SCRUTATIO

Martedi, 3 giugno 2025 - San Carlo Lwanga ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXXVI. - NEL SOLENNE GIORNO DELL'ASCENSIONE DI GESU' AL CIELO

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XXXVI. - NEL SOLENNE GIORNO DELL'ASCENSIONE DI GESU' AL CIELO
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Nel giorno solenne dell'Ascensione, Geltrude, fin dal mattino, cercò quale dolce omaggio di tenerezza avrebbe potuto offrire al Signore nella stessa ora della sua ascesa al cielo, cioè a mezzogiorno. Gesù le disse: «Tu puoi indirizzarmi fin da questo momento le lodi che vorresti presentarmi a mezzogiorno, perchè venendo in te questa mattina, col Sacramento dell'Altare, gusterò di nuovo tutte le gioie della mia Ascensione».

« Insegnami, o dolce Maestro - riprese Geltrude - come potrei organizzare una processione che ti sia gradita, in memoria di quella passeggiata così celebre che hai fatto coi tuoi discepoli da Gerusalemme a Betania, prima di salire al Padre ». Rispose il Signore: « Il nome Betania significa casa d'obbedienza. Chi vuole organizzare una processione degna di me deve, con l'offerta completa della sua volontà, introdurmi nel fondo più segreto dell'anima sua; e poi pentirsi di avere tante volte preferito la sua volontà alla mia, proponendo di cercare, di desiderare e di compiere il mio divino beneplacito».

Mentre stava per ricevere la S. Comunione, Gesù le disse: « Ecco che Io vengo a te, mia Sposa, meno per dirti addio, che per condurti con me a presentarti al Padre». Ella allora comprese che il Signore, dandosi ad un'anima col Sacramento del suo Corpo e dei Suo Sangue, attira e imprime nel suo essere divino il desiderio e la buona volontà di quella creatura. Come la cera offre allo sguardo il sigillo con cui fu marcata, così il Figlio di Dio presenta al Padre quella sua creatura di cui ha impresso l'immagine in se stesso, e ottiene per la medesima grazie grandi.

Geltrude offerse poi al Signore un certo numero di brevi invocazioni ch'ella, in unione con altri, avevano rivolte a Gesù, nel desiderio d'infiorare le sue Piaghe e le sue sacratissime membra nella trionfante Ascensione. Apparve allora subito il Signore Gesù davanti al Padre, risplendente di ricchi gioielli. Il Padre celeste, nella potenza infinita della sua Divinità, pareva attrarre ed assorbire quello splendore di cui le anime fervorose avevano adornato il suo Figlio unico. Egli ne rifletteva la meravigliosa luce sui troni riservati in cielo alle anime che avevano recitate quelle brevi invocazioni, e preparava loro una gloria speciale dopo il terreno esilio.

All'ora di Nona la Santa concentrò tutta l'attenzione nel suo Sposo divino, come se realmente dovesse in quel momento salire al cielo. Egli le apparve più bello di tutti i figlioli degli uomini (Ps. XIAV, 3). Era rivestito di una tunica verde e di un mantello rosa. La, tunica simboleggiava la linfa e la freschezza di tutte le virtù, la cui suprema perfezione era sbocciata nella santissima sua Umanità. Il manto rappresentava l'incomprensibile amore che ha condotto il Salvatore a soffrire per noi trattamenti indegni, come se non avesse potuto acquistare meriti, che a prezzo degli strazi della Passione. Il Re di gloria, in quel magnifico paludamento, accompagnato da una moltitudine di Angeli, s'avanzò in mezzo al coro. Cinse teneramente col braccio destro ciascuna Religiosa che si era comunicata al mattino e depose sulle loro labbra un bacio divino, dicendo: « Ecce ego vobiscum sum, usque ad consummationem saecult - Ecco che sono con voi fino alla consumazione dei secoli» (Mat. XXVIII, 20). A qualcuna offerse anche un anello d'oro, adorno di una gemma stupenda, dicendo: « Non relinquam vos orphanos, veniam ad vos iterum - Non vi lascerà orfani: ritornerò a voi » (Giov, XIV, 18). Geltrude, piena chi ammirazione, disse: « O Gesù, ricco in bontà e misericordia, queste Monache hanno forse meritato qualche cosa più ¢elle altre, giacché tu ti sei degnato mettere loro in dito un anello, come pegno di speciale amore? » Egli rispose: «Durante il pranzo esse hanno pensato con devozione alla accondiscendenza ch'ebbi nel cibarmi coi miei discepoli, prima di salire al cielo: Ad ogni boccone preso, meditando quel versetto: «Virtus tui divina amoris... ecc. - La forza del tuo divino amore m'incorpori a Te tutt'intiera» la gemma del loro anello acquistava una virtù affatto speciale».

Quando il coro cantò l'antifona Elevatis manibus... ella vide Gesù inalzarsi al cielo per propria virtù, circondato da una moltitudine di Angeli, che lo scortavano rispettosamente. Mentre ascendeva benedisse la Comunità riunita, con ampio segno di croce, dicendo: « Pacem meam do vobis: pacein meam relinquo vobis - Vi dò la pace: vi lascio la mia pace » (Giov. XIV, 27). In quell'istante Geltrude comprese che con quella benedizione, il Signore aveva diffuso la sua divina pace nelle anime che si erano preparate divotamente alla solennità dell'Ascensione. Tale pace era così grande, che nessuna vicissitudine avrebbe mai più potuto perturbarla, perchè resterebbe sempre in fondo a quelle anime, come scintilla sotto la cenere.