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Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Omelia 105: La vita eterna è conoscere Dio.

Sant'Agostino d'Ippona

Omelia 105: La vita eterna è conoscere Dio.
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Se la vita eterna consiste nel conoscere Dio, tanto più viviamo quanto più progrediamo nella conoscenza di Dio.

1. Risulta chiaramente che il Padre ha glorificato il Figlio nella sua forma di servo, risuscitandolo da morte e collocandolo alla sua destra: è un fatto di cui nessun cristiano può dubitare. Ma siccome il Signore non ha detto soltanto: Padre, glorifica tuo Figlio, ma ha aggiunto: affinché tuo Figlio glorifichi te (Gv 17, 1), giustamente ci chiediamo in che modo il Figlio abbia glorificato il Padre, dato che la gloria del Padre non si era abbassata fino ad assumere forma umana né poteva essere accresciuta nella sua perfezione divina. Se però la gloria del Padre non può diminuire né aumentare in se stessa, tuttavia essa, agli occhi degli uomini, era in qualche modo minore quando Dio era conosciuto soltanto nella Giudea (cf. Sal 75, 2), e non ancora dall'oriente all'occidente i suoi servi lodavano il nome del Signore (cf. Sal 112, 3 1). Ma quando con l'annuncio del Vangelo di Cristo, il Padre fu fatto conoscere anche fra i gentili per mezzo del Figlio, allora avvenne che anche il Figlio glorificò il Padre. Se il Figlio fosse soltanto morto e non fosse anche risorto, certamente non sarebbe stato glorificato dal Padre né a sua volta egli avrebbe glorificato il Padre; adesso invece, glorificato dal Padre mediante la risurrezione, il Figlio glorifica il Padre attraverso la predicazione della sua risurrezione. Ciò risulta chiaro anche dalla successione delle parole: Glorifica il Figlio tuo, affinché il Figlio glorifichi te; come a dire: Risuscitami, affinché per mezzo mio tu possa essere conosciuto in tutto il mondo.

2. Sempre più chiaramente mostra in che modo il Figlio glorificherà il Padre: Siccome gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato (Gv 17, 2). Dice "ogni carne" per dire ogni uomo, indicando una parte per il tutto; così come per la parte superiore viene indicato tutto l'uomo, là dove l'Apostolo dice: Ogni anima sia soggetta alle autorità che presiedono (Rm 13, 1). Che significa ogni anima, se non ogni uomo? E si deve intendere che il Padre ha dato a Cristo potestà sopra ogni carne in quanto uomo, poiché, in quanto Dio, ogni cosa è stata creata per mezzo di lui (cf. Gv 1, 3), ed in lui sono state fatte le cose che stanno in cielo e in terra, le visibili come le invisibili (cf. Col 1, 16). Secondo il potere che gli hai dato - dice dunque il Signore - sopra ogni carne, così tuo Figlio ti glorifichi, cioè ti faccia conoscere ad ogni carne che gli hai dato. Tu gli hai dato infatti questo potere affinché dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.

[Dov'è perfetta conoscenza, ivi è la massima glorificazione.]

