Scrutatio

Lunedi, 5 maggio 2025 - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi)

CAPITOLO II. - DELLA DOLCE VIGILIA DEL S. NATALE

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO II. - DELLA DOLCE VIGILIA DEL S. NATALE
font righe continue visite 162

Il giorno dopo, essendo Geltrude ancora sveglia per un certo tempo prima di Mattutino, si ricordò davanti a Dio, nell'amarezza del cuore, di una colpa d'impazienza che le era sfuggita per trascuratezza di chi la serviva. Sentendo però ben tosto il primo tocco di Mattutino, si levò con anima gioiosa, lodando Dio, perchè quella campana annunciava la prossima festa della soave Natività di Gesù.

Il Padre celeste allora le rivolse dolcemente la parola « Io mando all'anima tua quello stesso amore che ho inviato davanti al Volto dell'unico mio Figlio, per purificare il mondo dal peccato; Io te lo mando perchè, purificata da ogni colpa, liberata da qualsiasi traccia di negligenza, tu giunga alla festa della Natività degnamente adorna di virtù ».

Anche dopo aver ricevuto un dono così splendido, Geltrude meditava in cuore il triste ricordo della colpa commessa, dichiarandosi indegna delle grazie divine, per aver reagito con impazienza di fronte ad una leggera dimenticanza.

Allora la divina misericordia la illuminò con questo insegnamento: « Tutti i pensieri che l'uomo coltiva riguardo alle sue colpe, dopo la penitenza fatta, di cui la Scrittura ha detto: « In quacumque hora conversus fuerit peccator et ingemuerit, omnium peccatorum suorum non recordabor amplius - In qualsiasi ora il peccatore si convertirà e si pentirà, non mi ricorderò più dei suoi peccati », tutti quei pensieri, dico, non hanno altro fine che di renderlo più adatto a ricevere la divina grazia ».

Al secondo tocca della campana, mentre Geltrude si disponeva a lodare il Signore, Dio Padre le disse: « Io mando nuovamente all'anima tua quell'amore che ho inviato davanti al Volto del Figlio mio, per riscattare tutti i difetti della fragile natura umana; tale amore correggerà, in pari tempo, in te le imperfezioni che non possono recarti vantaggio alcuno. Infatti certi difetti possono essere utili perchè coltivano l'umiltà e la compunzione, facendo progredire l'anima nella via della salvezza. Queste imperfezioni le lascio sussistere perfino nelle anime più care, per esercitarle nella virtù. Vi sono però altri difetti che si biasimano quando si scorgono in sè, ma che talvolta si difendono come si difenderebbe la giustizia, e dei quali non si vuole correggersi; essi mettono talora l'uomo in pericolo di dannazione; di tali colpe tu sei ora assolutamente purificata ».

Al terzo suono della campana la Santa si sforzava di lodare fervorosamente il Signore. Allora il Padre Celeste le diede tutte le virtù che aveva deposto, prima della nascita di Gesù, nel cuore degli antichi patriarchi, dei profeti e di tutti i servi fedeli che avevano tanto desiderato il Messia. Tali virtù erano: l'umiltà, il desiderio, la conoscenza, l'amore, la speranza ed altre ancora: era appunto in forza di tali virtù che Geltrude poteva prepararsi degnamente al S. Natale. Il Signore ne compose una specie di tunica, con ornamenti simili a fulgide stelle, poi, mostrandogliela, le chiese: « Che scegli, figlia mia? Vuoi tu essere servita da me, o servirmi? ». Infatti la Santa godeva del suo Dio in due differenti modi. Col primo era così completamente trasportata in Dio con l'estasi, da non poter occuparsi a far del bene al prossimo, col secondo, penetrava il senso profondo delle S. Scritture: l'intelligenza, da Dio illuminata, trovava gusti sorprendenti e deliziosi; pareva quasi che, faccia a faccia con Dio, si divertisse come un amico che si siede con l'amico per giocare, nell'intimità più serena, una partita a scacchi. Allora le era dato partecipare alle anime i tesori ricevuti. Appunto perciò il Signore le aveva chiesto se volesse essere servita, oppure servire. Ma Geltrude, disprezzando il suo vantaggio per cercare quello di Gesù, scelse di servirlo laboriosamente per la sua gloria, invece di gustare passivamente quanto Egli sia dolce nella più eletta sodisfazione dello spirito. La sua scelta piacque singolarmente al Salvatore.

