CAPITOLO IV: PERCHÈ LA FACCIA DEL SIGNORE SIA ASSOMIGLIATA AL SOLE.
Santa Matilde di Hackeborn

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Il sabato delle quattro tempora dell'Avvento, pregando quella santa
vergine per tutti quelli i quali con tutto il cuore desiderano di vedere
la faccia del Signore, vide il Signore nel mezzo del coro. Egli stava
in piedi e, coi raggi ardentissimi della sua divina faccia più radiosa
di mille soli, illuminava ciascuna delle Suore presenti. Ella gli
domandò perché il suo volto avesse preso l'aspetto del sole:
“Perché il sole, rispose il Signore, ha
tre proprietà nelle quali mi rassomiglia: riscalda, feconda e
rischiara. - Il sole riscalda: così quelli che a me si avvicinano
s'infiammano di amore, ed i loro cuori nella mia presenza si fondono
come la cera davanti al fuoco. Il sole rende feconde le piante, così la
presenza della mia divina faccia rende l'anima vigorosa e feconda nelle
buone opere. Il sole illumina e risplende, parimenti chiunque viene da
me è illuminato dagli splendori della mia divina scienza”.
In
seguito, quella vergine ricordando il versetto: Come un gigante si
slancio a correre la sua via (Ps. XVIII, 6), disse al Signore: “Mio Dio e
mio Signore, cos'avete ispirato al profeta con queste parole?”
D'un
tratto il Signore si mostrò nel cielo sotto la forma di un giovine di
alta statura, di grande bellezza ed agilità, cinto di un nastro tessuto
di seta rossa, verde e bianca e disse: “Colui che si accinge a
percorrere una via lunga ed ardua: ha bisogno di cingersi in alto e
strettamente perché le sue vesti non gli, siano d'ingombro nel
camminare. La seta rossa è più solida che quella di altro colore: così
la mia passione sorpassa ogni martirio; essa sorregge i Martiri di ogni
tempo, comunicando loro forza e costanza. La seta bianca e quella verde
hanno pure la loro solidità; così l'innocenza della mia Umanità e la
santità della mia vita superarono qualsiasi innocenza e qualsiasi merito
acquistato dagli uomini.
“Io mi strinsi in alto e fortemente con la
cintura della mia Umanità passibile; la lunghezza della mia eternità,
l'abbreviai dentro il breve spazio della mia vita umana; esultante per
la gioia, mi slanciai, come un gigante nella sua forza, quando volli
percorrere la difficile e gravissima via per compiere la redenzione del
genere umano.
“Chi porta un gran tesoro, si cinge strettamente per
non perderlo; così io pure quando portai quel prezioso tesoro che è
l'anima dell'uomo, con più diligenza mi cinsi; vale a dire, portai nel
mio proprio Cuore, in mezzo agli ardori del mio ineffabile amore, tutte
le anime che dovevo redimere”.
Mentre le suore andavano alla
santa Comunione, Metilde vide il Signore sotto l'aspetto di un Re
magnifico che stava al posto del Sacerdote; alla sua presenza ognuna
delle suore che si accostavano teneva in mano una lampada ardente la
quale col suo splendore illuminava le loro facce. Lo Spirito Santo le
fece intendere che quelle lampade erano il simbolo dei cuori, l'olio il
simbolo della misericordia del divin Cuore, mentre la fiamma
simboleggiava l'ardore dell'amore, perché il Santo Sacramento a quelli
che lo ricevono comunica la pietà che porta ad ogni bene, e di più li
infiamma del divino amore.