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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO X: DELLA VENERAZIONE DELL'IMMAGINE DI CRISTO

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO X: DELLA VENERAZIONE DELL'IMMAGINE DI CRISTO
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Nella Domenica seconda dopo l'Epifania, in cui a Roma si espone alla venerazione dei fedeli l'immagine della faccia del Signore, mentre si cantava la messa Omnis terra, Metilde vide il Signore sopra un monte tutto fiorito, in un trono fatto di diaspro e ornato di oro e di rubini. Il diaspro rappresentava la eterna giovinezza della sua Divinità; l'oro il suo amore; i rubini la Passione ch'egli soffrì per amor nostro. Il monte era circondato di alberi magnifici coperti di frutti; le anime dei Santi riposavano all'ombra di questi alberi dove ciascuno aveva il suo padiglione d'oro, e tutti con gaudio deliziosamente si nutrivano di quei frutti.
Questo monte figurava la vita di Gesù Cristo; gli alberi, le sue virtù: la Carità, la Misericordia e tutte le altre.
Ogni Santo riposava sotto questo o quell'albero, a seconda che aveva imitato il Signore in tale o tal altra virtù. Colui che aveva imitato il Signore nella Carità, mangiava del frutto dell'albero della Carità; colui che aveva praticato le opere di misericordia, si nutriva dei frutti dell'albero della Misericordia; e così degli altri, secondo la loro virtù speciale.
Tutti i fedeli che con qualche prece particolare si erano preparati a venerare la Santa Immagine, si avvicinavano al Signore; portando su le loro spalle il carico dei loro peccati lo deponevano ai suoi piedi, e subito questi peccati si cambiavano in oro. Quelli che nel loro pentimento erano animati dall'amore, ossia sentivano maggior dolore per l'offesa fatta al Signore che non per la pena meritata dalle loro colpe, vedevano i loro peccati cambiati in monili d'oro. Coloro i quali avevano riscattato le proprie colpe con salteri e preghiere, le vedevano cambiate in anelli d'oro, simili a quelli che si usano negli sposalizi.
Le anime che, lottando con forza, avevano resistito alle tentazioni, ritrovavano le loro lotte sotto forma di scudi d'oro; quelle che si erano purificate dal peccato col castigare la loro carne sembravano trasformate in turiboli d'oro, perché la mortificazione sale davanti a Dio come un incenso di soavissimo odore.
Il Signore diede uno sguardo a tutte queste offerte e disse: “Che ne faremo noi di questi peccati così ben purgati ?.. Siano tutti bruciati nel fuoco dell'amore!
Il Signore soggiunse: “Pongasi in ordine la mensa”. D'un tratto davanti al Signore comparve una mensa coperta di scodelle e di coppe d'oro, e la faccia del Signore, scintillante come il sole, in luogo di cibo riempiva queste scodelle e queste coppe dello splendore del suo volto. Tutti i presenti, genuflessi davanti a quella mensa, coperti a guisa di vesti dallo splendore della faccia divina, pigliavano i cibi e le bevande che formano la deliziosa refezione degli Angeli e dei Santi. Alle suore poi che in quel giorno non si erano accostate al Sacramento della vita, il Signore, per mezzo di San Giovanni l'Evangelista, mandò un cibo della sua mensa regale.
Accorriamo dunque con un santo ardore: a venerare quella dolcissima. faccia che, in cielo, sarà per noi tutto quanto potrà mai essere desiderato da qualsiasi umana ed angelicamente.
La Serva di Dio aveva insegnato alle suore in qual modo potevano portarsi in ispirito a Roma in quel giorno in cui si esponeva il volto del Signore. A questo fine dovevano recitare tanti Pater quante miglia vi sono tra Roma e il loro monastero.
A questo punto, dovevano confessare al Sommo Pontefice, vale a dire a Dio, tutti i loro peccati implorandone la remissione, è ricevere il corpo di Gesù Cristo. Poi, in quella medesima domenica nell'ora in cui sarebbero state libere di darsi all'orazione, usando di una preghiera dettata dalla Santa a questa intenzione, con umile rispetto dovevano adorare l'immagine di Cristo. Santa Metilde ebbe la visione di cui sopra dopo che le suore ebbero adottato questa pratica.

Metilde vide parimenti quattro raggi uscire da quella faccia del Signor Gesù che gli Angeli sono avidi di contemplare (I Petr. I, 12). Il raggio che veniva dall'alto della faccia del Signore illuminava tutti quelli che sono talmente uniti a Dio che, nella prosperità come nell'avversità, non desiderano altro che la volontà di Dio solo. Il raggio che veniva dal punto più basso splendeva su tutti i peccatori per chiamarli alla penitenza. Quello di destra investiva della sua luce tutti i predicatori che annunciano la parola di Dio; e quello di sinistra, quelli che servono il Signore con una perfetta e intera fedeltà.
Quella pia vergine si mise a pregare per tutti quelli che si erano raccomandati alle sue orazioni e che celebravano la memoria della dolcissima faccia del Signore, affinché potessero un giorno contemplarla in cielo. Il Signore le disse: “Nessuno di loro sarà mai separato da me”.
Vide poi la Santa venire dal Cuore di Dio verso l'anima sua una fune di cui si servì per attirare verso il Signore tutti gli astanti. Questa fune figurava l'amore che Dio aveva infuso con tanta abbondanza in quest'anima santa, la quale perché infiammata di tale ardentissimo amore, con gli esempi e con la dottrina attirava tutti a Dio.
Il Re della gloria stendendo sopra la sua diletta le mani. della sua onnipotenza, la benedì insieme con tutta l'assistenza, dicendo: “La luce del mio volto sia la vostra eterna allegrezza! Amen!