All'inizio del Mattutino ella col « Deus in adjutorium » implorò il divino aiuto. Al Domine labia mea aperies tre volte ripetuto, salutò l'incommensurabile potenza del Padre, l'inesauribile sapienza del Figlio, la bontà infinitamente dolce dello Spirito Santo e adorò con tutto il cuore, con tutta l'anima e tutte le forze, Dio, uno nella Trinità e Trino nell'Unità.

Ai cinque primi versetti del salmo « Domine, quid multiplicati sunt » (Sal III) s'avvicinò alle Piaghe vermiglie di Gesù e le baciò amorosamente.

Al sesto versetto del medesimo salmo, prostrata ai piedi del Signore, l'adorò e Gli offerse fervidi ringraziamenti per la piena remissione de' suoi peccati.

Durante il settimo versetto, rivolgendosi alle Mani del Signore, lo ringraziò per tutti i benefìci ricevuti dalla sua gratuita bontà; all'ottavo versetto salutò la Piaga d'amore del Suo Costato; durante il Gloria s'inchinò profondamente per lodare, in unione con tutte le creature, la radiosa sempre tranquilla Trinità; infine al Sicut erat, avvicinandosi al Cuore di Gesù lo salutò con profonda tenerezza e lo glorificò perchè conteneva in se stesso tutti i misteri incomprensibili della Divinità.

Continuando in questo senso, Geltrude si prostrò al primo versetto del Salmo Venite exultemus, davanti alla Piaga del piede sinistro e implorò completa remissione di tutti i suoi peccati di pensieri e di parole. Alla piaga del piede destro ottenne, col secondo versetto, il supplemento di tutte le sue imperfezioni di pensieri e di parole. Alla Piaga della mano destra, col terzo versetto, ebbe la remissione di tutte le sue opere colpevoli; a quella della mano sinistra, col quarto versetto, ebbe il supplemento a tutte le omissioni di buone opere.

Infine durante il quinto versetto, s'avvicinò alla sacratissima Piaga del Cuore del suo dolcissimo Amante, (che abbonda e sovrabbonda d'ogni bene), la baciò con divozione, purificandosi di ogni macchia nell'acqua e nel Sangue, che il fiero Longino fece scaturire col colpo di lancia. Divenuta candida quale neve, fu adornata di ogni virtù per mezzo di quel prezioso lavacro, e infine, trasportata dai profumati vapori che sfuggono da quella Piaga, fino alla sorgente di ogni bene. Perciò cantò il Gloria Patri in onore e gloria della SS. Trinità e concluse col Sicut erat, dicendolo col Cuore di Gesù, ricettacolo delle divine influenze.

Con l'invitatorio Hodie scietis, che si canta cinque volte durante il Venite, e si ripete due volte dopo il salmo, ricevette da Dio Padre la purificazione delle sette potenze affettive, le quali, mediante l'unione alle santissime affezioni di Gesù Cristo, furono meravigliosamente nobilitate. Durante i salmi che seguirono, Geltrude si tenne davanti a Dio nel suo vestimento adorno di splendide stelle, poi innalzò ferventi brame per ottenere che a gloria della dolce Natività di Gesù, tutti i suoi esercizi spirituali e corporali fossero una lode degna per l'adorabile Trinità.

Durante il suono delle campane che annunciavano le Laudi, il Signore le disse: « Come il suono delle campane annuncia la festa della mia nascita, così io ti accordo che tutte le tue opere, in questa solennità, canti, letture, preghiere, meditazioni, e persino gli atti corporali, come il lavoro, i pasti, il sonno, tutto infine risuoni a gloria della SS. Trinità, in unione ai miei desideri e all'amore mio che mai dissonarono dalla Volontà di Dio Padre». Quando si accesero i sette ceri, il Signore ornò l'anima sua dei sette doni dello Spirito Santo.

