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Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Omelia 68: Il Signore va a prepararci il posto.

Sant'Agostino d'Ippona

Omelia 68: Il Signore va a prepararci il posto.
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Ci prepara un posto in sé, e si prepara un posto in noi. E' il senso delle sue parole: Rimanete in me ed io in voi.

1. Sappiamo di avere un debito con voi, o fratelli carissimi, che avevamo rinviato e che adesso dobbiamo pagare. Il debito consiste nel mostrare che nelle parole del Signore non vi è contraddizione. Ha detto: Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore; se così non fosse, vi avrei detto che vado a prepararvi un posto (Gv 14, 2). Appare chiaro da queste parole che nella casa del Padre suo vi sono molte dimore e che non c'è bisogno di prepararne; ma subito dopo dice: E quando sarò partito e avrò preparato un posto per voi, ritornerò e vi prenderò con me, affinché dove sono io siate anche voi (Gv 14, 3). Perché va a preparare il posto, se vi sono già molte dimore? Se così non fosse, avrebbe detto: Vado a prepararvelo. Se era invece ancora da preparare, perché non dire: vado a prepararvelo? Ovvero queste dimore vi sono, ma bisogna prepararle? Se così non fosse, non avrebbe detto: vado a prepararvi il posto. Queste dimore esistono, ma bisogna prepararle. Il Signore non va a prepararle come sono; ma quando sarà andato e le avrà preparate come si deve, allora tornerà per prendere i suoi con sé, affinché anch'essi siano dove è lui. In che senso dunque le dimore nella casa del Padre sono le stesse, non diverse, e sicuramente esistono già senza che debbano essere preparate, e insieme non sono ancora quali devono essere preparate? Nello stesso senso in cui il profeta dice che Dio ha fatto le cose che dovranno essere fatte. Il profeta non dice che Dio farà le cose che saranno, ma che ha fatto le cose che saranno (Is 45, 11 sec. LXX). Cioè le ha fatte e insieme le farà. Esse non sarebbero state fatte, se egli non le avesse fatte; né saranno fatte se egli non le farà. Egli le ha fatte predestinandole all'esistenza, e le farà chiamandole all'esistenza. Così come il Signore ha eletto gli Apostoli in quel preciso momento in cui, secondo il Vangelo, li ha chiamati (cf. Lc 6, 13); e tuttavia l'Apostolo dice: Ci ha eletti prima della creazione del mondo (Ef 1,4), cioè ci ha eletti predestinandoci, non chiamandoci. Quelli poi che ha predestinati, li ha anche chiamati (Rm 8, 30): li ha eletti predestinandoli prima della creazione del mondo, li ha eletti chiamandoli prima della fine del mondo. In questo senso ha preparato e prepara le dimore: prepara non altre dimore, ma le stesse preparate da lui che ha fatto le cose che saranno: egli va a preparare mediante la realizzazione le dimore che ha preparato mediante la predestinazione. Esse già esistono nella predestinazione; se così non fosse, avrebbe detto: vado a preparare, cioè a predestinare. Ma siccome nella realizzazione ancora non esistono, dice: E quando sarò partito e avrò preparato un posto per voi, ritornerò e vi prenderò con me.

[Formazione del regno.]

