CAPITOLO XII. - L'ANNUNCIAZIONE
Santa Gertrude di Helfta
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Nella vigilia dell'Annunciazione, mentre si sonava la campana del
Capitolo, Geltrude, inalzando l'anima a Dio, vide in spirito Gesù e
Maria nella sala capitolare. Il Salvatore occupava il seggio abbaziale,
aspettando tranquillamente l'arrivo delle Monache che accoglieva con un
sorriso d'ineffabile bontà.
Quando, secondo la prescrizione del calendario, venne proclamata la
festa dell'Annunciazione, il Signore Gesù si volse verso la Madre sua e
la salutò con un affettuoso cenno del capo, che rinnovò nella Vergine
le ineffabili gioie provate quando l'incomprensibile Divinità,
incarnandosi nel suo seno, si degnò di unirsi all'umana natura.
La Comunità si mise in preghiera e recitò il salmo: « Miserere mei,
Deus etc. ». Il Signore raccolse a una a una quelle parole, deponendole
poi, quasi perle smaglianti, nelle mani della Vergine Maria: Ella
pareva stringere al cuore flaconcini esalanti profumo soavissimo, che
adornava con quelle perle, cioè con le preghiere recitate dalla
Comunità, e offerte a Lei dal suo divin Figlio. Geltrude comprese poi
che quei flaconi di profumo, simboleggiavano una prova che aveva
colpito il giorno prima il Monastero, in modo inaspettato, senza che
nessuno vi desse causa; Quella pena era stata confidata alla Madre di
misericordia. Siccome Geltrude si stupiva di quel simbolo, Gesù la
illuminò dicendole: « Le
signore eleganti portano flaconi profumati più volentieri di altri
ornamenti, perché quelle fragranze sono assai gradevoli. Così io trovo
le mie delizie nei cuori di coloro che confidano con umiltà, pazienza e
gratitudine le miserie della loro vita alla mia bontà paterna, la quale
trasforma in bene, per coloro che mi amano, tanto le prosperità come le
avversità del mondo ».
Geltrude domandò a Nostro Signore perchè mai andava istruendola con
immagini così materiali. Egli le fece capire che, appunto nell'inno di
quella festa, si alludeva alla porta chiusa che Ezechiele aveva visto
in spirito e concluse: « Come
i profeti hanno previsto l'ordino e il modo dell'Incarnazione, della
Passione e della Risurrezione sotto simboli mistici, così le cose
invisibili e spirituali non possono essere comprese dall'umano
intelletto, se non sotto forma d'immagini: perciò nonchè trascurare
questi simboli materiali, devi gustarne le ascose delizie
».
A Mattutino durante il canto dell'Invitatorio: « Ave Maria », Geltrude
vide tre ruscelli. meravigliosi zampillare, come da divina sorgente,
dal Padre; dal Figlio, dallo Spirito Santo, poi scorrere nel Cuore
della Vergine Madre, e indi risalire rapidi fino alla sorgente donde
erano partiti. La Regina del cielo, ricca di sapienza e di bontà,
riceveva dalla SS. Trinità un luminoso riverbero che la rendeva
onnipotente pressa il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. La Santa
comprese ancora che quando si recita divotamente l'Ave Maria, tre
ruscelli circondano la Vergine, attraversano il suo Cuore immacolato,
producendovi mirabili effetti e ritornano là donde sono partiti. Questo
flusso e riflusso si trasforma in getto di letizia che investe gli
Angeli, i Santi e reca si fedeli militanti, che ripetono la salutazione
angelica, il bene loro derivato dal mistero dell'Incarnazione.
Quando nella liturgia si ripeteva un testo concernente la purezza della
Vergine Santa come a esempio: « Haec est quae nescivit thorum etc.
Domus pudici etc. Clausa parentis viscera etc. », i Santi si alzavano
ad offrire i loro omaggi alla Vergine sovrana, ringraziando il Signore
per i doni a Lei concessi per la salvezza del mondo. S. Gabriele
arcangelo era investito da un raggio di divina luce, tutte le volte che
si recitavano le parole ch'Egli aveva pronunciato il giorno
dell'Annunciazione. Quando parimenti si nominano San Giuseppe, Sposo dì
Maria SS., tutti i Santi s'inchinavano con rispetto verso di Lui e gli
dimostravano l'immensa letizia che provavano per la sua dignità.
Durante la S. Messa nella quale doveva comunicarsi, Geltrude vide la
Madre celeste adorna dello splendore di tutte le virtù; prostrandosi
umilmente ai suoi piedi, la supplicò di aiutarla a ricevere degnamente
il Corpo ed il Sangue del Figlio suo. La Vergine pose sul cuore della
Santa uno splendido gioiello, ornato di sette perle preziose, le quali
simboleggiavano le virtù per cui Maria SS. piacque al Signore:
l'immacolata purezza, l'umiltà feconda, gli ardenti desideri, 1a
scienza luminosa, la fiamma inestinguibile dell'amore, il gaudio del
riposo in Dio, la confidente tranquillità. L'anima adorna di quel
magnifico gioiello, piacque tanto al Signore, ch'Egli a sè l'attrasse,
ricolmandola di dolci carezze.
