CAPITOLO X: DELLA VENERAZIONE DELL'IMMAGINE DI CRISTO
Santa Matilde di Hackeborn

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Nella Domenica seconda dopo l'Epifania, in cui a Roma si espone alla
venerazione dei fedeli l'immagine della faccia del Signore, mentre si
cantava la messa Omnis terra, Metilde vide il Signore sopra un monte
tutto fiorito, in un trono fatto di diaspro e ornato di oro e di rubini.
Il diaspro rappresentava la eterna giovinezza della sua Divinità; l'oro
il suo amore; i rubini la Passione ch'egli soffrì per amor nostro. Il
monte era circondato di alberi magnifici coperti di frutti; le anime dei
Santi riposavano all'ombra di questi alberi dove ciascuno aveva il suo
padiglione d'oro, e tutti con gaudio deliziosamente si nutrivano di quei
frutti.
Questo monte figurava la vita di Gesù Cristo; gli alberi, le sue virtù: la Carità, la Misericordia e tutte le altre.
Ogni
Santo riposava sotto questo o quell'albero, a seconda che aveva imitato
il Signore in tale o tal altra virtù. Colui che aveva imitato il
Signore nella Carità, mangiava del frutto dell'albero della Carità;
colui che aveva praticato le opere di misericordia, si nutriva dei
frutti dell'albero della Misericordia; e così degli altri, secondo la
loro virtù speciale.
Tutti i fedeli che con qualche prece particolare
si erano preparati a venerare la Santa Immagine, si avvicinavano al
Signore; portando su le loro spalle il carico dei loro peccati lo
deponevano ai suoi piedi, e subito questi peccati si cambiavano in oro.
Quelli che nel loro pentimento erano animati dall'amore, ossia sentivano
maggior dolore per l'offesa fatta al Signore che non per la pena
meritata dalle loro colpe, vedevano i loro peccati cambiati in monili
d'oro. Coloro i quali avevano riscattato le proprie colpe con salteri e
preghiere, le vedevano cambiate in anelli d'oro, simili a quelli che si
usano negli sposalizi.
Le anime che, lottando con forza, avevano
resistito alle tentazioni, ritrovavano le loro lotte sotto forma di
scudi d'oro; quelle che si erano purificate dal peccato col castigare la
loro carne sembravano trasformate in turiboli d'oro, perché la
mortificazione sale davanti a Dio come un incenso di soavissimo odore.
Il
Signore diede uno sguardo a tutte queste offerte e disse: “Che ne
faremo noi di questi peccati così ben purgati ?.. Siano tutti bruciati
nel fuoco dell'amore!”
Il Signore soggiunse: “Pongasi in ordine la
mensa”. D'un tratto davanti al Signore comparve una mensa coperta di
scodelle e di coppe d'oro, e la faccia del Signore, scintillante come il
sole, in luogo di cibo riempiva queste scodelle e queste coppe dello
splendore del suo volto. Tutti i presenti, genuflessi davanti a quella
mensa, coperti a guisa di vesti dallo splendore della faccia divina,
pigliavano i cibi e le bevande che formano la deliziosa refezione degli
Angeli e dei Santi. Alle suore poi che in quel giorno non si erano
accostate al Sacramento della vita, il Signore, per mezzo di San
Giovanni l'Evangelista, mandò un cibo della sua mensa regale.
Accorriamo
dunque con un santo ardore: a venerare quella dolcissima. faccia che,
in cielo, sarà per noi tutto quanto potrà mai essere desiderato da
qualsiasi umana ed angelicamente.
La Serva di Dio aveva insegnato
alle suore in qual modo potevano portarsi in ispirito a Roma in quel
giorno in cui si esponeva il volto del Signore. A questo fine dovevano
recitare tanti Pater quante miglia vi sono tra Roma e il loro monastero.
A
questo punto, dovevano confessare al Sommo Pontefice, vale a dire a
Dio, tutti i loro peccati implorandone la remissione, è ricevere il
corpo di Gesù Cristo. Poi, in quella medesima domenica nell'ora in cui
sarebbero state libere di darsi all'orazione, usando di una preghiera
dettata dalla Santa a questa intenzione, con umile rispetto dovevano
adorare l'immagine di Cristo. Santa Metilde ebbe la visione di cui sopra
dopo che le suore ebbero adottato questa pratica.
Metilde vide
parimenti quattro raggi uscire da quella faccia del Signor Gesù che gli
Angeli sono avidi di contemplare (I Petr. I, 12). Il raggio che veniva
dall'alto della faccia del Signore illuminava tutti quelli che sono
talmente uniti a Dio che, nella prosperità come nell'avversità, non
desiderano altro che la volontà di Dio solo. Il raggio che veniva dal
punto più basso splendeva su tutti i peccatori per chiamarli alla
penitenza. Quello di destra investiva della sua luce tutti i predicatori
che annunciano la parola di Dio; e quello di sinistra, quelli che
servono il Signore con una perfetta e intera fedeltà.
Quella pia
vergine si mise a pregare per tutti quelli che si erano raccomandati
alle sue orazioni e che celebravano la memoria della dolcissima faccia
del Signore, affinché potessero un giorno contemplarla in cielo. Il
Signore le disse: “Nessuno di loro sarà mai separato da me”.
Vide poi
la Santa venire dal Cuore di Dio verso l'anima sua una fune di cui si
servì per attirare verso il Signore tutti gli astanti. Questa fune
figurava l'amore che Dio aveva infuso con tanta abbondanza in
quest'anima santa, la quale perché infiammata di tale ardentissimo
amore, con gli esempi e con la dottrina attirava tutti a Dio.
Il Re
della gloria stendendo sopra la sua diletta le mani. della sua
onnipotenza, la benedì insieme con tutta l'assistenza, dicendo: “La luce
del mio volto sia la vostra eterna allegrezza! Amen!”