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Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Omelia 98: Cose che non sono per ora alla vostra portata.

Sant'Agostino d'Ippona

Omelia 98: Cose che non sono per ora alla vostra portata.
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Uno può aiutare un altro a capire, se lo Spirito Santo rende lui più capace di capire; e così ambedue vengono ammaestrati da Dio.

1. Ricordo d'aver rinviato la difficile questione, nata dalle parole di nostro Signore: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12), per poterla trattare con maggior calma, dato che la ristrettezza del tempo ci costringeva a terminare quel discorso. Essendo ora giunto il momento di mantenere la promessa, affronteremo la questione contando sull'aiuto del Signore, che ci ha suggerito di proporvela. La questione è questa: se gli spirituali abbiano nella loro dottrina temi che nascondono alle persone carnali e rivelano agli spirituali. Se rispondiamo che non ne hanno, qualcuno potrebbe replicare citando le parole che l'Apostolo scriveva ai Corinzi: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali, come a degli infanti in Cristo. Vi ho dato da bere latte e non solido nutrimento, poiché non ne eravate ancora capaci. E neppure adesso ne siete capaci, essendo ancora carnali (1 Cor 3, 1-2). Se invece rispondiamo che ne hanno, c'è da temere seriamente che, con questo pretesto, qualcuno insegni occultamente cose nefaste, pretendendo, in nome di cose spirituali che gli uomini ancora carnali non sono capaci di comprendere, non solo di giustificare ogni infamia ma perfino di riscuotere approvazione e lode.

2. Bisogna prima di tutto che la vostra Carità tenga presente che riguardo a Cristo crocifisso di cui l'Apostolo dice di avere alimentato i fedeli come i bambini col latte, e riguardo anche alla carne di Cristo, nella quale si verificò una vera morte con ferite e spargimento di sangue, il modo di intendere degli uomini carnali non è come quello degli spirituali. Per i primi è latte, per i secondi è cibo solido. Questi infatti ascoltano, sì, le stesse cose ma con una comprensione più profonda; comune è la fede, diversa è l'intelligenza spirituale del contenuto di essa. Così accadde che Cristo crocifisso, predicato dagli Apostoli, suscitò scandalo presso i Giudei e fu giudicato follia dai Gentili, mentre per i chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza e sapienza di Dio (cf. 1 Cor 1, 23-24). E tuttavia, mentre i fedeli deboli e carnali accettano queste cose solo per fede, quelli più maturi le penetrano anche mediante l'intelligenza spirituale. Per quelli, esse sono come latte, per questi sono cibo solido: e non perché i primi abbiano ascoltato tali verità confusi tra la massa, mentre i secondi le abbiano ascoltate in luoghi riservati, ma perché, sebbene gli uni e gli altri abbiano ascoltato la medesima predicazione pubblica, ciascuno ha compreso secondo la propria capacità. Infatti mentre Cristo fu crocifisso e versò il suo sangue per la remissione dei peccati e così, attraverso la passione del Figlio unigenito ci fosse rivelata la grazia divina in modo che nessuno si vantasse nell'uomo, cosa dimostravano d'aver capito di Cristo crocifisso quelli che ancora dicevano: io sono di Paolo (1 Cor 1, 12)? Avevano forse capito quello che aveva capito lo stesso Paolo che diceva: A me non accada di gloriarmi se non nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6, 14)? E così l'Apostolo prendeva per sé, secondo la sua capacità, il cibo solido da Cristo crocifisso, e nutriva di latte i cristiani di Corinto, adattandosi alla loro debolezza. Inoltre, sapendo che quello che scriveva ai Corinzi poteva essere inteso in un modo dai "pargoli" e in un altro dai più maturi, dice: Se qualcuno crede di essere profeta o spirituale, riconosca che ciò che vi scrivo è comando del Signore; se poi vuole ignorarlo, sarà ignorato (1 Cor 14, 37-38). Egli voleva che la scienza degli spirituali fosse solida; che, raggiunta la fede, aspirassero ad una conoscenza sicura, di modo che alla fede comune aggiungessero un approfondimento personale. E così mentre i "pargoli" possedevano la fede, gli spirituali avevano in più una comprensione approfondita. Ma dice che colui che ignora sarà ignorato, in quanto non ha ancora ricevuto una rivelazione sufficiente per conoscere quello che crede. Quando la rivelazione si compie nella mente di un uomo, vuol dire che egli è conosciuto da Dio, perché Dio lo rende capace di conoscere, come altrove dice lo stesso Paolo: Ora che avete conosciuto Dio, o meglio siete conosciuti da Dio (Gal 4, 9). Non che Dio abbia conosciuto solo allora quelli che conobbe ed elesse prima della creazione del mondo (cf. Ef 1, 4), ma allora li rese capaci di conoscerlo.