Geltrude chiese poi al Signore, in nome dell'accondiscendenza che lo fece nascere in una stalla, la grazia di essere preparata secondo i suoi desideri alla prossima festa.. Il clementissimo Signore gradì assai quella divota brama e mise nel suo cuore, a guisa di muri e di tetto, la sua Onnipotenza, Sapienza e Bontà. La Santa si rallegrava nell'intimo dell'anima, come se fosse stata nella stalla benedetta, perchè sorgeva, sotto forma di leggiadri campanelli sospesi sul tetto e sui muri, le opere compiute da tutte le creature umane con l'aiuto della Potenza, della Sapienza, della Bontà divina e tali opere le erano concesse per aiutarla a celebrare la imminente solennità nel modo a Dio più gradito.

Fra queste dolci gioie che le davano un pregusto di Paradiso, Gesù le apparve per aggiungere doni novelli, poi pose il colmo alla sua amabile accondiscendenza, stabilendosi Lui stesso in quel luogo, con i suoi servi, i principi celesti.

Geltrude recitò allora, in onore di tutte le membra del Sacro Corpo di Gesù, duecento venticinque volte la preghiera: « Laudo, adoro etc. » e le parve che ciascuna di quelle preghierine fosse presentata a Dio, come omaggio di eletta fragranza. Dopo di che il Signore, con un divino abbraccio, purificò tutti i suoi sensi interni ed esterni, rinnovandoli e fortificandoli efficacemente con l'unione a tutte le sue sacratissime membra.

Al suono della campana per il Capitolo, Geltrude rinnovò ferventi lodi a Dio, ringraziandolo perchè volesse degnarsi di presiedere Lui stesso quella riunione, come aveva rivelato a S. Matilde, di felice memoria. (Libro della Grazia speciale L. I. cap. VII).

Ella comprese inoltre che la grande divozione con cui la maggior parte della Comunità si recava ai capitolo, conoscendo la rivelazione fatta a S. Matilde, era per Gesù una specie di soave provocazione, tanto ch'egli aspettava le Religiose con gioia immensa.

Il Salvatore stava già seduto al posto della Madre Abbadessa e pareva regnare al di sopra della medesima, nella gloria della sua divina Maestà, circondato da una moltitudine di spiriti celesti, appartenenti a diversi ordini, e sorretto su di un seggio reale per mezzo dei troni.

Quando la comunità ebbe preso posto in Capitolo, il Signore incapace per così. dire, di trattenere più a lungo la sua gioia, esclamò: « Eccovi infine, o mie carissime anime ». Indi la più giovane cantrice intonò: « Jube Domne benedicere » e l'Abbadessa rispose: « In via mandatorum tuorum etc. ». Allora il Salvatore, stendendo la sua venerabile Mano benedisse il convento con queste parole: « Con l'Onnipotenza di Dio Padre, dò il mio assenso a quanto diceste ». La stessa cantrice continuò: « Jesus Christus, Filius Dei vivi in Bethleem Judae nascitur: Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, nacque in Betlem di Giuda». Tosto i cori angelici, sentendo proclamare la dolce nascita del loro Re, furono riempiti d'ineffabile gaudio e con somma riverenza, si prostrarono a terra per adorarlo.

