CAPITOLO LI. - NASCITA DELLA BEATA VERGINE MARIA
Santa Gertrude di Helfta

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Nella Natività della beata Vergine, mentre Geltrude recitava tante Ave
Maria quanti giorni quella brillante Stella del mare aveva impiegato a
crescere nel seno materno, chiese quali favori otterrebbero le anime
che avessero compiuta la stessa divozione, con slancio d'amore.
Rispose la dolcissima Vergine: «Esse
divideranno meco ne' cieli, le gioie che ho ricevuto, e che ricevo
ancora per le virtù di cui la SS. Trinità volle abbellire ogni giorno
l'anima mia».
Durante l'antifona « Ave decus » ella vide aprirsi il cielo. Un
magnifico trono, portato dagli angeli, venne deposto in mezzo ai coro.
Su di esso la celeste Regina si sedette maestosamente, mostrando col
viso dolce e amabile che era pronta a esaudire i desideri della
Comunità. I Santi Angeli circondavano il trono e lo sorreggevano con
riverenza, prodigando ferventi omaggi alla degnissima Madre del loro
Signore. La falange innumerevole degli spiriti celesti si unì ai due
cori salmodianti, lodando cogli stessi inni la Sovrana di gloria. Un
Angelo stava davanti a ciascuna persona portando un ramo fresco e
verdeggiante; questi rami producevano fiori e frutti vari, secondo le
disposizioni dellapersona davanti alla quale era collocata. Quando
tutto fu finito, gli Angeli volarono a portare festosamente i rami
fioriti alla Vergine Maria, e si dìsposero con rispetto intorno al
trono della grande Regina per aumentarne la gloria e la bellezza.
Geltrude chiese allora alla Madre di Dio: « Ahimè, dolcissima Signora,
come sono triste di non poter salmodiare le tue lodi con i cori
angelici ». L'amabile Vergine rispose: « La tua buona volontà, figlia mia,
supplisce a tutto ed il fervore col quale hai assistito al Vespro per
onorarmi, usando secondo la tua abitudine, del melodioso istrumento del
dolcissimo Cuore di Gesù, sorpassa di molto ogni omaggio esteriore. Per
dartene prova evidente voglio io stessa presentare alla SS. Trinità
sempre adorabile, come offerta preziosissima, il ramoscello che la tua
buona volontà ha adornato dei fiori più belli e dei frutti più squisiti
».
Durante Mattutino ella vide in spirito come i Santi Angeli riunivano
fiori e frutti, cioè le diverse intenzioni, preghiere, sacrifici della
Comunità, per offrirli devotamente alla Vergine Maria; i fiori erano
più belli, vaghi, fragranti a seconda che ciascun'anima aveva
maggiormente lottato e sofferto, con intenzione più pura. Al Gloria
Patri del IV Responsorio; Geltrude lodò l'Onnipotenza del Padre, la
Sapienza ammirabile del Figlio, la sorprendente Bontà dello Spirito
Santo, per la quale l'adorabile Trinità ha potuto, saputo. e voluto
formarsi una Vergine così colma di grazia, comunicandole, per la
salvezza del genere umano, l'abbondanza della sua beatitudine.
Si levò allora la Madre di Dio, e ponendosi davanti alla SS. Trinità,
chiese per Geltrude, da parte dell'Onnipotenza, della Sapienza e della
Bontà divina, tutte le grazie possibili a riceversi da una creatura in
questa vita. L'adorabile Trinità, accogliendo favorevolmente tale
supplica, diede alla Santa una celeste benedizione che la irrorò di
mistica rugiada. Al canto dell'antifona: « Quam pulchra es! » Geltrude
impossessandosi del Cuore di Gesù, l'offrì a gloria della sua dolce
Madre. L'amabile Gesù, figlio unico del Padre, nella sua bontà, mostrò
alla sua eletta quanto tale azione gli fosse gradita, e le disse
salutandola con un cenno del capo: « A suo tempo ti restituirò nella
mia regale munificenza, l'onore che mi hai dato, lodando in mio nome,
la Regina del cielo ».
