Scrutatio

Venerdi, 3 maggio 2024 - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi)

CAPITOLO XII. - L'ANNUNCIAZIONE

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XII. - L'ANNUNCIAZIONE
font righe continue visite 88

Nella vigilia dell'Annunciazione, mentre si sonava la campana del Capitolo, Geltrude, inalzando l'anima a Dio, vide in spirito Gesù e Maria nella sala capitolare. Il Salvatore occupava il seggio abbaziale, aspettando tranquillamente l'arrivo delle Monache che accoglieva con un sorriso d'ineffabile bontà.

Quando, secondo la prescrizione del calendario, venne proclamata la festa dell'Annunciazione, il Signore Gesù si volse verso la Madre sua e la salutò con un affettuoso cenno del capo, che rinnovò nella Vergine le ineffabili gioie provate quando l'incomprensibile Divinità, incarnandosi nel suo seno, si degnò di unirsi all'umana natura.

La Comunità si mise in preghiera e recitò il salmo: « Miserere mei, Deus etc. ». Il Signore raccolse a una a una quelle parole, deponendole poi, quasi perle smaglianti, nelle mani della Vergine Maria: Ella pareva stringere al cuore flaconcini esalanti profumo soavissimo, che adornava con quelle perle, cioè con le preghiere recitate dalla Comunità, e offerte a Lei dal suo divin Figlio. Geltrude comprese poi che quei flaconi di profumo, simboleggiavano una prova che aveva colpito il giorno prima il Monastero, in modo inaspettato, senza che nessuno vi desse causa; Quella pena era stata confidata alla Madre di misericordia. Siccome Geltrude si stupiva di quel simbolo, Gesù la illuminò dicendole: « Le signore eleganti portano flaconi profumati più volentieri di altri ornamenti, perché quelle fragranze sono assai gradevoli. Così io trovo le mie delizie nei cuori di coloro che confidano con umiltà, pazienza e gratitudine le miserie della loro vita alla mia bontà paterna, la quale trasforma in bene, per coloro che mi amano, tanto le prosperità come le avversità del mondo ».

Geltrude domandò a Nostro Signore perchè mai andava istruendola con immagini così materiali. Egli le fece capire che, appunto nell'inno di quella festa, si alludeva alla porta chiusa che Ezechiele aveva visto in spirito e concluse: « Come i profeti hanno previsto l'ordino e il modo dell'Incarnazione, della Passione e della Risurrezione sotto simboli mistici, così le cose invisibili e spirituali non possono essere comprese dall'umano intelletto, se non sotto forma d'immagini: perciò nonchè trascurare questi simboli materiali, devi gustarne le ascose delizie ».

A Mattutino durante il canto dell'Invitatorio: « Ave Maria », Geltrude vide tre ruscelli. meravigliosi zampillare, come da divina sorgente, dal Padre; dal Figlio, dallo Spirito Santo, poi scorrere nel Cuore della Vergine Madre, e indi risalire rapidi fino alla sorgente donde erano partiti. La Regina del cielo, ricca di sapienza e di bontà, riceveva dalla SS. Trinità un luminoso riverbero che la rendeva onnipotente pressa il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. La Santa comprese ancora che quando si recita divotamente l'Ave Maria, tre ruscelli circondano la Vergine, attraversano il suo Cuore immacolato, producendovi mirabili effetti e ritornano là donde sono partiti. Questo flusso e riflusso si trasforma in getto di letizia che investe gli Angeli, i Santi e reca si fedeli militanti, che ripetono la salutazione angelica, il bene loro derivato dal mistero dell'Incarnazione.

Quando nella liturgia si ripeteva un testo concernente la purezza della Vergine Santa come a esempio: « Haec est quae nescivit thorum etc. Domus pudici etc. Clausa parentis viscera etc. », i Santi si alzavano ad offrire i loro omaggi alla Vergine sovrana, ringraziando il Signore per i doni a Lei concessi per la salvezza del mondo. S. Gabriele arcangelo era investito da un raggio di divina luce, tutte le volte che si recitavano le parole ch'Egli aveva pronunciato il giorno dell'Annunciazione. Quando parimenti si nominano San Giuseppe, Sposo dì Maria SS., tutti i Santi s'inchinavano con rispetto verso di Lui e gli dimostravano l'immensa letizia che provavano per la sua dignità.

Durante la S. Messa nella quale doveva comunicarsi, Geltrude vide la Madre celeste adorna dello splendore di tutte le virtù; prostrandosi umilmente ai suoi piedi, la supplicò di aiutarla a ricevere degnamente il Corpo ed il Sangue del Figlio suo. La Vergine pose sul cuore della Santa uno splendido gioiello, ornato di sette perle preziose, le quali simboleggiavano le virtù per cui Maria SS. piacque al Signore: l'immacolata purezza, l'umiltà feconda, gli ardenti desideri, 1a scienza luminosa, la fiamma inestinguibile dell'amore, il gaudio del riposo in Dio, la confidente tranquillità. L'anima adorna di quel magnifico gioiello, piacque tanto al Signore, ch'Egli a sè l'attrasse, ricolmandola di dolci carezze.

