CAPITOLO XI: DI SANT 'AGNESE
Santa Matilde di Hackeborn

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Nella festa della beatissima Agnese, quella Serva di Cristo vide questa
santa vergine e martire, vicino all'altare, la quale con un turibolo
d'oro ornato di gemme preziose incensava le suore, riempiendo tutto il
coro di un fumo di soavissimo odore. Comprese che quel turibolo figurava
il cuore di Sant'Agnese; le gemme preziose, le sue dolci parole; e il
fuoco, l'amore che acceso dallo Spirito Santo nel suo cuore ne consumava
tutti i pensieri ed i desiderii, e con soavissimo odore rallegra ancora
e diletta il cuore degli uomini che onorando Iddio meditano con
divozione le deliziose parole della santa Martire.
Mentre nel
Mattutino si cantava il responsorio: Amo Christum - Io amo Cristo, il
Signore Gesù comparve a Metilde tenendo sant'Agnese abbracciata col Suo
braccio destro.
Il Signore e la Beata Agnese portavano vesti di color
rosso, dove si vedevano tessuti in lettere d'oro tutte le parole della
Santa, e queste parole, dalle vesti del Signore emettevano raggi che
facevano risplendere gli abiti di Agnese, a segno che il loro splendore
si rifletteva dapprima sul Signore, poi nel corso e sopra tutta
l'adunanza. Dal cuore di quelle che recitavano i Salmi con attenzione e
divozione, partiva un raggio che attraverso il Cuore di Dio, raggiungeva
il cuore di Sant'Agnese, dove scorreva come un delizioso liquore. Un
tal simbolo. le fece intendere che la divozione e l'amore che ancora
provengono dalle parole di Sant'Agnese e di tutti i Santi, sono come un
sole ardente che fonde il ghiaccio e lo fa risalire come un fiume verso
la sua sorgente. Così, l'omaggio dei cuori risale verso Dio. e ricolma i
Santi di dolce allegrezza.
Siccome il testo dell'Ufficio
richiamava di continuo le parole di Agnese, Metilde piena di tristezza
si doleva col Signore perché, essendo sin dall'infanzia rivestita
dell'abito religioso e fidanzata a Cristo, non lo aveva mai amato con
tutto il cuore come quella Vergine beata.
Invece di risponderle, il Signore disse a sant'Agnese: “Donale, figlia mia, tutti i tuoi beni”.
Da
tale parola, Metilde conobbe che Dio ai suoi Santi ha conferito il
privilegio di far dono di tutto quanto Cristo ha operato in essi ed
insieme di tutto quanto hanno sofferto per amor suo, a quelli dei loro
divoti ed amici i quali lodano il Signore per loro e gli réndono grazie,
ovvero onorano i doni di Dio in loro.
Quando sant'Agnese ebbe
adempito il desiderio del Signore, Metilde nel colmo della sua gioia,
supplicò la Regina delle Vergini di voler con sé lodare il suo divin
Figlio e ringraziarlo: “Reciterai un'Ave Maria”, rispose la Santissima
Vergine. Ma per divina ispirazione, Metilde si mise a cantare:
“Vi
saluto nel nome dell'onnipotenza del Padre; Vi saluto nel nome della
sapienza del Figlio; Vi saluto nel nome della bontà dello Spirito Santo,
o dolcissima Maria, luce del cielo e della terra.
“Piena di grazia, la vostra pienezza fluisce sopra tutti quelli che vi amano.
“Il Signore è con voi; il Signore, Figlio unigenito del Padre e del vostro verginal cuore, vostro amico e Sposo dolcissimo.
“Voi
siete benedetta fra tutte le donne, perché da noi avete allontanata la
maledizione e ci avete procurato l'eterna benedizione.
“Il frutto
delle vostre viscere è benedetto, essendo Egli il Creatore e Signore
dell'universo, il quale tutto benedice e santifica ed ogni cosa vivifica
ed arricchisce”.
Allora la Beata Maria Vergine le fece dono di tutti
i suoi beni, persino della sua verginale maternità, affinché come ella è
Madre di Dio per natura, così Metilde diventasse, per la grazia, madre
di Dio in ispirito. Questo fece comprendere alla Santa che le anime le
quali seguono la volontà divina, amandola ed adempiendola in ogni cosa,
diventano veramente madri di Cristo secondo queste parole: Chiunque farà
la volontà del Padre mio, quello è mio fratello, mia sorella e mia
madre (Matth., XII, 50).
Vedendo la Santa il tenerissimo amore
che Dio porta alle Vergini, e restandone ella stupefatta per
riconoscenza ed ammirazione della Divina Pietà, il Signore le disse: “Le
vergini, a preferenza degli altri Santi, hanno ricevuto tre speciali
privilegi.
“Dapprima le amo più di ogni creatura; ed ecco perché la
prima Vergine che mi ha consacrato la sua castità ha talmente infiammato
il mio amore che, non potendo più contenermi, mi sono precipitato dal
cielo per rinchiudermi tutto intero in lei.
“Per secondo privilegio
le ho arricchite più di tutte le altre creature, perché ho dato loro in
ispeciale proprietà tutti i miei beni e tutti i miei patimenti.
“In
terzo luogo, glorifico le anime vergini più delle altre; quando,
infatti, si avvicinano a me, rallegro il loro orecchio col dolce
mormorio di un misterioso segreto, ed esse sole hanno la libertà di
godere, a loro piacimento dei miei carissimi abbracci”.
Metilde domandò: - “O Dio dolcissimo, quali devono essere quelle felicissime Vergini che voi onorate di tali grazie?”
“Devono
essere nobili, belle e ricche, rispose il Signore; una vera vergine
scelta in tal modo per diventare mia sposa, deve essere nobile per
l'umiltà; stimando se stessa come un nulla, si consideri come l'ultima
delle creature, e desideri sinceramente. di essere disprezzata ed
avvilita; quanto più s'immergerà nella umiliazione, tanto più apparirà
gloriosa e nobile nella gloria, ed io aggiungendo la mia umiltà alla
sua, le conferirò la più elevata delle nobiltà.
“La vergine deve pure
essere bella, vale a dire paziente; la sua bellezza crescerà in
proporzione della sua pazienza, perché ai suoi patimenti aggiungerò
quelli della mia propria Passione; anzi onde portare al colmo la sua
bellezza, le aggiungerò il divino splendore che dal Padre mio ricevetti
prima della creazione del mondo.
“La vergine infine deve essere ricca
nei meriti; raccolga il tesoro di tutte le virtù ed io vi aggiungerò le
incomparabili ricchezze delle mie virtù che le procureranno là
sovrabbondanza delle delizie eterne”.
Un'altra volta, mentre si
cantava l'offertorio: Adducentur Regi Virgines - Le vergini saranno
offerte al Re, Metilde pensava che cosa ella potesse offrire a Dio che
gli fosse gradito.
“Chi mi offrirà, disse il Signore, un cuore umile, paziente e caritatevole, mi farà un dono graditissimo”.
“Qual è il cuore, riprese la Santa, abbastanza umile perché possa piacervi?”
Il
Signore rispose: “Quello che trova la sua gioia nel vedersi
disprezzato, afflitto ed immerso nell'avversità, godendo perché è degno
di aggiungere qualche cosa alla mia Passione ed alle mie umiliazioni, e
perché ha qualche cosa da offrirmi in sacrificio; costui è veramente
paziente ed umile di cuore.
“Parimenti, colui che gode di tutto il
bene che avviene al suo prossimo e si affligge delle disgrazie di lui
come delle sue proprie, costui mi offre un cuore veramente
caritatevole”..