2. Si può dire che il Signore prepara le dimore preparando coloro che dovranno occuparle. In base alle sue parole: Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore, che cosa dobbiamo pensare che sia la casa di Dio se non il tempio di Dio? Se a questo proposito interroghiamo l'Apostolo, egli ci risponderà: Santo è il tempio di Dio, che siete voi (1 Cor 3, 17). Si identifica anche col regno di Dio che il Figlio consegnerà al Padre, secondo quanto dice il medesimo Apostolo: Primizia è Cristo; poi coloro che sono di Cristo, al momento della sua Parusia; quindi la fine, allorquando egli consegnerà il regno al Dio e Padre (1 Cor 15, 23-24); cioè, quelli che ha redenti col suo sangue li consegnerà al Padre perché lo possano contemplare per sempre. Questo è il regno dei cieli, di cui è detto: Il regno dei cieli è simile ad un uomo che semina il buon seme nel suo campo; il buon seme poi sono i figli del regno, che sono ora mescolati alla zizzania; ma alla fine del mondo il re manderà i suoi angeli, che toglieranno via dal suo regno tutti gli scandali. Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro (Mt 13, 24 38-43). Il regno risplenderà nel regno, allorché sarà compiuto quel regno che adesso invochiamo dicendo: Venga il tuo regno! (Mt 6, 10). Fin d'ora è chiamato regno, ma è ancora in formazione. Se non avesse già il nome di regno, il Signore non direbbe: Toglieranno via dal suo regno tutti gli scandali. Ma questo regno non regna ancora. E' già regno nel senso che quando da esso saranno eliminati tutti gli scandali, non avrà più soltanto il nome di regno, ma lo sarà nel senso pieno e definitivo. E a questo regno, collocato alla destra, il Signore dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno (Mt 25, 34); cioè, voi che eravate regno ma non regnavate, venite a regnare, sì da essere in realtà ciò che siete stati nella speranza. Dunque, questa casa di Dio, questo tempio di Dio, questo regno di Dio, questo regno dei cieli, è ancora in costruzione, è ancora in formazione; ancora dev'essere preparato, ancora deve essere raccolto. In esso vi saranno quelle dimore che il Signore è andato a preparare; dimore che già esistono in quanto il Signore le ha già predestinate.

3. Ma perché egli se n'è andato per preparare queste dimore, dato che egli deve preparare noi, cosa che non può fare se ci lascia? Comprendo come posso, o Signore, ma il senso mi sembra questo: perché si preparino queste dimore, il giusto deve vivere di fede (cf. Rm 1, 17). Chi è infatti esule dal Signore ha bisogno di vivere di fede, perché è mediante la fede che si prepara alla visione beatifica (cf. 2 Cor 5, 6-8). Beati - infatti - i mondi di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5, 8). E un altro testo dice che è mediante la fede che Dio purifica i cuori (At 15, 9). Il primo testo si trova nel Vangelo, il secondo negli Atti degli Apostoli. Ora la fede, per mezzo della quale vengono purificati i cuori di quelli che vedranno Dio, finché questi sono pellegrini, consiste nel credere ciò che ancora non si vede: quando tu vedrai, non avrai più bisogno di fede. Chi crede si guadagna dei meriti, e vedendo riceve il premio. Vada dunque il Signore a preparare il posto; vada per sottrarsi al nostro sguardo, si nasconda per essere creduto. Viene preparato il posto se si vive di fede. Dalla fede nasce il desiderio, il desiderio prepara al possesso, poiché la preparazione della celeste dimora consiste nel desiderio, frutto dell'amore. Sì, o Signore, prepara ciò che sei andato a preparare; e prepara noi per te e prepara te per noi, preparandoti il posto in noi e preparando a noi il posto in te. Tu infatti hai detto: Rimanete in me e io rimarrò in voi (Gv 15, 4). Secondo che sarà più o meno partecipe di te, ciascuno avrà un merito, e quindi un premio, maggiore o minore. La molteplicità delle dimore è appunto in rapporto alla diversità dei meriti di coloro che dovranno occuparle, tutti però avranno la vita eterna e la beatitudine infinita. Ma che significa, o Signore, il tuo andare e che significa il tuo venire? Se bene intendo, tu non ti sposti né andando né venendo: te ne vai nascondendoti, e vieni manifestandoti. Ma se non rimani con noi per guidarci, per farci progredire nella santità della vita, come potrai prepararci il posto dove potremo dimorare godendo di te? Basti questo come commento alle parole del Vangelo, che sono state lette fin dove il Signore dice: Ritornerò e vi prenderò con me. Il significato della frase seguente: Affinché dove sono io siate anche voi. E voi conoscete dove vado e la via per andarvi (Gv 14, 4), in risposta alla domanda fattagli da un discepolo quasi a nome nostro, lo vedremo meglio e lo tratteremo a tempo più opportuno.