3. E questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17, 3). L'ordine delle parole è il seguente: che conoscano te e colui che hai mandato, Gesù Cristo come il solo vero Dio. Di conseguenza vi è compreso anche lo Spirito Santo, perché è lo Spirito del Padre e del Figlio, essendo l'amore sostanziale e consostanziale di ambedue. Il Padre e il Figlio non sono due dèi, come non sono tre dèi il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, ma la Trinità stessa è un unico vero Dio. Neppure, il Padre è la stessa persona del Figlio, né il Figlio la stessa persona del Padre, e neanche lo Spirito Santo è la persona del Padre e del Figlio. Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono tre persone distinte, ma la Trinità è un solo Dio. Se dunque il Figlio ti glorifica in modo corrispondente al potere che tu gli hai dato sopra ogni carne, e tu glielo hai dato affinché dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato, e se la vita eterna consiste nel conoscere te, ebbene il Figlio ti glorifica facendoti conoscere a tutti coloro che gli hai dato. Se, pertanto, la vita eterna è conoscere Dio, tanto più tendiamo verso la vita quanto più progrediamo nella conoscenza di Dio. Nella vita eterna non moriremo: la conoscenza di Dio sarà perfetta quando la morte non ci sarà più. Allora Dio sarà sommamente glorificato, con quella gloria suprema che in greco vien chiamata da cui deriva , che alcuni traducono in latino clarifica, cioè fa risplendere la gloria, altri glorifica. Gli antichi hanno definito la gloria, che rende gloriosi gli uomini, in questi termini: la fama che uno costantemente gode, accompagnata da lode. E se l'uomo viene lodato quando si crede alla fama che gode, come dovrà essere lodato Dio quando potremo vederlo qual è? Perciò il salmo dice: Beati coloro che abitano nella. tua casa; nei secoli dei secoli ti loderanno (Sal 83, 5). La lode di Dio non avrà fine là dove la conoscenza di Dio sarà perfetta; e poiché la conoscenza di Dio sarà perfetta, allora massimamente risplenderà la sua gloria e sarà da noi pienamente glorificato.

4. Ma prima Dio viene glorificato qui in terra quando, attraverso la predicazione, gli uomini vengono a conoscerlo e la fede dei credenti gli rende testimonianza. Questo è il senso delle parole che seguono: Io ti ho glorificato sulla terra compiendo l'opera che mi hai dato da fare (Gv 17, 4). Non dice: che mi hai comandato, ma: che mi hai dato da fare, manifestando così l'intenzione di voler mettere in risalto il carattere della grazia. Che cosa ha, infatti, la natura umana, anche quella unita al Figlio unigenito, che non abbia ricevuto? Non ha forse ricevuto il dono di non compiere alcun male e di compiere ogni bene, quando fu assunta nell'unità della persona dal Verbo per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose? Ma come può il Signore dire di aver compiuto l'opera a lui affidata, quando ancora gli rimane da superare la prova della passione, con la quale soprattutto, avrebbe offerto ai suoi martiri l'esempio da seguire, come appunto dice l'apostolo Pietro: Cristo patì per noi, lasciandoci l'esempio, affinché seguiamo le sue orme (1 Pt 2, 21)? Perché sicuramente compirà ciò che dice di aver compiuto. Così, come molto tempo prima, nella profezia, usò verbi al passato in ordine ad avvenimenti che sarebbero accaduti molti anni dopo: Mi hanno trafitto mani e piedi, hanno contato tutte le mie ossa (Sal 21, 17-18). Non disse: Trafiggeranno e conteranno. E in questo stesso Vangelo, Cristo dice: Tutto ciò che ho udito dal Padre mio, l'ho fatto conoscere a voi (Gv 15, 15) rivolgendosi a quelli stessi cui poi dice: Ho ancora molte cosa da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12). Colui che aveva predestinato tutto il futuro nelle sue cause certe ed immutabili, aveva già fatto quanto avrebbe fatto, come appunto dice di lui il profeta: Egli ha fatto tutte le cose future (Is 45, 11 sec. LXX).