Durante l'antifona: « Adest namque Nativitas - Ecco la Natività » alle
parole « Ipsa intercedat pro peccatis nostris - Ch'Ella interceda per i
nostri peccati » la Madre di Dio parve offrire riverentemente al suo
divin Figlio un rotolo che gli Angeli le avevano presentato, e sul
quale erano scritte a caratteri d'oro queste parole: « Ipsa intercedat
». Il Figlio di Dio rispose con tenerezza: « In virtù della mia
Onnipotenza, o Madre venerata, io ti accordo il potere di ottenere
propiziazione, come meglio crederai, per i peccati di coloro che
implorano il tuo soccorso ».
Durante la S. Messa, mentre alla sequenza: Ave praeclara, si cantavano
le parole: « Ora Virgo nos illo pane coeli dignos effici - Domanda, o
Vergine, che siamo resi degni di questo Pane del cielo », la Sovrana
celeste si volse verso il Figlio suo, con le mani giunte, lo sguardo
pieno di tenerezza, supplicando grazie per coloro che l'invocavano. Il
Signore benedisse tutte quelle anime, con un salutare segno di croce
per prepararle a ricevere e a conservare il Sacramento vivificante del
suo Corpo e del suo Sangue.
Al versetto « Audi nos, nam te Filius nihil negans honorat - Ascoltaci,
perchè il tuo Figlio si onora di nulla negarti», la gloriosa Vergine
parve assidersi a lato di Gesù, su di un trono elevato. Geltrude le
chiese: « Perchè mai, o Madre di misericordia, non preghi per noi? ».
Ella rispose: «Parlo per
voi, cuore a cuore, col mio diletto Figliolo»: In seguito
venne ripetuto il medesimo versetto. Allora la celeste Sovrana stese la
sua dolce mano sulla Comunità, poi si alzò, come attratta dai desideri
di ciascun'anima, che accolse e presentò a Gesù.
Al versetto seguente: « Salva nos, Jesu, pro quibus Virgo Mater te orat
- Salvaci, Gesù, perchè la Vergine Maria prega per noi », il Signore si
alzò a sua volta, si chinò con bontà sulla Comunità e disse: «Eccomi
pronto ad esaudire ogni vostra desiderio ».
Mentre Geltrude, felice per la solennità di quel giorno, meditava
diversi pensieri, non sapendo quali scegliere, disse alla Madre di Dio:
« I motivi per rallegrarci in questa tua gloriosa Assunzione sono
innumerevoli, vorrei però sapere dalla tua bontà come gli Angeli in
cielo celebrano la solennità della tua nascita, perchè la nostra
divozione in terra ne abbia valido accrescimento».
Rispose Maria: « Gli
Angeli nella gloria celeste mi ricordano, con gaudio immenso; le gioie
ineffabili che gustarono durante i nove mesi che vissi nel seno di mia
Madre, crescendo di giorno in giorno, sotto, la loro vigile custodia.
Essi infatti vedevano, nello specchio della SS. Trinità, la dignità
incomparabile del corpo che allora si andava formando,
quale strumento di cui il Signore si sarebbe servito per la
salvezza dei mondo; così si facevano un piacere di contribuire al mio
sviluppo, diffondendo influssi divini nell'atmosfera e su tutto quello
che poteva. influire al mio nutrimento nel seno materno. Gli Arcangeli
contemplando nello specchio della Divinità, la sublimità delle mie
cognizioni divine, l'intimità e l'unione eccezionale alla quale la mia
anima era preparata con attitudini superiori agli Angeli e agli uomini,
mi offrivano festosamente il loro ministero. Anche le altre Gerarchie
vedendo la somiglianza che avrei avuto con ciascuna di esse, mi
offrivano amorosamente i loro servizi a gloria del Creatore. Ora sono
ricompensati in cielo, ove. gustano gioie eteme ».
