Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

PROLOGO

Santa Gertrude di Helfta

PROLOGO
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Lo spirito consolatore, distributore d'ogni bene « che spira dove vuote » (Giov. III, 8) come vuole e quando vuole, tiene abitualmente nascosti i segreti del suo amore, ma talvolta li manifesta per il vantaggio delle anime. S. Geltrude ce ne fornisce un chiaro esempio: quantunque la divina bontà l'abbia sempre ricolmata di favori, pure, solo ad intervalli le ordinò di pubblicare le meraviglie della sua divina tenerezza.

Questo libro fu scritto in diverse epoche. La prima parte fu redatta otto anni dopo le prima manifestazioni divine; la seconda venne terminata circa vent'anni più tardi: il Signore si degnò di gradire tale lavoro. Infatti, compiuto il primo libro, Geltrude lo presentò al Signore con umiltà e divozione: Egli, nella sua infinita bontà, le disse: « Nessuno potrà allontanare da me il memoriale dell'abbondanza della mia divina soavità ». Da queste parole comprese che Nostro Signore voleva dare al libro il titolo « Memoriale dell'abbondanza della divina soavità ».

Aggiunse Gesù: « Se qualcuno cerca in queste pagine il bene spirituale della sua anima" l'attirerò a me vicino e prenderò parte alla lettura, tenendo il libro nelle mie stesse mani; Quando due persone leggono insieme uno stesso libro, una sembra aspirare l'alito dell'altra. Così io aspirerò il soffio dei desideri di quest'anima, ed essi commoveranno in suo favore le viscere della mia misericordia: da parte mia le farò respirare il soffio della Divinità così che ne sarà interiormente ringiovanita ». Il Signore si compiacque di affermare: « Chi, con tale intenzione, trascriverà le parole di questo libro, riceverà, ad ogni detto, numeroso frecce d'amore scoccate dall'infinita dolcezza del mio sacratissimo Cuore, e la sua anima ne proverà delizie ineffabili ».

Una notte, mentre si stava preparando la seconda parte, ella si lamentò con Nostro Signore. Egli la consolò con grande bontà e, fra l'altro, le disse: « Ti ho scelta per essere la luce delle nazioni e per diffondere la salvezza fino all'estremità della terra » (Is. XLIX). Comprendendo ch'Egli accennava al suo libro, appena iniziato, Geltrude esclamò: « Come mai, o Signore, questo libro potrà essere la luce delle nazioni, mentre io desidero che rimanga incompiuto, e che nessuno conosca le pagine già scritte? ». Il Signore rispose: «Quando scelsi Geremia per essere mio profeta, egli non sapeva nè parlare, nè agire in modo conveniente: eppure volli riprendere i popoli e i re con le parole della sua bocca. Così coloro che ho destinato di attirare, per tuo mezzo, alla luce della conoscenza e della verità, non saranno delusi, perchè nessuno può ostacolare la predestinazione eterna: coloro che ho predestinato li chiamerò, e coloro che chiamerò saranno giustificati, secondo il mio volere».

Altra volta, mentre Geltrude si sforzava di ottenere da Nostro Signore il permesso d'interrompere il libro, sembrandole che i suoi Superiori fossero dello stesso parere, il Salvatore le rispose con bontà: « Ma, non sai che l'ordine della mia volontà, è superiore a ogni altra obbedienza? Poiché desidero questo libro, perchè turbarti? Io stesso stimolo colei che lo scrive, io stesso l'aiuterò, custodendo poi intatto quello che considero bene mio proprio ». Allora ella uniformò la sua volontà al divin beneplacito, e chiese: « Amatissimo Signore, quale titolo darai a questo libro? ». Rispose Gesù: « Questo libro è mio: esso verrà intitolato: L'araldo dell'amore divino, perchè farà pregustare alle anime il sovrabbondante mio amore ». Colpita d'ammirazione Geltrude insistette: « Gli ambasciatori e gli araldi godono abitualmente grande autorità ebbene quale autorità accorderai a questo libro? ». Rispose il Signore: « Chi, per la mia gloria, leggerà questo libro con salda fede, umile divozione, amorosa riconoscenza, per il bene della sua anima, riceverà, in virtù della mia divinità, la remissione dei peccati veniali, la grazia delle consolazioni superne, ed una disposizione speciale a ricevere continui accrescimenti dei beni celesti ».

In seguito comprese che Dio bramava che le due parti di quest'opera fossero riunite in uno solo libro: perciò con preghiere ferventissime chiese come mai si potesse riunire in un solo volume due libri aventi titolo differente. Il Signore rispose: « Spesso un padre e una madre sono maggiormente stimati per le buone qualità dei loro figli: così io ho voluto che questo libro venisse composto in due parti e che indicasse, col suo stesso titolo, il carattere di questa doppia. origine, cioè: « L'araldo del memoriale dell'abbondanza del divino amore» perchè, facendo conoscere il mio amore, ne perpetuasse la memoria fra gli eletti ».

Dal contesto dell'opera appare evidente che Geltrude fu sempre favorita dalla divina presenza: pure talora si trovano espressioni del genere: « Il Signore le apparve » oppure « Egli venne a lei vicino ». Infatti, benchè per un privilegio speciale Egli le fosse quasi sempre presente, pure talvolta a lei si mostrava sotto apparenze più sensibili, quando voleva istruire altre anime, quasi adattandosi alla debolezza delle medesime: spesso, nel racconto di tali manifestazioni, dovremo concludere che il buon Dio, il quale ama tutti gli uomini, vuole la salvezza di tutte le anime, pur non comparendo che a una sola.

Nei giorni feriali, coma nei festivi, il Signore le prodigava le sue grazie, svelandosi al suo sguardo, talvolta con immagini sensibili, tal altra con le più pure illustrazioni dell'intelletto. In questo libro però parla generalmente con immagini sensibili, per essere meglio compreso da ogni sorta di lettore. L'opera fu divisa in cinque libri: il primo contiene l'elogio della persona che fu l'oggetto dei divini favori, ed esprime le grazie ch'ella ricevette. Nel secondo si narrano come furono accolti tali favori, ed i ringraziamenti ch'ella offerse al suo Dio: questo secondo libro è tutto scritto di sua mano, dietro l'ispirazione del divin Paracleto. Il terzo, narra alcuni benefici che le furono accordati. Il quarto racconta le visite con cui la divina Bontà si degnò di consolarla in alcune feste. Nel quinto sono raccolte le rivelazioni che il Signore le fece riguardo al merito di parecchi defunti, e le consolazioni di cui volle colmarla nel beato suo transito.

Conviene però tenere conto della raccomandazione di Ugo di S. Vittore: « Ogni verità mi riesce sospetta, se non è confermata dall'autorità della Sacra Scrittura ». Ed aggiunse: « Per quanto verosimile, una rivelazione non può essere accettata, se non ha il sigillo di Mosè e di Elia, cioè della Sacra Scrittura ». Perciò ho segnato in margine i testi che la mia mente semplice e poco esperimentata ha potuto ricordare al momento, nella speranza che altri, più abili e più colti, possano allegare prove autorevoli, convenienti, decisive.