5. E' in questo senso che prosegue: E adesso glorificami tu, Padre, presso di te, con la gloria che, prima che il mondo fosse, avevo presso di te (Gv 17, 5). Prima aveva detto: Padre, è venuta l'ora; glorifica il Figlio tuo, affinché il Figlio glorifichi te, indicando con l'ordine delle parole che prima il Padre dovrà glorificare il Figlio, affinché il Figlio a sua volta glorifichi il Padre; mentre ora dice: Io ti ho glorificato sulla terra, ho compiuto l'opera che mi hai dato da fare; e adesso glorificami, come se egli per primo avesse glorificato il Padre, dal quale chiede poi di essere glorificato. E' da intendere, quindi, che sopra ha usato ambedue i verbi con significato di futuro, e nell'ordine anche della loro realizzazione: Glorifica il Figlio tuo affinché il Figlio glorifichi te; adesso invece usa il passato in ordine ad un evento futuro, dicendo: Io ti ho glorificato sulla terra, ho compiuto l'opera che mi hai dato da fare. Aggiunge poi: E adesso glorificami tu, Padre, presso di te, come se in seguito avesse dovuto essere glorificato dal Padre che egli per primo aveva glorificato: cosa vuol significare, esprimendosi così, se non che con le precedenti parole: Io ti ho glorificato sulla terra, si era espresso come se avesse già fatto ciò che avrebbe dovuto fare? Ora invece chiede al Padre che faccia quanto è necessario perché il Figlio possa a sua volta glorificare il Padre: chiede al Padre che glorifichi il Figlio, affinché il Figlio possa glorificare il Padre. Insomma, se per una cosa futura mettiamo anche il verbo al futuro, dove invece del futuro il Signore ha messo il passato, non ci sarà più nessuna oscurità, come se egli avesse detto: Io ti glorificherò sulla terra, compirò l'opera che tu mi hai dato da fare; e adesso glorificami tu, Padre, presso di te. Queste parole risultano chiare come quelle di prima: Glorifica tuo Figlio, affinché il Figlio glorifichi te. Voglion dire la stessa cosa, solamente che qui si precisa anche il modo di questa glorificazione, mentre nella frase precedente non se ne parla; come se quella frase dovesse trovare la spiegazione in questa per coloro che potevano chiedersi in che modo il Padre possa glorificare il Figlio, e soprattutto in che modo il Figlio possa glorificare il Padre. Dicendo, infatti, che egli glorificherà il Padre sulla terra e che il Padre lo glorificherà presso di sé, egli indica il modo dell'una e dell'altra glorificazione. Infatti egli ha glorificato il Padre sulla terra, annunciandolo ai popoli; il Padre a sua volta ha glorificato il Figlio presso di sé, collocandolo alla sua destra. E' per questo che, parlando della glorificazione del Padre, nell'espressione: Io ti ho glorificato, ha preferito usare il verbo al passato, per far vedere che nella predestinazione era già un fatto compiuto e come tale da ritenersi quello che con tutta certezza si sarebbe compiuto in futuro, e cioè che, avendolo il Padre glorificato presso se stesso, anche il Figlio, a sua volta, avrebbe glorificato il Padre sulla terra.

6. Però questa predestinazione nella sua glorificazione, con la quale il Padre lo ha glorificato, la rivela più apertamente quando aggiunge: con la gloria che avevo presso di te, prima che il mondo fosse. L'ordine dei concetti è il seguente: che avevo presso di te, prima che il mondo fosse. Anche qui vale l'espressione: e adesso glorificami tu; cioè, come allora anche adesso, come allora nella predestinazione così adesso nel suo compimento; compi nel mondo ciò che era già presso di te prima che il mondo fosse; compi a suo tempo ciò che prima di tutti i tempi hai deciso. Taluni hanno creduto che questo doveva intendersi nel senso che la natura umana assunta dal Verbo si dovesse trasformare nel Verbo, e che quindi, l'uomo dovesse tramutarsi in Dio; anzi, esprimendo meglio il loro pensiero, l'uomo dovesse perdersi in Dio. Non si vorrà infatti dire che con questo cambiamento dell'uomo il Verbo di Dio venga raddoppiato, o quanto meno accresciuto, così da diventare due ciò che era uno, o più grande ciò che era più piccolo. Ora, se la natura umana si muta e si trasforma nel Verbo, mentre il Verbo di Dio rimane ciò che era e grande com'era, dov'è l'uomo se proprio non scompare?

