CAPITOLO XXXI. - SODDISFAZIONI OFFERTE ALLA MADONNA
Santa Gertrude di Helfta
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Geltrude si sforzava abitualmente, come già accennammo, di riparare,
con preghiere speciali, le negligenze commesse nel culto verso la gran
Madre di Dio. Con questo spirito ella chiese un giorno a Gesù di
offrire Lui stesso alla celeste Regina, le sue ammende onorevoli.
Subito il Re di gloria si levò e offerse il suo divin Cuore alla
Vergine Maria, dicendole: « Ecco, o Madre amantissima, il mio Cuore
colmo di beatitudine; in esso ti presento quell'amore divino col quale,
da tutta l'eternità, ti ho creata, santificata, scelta per Madre, con
tenerezza speciale, a preferenza di ogni altra creatura, Ti offro
inoltre quel dolce affetto che ti ho mostrato in terra quando, piccolo
bimbo, mi riscaldavi e mi nutrivi sul tuo materno seno. Ricevi l'amore
filiale che ti ho dimostrato durante il corso di tutta la vita,
mantenendomi sempre a te sottomesso, quantunque fossi il Sovrano del
cielo. Tale amore te lo dimostrai soprattutto nell'ora della morte,
quando, nell'oblio dei miei atroci spasimi, compatii all'immenso tuo
dolore e ti diedi, in vece mia, un altro figlio, perchè, prendesse cura
di te. Gradisci pure il sentimento d'ineffabile amore, col quale, nel
giorno della tua gioconda Assunzione, ti elevai al di sopra di tutti i
cori degli Angeli e dei Santi, stabilendoti Regina del cielo e della
terra. Ti offro tutti questi favori rinnovati e raddoppiati, in
riparazione delle negligenze che quest'anima, a me diletta, commise al
tuo servizio, affinchè nell'ora del suo trapasso tu le vada incontro e
la riceva fra le tue braccia come mia fedele Sposa». La Vergine
amorosissima ricevette con gioia quell'offerta, e si disse pronta a
fare quanto da lei si richiedeva. Perciò aggiunse: « O Figlio mio diletto, accordami
questa grazia quando andrò incontro nell'ora estrema, a questa tua
degna Sposa: fa sì che tutte le grazie di cui mi hai ricolmata,
diffondano su di essa una soavità divina più fragrante del balsamo,
comunicandole le delizie della beatitudine eterna ».
Geltrude, rapita alla considerazione della divina bontà, disse al
Signore: «O Dio infinitamente buono, poichè la tua tenerezza ha
nobilitato i deboli sforzi del mio amore, quanto sono dolente di non
averti offerto, con la stessa divozione, il supplemento destinato a
coprire le mie trascuratezze nella recita dell'Ufficio e nella pratica
del culto a Te dovuto!».
Le rispose amabilmente il dolce Gesù: « Non inquietarti, mia diletta;
ho accettato tutte le tue opere in unione all'amore che ti ha dato la
grazia di compierle, quando, da tutta l'eternità, esse erano già
nobilitate e dolcemente preparate nel mio divin Cuore. Vi ho aggiunto
la divozione e il fervore che i cuori degli uomini hanno sentito, sotto
la mia dolce influenza; avendole così perfettamente santificate, le ho
offerte a Dio Padre, come riparazione ed olocausto graditissimo.
Pienamente soddisfatto, Egli si è chinato su te, con divina, paterna
tenerezza».