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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Omelia 4: Ecco l'agnello di Dio.

Sant'Agostino d'Ippona

Omelia 4: Ecco l'agnello di Dio.
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Da Adamo ha assunto la carne, non il peccato. Colui che non ha assunto il peccato della nostra razza, è colui che toglie il nostro peccato. Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo.

1. La Santità vostra ha sentito dire con insistenza, e quindi sa molto bene, che Giovanni Battista quanto più illustre era fra i nati di donna, e quanto più era umile nel conoscere il Signore, tanto maggiormente meritò di essere amico dello Sposo. Geloso non per sé ma per lo Sposo, non cercò la sua gloria ma quella del suo giudice, che egli precedeva come araldo. Così, mentre ai profeti che l'avevano preceduto fu concesso di preannunciare gli avvenimenti futuri riguardanti il Cristo, a Giovanni toccò il privilegio di indicarlo direttamente. Infatti il Cristo, come era sconosciuto a quelli che non avevano creduto ai profeti prima ch'egli venisse, così era sconosciuto a quelli in mezzo ai quali, venuto, era presente. Perché la prima volta egli è venuto umile ed occulto; e tanto più occulto quanto più umile. Ma i popoli, disprezzando nella loro superbia l'umiltà di Dio, misero in croce il loro Salvatore, e ne fecero il loro giudice.

[Umiltà di Cristo.]

2. Ma colui che è venuto la prima volta in modo occulto, in quanto è venuto nell'umiltà, non dovrà forse venire poi in modo manifesto, nella sua gloria? Avete ascoltato poco fa il salmo: Il nostro Dio verrà in modo manifesto, e non tacerà (Sal 49, 3). Ha taciuto per consentire che lo giudicassero, ma non tacerà quando comincerà a giudicare. Non avrebbe detto il salmista: verrà in modo manifesto, se prima non fosse venuto in modo occulto; né avrebbe detto: non tacerà, se prima non avesse taciuto. In che senso ha taciuto? Ascolta Isaia: Come pecora fu condotto al macello e come agnello muto davanti a chi lo tosa, non ha aperto bocca (Is 53, 7). Ma verrà in modo manifesto, e non tacerà. Quale sarà questo modo manifesto? Lo precederà il fuoco, e sarà accompagnato da una potente tempesta (Sal 49, 3). Quella tempesta dovrà spazzar via dall'aia la paglia, che adesso viene battuta, e il fuoco consumerà quanto la tempesta avrà portato via. Egli ora tace; tace quanto al giudicare, ma non tace quanto al dar precetti. Se infatti Cristo tacesse del tutto, che senso avrebbero questi Vangeli, la voce degli Apostoli, il canto dei Salmi, gli oracoli dei Profeti? Tutte queste cose, infatti, dimostrano che Cristo non tace. Egli ora tace, in quanto non castiga; non tace, in quanto ammonisce. Verrà un giorno nella sua terribile potenza, e si mostrerà a tutti, anche a quelli che non credono in lui. Allora invece era necessario che, pur presente, rimanesse occulto tanto da poter essere disprezzato. Che, se non fosse stato disprezzato, non sarebbe stato crocifisso; se non fosse stato crocifisso, non avrebbe versato il suo sangue, che fu il prezzo della nostra redenzione. Per pagare il prezzo della nostra redenzione egli fu crocifisso; e fu disprezzato per poter essere crocifisso; e apparve nell'umiltà affinché lo disprezzassero.

3. Tuttavia, siccome egli era apparso come di notte in un corpo mortale, per essere visto si accese una lucerna. Questa lucerna era Giovanni (cf. Gv 5, 35), di cui già tanto abbiamo parlato. Il passo del Vangelo che è stato letto, riporta appunto le parole di Giovanni, che anzitutto - ed è la cosa principale - dichiara di non essere lui il Cristo. Giovanni, infatti, era tanto grande che poteva essere creduto il Cristo; e in ciò si dimostrò la sua umiltà, perché negò di essere il Cristo mentre poteva essere creduto tale. Dunque: Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei da Gerusalemme mandarono a lui dei sacerdoti e dei leviti, per domandargli: Tu chi sei? Non li avrebbero di certo mandati, se non fossero stati impressionati dalla grande autorità di Giovanni, che appariva dal fatto che battezzava. Egli confessò, e non negò. Che cosa confessò? Confessò: Non sono io il Cristo (Gv 1, 19-20).

4. Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Elia? (Gv 1, 21) Sapevano, infatti, che Elia avrebbe preceduto il Cristo. D'altronde nessuno, presso i Giudei, ignorava il nome di Cristo. Non immaginavano che Gesù fosse il Cristo, ma non avevano mai dubitato della sua venuta. E mentre erano nell'attesa della venuta di Cristo, inciamparono in lui presente, come si inciampa in un'umile pietra. Infatti quella pietra era ancora piccola, allora, ma già staccata dalla montagna senza intervento d'uomo, secondo la testimonianza del profeta Daniele: il quale appunto vide la pietra staccarsi dal monte da sola. Ma che cosa dice, dopo, Daniele? E crebbe quella pietra, e diventò un monte grande, e riempì l'intera faccia della terra (cf. Dn 2, 34-45). La vostra Carità rifletta su ciò che dico: alla vista dei Giudei, Cristo si era già staccato dal monte. Il monte significa il regno dei Giudei. Ma il regno dei Giudei non aveva riempito tutta la faccia della terra. Da lì si staccò questa pietra, perché lì avvenne la nascita temporale del Signore. E perché dice il profeta, senza l'azione di mani? Perché la Vergine partorì il Cristo senza intervento d'uomo (cf. Lc 1, 34). Questa pietra, dunque, staccata dalla montagna senza intervento di mani, era già davanti agli occhi dei Giudei, ma non era appariscente. E non poteva essere altrimenti, perché non era ancora cresciuta questa pietra, né aveva ancora riempito il mondo come ha manifestato poi nel suo regno, la Chiesa, per mezzo della quale ha riempito tutta la terra. Poiché dunque Cristo non era ancora cresciuto, essi inciamparono in lui come in una pietra, e accadde ad essi ciò che era stato scritto: Chiunque cade su questa pietra si sfracellerà, e colui sul quale essa cadrà lo stritolerà (Lc 20, 18). Prima sono caduti sull'umile pietra, che poi cadrà sopra di loro dall'alto; e li stritolerà dall'alto dopo averli prima sfracellati con la sua umiltà. Hanno inciampato in lui, e sono rimasti sfracellati; non stritolati, ma sfracellati, perché li stritolerà quando sopraggiungerà nella sua gloria. I Giudei però sono in qualche modo scusabili, perché inciamparono nella pietra che ancora non era cresciuta. Ma che dire di coloro che hanno urtato contro la montagna stessa? Sapete bene di chi intendo parlare. Coloro che negano la Chiesa diffusa in tutto il mondo, non inciampano in un'umile pietra, ma nella montagna stessa: perché la pietra è cresciuta fino a diventare una montagna. I Giudei, ciechi, non videro l'umile pietra: ma quale cecità non vedere la montagna!

[Necessità della lucerna.]