7. Niente però ci obbliga ad accettare questa opinione, che non vedo come si possa conciliare con la verità, ancorché sentiamo il Figlio che dice: e adesso glorificami tu, Padre, presso di te, con la gloria che, prima che il mondo fosse, avevo presso di te. Queste parole si riferiscono alla glorificazione predestinata alla natura umana da lui assunta, che da mortale diventerà immortale presso il Padre; e, in virtù di tale predestinazione, si deve considerare già compiuto prima della creazione del mondo ciò che doveva compiersi a suo tempo anche nel mondo. Se infatti di noi l'Apostolo dice: Dio ci ha eletti in lui prima della fondazione del mondo (Ef 1, 4), perché non dovrebbe esser vero che il Padre glorificò il nostro Capo, quando in lui ci ha eletti perché fossimo sue membra? Noi siamo stati eletti, così come lui è stato glorificato, in quanto prima che il mondo fosse non esistevamo né noi né lo stesso mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (cf. 1 Tim 2, 5). ma Dio Padre, che per mezzo di Gesù Cristo, in quanto è il suo Verbo, ha fatto le cose che saranno e chiama le cose che non sono come se fossero (Rm 4, 17), senz'altro lo ha glorificato per noi prima della creazione del mondo, in quanto mediatore tra Dio e gli uomini e uomo egli stesso, se è vero che prima della creazione ha eletto anche noi in lui. Che dice infatti l'Apostolo? Noi sappiamo che Dio collabora in tutte le cose al bene di coloro che lo amano e che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli su cui ha posato lo sguardo li ha predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché fosse il primogenito tra molti fratelli; e quelli che ha predestinati li ha chiamati (Rm 8, 28-30).

8. Forse esitiamo a dire che Cristo stesso è stato predestinato, perché sembra che l'Apostolo abbia detto soltanto che noi siamo stati predestinati da Dio a essere conformi all'immagine del Figlio suo. Quasi che si potesse, attenendosi alle norme della fede, negare che anche il Figlio di Dio è stato predestinato, quando non si può assolutamente negare che egli sia veramente uomo. Giustamente si dovrà dire che egli non è stato predestinato in quanto Verbo di Dio, Dio presso Dio. Come avrebbe potuto infatti essere predestinato, se già era ciò che era, eterno, senza principio e senza fine? Di lui doveva essere predestinato invece, ciò che egli ancora non era, perché divenisse, a suo tempo, ciò che prima di tutti i tempi era stato predestinato. Chi dunque nega che il Figlio di Dio è stato predestinato, nega che egli è il Figlio dell'uomo. Ma per far tacere i nostri oppositori, anche a questo proposito ascoltiamo ciò che dice l'Apostolo nell'indirizzo delle sue lettere. Nella prima delle sue lettere, quella ai Romani, egli così esordisce: Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato ad essere apostolo, messo a parte per il Vangelo di Dio, che egli aveva preannunciato per mezzo dei suoi profeti nelle Scritture sacre, riguardo al suo Figlio, nato dal seme di David secondo la carne, predestinato Figlio di Dio con grande potenza, secondo lo Spirito di santificazione, per la risurrezione dei morti (Rm 1, 1-4). Secondo questa predestinazione, dunque, egli è stato glorificato prima che il mondo fosse, con quella gloria che a motivo della risurrezione dei morti egli ebbe presso il Padre, alla cui destra è assiso. Vedendo perciò giunto il tempo della sua predestinata glorificazione, pregò che si realizzasse ciò che nella predestinazione era già stato compiuto, dicendo: e adesso glorificami tu, Padre, presso di te, con la gloria che, prima che il mondo fosse, avevo presso di te, come a dire: E' giunto il tempo che io abbia presso di te, vivendo alla tua destra, quella gloria che avevo presso di te, cioè quella gloria che avevo presso di te nella tua predestinazione. Ma siccome la trattazione di questo tema ci ha impegnati a lungo, rimandiamo il seguito ad un altro discorso.