3. Tenendo ben presente questo fatto, che cioè gli spirituali e i carnali intendono diversamente le stesse verità che insieme ascoltano, ciascuno secondo la propria capacità: questi come pargoli, quelli come adulti, questi come bevendo latte, quelli come nutrendosi di cibo solido, non si vede la necessità di tacere taluni segreti della dottrina, tenendoli nascosti ai fedeli ancora infanti per rivelarli a parte agli adulti, cioè ai più capaci d'intendere. Né si deve ritenere doveroso far questo per il fatto che l'Apostolo dice: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali. Quello stesso infatti che solo egli riteneva di sapere in mezzo a loro, e cioè Gesù Cristo crocifisso (cf. 1 Cor 2, 2), egli afferma di non poterlo annunciare a loro come a degli spirituali, ma come a persone carnali, in quanto essendo carnali non potevano intendere quella verità come l'avrebbero intesa se fossero stati spirituali. Quanti invece tra essi erano già spirituali, ascoltando la medesima verità che ascoltavano le persone carnali, la penetravano con intelligenza spirituale. E' questo il senso delle parole dell'Apostolo: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali, come a dire: voi non avete potuto intendere quanto vi ho detto come possono intenderlo gli spirituali, ma soltanto come possono intenderlo gli uomini carnali. Infatti l'uomo animale - cioè colui che è saggio solo umanamente e che vien chiamato animale a motivo dell'anima e carnale a motivo della carne, in quanto l'uomo intero è composto di anima e di corpo - non comprende le cose dello Spirito di Dio (1 Cor 2, 14), cioè che la croce di Cristo è sorgente di grazia per i credenti, e pensa che tutto lo scopo della croce sia stato quello di offrire a noi, che dobbiamo lottare per la verità fino alla morte, un esempio da imitare. Infatti, se questi uomini, che si accontentano di essere uomini, sapessero che Cristo crocifisso per volere di Dio, è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come è scritto, chi si vanta si vanti nel Signore (1 Cor 1, 30-31), essi certamente non riporrebbero la gloria in un uomo, e non direbbero con mentalità carnale: Io sono di Paolo, io di Apollo, io invece di Cefa, ma, da veri spirituali, direbbero: Io sono di Cristo (1 Cor 1, 12).

4. La difficoltà rimane a motivo di ciò che si legge nella lettera agli Ebrei: Mentre dovreste essere maestri a motivo del tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno vi insegni i primi rudimenti degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. E chi si nutre di latte non ha esperienza della dottrina di giustizia, essendo ancora un bambino; il cibo solido invece è dei perfetti, di quelli che hanno le facoltà esercitate a discernere il buono dal cattivo (Eb 5, 12-14). Abbiamo qui la definizione del cibo solido dei perfetti, che è quello stesso di cui parla la lettera ai Corinzi: Annunciamo la sapienza tra i perfetti (1 Cor 2, 6). E quali siano questi perfetti egli spiega a sufficienza aggiungendo: coloro che hanno le facoltà esercitate a discernere il buono dal cattivo. E' questo che sono incapaci di fare le menti deboli e non esercitate, se non siano sostentate con il latte della fede che consente loro di credere alle cose invisibili che non vedono e alle intelligibili che ancora non intendono. Per cui facilmente vanno dietro alle favole vuote e sacrileghe presentate con la promessa della scienza, di modo che non riescono a pensare il bene e il male se non attraverso rappresentazioni corporee, e Dio stesso se lo rappresentano come qualcosa di corporeo; non riescono a concepire il male se non come una sostanza mentre non è che una defezione delle sostanze mutabili dalla sostanza immutabile, quella sostanza immutabile e somma che è Dio, il quale le creò dal niente. Colui che non soltanto crede a questo, ma altresì con le facoltà esercitate dello spirito lo intende, lo chiarisce e lo conosce, non dovrà più temere di venir sedotto da coloro che, ritenendo il male una sostanza indipendente da Dio, considerano Dio stesso una sostanza mutevole, come fanno i manichei e altre sette altrettanto pestifere quanto insipienti.