5. Essi videro dunque il Signore nel suo stato di umiltà, e non lo riconobbero. Si manifestava loro per mezzo di una lucerna. E infatti il più grande tra i nati di donna (cf. Mt 11, 11), disse per prima cosa: Non sono io il Cristo. E quelli gli chiesero: Forse che tu sei Elia? Rispose: Non lo sono (Gv 1, 20-21). In effetti Cristo doveva mandare avanti a sé Elia. Il fatto che Giovanni abbia risposto: Non lo sono, ci pone un problema. E' da temere infatti che qualcuno, non comprendendo bene le parole di Giovanni, le trovi in contraddizione con quelle di Cristo. In un certo passo del Vangelo, in cui il Signore Gesù Cristo parla di sé, i discepoli gli chiedono: Perché dunque gli scribi - gli scribi erano gli esperti della legge - dicono che prima deve venire Elia? E il Signore risponde: Elia è già venuto, e lo hanno trattato come hanno voluto: e, se volete saperlo, egli è Giovanni Battista (Mt 17, 10-13). Il Signore Gesù Cristo dunque disse: Elia è già venuto, ed è Giovanni Battista; tuttavia Giovanni, interrogato, risponde di non essere Elia, così come risponde di non essere il Cristo. E come ha detto la verità dichiarando di non essere il Cristo, così ha detto la verità dichiarando di non essere neppure Elia. Come conciliare, dunque, le affermazioni dell'araldo con quelle del giudice? Impossibile pensare che l'araldo mentisca: egli non dice che quello che ha appreso dal giudice. Perché dunque egli afferma: Non sono Elia, mentre il Signore dice: Egli è Elia? Ecco, in lui, il Signore Gesù Cristo volle prefigurare il suo futuro avvento, e sottolineare che Giovanni era venuto nello spirito di Elia. E ciò che è stato Giovanni per il primo avvento, lo sarà Elia per il secondo. Come ci sono due avventi del giudice, così ci sono due araldi. Il giudice è lo stesso, mentre gli araldi sono due: il giudice, cioè il Signore, è uno solo. Il Signore che giudicherà, doveva venire una prima volta per essere giudicato, e mandò innanzi a sé il primo araldo, e lo chiamò Elia, perché Elia sarà nel secondo avvento ciò che Giovanni è stato nel primo.

6. La vostra Carità può avere la conferma di quanto dico. Quando Giovanni fu concepito, o meglio quando egli nacque, lo Spirito Santo fece su di lui questa profezia: Egli sarà precursore dell'Altissimo nello spirito e nella potenza di Elia (Lc 1, 17). Dunque non Elia, ma precursore nello spirito e nella potenza di Elia. Che significa nello spirito e nella potenza di Elia? In vece di Elia, nel medesimo Spirito Santo. E perché in vece di Elia? Perché Elia sarà per il secondo avvento di Cristo ciò che Giovanni è stato per il primo. Giovanni dunque rispose a tono, in senso proprio. In senso figurato, infatti, il Signore aveva detto: Giovanni, è lui Elia; e Giovanni, in senso proprio: Non sono io Elia. Se consideriamo il suo ufficio di precursore, Giovanni è Elia: perché Elia sarà, per il secondo avvento, ciò che Giovanni fu nel primo. Ma, se teniamo conto della realtà delle persone, Giovanni è Giovanni, Elia è Elia. Riferendosi al significato profetico della missione di Giovanni, il Signore giustamente ha potuto dire: E' lui Elia; e Giovanni, limitandosi alla sua persona, altrettanto giustamente ha risposto: Non sono io Elia. Né Giovanni né il Signore hanno detto una cosa falsa; ma, se intendete bene le loro parole, vi renderete conto che tanto l'araldo quanto il giudice hanno detto la verità. Ma chi riuscirà a capire? Chi avrà imitato l'umiltà dell'araldo e conosciuto la grandezza del giudice. Nessuno infatti fu più umile dell'araldo. Fratelli miei, il merito più grande di Giovanni fu questa umiltà, per cui, mentre poteva ingannare gli uomini, mentre poteva essere creduto e farsi passare per il Cristo (tanto grande era la grazia che aveva ricevuto, e altrettanto grande la sua statura morale), apertamente dichiarò: Non sono io il Cristo. Se poi alla domanda: Sei dunque Elia tu?, avesse risposto che sì, era Elia, avrebbe fatto supporre che era prossima la seconda venuta di Cristo come giudice, e non la prima, in cui essere giudicato. Ma rispondendo che non era Elia, induceva a credere che Elia doveva ancora venire. Per questo disse: Non sono Elia. Rendete onore a quell'umile di cui Giovanni fu precursore, per non dover temere l'eccelso di cui sarà precursore Elia. Il Signore, nel passo che abbiamo citato, così conclude: Giovanni Battista è lui quell'Elia che deve venire. Giovanni dunque è venuto prefigurando le prerogative di Elia. Allora Elia sarà propriamente Elia, mentre ora è figura di Giovanni; ora Giovanni è propriamente Giovanni, mentre prefigura Elia. I due araldi sono l'uno figura dell'altro, pur conservando ambedue le proprie prerogative: uno solo però è il Signore giudice, qualunque sia l'araldo che lo precede.

7. Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Elia? Rispose: No. Il profeta? No. Allora gli chiesero: E chi sei? affinché possiamo portare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che dici di te stesso? Rispose: Io sono la voce di colui che grida nel deserto (Gv 1, 21-23). In Giovanni si adempiva la profezia d'Isaia, che appunto dice: Io sono la voce di colui che grida nel deserto. E che cosa grida quella voce? Appianate le vie del Signore, raddrizzate i sentieri del nostro Dio (Is 40, 3; Mt 3, 3). Non vi sembra che è compito dell'araldo dire: Via, fate largo? Se non che l'araldo dice: Andate via! mentre Giovanni dice: Venite. L'araldo allontana dal giudice, Giovanni invita a venire al giudice. O meglio, Giovanni invita a venire all'umile, perché non si debba temere l'eccelso giudice. Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Appianate la via del Signore, come disse il profeta Isaia (Gv 1, 23). Non dice: Io sono Giovanni, io sono Elia, io sono il profeta. Dice: Io mi chiamo così: voce di chi grida nel deserto: Appianate la via del Signore. Io sono questa profezia in persona.

8. Quelli che erano stati inviati a lui, appartenevano alla setta dei Farisei (che erano tra i capi dei Giudei). E l'interrogarono domandandogli: Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta (Gv 1, 24-25)? Il fatto ch'egli battezzasse era per loro un gesto arbitrario, assolutamente non autorizzato. Di qui le loro interrogazioni: Ti chiediamo se tu sei il Cristo: tu rispondi che non lo sei; ti chiediamo allora se tu sei Elia, perché sappiamo che Elia deve precedere l'avvento di Cristo: e tu dici di non esserlo; ti chiediamo se sei un qualche araldo che lo precede da molto lontano, un profeta cioè, e se per questo hai ricevuto questo potere: e tu rispondi di non essere neppure un profeta. In effetti, Giovanni non era un profeta: era più che profeta. E' la testimonianza che il Signore stesso gli rende: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? E' sottinteso che questo non si poteva proprio dire di Giovanni, il quale non era certo uno che fosse in balìa del vento (chi infatti è in balìa del vento, è sbattuto qua e là da ogni sorta di seduzioni). Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un uomo mollemente vestito? Giovanni, infatti, si vestiva ruvidamente: portava una tunica di peli di cammello. Ecco quelli che vestono mollemente, stanno nei palazzi reali. Non siete dunque andati a vedere un uomo mollemente vestito. Ma che cosa siete andati a vedere? Un profeta? E io vi dico, questi è più che profeta (Mt 11, 7-9). Infatti i profeti avevano annunciato la venuta del Signore da lontano, mentre Giovanni lo indicava ormai presente.

9. Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro, dicendo: Io battezzo nell'acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Gv 1, 25-26). L'umile rimaneva nascosto, e perché lo vedessero fu accesa la lucerna. E vedete come Giovanni, che poteva farsi credere ciò che non era, cede il passo: Egli che viene dopo di me, era prima di me. Come abbiamo già detto, "prima di me" significa "sta davanti a me". Ed io non son degno di sciogliere a lui il legaccio dei calzari (Gv 1, 27). Come si è abbassato! E perciò molto fu innalzato, perché chi si abbassa sarà innalzato (cf. Lc 14, 11). Ora domando a vostra Santità: se Giovanni si umiliò a tal punto dicendo: io non son degno di sciogliergli il legaccio dei calzari, come dovranno umiliarsi coloro che dicono: Siamo noi che battezziamo, ciò che diamo è nostro, e ciò che è nostro è santo? Egli dice: non sono io, ma lui; essi dicono: siamo noi! Giovanni non è degno di sciogliere a lui il legaccio dei calzari; e quand'anche se ne fosse detto degno, ugualmente sarebbe stato molto umile! Se si fosse detto degno, e così si fosse espresso: colui che viene dopo di me era prima di me, io sono appena degno di sciogliere i legacci dei suoi calzari, già si sarebbe profondamente umiliato. Ma dal momento che non si ritenne degno neppure di ciò, vuol dire che era pieno di Spirito Santo, egli che, servo, riconobbe il Signore, e da servo meritò d'esser fatto amico.

10. Queste cose avvennero in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava a battezzare. Il giorno dopo, Giovanni vide Gesù venire verso di lui, ed esclamò: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 28-29). Nessuno si arroghi questo potere, di togliere il peccato del mondo! Potete rendervi conto, adesso, chi fossero questi superbi contro i quali Giovanni puntava il dito. Gli eretici non erano ancor nati e già egli li segnava a dito: allora dal fiume levava la sua voce contro quelli stessi contro cui grida adesso dal Vangelo. Arriva Gesù, ed egli che cosa dice? Ecco l'Agnello di Dio. Se agnello vuol dire innocente, anche Giovanni era un agnello. O forse non era innocente? Ma chi è innocente? E fino a che punto? Tutti provengono da quella origine e da quella discendenza di cui David gemendo canta: Sono stato concepito nell'iniquità, e nei peccati mia madre mi ha nutrito nel seno (Sal 50, 7). Dunque, solo lui era l'Agnello, perché non è venuto al mondo così. Egli non è stato concepito nell'iniquità, perché non è stato concepito secondo le leggi della natura mortale; né si può dire che nei peccati lo abbia allevato sua madre, che vergine lo concepì, vergine lo partorì; perché lo concepì mediante la fede, e mediante la fede lo ebbe. Dunque, ecco l'Agnello di Dio. Non v'è in lui l'eredità del peccato di Adamo; da Adamo ha assunto solamente la carne, non il peccato. Colui che non ha assunto il peccato della nostra razza, è colui che toglie il nostro peccato: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo.

11. Voi sapete che certuni vanno dicendo: Noi, che siamo santi, togliamo i peccati agli uomini; se infatti chi battezza non è santo, come fa a togliere il peccato altrui se ne è pieno egli stesso? Contro siffatte argomentazioni non dobbiamo pronunciare parole nostre, basta che leggiamo qui: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo. Non ripongano gli uomini la loro speranza negli uomini: il passero non si rifugi sui monti, metta la sua fiducia nel Signore (cf. Sal 10, 2); e se alza gli occhi verso i monti, donde gli verrà l'aiuto, si convinca che il suo aiuto verrà dal Signore che ha fatto il cielo e la terra (cf. Sal 120, 1-2). Era grande il prestigio di Giovanni. Gli chiedono: sei tu il Cristo? risponde: no; tu sei Elia? risponde: no; tu sei il profeta? risponde: no. Perché dunque battezzi? Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene uno che è stato fatto prima di me, perché era prima di me (Gv 1, 29-30). Viene dopo di me perché è nato dopo di me; è stato fatto prima di me, perché è superiore a me; era prima di me, perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.

