CAPITOLO IX: NELL'OTTAVA DELL'EPIFANIA.
Santa Matilde di Hackeborn

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Nella Domenica nell'Ottava dell'Epifania. durante la messa In excelso
throno, Metilde vide il Signor Gesù come un bel giovinetto di dodici
anni; l'altare gli serviva come di trono regale, ed Egli diceva: “Eccomi
con la mia virtù divina, pronto a sanare tutte le vostre piaghe”. Ma in
pari tempo ella pensava nel proprio cuore: “Oh! se Egli offrisse per me
una lode perfetta a Dio Padre, come sarei felice!”.
Il Signore le
rispose: “Che cos'è il desiderio della divina lode, se non una specie di
gemito dell'anima, la quale soffre di non poter mai lodare Iddio come
vorrebbe? Orbene, i desiderii, la divozione, la preghiera. la buona
volontà che l'anima prova di fare il bene sono parimenti gemiti
dolorosi; e venendo io a supplire per me medesimo all'incapacità
dell'anima, ne guarisco tutte le piaghe”.
Un'altra volta nella
medesima domenica. il Signore le apparve di nuovo come un giovinetto di
dodici anni rivestito di una tunica verde e bianca e quella divota
vergine gli disse: “Perché, o Signore, aspettaste sino ai dodici anni a
manifestarvi nel tempio e a sedervi in mezzo ai dottori per ascoltarli
ed interrogarli? Certo, già eravate spesse volte andato al tempio
secondo la consuetudine”.
Il Signore rispose: “Il motivo ne fu che.
secondo il corso naturale delle cose, incominciai allora ad esercitarmi
negli atti umani, facendo progressi di giorno in giorno nella sapienza
benché fossi uguale al Padre nella sapienza eterna. Voi pure quando i
fanciulli hanno dodici anni, dovreste istruirli in ogni sorta di bene e
correggerli severamente delle loro colpe; se così faceste, molti non
sarebbero perduti per la religione e per le cose spirituali”.
Metilde
riprese: “Che significano i due colori della vostra tunica?” Il Signore
rispose: “Il bianco significa la purezza verginale della mia vita
santissima; il verde l'eterna freschezza con la quale sempre fiorisco in
me stesso”.
“Amantissimo mio Signore e fratello, ripigliò la Santa,
intercedete per me presso il vostro celeste Padre”: ed Egli subito stese
le mani e rivolse al Padre questa preghiera: Le vostre collere
passarono sopra di me, i vostri terrori mi turbarono. (Ps. LXXXV II,1
7). All'udire queste parole Metilde temette di essere vittima di qualche
illusione diabolica, ma il Signore la rassicurò dicendo: “Sono io,
proprio io quello che mitigai la collera del Padre celeste e col sangue
mio riconciliai l'uomo con Dio; ma le sue collere passarono sopra di me,
poiché non mi risparmiò quantunque fossi il suo unigenito Figlio, e mi
diede nelle mani degli empi. Talmente placai la sua ira, che se l'uomo
vorrà, non ne risentirà mai più i colpi”.
Dopo il Vangelo
comparve una scala d'oro la cui sommità toccava il cielo e per la quale
scendeva la Regina della gloria. La Vergine Santissima nelle sue braccia
portava il divin Bambino e lo depose su l'altare. Le sue vesti erano
tessute di un argento lucentissimo, cosparso di rose d'oro; mentre
quelle del divino Infante erano di colore verde e rosso. All'elevazione
dell'Ostia, il Sacerdote elevò l'Infante, e in seguito su l'Infante
medesimo compì tutto ciò che i sacri riti prescrivono di fare sopra
l'Ostia Santa.