Mentre si cantava all'ora di Terza; l'antifona Arte mira - Con arte meravigliosa, lo Spirito Santo parve uscire dal Cuore di Dio, quasi leggera auretta che sfiorava e, per così dire, accarezzava le sette perle preziose, incastonate nel gioiello della Santa; quel soffio divino, toccheggiando le sette gemme traeva, per la divina gloria, un'armonia ineffabile, come da uno strumento musicale.

Mentre al Vangelo si leggevano le parole: Ecce Ancilla Domini, Geltrude salutò divotamente la gran Madre di Dio, le ricordò la gioia ineffabile provata, quando pronunciò quelle parole abbandonando con piena confidenza alla divina Volontà la sua persona, e tutto quanto in essa doveva operarsi. La Vergine le rispose con dolce bontà: « A colui che m'invocherà in nome di questa ineffabile gioia, mi mostrerò quale si domanda nell'inno di questo giorno: "Monstra Te esse Matrem", cioè sarò per lui vera Madre del Re e del supremo Pontefice; del Re per potenza; del Pontefice per l'eccesso della tenerezza e della misericordia di cui lo circonderò ».

Durante i vespri all'antifona: « Haec est dies quam fecit Dominus. Hodie Dominus afflictionem populi sui respexit et redemptionem misit. Hodie, mortem quam femina intulit, femina fugavit (geneflectio). Hodte, Deus homo factus id quod fuit permansit, et quod non erat assumpsit. Ergo esordium redemptionis devote recolamus, et exultemus dicentes: Gloria tibi, Domine - Oggi è it giorno che il Signore ha fatto. Oggi il Signore ha guardato l'afflizione del suo popolo e gli ha mandato la sua redenzione. Oggi una donna ha messo in fuga la morte che un'altra donna aveva procurato. (In ginocchio). Oggi Dio fatto uomo, restando quello che sempre fu, si rivestì di quello che non fu giammai. Ricordiamoci, con amore dell'inizio di nostra Redenzione e diciamo, tra-salendo di gioia: Gloria a Te, o Signore. La Comunità si prostrò per venerare il grande mistero dell'Incarnazione del Signore. Il figlio di Dio, Re supremo, commosso da quelle parole che gli ricordavano l'amore che lo portò a farsi per noi uomo, si levò dal suo regale seggio e disse al Padre suo « Fratres met venerunt ad me - I miei fratelli vennero a me » (Gen.XLVI, 30). Oh, quale dolcezza dovette provare il Padre, sentendo quelle parole dal diletto Figlio, nel quale aveva posto tutte le sue compiacenze! Con quale trasporto dovette partecipare i suoi tesori ai fratelli del suo unico Figlio, mostrandosi infinitamente più generoso del Faraone d'Egitto che, secondo la Genesi, felicitò Giuseppe, e colmò di benefici tutti i suoi fratelli!

Geltrude conobbe in seguito quale preghiera tornerebbe più gradita, in quella festa, alla gran Madre di Dio. La Vergine stessa le confidò che se ciascun giorno dell'ottava si recitassero devotamente quarantacinque Ave Maria, in memoria dei giorni che Gesù trascorse nel suo seno verginale, ella accetterebbe tale omaggio come se l'avessero amorosamente servita e assistita, dal momento della concezione di Gesù, fino all'ora beata della sua nascita. E come non avrebbe potuto nulla negare a chi l'avesse circondata di simili premure, così le sarebbe impossibile non esaudire chi le avesse reso tale omaggio.

Geltrude capì meglio poi, mediante una divina ispirazione, come bisognava recitare l'Ave Maria. Alla parola Ave doveva chiedere conforto per le persone afflitte; alla seguente Maria, che vuol dire mare di amarezza, pregare per la perseveranza dei penitenti; alle altre: gratia plena, chiedere il sapore della grazia per quelli che più non la gustano; al Dominus tecum, implorare il perdono per i peccatori; al benedicta tu in mulieribus, il perfezionamento dei giusti; alla parola Jesus, che è splendor paternae claritatis, chiedere la vera scienza; alle parole Christus et figura substantiae ejus, l'amore divino per coloro che non amano. A ogni Ave Maria bisogna aggiungere queste parole: Jesu, splendor paternae charitatis et figura substantiae ejus - Gesù, splendore della gloria del Padre e figura della sua sostanza.