12. Ed io non lo conoscevo - disse - ma affinché sia manifestato ad Israele, io venni a battezzare nell'acqua. E Giovanni rese la sua testimonianza, dicendo: Ho veduto lo Spirito discendere come una colomba dal cielo, e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua, mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito, è lui quello che battezza nello Spirito Santo. Ed io ho veduto e attesto che questi è il Figlio di Dio (Gv 1, 31-34). Vostra Carità mi presti un po' d'attenzione. Quando Giovanni riconobbe il Cristo? Egli era stato mandato infatti a battezzare con acqua. Gli chiedono per quale motivo: affinché fosse manifestato a Israele, risponde. A che servì il battesimo di Giovanni? Fratelli miei, se fosse servito a qualcosa, sarebbe rimasto e gli uomini riceverebbero ancora oggi il battesimo di Giovanni, per giungere così al battesimo di Cristo. Ma che cosa dice il Battista? affinché egli fosse manifestato a Israele. Ciò vuol dire che egli venne a battezzare con acqua affinché Cristo fosse manifestato a Israele, al popolo d'Israele. Giovanni ricevette il ministero del battesimo nell'acqua della penitenza, onde preparare la via al Signore, quando il Signore non era ancora apparso. Ma quando il Signore fu conosciuto, non era più necessario preparargli la via, perché egli stesso era diventato via per quanti lo conobbero. Per questo motivo non durò a lungo il battesimo di Giovanni. Ma come si presentò il Signore? Umile. Affinché Giovanni potesse ricevere quel battesimo nel quale doveva essere battezzato il Signore stesso.

[Era necessario il Battesimo di Cristo?]

13. Ma era proprio necessario che il Signore fosse battezzato? A questa domanda rispondo subito con un'altra domanda: era necessario che il Signore nascesse? era necessario che il Signore fosse crocifisso? che morisse? che fosse sepolto? Se dunque egli accettò di abbassarsi tanto per noi, perché non avrebbe dovuto ricevere il battesimo? Ma a che gli è servito ricevere il battesimo da un servo? Perché tu non abbia a disdegnare di ricevere il battesimo dal tuo Signore. Ascolti, vostra Carità. Ci possono essere nella Chiesa dei catecumeni superdotati. Vi sarà capitato di incontrare un catecumeno che accetta il più rigoroso celibato, dice addio al mondo, rinuncia a tutto ciò che possiede e distribuisce i suoi beni ai poveri; ed è soltanto un catecumeno, anche se istruito nella dottrina della salvezza più di tanti fedeli. Ora, c'è il pericolo che costui dica a se stesso, a proposito del santo battesimo con cui vengono rimessi i peccati: Che cosa avrò di più col battesimo? Io sono certamente migliore di questo fedele, di quell'altro... (egli si riferisce a quel fedele che è sposato, a quell'altro che è incolto, all'altro ancora che conserva i suoi beni mentre egli ha distribuito i suoi ai poveri). Questo catecumeno, ritenendosi migliore di tanti altri che hanno ricevuto il battesimo, disdegna di riceverlo, dicendo: Dovrei dunque ricevere ciò che ha quello e quell'altro?, e si confronterà con quei fedeli che egli disprezza, e gli sembrerà umiliante ricevere ciò che ha ricevuto chi egli considera inferiore a sé e di cui si ritiene migliore. Con tutto ciò gli rimangono addosso tutti i suoi peccati, e se non si accosterà al salutare battesimo, che rimette i peccati, con tutta la sua superiorità non potrà mai entrare nel regno dei cieli. Orbene, è per invitare questi esseri superiori al suo battesimo, e per rimettere loro i peccati, che il Signore accettò il battesimo del suo servitore. Accettò quel battesimo, egli che pure non aveva alcun peccato da farsi perdonare, né macchia da lavare. Ed è come se si fosse rivolto al figliolo superbo e vanaglorioso, che disdegna di ricevere ciò che gli procura la salvezza, solo perché lo deve ricevere con quelli che egli considera ignoranti. E' come se dicesse, il Signore: Dove vuoi arrivare? che cosa pretendi? che cosa credi di essere? quale grazia superiore credi sia la tua? Credi, comunque, che possa essere superiore alla mia? Se io mi sono presentato al mio servitore, tu disdegnerai di presentarti al tuo Signore? Io ho accettato il battesimo del servitore, e tu rifiuterai di farti battezzare dal Signore?

