì al Signore del miele, ossia quel
tenero amore che dal seno del Padre lo trasse sino al presepio quando i
cieli stillarono il miele sopra l'intero universo.
Venne in seguito
un cibo composto di viole, simbolo dell'umile vita di Cristo, il quale
in questo mondo si sottopose ad ogni creatura.
In terzo luogo la
Serva di Cristo apportò la carne dell'agnello, ossia di quell'agnello
immacolato che toglie i peccati del mondo, Poi mise davanti al Signore
il vitello ingrassato della grazia spirituale.
In quinto luogo portò
il cerbiatto, ossia quel desiderio inestimabile col quale Gesti Cristo
ogni giorno della sua vita correva verso la morte.
Ella servì inoltre del pesce arrostito, il quale significava Cristo medesimo nei dolori della sua Passione per nostro amore.
Infine,
la Santa offrì pure il Cuore di Gesù Cristo, con vari profumi che
significavano la pienezza di tutte le virtù, e versò a bere al Signore
tre vini differenti: dapprima un eccellente vino bianco che figurava le
fatiche di Cristo e dei suoi eletti durante la loro vita; poi un vino
rosso, simbolo della Passione e morte di Cristo; il terzo era un vino
puro e soavissimo il quale raffigurava l'effusione intima e spirituale
della divina consolazione.
Ogni anima divota serve al Signore il
medesimo banchetto spirituale, quando con gratitudine medita questi
sacri misteri e divini benefizi offrendo al Signor Gesù lodi e
benedizioni.
Nella notte seguente, mentre per una certa tristezza
non poteva pigliar sonno, Metilde udì il coro degli angeli che
cantavano: Getta nel Signore la tua inquietudine. Egli ti sostenterà; e
il Signore comparve ritto davanti a lei, vestito di una tunica verde.
Ella gli disse: “O amabilissimo Signore, perché portate Voi questo
colore nel tempo della Passione?”
Il Signore rispose: “Sta scritto: Se così viene trattata la legna verde, cosa sarà di quella secca?” (Luc,. XXIII, 31).
Da
queste parole Metilde intese che se Gesù che è la linfa di tutte le
virtù, ha sofferto tali supplizi, quelli che sono come legna secca aridi
in ogni bene, in verità non possono aspettarsi che i tormenti eterni.
1 - l'onnipotenza infinita che per salvare l'uomo condannò all'impotenza il supremo Signore degli Angeli e degli uomini;
2 - l'inscrutabile sapienza per la quale Egli accettò di essere ritenuto insensato;
3 - la carità senza limiti, che lo fece ingiustamente odiare da quelli ch'Egli doveva salvare;
4 - la benignissima misericordia che lo indusse a lasciarsi condannare, per l'uomo, ad una morte così acerba;
5 - la dolcezza infinitamente soave per la quale soffrì le amarezze della più terribile delle morti.