Mentre si cantava all'ora di Terza; l'antifona Arte mira - Con arte
meravigliosa, lo Spirito Santo parve uscire dal Cuore di Dio, quasi
leggera auretta che sfiorava e, per così dire, accarezzava le sette
perle preziose, incastonate nel gioiello della Santa; quel soffio
divino, toccheggiando le sette gemme traeva, per la divina gloria,
un'armonia ineffabile, come da uno strumento musicale.
Mentre al Vangelo si leggevano le parole: Ecce Ancilla Domini, Geltrude
salutò divotamente la gran Madre di Dio, le ricordò la gioia ineffabile
provata, quando pronunciò quelle parole abbandonando con piena
confidenza alla divina Volontà la sua persona, e tutto quanto in essa
doveva operarsi. La Vergine le rispose con dolce bontà: « A colui che m'invocherà in nome
di questa ineffabile gioia, mi mostrerò quale si domanda nell'inno di
questo giorno: "Monstra Te esse Matrem", cioè sarò per lui vera Madre
del Re e del supremo Pontefice; del Re per potenza; del Pontefice per
l'eccesso della tenerezza e della misericordia di cui lo circonderò
».
Durante i vespri all'antifona: « Haec est dies quam fecit Dominus.
Hodie Dominus afflictionem populi sui respexit et redemptionem misit.
Hodie, mortem quam femina intulit, femina fugavit (geneflectio). Hodte,
Deus homo factus id quod fuit permansit, et quod non erat assumpsit.
Ergo esordium redemptionis devote recolamus, et exultemus dicentes:
Gloria tibi, Domine - Oggi è it giorno che il Signore ha fatto. Oggi il
Signore ha guardato l'afflizione del suo popolo e gli ha mandato la sua
redenzione. Oggi una donna ha messo in fuga la morte che un'altra donna
aveva procurato. (In ginocchio). Oggi Dio fatto uomo, restando quello
che sempre fu, si rivestì di quello che non fu giammai. Ricordiamoci,
con amore dell'inizio di nostra Redenzione e diciamo, tra-salendo di
gioia: Gloria a Te, o Signore. La Comunità si prostrò per venerare il
grande mistero dell'Incarnazione del Signore. Il figlio di Dio, Re
supremo, commosso da quelle parole che gli ricordavano l'amore che lo
portò a farsi per noi uomo, si levò dal suo regale seggio e disse al
Padre suo « Fratres met venerunt ad me - I miei fratelli vennero a me »
(Gen.XLVI, 30). Oh, quale dolcezza dovette provare il Padre, sentendo
quelle parole dal diletto Figlio, nel quale aveva posto tutte le sue
compiacenze! Con quale trasporto dovette partecipare i suoi tesori ai
fratelli del suo unico Figlio, mostrandosi infinitamente più generoso
del Faraone d'Egitto che, secondo la Genesi, felicitò Giuseppe, e colmò
di benefici tutti i suoi fratelli!
Geltrude conobbe in seguito quale preghiera tornerebbe più gradita, in
quella festa, alla gran Madre di Dio. La Vergine stessa le confidò che
se ciascun giorno dell'ottava si recitassero devotamente quarantacinque
Ave Maria, in memoria dei giorni che Gesù trascorse nel suo seno
verginale, ella accetterebbe tale omaggio come se l'avessero
amorosamente servita e assistita, dal momento della concezione di Gesù,
fino all'ora beata della sua nascita. E come non avrebbe potuto nulla
negare a chi l'avesse circondata di simili premure, così le sarebbe
impossibile non esaudire chi le avesse reso tale omaggio.
Geltrude capì meglio poi, mediante una divina ispirazione, come
bisognava recitare l'Ave Maria. Alla parola Ave doveva chiedere
conforto per le persone afflitte; alla seguente Maria, che vuol dire
mare di amarezza, pregare per la perseveranza dei penitenti; alle
altre: gratia plena, chiedere il sapore della grazia per quelli che più
non la gustano; al Dominus tecum, implorare il perdono per i peccatori;
al benedicta tu in mulieribus, il perfezionamento dei giusti; alla
parola Jesus, che è splendor paternae claritatis, chiedere la vera
scienza; alle parole Christus et figura substantiae ejus, l'amore
divino per coloro che non amano. A ogni Ave Maria bisogna aggiungere
queste parole: Jesu, splendor paternae charitatis et figura substantiae
ejus - Gesù, splendore della gloria del Padre e figura della sua
sostanza.