Scrutatio

Venerdi, 3 maggio 2024 - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi)

CAPITOLO LIV. - NELLA FESTA DELLE UNDICIMILA VERGINI

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO LIV. - NELLA FESTA DELLE UNDICIMILA VERGINI
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Nella notte della festa, delle undicimila vergini, Geltrude, sentendo ripetere tante volte durante l'ufficio quelle parole « Ecce Sponsus venit: Ecco lo Sposo che viene » ne fu infiammata di fervore e disse a Gesù: «O desideratissimo Signore, ho sentito ripetere queste parole « Ecco lo Sposo che Viene. Dimmi te ne prego, come verrai e che cosa mi porterai»? Rispose Gesù: « Opererò con te e in te: ma dov'è la tua lampada? » Ed ella « Ecco il mio cuore che mi servirà di lampada ». Il Salvatore aggiunse: « Io la riempirò con l'olio del mio divin Cuore». Geltrude insistette: « Quale sarà, mio Gesù, il lucignolo di questa lampada?» « Il lucignolo » spiegò l'amabile Maestro « sarà l'intenzione fervorosa che arderà dolcemente, dirigendo verso di me le tue azioni ». Alle parole « Perpes corona virginum dei Responsorio » « Verae pudicitiae auctor ». Geltrude ringraziò il Signore per i meriti di quelle vergini e per i favori da esse ricevuti. Ella le vide in bianca falange intorno al trono del Signore, dirigendo verso di Lui, raggi splendenti, simbolo della loro gratitudine. Gesù assorbiva quei raggi che poi rifletteva su Geltrude, la quale l'aveva ringraziato per quelle vergini. La Santa comprese allora che quando si ringrazia Dio per la gloria di un Santo, il Signore attinge nei meriti di quell'eletto tesori di grazie, per arricchire l'anima che ha saputo rendergli lode.

Mentre si cantava il Responsorio: Regnum mundi, alle parole: « quem vidi, quem amavi: che ho visto, che ho amato » ella si ricordò di una persona che era tormentata dalla brama di vedere Dio. Disse allora a Gesù: « Quando mai, o benignissimo Signore, consolerai quell'anima in modo che possa cantare con gioia questo Responsorio? ». Egli rispose « Vedermi, amarmi, credere in me è un così gran bene; che nessuno può farlo senza profitto. Quantunque, per la debolezza dell'umana natura, l'anima bramosa di vedermi non può ottenerlo quaggiù, Io però la rimunererò generosamente; infatti la mia Umanità viene, in nome di quest'anima che è Sua sorella, a trovare la Divinità ed a ricevere il gaudio di cui ha diritto e che un giorno, quando la creatura sarà liberata dagli impacci della carne, le trasmetterà per farla godere eternamente ».

Un'altra notte mentre si cantava lo stesso Responsorio Regnum mundi, alle parole: « propter amorem Domini mei: per l'amore del mio Dio » ella sentì che il divin Cuore era così dolcemente commosso per la divozione di coloro che cantavano, da farlo prorompere in queste parole: « Sì, riconosco di dover generosamente ricompensarle, perchè mi servono con tutte le forze ».

Alla parola Gesù che vuol dire salvezza, il Signore si riconobbe ancora in debito con quelle anime e s'impegnò di perfezionare l'opera della loro salute, come esse l'avevano bramata fino dalla prima età: dovevano però attendere il momento fissato dalla sua paterna Provvidenza. Alla parola Christi, che significa unzione; il Signore propose di accordare a loro tutta la divozione che avevano desiderato e che non avevano ancora potuto ricevere.

Alle parole, quem vidi, quem amavi, il Signore dichiarò davanti al Padre celeste ed a tutti i Santi, che quelle anime ferventi avevano, per suo amore, confessato la fede cattolica, praticando opere di giustizia. Alle altre parole: « in quem credidi, quem dilext: in cui ho creduto e che ho amato », attestò che veramente le erano unite con forti legami di salda speranza e perfetta carità.

Geltrude chiese allora: « Ahimè, Signore, che darai alle Monache che in questo momento non sono presenti al coro? ». Rispose Gesù: « Ho attirato in me stesso e nell'anima delle Religiose presenti, la divozione di tutti coloro che hanno gustato soavi delizie in questo responsorio; con esse ho benedetto anche le Monache assenti ».

Geltrude insistette: « Poiché si possono acquistare beni sì grandi con tanta facilità, cosa perdono le negligenti, che non usano mezzi così semplici per riparare le loro colpe? ». Gesù amabilmente spiegò: « Quando un sovrano accorda a uno dei suoi baroni, grandi ricchezze, abiti sfarzosi ed altri tesori, si mostra, a detta di tutti, re generoso. Se anche il beneficato trascura l'amministrazione dei beni che ha ricevuto, esponendosi a grandi pericoli e alla rovina, pure il sovrano, nella sua bontà, non gli toglie i regali della sua gratuita munificenza. Così quando io ricompenso un po' di divozione con grandi tesori, bramo che gli uomini li traffichino con zelo; se non lo fanno, perdono il frutto dei miei benefìci. Tuttavia lo splendore e la grandezza della bontà con cui li avevo arricchiti, senza. alcun merito da parte loro, brillerà in essi a mio onore e gloria». Aggiunse la Santa: « Signore, coloro ai quali non hai nulla rivelato, nè su questo nè su altri soggetti, possono guidarsi saggiamente?». Rispose Gesù: « Essi sono obbligati a praticare quello che capiscono, non foss'altro imitando gli altri, perchè dò loro sempre luce sufficiente per dirigersi bene. Colui però che riceve una scienza più elevata, è maggiormente obbligato alla riconoscenza e alla santità. Se per negligenza, e con pieno consenso, trascura di far fruttificare con zelo e riconoscenza le grazie comuni a tutti, oppure i doni particolari, si espone al pericolo di eterna dannazione».

Un'altra volta, durante il responsorio, Regnum mundi, Geltrude vide comparire una turba di demoni che si posero a lato dei due cori, durante la salmodia: ciascuno di essi faceva brillare allo sguardo delle Religiose le seduzioni delle mondane vanità. Quando però la Comunità cantò con slancio d'amore: « Regnum mundi et omnem ornatum saeculi contempsi - Ho disprezzato il regno del mondo e gli ornamenti del secolo» i demoni, confusi e terrorizzati, si precipitarono altrove, come un branco di cani arrabbiati, sui quali si fosse gettato acqua bollente. La Santa comprese che quando un'anima, ricca d'amore, disprezza sinceramente il regno del mondo e tutte le vanità che il nemico del genere umano le presenta, la potenza diabolica s'affievolisce, si annienta; nè osa più tentare l'uomo che, avendo resistito una volta con tanto valore, ha riportato splendida vittoria.