A Compieta, durante la Salve Regina, Geltrude si pentì della negligenza
usata nel culto: alla gran Madre di Dio, e pregò Gesù di supplire per
lei. Offerse adunque l'antifona per mezzo dei Cuore di Gesù il quale,
dirigendo i suoi affetti verso la dolce sua Madre, le presentò tante
cannule d'oro quante erano le brame di Geltrude di onorarla. La
tenerezza filiale di Gesù per Maria vibrava deliziosamente in quegli
strumenti, supplendo ad ogni negligenza della Santa.
Noi pure possiamo ottenere dal misericordioso Redentore, tale
supplemento, recitando la preghiera seguente, o altra consimile.
« O dolce Gesù, in nome di quell'amore che ci hai dimostrato,
degnandoti di rivestirti della nostra carne e nascere dalla più pura
delle Vergini, per supplire a ciò che manca a noi, povere creature, ti
scongiuro di riparare per mezzo del tuo dolcissimo Cuore, le colpe
tante volte commesse nel culto e servizio della Madre tua, la quale in
tutti i bisogni non ha mai cessato di farmi provare la sua clemenza e
bontà. Per mostrarle degna riconoscenza, ti prego, amatissimo Gesù, di
offrirle il tuo dolcissimo Cuore colmo di beatitudine; mostrale in esso
quel divino amore col quale fin all'eternità l'hai preferita ad ogni
creatura, scelta per tua Mardre, preservata dalla macchia orginale,
ornata di tutte le virtù e di tutte le grazie. Rappresentale tutta la
tenerezza con la quale l'hai accarezzata nella tua infanzia mentre ti
riscaldava nel suo seno materno.
Mostrale ancora quella fedeltà con cui l'hai obbedita in tutto, quale
figliolo, Tu che sei il regolatore del cielo e della terra. Tale
fedeltà le dimostrasti soprattutto nell'ora di morte, quando dimentico,
per così dire, dei tuoi dolori, compatisti con ineffabile tenerezza la
sua desolazione, dandole un difensore e figliuolo, S. Giovanni.
Finalmente rappresentale quell'inesprimibile amore che le dimostrasti
nel conferirle quella sublime dignità che il giorno dell'Assunzione la
innalza al di sopra di tutti i cori degli Angeli, costituendola Regina
dei cielo e della terra. Fa, o buon Gesù, ch'Ella ci sia Madre
propizia, in vita e, nell'ora di morte, protettrice e amabilissima
Avvocata ».
Mentre Geltrude invocava il soccorso della celeste Madre con queste
parole: « Efa ergo advocata nostra » le sembrò che la Vergine fosse
attratta verso di lei da una forza potente, perchè tutte le volte che
s'invoca Maria col titolo di Avvocata, la sua tenerezza materna si
commuove in modo tale, da non poter nulla rifiutare.
Alle altre parole: « illos tuos misericordes oculos », la Vergine prese
la testa del suo Figlio e la inchinò dolcemente, verso la Santa,
dicendo: « Eccoti i miei occhi misericordiosi, io li flssai su coloro
che m'invocano per ottenere frutti di vita eterna ».
Il Signore si degnò d'insegnare a Geltrude a ripetere, almeno una volta
al giorno, l'invocazione: « Efa ergo advocata nostra, illos tuos
m.isericordes oculos ad nos converte », assicurandole un potente
soccorso per l'ora di morte.
La Santa offrì allora alla beata Vergine centocinquanta Ave Maria,
recitate in suo onore, per ottenere la sua assistenza e tenerezza
materna nell'ora del trapasso. Vide tosto quelle preghiere sotto forma
di monete d'oro, offerte al Giudice supremo il Quale, a sua volta, le
presentava alla Madre sua. Essa le riceveva da fedele economa e le
metteva in serbo a una a una per profitto e conforto di Geltrude, la
quale all'uscire da questo mondo avrebbe ricevuto dal Giudice divino
tante consolazioni quante preghiere aveva offerto alla Madonna.
Comprese ancora Geltrude che, se un'anima raccomanda la sua ultima ora
ad un Santo qualsiasi con suppliche speciali, quelle preghiere vengono
subito portate al tribunale del Sovrano Giudice e il Santo, che le ha
ispirate, ne diventa il custode per mutarle in grazie da dare, al
momento opportuno, al suo cliente.