5. Quanto a coloro che hanno ancora una mentalità infantile e che, come dice l'Apostolo, hanno ancora bisogno di latte, tutto questo discorso che si fa perché non ci si limiti a credere ma si arrivi anche ad intendere e a rendersi conto di ciò che vien detto, tutto questo discorso anziché nutrire, molto facilmente appesantisce e annoia chi non arriva a cogliere queste cose. Di qui la necessità che gli spirituali non tacciano del tutto queste cose alle persone carnali, poiché la fede cattolica deve essere predicata a tutti senza distinzioni. Solo che dovranno presentarla in modo tale che, mentre si propongono di farsi intendere da chi è meno preparato, anziché far scoprire la verità attraverso il loro discorso, non abbiano a rendere noioso il discorso sulla verità. Per questo l'Apostolo, scrivendo ai Colossesi, dice: Anche se sono assente col corpo, con lo spirito sono in mezzo a voi, rallegrandomi nel vedere la vostra disciplina, e ciò che manca alla vostra fede in Cristo (Col 2, 5). E ai Tessalonicesi: Supplichiamo Dio insistentemente per poter rivedere la vostra faccia e completare così ciò che manca alla vostra fede (1 Thess 3, 10). Si deve dunque supporre che essi in un primo tempo fossero stati catechizzati come attraverso un alimento di latte e non di cibo solido. Di questo latte ricorda la preziosità scrivendo agli Ebrei che egli desiderava nutrire ormai con alimenti più sostanziosi: Perciò, lasciando l'insegnamento elementare su Cristo, passiamo a ciò che è perfetto, senza gettare di nuovo il fondamento della conversione dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina del battesimo, della imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno (Eb 6, 1-2). Ecco l'insostituibile funzione del latte, senza del quale non possono vivere quanti si servono della ragione per poter credere. Ma solamente con la fede, senza l'aiuto dell'intelligenza, che esige un più solido nutrimento, non arriverebbero mai a discernere il bene dal male. La dottrina elementare che egli considera latte, è quella che viene trasmessa mediante il Simbolo e l'Orazione del Signore.

[Latte e cibo solido.]

6. Ma non si deve pensare che sia in contrasto con questo latte il cibo delle cose spirituali che richiede una intelligenza più matura, cibo che mancava e occorreva somministrare ai Colossesi e ai Tessalonicesi. Quando si completa una cosa, non si condanna quanto c'è già. Negli stessi alimenti che prendiamo, il cibo solido è così poco contrario al latte, che esso dev'essere convertito in latte per adattarlo agli infanti, ai quali arriva attraverso la carne della madre o della nutrice. E come una madre si comportò la Sapienza, che, essendo solido nutrimento degli angeli in cielo, si degnò convertirsi come in latte, quando il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (cf. Gv 1, 1-14). E' la stessa umanità di Cristo, che, nella verità della sua carne, della sua croce, della sua morte e risurrezione, è latte genuino dei pargoli, è nello stesso tempo, per chi lo scopre mediante l'intelligenza spirituale, il Signore degli angeli. Ecco perché non si devono nutrire i pargoli col latte da impedire loro di arrivare ad intendere Cristo come Dio; ma neppure si devono svezzare al punto da staccarli da Cristo come uomo. In altre parole: essi non debbono essere allattati in tal modo da non riuscire mai ad intendere Cristo come creatore; ma neppure debbono essere svezzati fino al punto di staccarsi da Cristo come mediatore. Qui non serve più l'immagine del latte materno e del cibo solido, ma bisogna riferirsi piuttosto a quella del fondamento dell'edificio. Infatti, quando il bambino viene svezzato, una volta che si è staccato dagli alimenti dell'infanzia e ha cominciato a nutrirsi di cibo più solido, non cerca più il seno della madre come faceva prima; mentre Cristo crocifisso è ad un tempo latte dei pargoli e cibo solido per quanti sono cresciuti. Perciò è più adatta l'immagine del fondamento, in quanto per portare a compimento una costruzione si aggiunge l'edificio, ma senza togliere il fondamento.

