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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Omelia 100: Lo Spirito Santo glorifica il Cristo.

Sant'Agostino d'Ippona

Omelia 100: Lo Spirito Santo glorifica il Cristo.
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E' soltanto nella Chiesa cattolica che lo Spirito Santo glorifica veramente il Cristo.

1. Promettendo che verrà lo Spirito Santo, il Signore dice: Egli vi insegnerà tutta la verità, o, come si legge in altri codici: vi guiderà nella pienezza della verità, perché non parlerà da sé, ma dirà quanto ascolterà. Su queste parole del Vangelo, con l'aiuto del Signore, ci siamo soffermati abbastanza; adesso prestate attenzione a quelle che seguono: e vi annunzierà le cose da venire. Non è il caso di soffermarci qui, perché è chiaro; non ci sono difficoltà che richiedano spiegazioni. Ma la frase che aggiunge: Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà (Gv 16, 13-14), non si può trascurare. Egli mi glorificherà, può intendersi nel senso che lo Spirito Santo, riversando la carità nel cuore dei fedeli e facendoli diventare spirituali, avrebbe spiegato loro in qual modo il Figlio è uguale al Padre, quel Figlio che sino allora avevano conosciuto soltanto secondo la carne e che consideravano un uomo come loro. O si può intendere anche nel senso che i discepoli, ricolmi di fiducia e superato ogni timore grazie a quella medesima carità, annunziarono Cristo ovunque, e quindi la sua gloria si è diffusa in tutto il mondo. Dicendo: Egli mi glorificherà, è come se avesse detto: Egli vi libererà da ogni timore e vi darà l'amore, grazie al quale, annunciandomi con tutto l'ardore, espanderete per tutto il mondo l'odore della mia gloria e immortalerete il mio onore. Ciò che essi avrebbero fatto in virtù dello Spirito Santo, disse che lo avrebbe fatto lo Spirito Santo stesso, come risulta anche da quelle parole: Non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi (Mt 10, 20). Gli interpreti latini hanno tradotto il verbo greco , sia clarificherà, sia glorificherà; perché il vocabolo greco , da cui deriva il verbo , significa tanto chiarezza quanto gloria. La gloria rende uno famoso e la fama rende uno glorioso, sicché i due termini coincidono. Secondo la definizione di antichi e illustri autori latini, la gloria è la fama accompagnata da lodi che uno gode universalmente. Ora, il fatto che Cristo nel mondo abbia conseguito una simile gloria, non è da considerare un grande vantaggio per Cristo, ma per il mondo, perché lodare chi lo merita non giova a chi è lodato, ma a chi lo loda.

2. C'è anche una gloria falsa, quando chi loda è tratto in inganno per quanto riguarda le cose, gli uomini, o le cose e gli uomini insieme. Ci si inganna circa le cose, quando si crede bene ciò che è male; circa gli uomini, quando si reputa buono uno che è cattivo; circa gli uomini e le cose insieme, quando un vizio si considera virtù, e si loda un uomo, che, buono o cattivo che sia, non ha ciò per cui si loda. Donare i propri beni agli istrioni, non è virtù, ma vizio nefando; eppure voi sapete come nei confronti di costoro corra la fama unita alla lode, come sta scritto: Viene lodato il peccatore nelle sue brame, e chi commette l'iniquità viene benedetto (Sal 9, 3). Qui i lodatori non si ingannano quanto alle persone ma quanto alla realtà oggettiva; poiché ciò che essi ritengono buono è cattivo. Quanti poi beneficiano di questa falsa generosità, non sono quali li considerano, ma quali li vedono coloro che li lodano. E c'è chi si finge giusto mentre non lo è, e tutto quanto compie di lodevole e di apparentemente buono agli occhi degli uomini non lo fa per Iddio, cioè per la vera giustizia, ma soltanto perché cerca e vuole la gloria degli uomini. Se coloro, presso i quali egli gode questa fama ricevendone lode, credono che solo per Iddio conduca una vita lodevole, non si ingannano sul fatto in sé, ma sulla persona. Ciò che essi, infatti, ritengono bene, è bene, ma quell'uomo che considerano buono non è buono. E se uno, ad esempio, è considerato buono per la sua competenza nelle arti magiche e si crede che abbia liberato la patria per mezzo di arti che egli assolutamente ignora, se quest'uomo ottiene presso i perversi universale fama e lode, cioè la gloria, i suoi lodatori sbagliano in ogni caso: circa la cosa in sé, perché considerano bene ciò che è male, e circa l'uomo, perché lo credono ciò che non è. In questi tre casi, quindi, la gloria è falsa. Invece, quando uno è giusto in Dio e per Iddio, cioè veramente giusto, e la sua giustizia è il fondamento consistente della fama unita a lode, allora la gloria è vera. Ma non si creda che questa gloria possa rendere felice il giusto; c'è piuttosto da rallegrarsi per quelli che lo lodano, perché dimostrano di saper giudicare rettamente e di amare la giustizia. Quanto più dunque ha giovato la gloria di Cristo Signore, non a lui, ma a coloro ai quali ha giovato la sua morte!