14. Affinché vi convinciate, o miei fratelli, che il Signore non si recò da Giovanni per essere liberato dai peccati, ascoltate le parole che il Battista rivolse al Signore che veniva a farsi battezzare, così come le riportano gli altri evangelisti: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni a me? Cosa gli rispose il Signore? Lascia fare per ora; conviene che adempiamo così ogni giustizia (Mt 3, 14-15). Che significa: che adempiamo così ogni giustizia? Significa: sono venuto a morire per gli uomini, non dovrò forse essere battezzato per gli uomini? Adempiere ogni giustizia significa seguire la strada dell'umiltà fino in fondo. Non era così? Il Signore non stava forse per ricevere il battesimo dal suo servo fedele, egli che avrebbe subìto la passione da parte di servi malvagi? Intendetemi bene. Una volta che il Signore fu battezzato, se con questo suo battesimo per mano di Giovanni si proponeva di offrire un esempio di umiltà, nessun altro avrebbe più dovuto esser battezzato col battesimo di Giovanni. Ora, noi sappiamo che molti avevano ricevuto quel battesimo prima; ma quando il Signore fu battezzato con quel battesimo, ecco che ebbe fine il battesimo di Giovanni. Subito dopo, infatti, Giovanni fu messo in carcere, e da allora nessun altro fu battezzato con quel battesimo. Se dunque Giovanni era venuto a battezzare affinché noi avessimo una prova dell'umiltà del Signore, così che noi non disdegnassimo di ricevere dal Signore ciò che egli aveva accettato da un servo, Giovanni avrebbe dovuto battezzare soltanto il Signore. Ma se Giovanni avesse battezzato soltanto il Signore, più d'uno avrebbe concluso che il battesimo di Giovanni era più santo del battesimo di Cristo: per il fatto che solo Cristo meritò di essere battezzato col battesimo di Giovanni, mentre tutto il genere umano viene battezzato col battesimo di Cristo. Prego la Carità vostra di seguirmi. Noi abbiamo ricevuto il battesimo di Cristo, e non solo noi, ma l'universo intero, e sino alla fine si continuerà a battezzare. Chi di noi può in qualche modo paragonarsi a Cristo, di cui Giovanni dice di essere indegno perfino di sciogliere i legacci dei calzari? Se dunque solo Cristo, uomo la cui grandezza è quella di Dio, fosse stato battezzato da Giovanni, che cosa avrebbero detto gli uomini? Che cosa avrebbero pensato del battesimo di Giovanni? Avrebbero pensato che era un battesimo grande, un sacramento ineffabile: solo Cristo aveva meritato di riceverlo! Così si sarebbe considerato il battesimo del servo più grande di quello del Signore. Anche altri furono battezzati col battesimo di Giovanni, affinché non si potesse pensare che il suo battesimo fosse superiore a quello di Cristo. Anche il Signore accettò quel battesimo, perché i servi non disdegnassero il battesimo del Signore, dato che questi aveva accettato il battesimo del servo. Per questo, dunque, era stato mandato Giovanni.

