CAPITOLO V. - SI PARLA DELL'ANIMA DELLE SORELLE M. ED E.
Santa Gertrude di Helfta
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Due giovanette di nobile nascita, ma ancora più nobili per elevatezza
di cuore, sorelle non solo di sangue, ma anche di anima e di virtù,
dopo d'aver trascorso l'infanzia nell'innocenza e nella pratica della
religione, furono chiamate alle nozze eterne dallo Sposo immortale,
mentre erano ancora nel fervore del noviziato.
La prima morì nella festa dell'Assunzione di Maria SS., proprio nel
giorno delle sue mistiche nozze; l'altra la seguì un mese dopo. Il loro
ultimo combattimento fu gloriosissimo: parole e atti respiravano acceso
fervore, divozione ammirabile e volontà eccellente; tanto dell'una come
dell'altra si possono narrare grandi cose.
La prima così felicemente spirata il giorno dell'Assunta, apparve a
Geltrude: Era davanti al trono di gloria del Signore Gesù, circondata
di luce e adorna di vari ornamenti. Ella però stava davanti a Lui come
una Sposa timida, tentando di chinare il viso e non osando nè aprire,
nè alzare gli occhi, davanti alla gloria di una maestà così grande.
Geltrude, spinta da zelo, disse al Signore: « O Dio di bontà, lasci tu
cotesta tua piccola Sposa davanti a Te, quasì in contegno di straniera
e non la chiami ai dolci tuoi amplessi? ». Tali parole parvero
commuovere la tenerezza del Signore, il quale tese le mani verso
quell'anima in atto di abbracciarla. Ma essa, con una specie di
rispettosa delicatezza, tentava di sfuggire al divino amplesso.
Geltrude, grandemente sorpresa, chiese all'anima: « Perchè mai sfuggi
all'abbraccio di uno Sposo così amabile? ». Ella rispose: « Alcune
macchie di cui non mi sono ancora purificata, me ne rendono indegna, ma
se anche mi fosse dato procedere liberamente verso il mio Dio, la
giustizia me lo impedirebbe, perchè sono ancora incapace di unirmi al
mio glorioso Signore ».
Geltrude riprese: « Come mai ciò può essere giacché ti vedo già
glorificata ed ammessa alla presenza del Signore? » L'anima rispose: «
Quantunque ogni creatura sia presente a Dio, pure ciascun'anima può a
Lui maggiormente avvicinarsi per mezzo della carità. Ma la beatitudine
piena che consiste nella visione e nel possesso della Divinità, nessuno
può gustarla se non è perfettamente purificato, e in tale stato non può
entrare nel gaudio del suo Signore ».
Un mese dopo, quando la sorella della defunta entrò in agonia, Geltrude
pregò molto per essa. Qualche istante dopo la sua morte la vide in un
luogo di luce, adorna di abiti rossi, quasi Sposa che fosse sul punto
di essere presentata ai suo Signore. Gesù apparve a lei vicino, in
aspetto di giovane pieno di vigore e di bellezza: con le sue cinque
Piaghe rallegrava i cinque sensi dell'anima, facendole gustare le
delizie delle sue consolazioni e divine carezze.
Geltrude chiese al Signore: « O Dio di ogni consolazione, poichè sei
vicino a quest'anima e le prodighi tante gioie, come mai la tristezza
del suo volto tradisce una sofferenza interna? » Gesù rispose: « Mostrandomi a lei le faccio
gustare le delizie della mia Umanità, ciò che non può consolarla, ma
soltanto ricompensarla dell'amore che ebbe, negli ultimi istanti, per
le sofferenze della mia Passione. Quando si sarà perfettamente
purificata delle negligenze della sua vita passata, allora potrà
rallegrarsi appieno nella mia Divinità ».
Geltrude insistette: « Come mai le negligenze della sua vita passata
non furono riparate a sufficienza con la divozione da lei dimostrata
nelle ultime ore, poichè è scritto che, l'uomo sarà giudicato tale
quale si troverà all'estremo momento? ». Rispose il Salvatore: « Quando l'uomo giunge in fin di
vita, le forze l'abbandonano e non può agire che con la volontà. Se la
mia gratuita carità gli dona buon volere e santi desideri, ne ritrae
vantaggio grande, ma non tale da cancellare tutte le passate
negligenze, come se avesse usato sempre della volontà per migliorare la
vita, quando era ancora nella pienezza della salute e dello forze
». Geltrude riprese: « Dolcissimo Gesù, non potresti nella tenera tua
misericordia, cancellare tutte le negligenze di questa anima, a cui hai
dato, fin dall'infanzia, un cuore affettuoso, ricco di bontà per tutti?
». Il Salvatore spiegò: « Ricompenserò
senz'altro la sua tenerezza di cuore e generosa volontà di bene: ma la
mia giustizia esige che le minime negligenze siano cancellate ».
In seguito accarezzò teneramente la sua Sposa ed aggiunse: « La mia
diletta acconsente volentieri alle esigenze della divina giustizia:
quando sarà completamente pura, la gloria della mia Divinità sarà ben
sufficiente per consolarla! ». L'anima acconsentì a tali parole, e
mentre il Signore pareva ritirarsi nelle profondità del cielo, ella
rimase sola allo stesso posto, sforzandosi di elevarsi verso l'alto.
Espiava con tale solitudine alcune leggerezze infantili che talvolta le
avevano fatto gustare troppo la compagnia delle creature. Gli sforzi
poi che faceva per inalzarsi, la purificavano di essersi abbandonata
alla pigrizia in certi malesseri corporali.
Un'altra volta Geltrude pregò per lei durante la S. Messa e
all'Elevazione disse: « Padre Santo, ti offro l'Ostia divina per
quell'anìma, in nome di tutti coloro che sono in cielo, in terra e in
purgatorio ». La defunta le apparve allora un po' più elevata verso il
cielo e un grande numero di persone erano davanti a lei in ginocchio,
sostenendo l'Ostia con le due mani. L'anima, in virtù di tale offerta,
veniva attratta verso la gloria, e gustava gioie ineffabili. Ella
disse: « Ora esperimento la verità di quelle parole: nessun bene fatto
dall'uomo mancherà di ricompensa, nessun male sfuggirà il castigo, o
prima, o dopo la morte. Infatti per avere ardentemente amato la S.
Comunione, trovo grande sollievo nell'offerta del S. Sacramento
dell'altare che viene fatta a mio vantaggio. Per essere stata buona con
tutti, ritraggo consolazione grande da tutte le preghiere che vengono
indirizzate a Dio in mio favore. Ciascuna poi di queste disposizioni mi
varrà ancora un'altra ricompensa eterna in cielo ».
Quest'anima si elevava così a poco a poco verso il Paradiso, come
portata dalle preghiere della Chiesa. Ella sapeva che al momento fisso,
il Signore le sarebbe venuto incontro, nella moltitudine delle sue
misericordie, per darle la corona regale e condurla alle gioie eterne.