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Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Il Cammino Neocatecumenale - Al servizio della nuova evangelizzazione

Kiko Arguello

Il Cammino Neocatecumenale - Al servizio della nuova evangelizzazione
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Kiko Argüello, fu l'iniziatore del Cammino Neocatecumenale, nuova realtà ecclesiale sorta nel 1964, nelle baracche di Palomeras Altas in Madrid. Seguono oggi questo Cammino un milione di persone in 16.700 comunità sparse in 105 paesi, in 883 diocesi e 4950 parrocchie. Di Jesús Colina. Roma


Ventiquattro ore dopo che la Santa Sede riconoscesse ufficialmente gli Statuti del Cammino Neocatecumenale, la passione per Cristo che caratterizza Kiko Argüello sembrava più straripante ancora. "In una società, come l'europea che s'incammina verso l'apostasia-spiega in quest'intervista concessa ad Alfa ed Omega-, Giovanni Paolo II con questo gesto, sta offrendo ai vescovi un aiuto affinché i cristiani riscoprano la grazia del battesimo". Per la prima volta nei suoi più di due mille anni di storia, la Chiesa ha riconosciuto un "catecumenato" post-battesimale.

Kiko, che cosa significa questo riconoscimento?

È qualcosa di molto importante. Significa che la Santa Sede riconosce il lavoro che abbiamo realizzato durante tanti anni. Ma quello che mi sembra più importante è che ha definito il Cammino come un catecumenato post-battesimale. Ho detto sempre che, per tre secoli, la Chiesa ebbe un catecumenato serio. I catecumeni dovevano dimostrare prima di essere battezzati che avevano fede che Cristo resuscitato stava dentro di loro. Quei cristiani non avevano templi, non avevano chiese, ma avevano la vita, e così convertirono l'Impero Romano.

Oggi ci troviamo davanti a sfide come quelli dei primi cristiani. Nel contesto della globalizzazione, stiamo costatando, per esempio, l'apostasia dell'Europa. Il problema consiste, pertanto, nel formare l'uomo celeste. Ci stiamo riuscendo?

Cosa cambia per il Cammino dopo l'approvazione degli Statuti?

Non cambia niente. Speriamo che i vescovi abbiano meno reticenze. La grande sfida consiste nella nuova evangelizzazione. C'è da rievangelizzare la Spagna.

Che cosa diresti ad un vescovo che è reticente nell'accogliere nella sua diocesi le comunità neocatecumenali?

Che ascolti Pietro. Che non abbia paura. Stiamo ricostruendo famiglie. Il demonio oggi attacca la società attaccando le famiglie. Nelle nostre comunità, le famiglie vivono in piena unità.

Il Cammino è precisamente un cammino. Ora col riconoscimento ufficiale di questi Statuti, non si corre il rischio di pietrificare questo camminare?

Questo problema si è evitato, perché gli Statuti sono molto semplici ed essenziali. Grazie a Dio la Santa Sede ci ha rispettati molto. Non c'è giuridicismo. Agli Statuti verrà aggiunto un Direttorio, che nasce da trenta anni di catechesi, che la Santa Sede sta rivedendo. Per il momento si sono congratulati per l'ortodossia e, soprattutto, per l'antropologia profonda che le catechesi riflettono. Ovviamente, bisognerà fare anche qualche ritocco. Noi abbiamo rispettato ed abbiamo ubbidito a tutto quello che ci hanno chiesto. Abbiamo visto come la Chiesa è una madre. La Santa Sede si rende conto della necessità che oggi hanno i vescovi di contare su uno strumento che li aiuti.

Che cosa è il Cammino per Giovanni Paolo II?

La prima volta che andammo a vedere il Papa, in Castel Gandolfo, il 5 settembre di 1979, c'invitò a Messa e, alla fine, ci disse che, pensando a noi, aveva visto davanti a sé tre parole: ateismo, battesimo, catecumenato.

Oggi, dopo tanti anni, vediamo che cosa significava questo. Il Papa aveva compreso che cosa era l'ateismo europeo, l'ateismo moderno. Era il fatto che quelli battezzati si accontentavano di andare a messa la domenica; un rinforzo era necessario. "Dove stava la forza della Chiesa primitiva?", domandò una volta in una parrocchia trovandosi con alcuni comunità neocatecumenali. "Dove stava la forza dei primi cristiani davanti al paganesimo? E, dove sta oggi la debolezza?" In quell'occasione, disse: "Voi avete trovato la risposta nel catecumenato". Questo è quello che riconosce ora la Chiesa, e credo che sia la base di questi Statuti, perché è la prima volta che la Chiesa nei suoi duemila anni riconosce un catecumenato iniziato dopo il battesimo, post-battesimale, offerto ai vescovi. Per questo motivo, non siamo un'associazione, un movimento o una congregazione, bensì uno strumento al servizio dei vescovi.

Quale è l'autentica sfida del cristianesimo in questi momenti?

Dobbiamo dimostrare al mondo la Buona Notizia, Cristo Crocifisso, la vera prosperità: dare da mangiare all'affamato, perdonare al nemico.... La Chiesa primitiva ci riuscì. Dio mise i primi cristiani nel candeliere, il candeliere della persecuzione. Oggi ci troviamo in una situazione simile. Saremo circondati da moschee e templi buddisti. Sai quante migliaia di italiane si stanno convertendo al Buddismo? Oggi i cristiani devono amare il mondo "come Io vi ho amati". Dio soffrì per la nostra salvezza. In questo amore, il mondo crederà, ma per arrivare a questo amore è necessaria la fede, non solo la messa della domenica. Secondo gli studi dei sociologi, la gente sta quattro ore al giorno davanti alla televisione. Questa è la catechesi che riceve oggi la gente. E, in buona parte, è di contenuto anticristiano.