7. Stando così le cose, o voi, chiunque siate (e certamente molti di voi sono ancora pargoli in Cristo), crescete in modo da essere sempre più capaci di nutrirvi con cibo solido, non materialmente ma spiritualmente. Cercate di crescere per saper discernere il bene dal male, e sempre più attaccatevi al Mediatore che potrà liberarvi dal male, non con una separazione nello spazio, ma con una guarigione interiore. Se uno verrà a dirvi: Non state a credere che Cristo è vero uomo; che il corpo di qualsiasi uomo o animale è stato creato dal vero Dio; che l'Antico Testamento viene dal vero Dio: se uno vi dirà cose simili, magari aggiungendo che nessuno prima ve le aveva dette perché voi dovevate ancora essere nutriti col latte e non avevate ancora il cuore capace di comprendere queste verità, costui non vi offrirà cibo solido ma veleno. E' per questa ragione che il beato Apostolo, rivolgendosi a coloro che credevano di essere perfetti, mentre egli riconosceva di essere ancora imperfetto, dice: Quanti siamo perfetti, guardiamo di avere tali sentimenti; che se poi in qualche cosa avete diversi sentimenti, anche su questo Iddio vi illuminerà (Fil 3, 15). E perché non incappassero nei seduttori, che avrebbero tentato di allontanarli dalla fede promettendo loro la conoscenza della verità (credendo di trovare una conferma in quelle parole: anche su questo Iddio vi illuminerà), immediatamente l'Apostolo soggiunge: Intanto, a qualunque punto siamo giunti, perseveriamo sulla stessa linea (Fil 3, 16). Se quindi tu hai compreso qualcosa che non sia contrario alla regola della fede cattolica, e alla quale sei giunto seguendo la via che deve condurti alla patria, e hai maturato delle convinzioni sicure, porta avanti l'edificio, ma senza staccarti dal fondamento. E' così che i fedeli maturi devono insegnare ai pargoli, evitando in tutti i modi di far nascere il sospetto che Cristo Signore di tutte le cose, e quelli che sono di gran lunga superiori a loro, cioè i Profeti e gli Apostoli, abbiano in qualche modo mentito. E non solamente dovete guardarvi dai vaniloqui e da coloro che corrompono le anime spacciando favole e menzogne, e promettono una scienza sublime contraria però alle norme della fede cattolica che avete ricevuto, ma dovete anche guardarvi da quanti discutono con esattezza sull'immutabilità stessa della natura divina, sulle creature spirituali, sul Creatore; di più, dimostrano quanto affermano con argomenti e testimonianze del tutto sicure; e tuttavia si sforzano di allontanare dall'unico mediatore tra Dio e gli uomini. Fuggite costoro come una peste delle più insidiose. E' di costoro infatti che parla l'Apostolo, quando dice: Avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio (Rm 1, 21). A che serve infatti avere un'esatta conoscenza del bene immutabile, se non si rimane uniti a colui che può liberare dal male? Rimanga ben scolpito nel vostro cuore il monito del beatissimo Apostolo: Se qualcuno vi annuncia un Vangelo diverso da quello che riceveste, sia anatema! (Gal 1, 9). Non dice l'Apostolo: un Vangelo più completo, ma diverso da quello che riceveste. Se avesse detto: più completo, si sarebbe contraddetto, in quanto egli stesso si riprometteva di recarsi presso i Tessalonicesi per completare ciò che mancava alla loro fede. Chi completa una cosa, infatti, supplisce ciò che manca, non toglie quello che c'è già; chi invece non rispetta la norma della fede, non avanza sulla via, ma si allontana da essa.

8. Dunque l'affermazione del Signore: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12), significa che essi avrebbero dovuto apprendere altre cose che ancora non conoscevano, e non eliminare quelle che già avevano appreso. Il Signore, come già ho spiegato nel discorso precedente, si esprime in questo modo perché se avesse voluto rivelare ai discepoli quanto andava loro insegnando usando il linguaggio adatto agli angeli, essi non avrebbero potuto intendere, data la debolezza umana in cui si trovavano. Uno spirituale qualunque può insegnare ad un altro uomo quello che egli sa, se è lo Spirito Santo a rendere quell'uomo sempre più capace di apprendere, quello Spirito da cui lo stesso dottore ha potuto apprendere quel che sa: e così il dottore e il discepolo saranno ambedue ammaestrati da Dio (cf. Gv 6, 45). Tra gli stessi spirituali, ve ne sono tuttavia alcuni migliori e più capaci, al punto che uno è arrivato a udire ciò che non è consentito a nessuno di esprimere. A proposito, alcuni dissennati, stolti e presuntuosi, hanno inventato una Apocalisse di Paolo, piena di non so quali favole, che la Chiesa nella sua saggezza rifiuta. Essi sostengono che a questa Apocalisse si riferisce l'Apostolo quando racconta di essere stato rapito al terzo cielo, dove udì quelle parole ineffabili, che non è lecito ad alcuno di proferire (2 Cor 12, 2-4). Sarebbe ancora tollerabile la loro audacia, se Paolo avesse detto di aver udito parole che ancora non è lecito ad alcuno di proferire; ma avendo detto: che non è lecito ad alcuno di proferire, chi sono costoro che con tanta impudenza e altrettanta inopportunità osano proferirle? Con ciò pongo fine al discorso, augurandovi di essere sapienti nel bene e immuni dal male.