Scrutatio

Lunedi, 12 maggio 2025 - Santi Nereo e Achilleo ( Letture di oggi)

CAPITOLO VIII: NELLA SOLENNITA DELL'EPIFANIA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO VIII: NELLA SOLENNITA DELL'EPIFANIA
font righe continue visite 152

Nella vigilia dell'Epifania, Metilde, secondo il suo solito, conversava col Signore nell'orazione, quando vide una porta immensa, e in questa porta cinque altre porte ornate di meravigliose sculture.
La porta grande figurava l'Umanità di Gesù Cristo. Le due porte in basso indicavano i piedi del Signore; su la colonna che li separava si leggeva questo versetto: Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi solleverò.(Matth. XI, 28). Davanti a questa doppia porta stava una vergine di gran bellezza: era la Misericordia, la quale fece entrare Metilde. L'anima si trovò allora davanti al gi,usto Giudice il quale; placato dalla Misericordia, le diede il perdono di tutti i peccati e la rivestì dalla tunica dell'innocenza.

Rivestita di questa candida tunica, l'anima si avvicinò fiduciosa alle porte che si aprivano più in alto, le quali significavano le mani di Cristo. Su la colonna che stava tra queste due porte, ella lesse queste parole: Ricevete la gioia della vostra gloria (Ex.; IV, 36). Là vi era pure una giovane vergine: era la Benignità, la quale introdusse l'anima al cospetto del Re e l'arricchì di tutte le virtù.

Così ornata, con tutta confidenza l'anima si avvicinò alla porta più alta che indicava il dolcissimo Cuore di Gesù Cristo simile ad uno scudo d'oro forato in segno della vittoria che riportò nella sua Passione. Su la colonna davanti a questa porta, erano scritte queste parole: Avvicinatevi a Lui, siate illuminati, e il vostro volto non si coprirà di confusione. (Ps., XXXIII, 6). Là pure stava una vergine oltremodo superiore alle altre nella sua incomparabile bellezza. Era questa la Carità, che introdusse l'anima presso il suo dolce Sposo più bello di tutti i figli degli uomini. E lo Sposo ricolmò la sua diletta dei segni della sua tenerezza.

Nella notte santa, durante il responsorio: In columbae specie - Sotto la forma di colomba, ella vide il Signore rivestito di un abito candidissimo come la neve; e intese che nell'ora in cui Giovanni battezzò Cristo, avendo il santo Precursore udito la voce del Padre e veduto lo Spirito Santo sotto la forma di una colomba, vide pure il Signore glorioso sotto la forma in cui lo videro i tre discepoli nella Trasfigurazione sul monte.

Metilde desiderava sapere se Giovanni avesse ricevuto il battesimo di Cristo, poiché aveva detto: Io invece debbo essere da Voi battezzato. (Matth., III, 14). Il Signore esaudì il suo desiderio:“Nel toccarmi per immergermi nell'acqua, rispose, Giovanni da me ricevette il battesimo, perché l'aveva desiderato e ne aveva riconosciuto la necessità; gli conferii dunque il battesimo del cristiano e per ciò stesso la mia innocenza”.

Il Signore soggiunse: “Oggi ancora a tutti quelli che vengono battezzati nel mio nome, io comunico la mia innocenza per la quale sono fatti figli del Padre celeste: perciò mio Padre può dire di ogni battezzato: Questi è il mio figlio prediletto, mentre in lui si compiace come in un figlio carissimo. Che se l'uomo col peccato perde, questa innocenza, può ricuperarla mediante una sincera penitenza”.

Mentre si cantava: Ipsum audite: Ascoltatelo, quella divota vergine disse a Dio: “Mio Signore, che cosa dobbiamo noi udire dal vostro diletto Figlio?” il Signore rispose: “Ascoltate il mio unigenito Figlio che vi chiama: Venite a me, voi tutti che siete afflitti. Ascoltate i suoi insegnamenti: Beati i cuori puri. Ascoltate i suoi consigli: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna; Chi mi segue, non camminerà nelle tenebre. Ascoltate i suoi comandamenti: Il mio precetto è che vi amiate l'un l'altro. Ascoltate le sue minacce: Come avrete giudicato, così sarete voi medesimi giudicati; e ancora: Chi non porta la sua croce dietro di me, non può essere mio discepolo; e parimenti: Guai al mondo a motivo degli scandali!

Dopo che la Santa ebbe ricevuto il corpo di Cristo, il Signore le disse: “Ecco, sposa mia, io ti dono l'oro, ossia. il mio divino amore; l'incenso, ossia tutta la mia santità e la mia divozione; infine la mirra, che, è l'amarezza della mia intera Passione. Tutti questi beni ti dono in proprietà, a segno che potrai offrirmeli come un bene che ti appartiene. All'anima che fa così, io rendo doppiamente il suo dono; e ogni volta che rinnova la sua offerta glielo rendo sempre duplicato”.

Così l'uomo riceve proprio il centuplo in questo mondo, nell'attesa della vita eterna che gli è. promessa per l'altro.

Ogni anno in questo giorno si potrebbe fare a Dio questa triplice offerta del suo divino amore, della sua purissima santità e del frutto della sua Passione.