15. Ma, Giovanni conosceva o no il Cristo? Se non lo conosceva, perché, quando Cristo si presentò al fiume, gli disse: Sono io che devo essere battezzato da te (Mt 3, 14) che è quanto dire: So chi sei. Se dunque Giovanni già conosceva Cristo, certamente lo conobbe quando vide la colomba discendere su di lui. Si sa che la colomba discese sul Signore solo dopo che egli uscì dall'acqua del battesimo. Quando il Signore fu battezzato e uscì dall'acqua, si aprirono i cieli e Giovanni vide sopra di lui la colomba. Se dunque la colomba discese dopo il battesimo e Giovanni, prima di battezzarlo, disse al Signore: Tu vieni da me? Sono io che devo essere battezzato da te, ciò significa che egli lo conosceva già. Ma allora come poté dire: Io non lo conoscevo; ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere come colomba e fermarsi lo Spirito, è lui quello che battezza nello Spirito Santo (Gv 1, 33; cf. Mt 3, 16)? Non è un piccolo problema, fratelli miei. E' già molto se vi rendete conto che esiste; manca solo che il Signore ce ne dia la soluzione. Ripeto: è già tanto riuscire a cogliere i termini del problema. Immaginatevi Giovanni davanti a voi, in piedi sulla riva del fiume. Ecco che viene il Signore per farsi battezzare, perché ancora non è stato battezzato. Ecco la voce di Giovanni: Tu vieni a me? Sono io che devo esser battezzato da te. Dunque egli conosce già il Signore, se da lui vorrebbe esser battezzato. Il Signore riceve il battesimo, esce dall'acqua, i cieli si aprono, lo Spirito discende, e ora Giovanni riconosce il Signore. Ma se lo conosce solo adesso, perché prima aveva detto: Sono io che devo essere battezzato da te? Se invece non lo conosce adesso ma lo conosceva già da prima, perché dice: Non lo conoscevo; ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere come colomba e fermarsi lo Spirito, è lui quello che battezza nello Spirito Santo?

[Cercare da sé e chiedere agli altri.]

16. Fratelli, se volessi oggi risolvere questa questione, vi stancherei, dato che ho già parlato molto. Sappiate però che è tale questione da esser capace da sola, una volta risolta, di demolire la setta di Donato. Dico questo a vostra Carità come al solito per impegnare maggiormente la vostra attenzione. E anche perché preghiate per noi e per voi; affinché il Signore conceda a me di parlare nel modo più giusto, e a voi d'intendere nel modo più giusto. Consentitemi di rinviare ad altro giorno questo argomento. Frattanto, in attesa di poterlo affrontare in modo conveniente, lasciate che vi faccia una raccomandazione: discutetene fra voi con calma, senza litigare, senza polemizzare, spassionatamente, serenamente. Pensateci per conto vostro, parlatene con gli altri, e dite: oggi il nostro vescovo ci ha proposto questo problema, che, con l'aiuto del Signore, vorrebbe risolvere. Ma, che si risolva o no, vorrei che vi rendeste conto della mia indecisione, perché sono molto in dubbio. Giovanni dice: Sono io che devo esser battezzato da te, come se già conoscesse Cristo. Ché se non avesse già conosciuto colui dal quale voleva esser battezzato, non avrebbe avuto senso la sua frase: sono io che devo esser battezzato da te. Dunque, conosceva il Signore. Ma se lo conosceva, perché dice: Non lo conoscevo: ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere come colomba e fermarsi lo Spirito, è lui quello che battezza nello Spirito Santo? Che cosa diremo? Che non sappiamo quando discese la colomba? Per non rimanere nell'incertezza, ricorriamo agli altri evangelisti, il cui racconto è più esplicito, e molto chiaramente vedremo che la colomba discese allorché il Signore uscì dall'acqua. Il cielo si aprì sul Cristo battezzato e Giovanni vide lo Spirito discendere (cf. Mt 3, 16; Mc 1, 10; Lc 3, 21-22). Ma se lo conobbe allora, dopo averlo battezzato, come mai gli dice, mentre si avvicinava per ricevere il battesimo: Sono io che devo essere battezzato da te? Meditate su questo problema, affrontatelo insieme, discutetene fra di voi. Voglia il Signore Dio nostro rivelarne la soluzione a qualcuno di voi, prima che la ascoltiate da me. Intanto sappiate, o fratelli, che la soluzione della difficoltà ridurrà al silenzio i seguaci di Donato sulla questione della grazia del battesimo, a proposito della quale avvolgono nelle nuvole gli inesperti e tendono reti agli uccelli svolazzanti. Malgrado la loro sfrontatezza, rimarranno confusi e senza parola.