[E' necessaria un'idea giusta di Cristo.]

3. Ma non è vera la gloria di Cristo presso gli eretici, anche se presso di loro spesso egli sembra godere fama con lode. Non è vera questa gloria, perché questi si ingannano in ambedue i casi, e ritenendo buono ciò che buono non è, e credendo che Cristo sia ciò che non è. Non è bene credere che il Figlio unigenito non sia uguale al Padre; non è bene credere che il Figlio unigenito di Dio è soltanto uomo e non Dio; non è bene credere che la carne della Verità non è vera carne. Alla prima di queste tre categorie appartengono gli ariani, alla seconda i fotiniani, alla terza i manichei. Siccome nessuna di queste tre asserzioni è buona, e Cristo non è nessuna delle tre cose asserite, essi si ingannano in ogni caso, e non danno a Cristo la vera gloria, benché sembri che presso di loro Cristo goda una universale fama con lode. Decisamente tutti gli eretici, che sarebbe troppo lungo elencare, che non hanno un'idea esatta di Cristo, sono nell'errore appunto perché non giudicano il bene e il male secondo verità. Anche i pagani, che pure in gran numero sono ammiratori di Cristo, sbagliano sotto entrambi gli aspetti, perché, seguendo la loro opinione e non la verità di Dio, dicono che Cristo fu mago. Disprezzano i cristiani come degli ignoranti, mentre esaltano Cristo come un mago, mostrando così che cosa amano: certo non amano Cristo, perché amano ciò che egli non era; di conseguenza si ingannano sotto entrambi gli aspetti: perché è un male essere mago, e perché Cristo, essendo buono, non era un mago. E siccome non è il caso adesso di parlare di tutti quelli che disprezzano e bestemmiano Cristo, in quanto stiamo parlando della gloria con cui egli è stato glorificato nel mondo; diremo che soltanto nella santa Chiesa cattolica lo Spirito Santo lo ha glorificato di vera gloria. Altrove, sia presso gli eretici che presso certi pagani, egli non può ottenere qui in terra vera gloria, anche dove sembra diffusa la sua fama accompagnata da lode. Ecco come il profeta canta la sua vera gloria nella Chiesa cattolica: Innálzati sopra i cieli, o Dio, e su tutta la terra spandi la tua gloria (Sal 107, 6). E siccome lo Spirito Santo doveva venire dopo la sua esaltazione, e glorificarlo, tanto il salmo sacro come l'Unigenito hanno annunciato ciò di cui noi vediamo la realizzazione.

4. Con orecchie cattoliche ascoltate e con intelligenza cattolica intendete queste parole: Egli prenderà del mio per comunicarvelo. Infatti, lo Spirito Santo non è inferiore al Figlio, come hanno pensato certi eretici; come se cioè il Figlio ricevesse dal Padre e lo Spirito Santo dal Figlio secondo determinati gradi di natura. Lungi dai cuori cristiani credere, affermare pensare una simile cosa. Ma egli stesso risolve la difficoltà spiegando il significato della sua affermazione: Tutto ciò che ha il Padre è mio; ecco perché vi ho detto che prenderà del mio e ve lo comunicherà (Gv 16, 15). Che volete di più? Lo Spirito Santo, quindi, riceve dal Padre da cui riceve il Figlio, perché in seno alla Trinità il Figlio è nato dal Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre. Solamente il Padre non è nato e non procede da alcuno. In che senso l'Unigenito ha detto: Tutto ciò che ha il Padre è mio? Non certamente nel senso che hanno le parole che quel padre, nella parabola, dice al figlio, non unico ma il maggiore dei due: Tu sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo (Lc 15, 31). Vedremo comunque questo passo con maggior impegno, se il Signore vorrà, quando dovremo commentare le parole che l'Unigenito rivolge al Padre: tutto ciò che è mio è tuo e ciò che è tuo è mio (Gv 17, 10). Chiudiamo così questo discorso, perché quel che viene dopo esige un commento a parte.