La Comunità secondo il costume, s'inchinò per recitare il salmo Miserere met Deus; allora gli angeli custodi delle Suore presentarono a Dio il cuore della persona affidata alla loro cura. Da ciascuna di quelle anime che dicevano divotamente il Miserere, il Salvatore sembrava ricevere un nodo avvolto Nexum quemdam eonvolutum, ch'Egli posava sul suo Cuore. Le anime delle Religiose più ardenti nell'amore erano presentate dal Serafini, che sollevando le braccia del Signore offrivano quelle ferventi Spose; le anime più illuminate nella divina scienza, erano offerte dai Cherubini; le Virtù offrivano le anime più virtuose, e così i cori angelici prestavano il loro ministero per offrire le anime che avevano con essi qualche lineamento di somiglianza. Le Suore che, pur conoscendo la sopra citata rivelazione, si mostravano poco ferventi, non erano presentate al Signore per mezzo degli Angeli, ma restavano semplicemente prostrate a terra.

Geltrude s'avvicinò poi a Gesù in ispirito d'umiltà e Gli offerse il primo Miserere che, di solito, si recitava per sè, dicendogli: « Ah mio dolcissimo Sposo, io ben volentieri rinuncio alla mia parte e ti offro questo salmo solo per l'eterna tua lode e gloria! Degnati di usarne anche per il bene de' miei amici, secondo il beneplacito della tua misecordia ». Gradì assai il Signore tale offerta, che prese la forma d'una perla preziosa di splendido bagliore. Egli la incastonò in una magnifica collana sospesa ai collo, già adorna di gemme scintillanti e di fiori d'oro, artisticamente lavorati. Poi disse: « Questa perla d'amore che tu mi hai data, l'ho messa al posto d'onore nella mia collana; tutti coloro che si raccomandano alle tue orazioni, o anche pensano solo di rivolgersi a te, riceveranno la salvezza, cosìi come gli Ebrei morsicati da serpenti velenosi, guarivano guardando il serpente di bronzo che avevo ordinato a Mosè d'inalzare nel deserto ».

Terminati i salmi le Religiose si levarono dalla prostrazione e due principi della Croce celeste apparvero, recatido una tavola d'oro che deposero davanti al Signore, il Quale staccò i nodi allacciati riuniti nel suo Cuore. Tosto si scorsero sulla tavola d'oro tutte le parole dei salmi e delle preghiere recitate dal Convento, sotto forma di gemme preziose dai colori vivi e variati; esse irradiavano fulgori meravigliosi, producendo anche una soave armonia; tutti quei raggi si riflettevano sul Volto del Salvatore, mentre la melodia l'invitava ad offrire a ciascuna di quelle anime, una doppia ricompensa per il frutto che ridondava a tutta la Chiesa dalle sacre parole pronunciate.

Geltrude comprese che il Signore le favoriva per avere tenuto in quel giorno con tanta divoziope il Capitolo, presieduto da Gesù medesimo. In seguito vennero letti i nomi delle Suore che dovevano leggere, o cantare Mattutino. Il Signore si compiaceva di guardare con amabilità e di salutare con un cenno del capo le persone che ascoltavano attentamente tali prescrizioni. Umana lingua non può esprimere queste cose. Il benignissimo Gesù si degnava perfino di consolare con accenti ineffabili le Monache che si lamentavano sotto voce, perché questo, o quel Responsorio non fosse a loro toccato.

Geltrude, che in spirito vedeva queste cose, disse: « Oh dolcissimo Signore, se la Comunità potesse scorgere lo guardo benevolo di cui onori le Suore nominate, quelle che non si sentono chiamate a nessun ufficio, sarebbero ben tristi ». Rispose Gesù: « Ma se alcuna desidera leggere o cantare, affliggendosi perchè tale compito è al di sopra delle sue forze, io la consolerò con le medesime carezze e ricompenserò il suo buon desiderio come l'opera stessa », Ed aggiunse: « Se la sorella che si sente nominata inchina non solo il capo, ma la volontà con l'intenzione di compiere il suo ufficio a mia lode e di rimettersi a me perchè l'aiuti a farlo degnamente, può star sicura che ogni volta attrarrà la mia tenerezza in modo così efficace d'accordarle il mio bacio divino ».

Infine le Monache, seguendo la prescrizione della Regola, dissero le loro colpe, la Vicaria prima di tutte davanti alla Madre Abbadessa, poi le altre, secondo l'ordine di decananza. Quando s'inchinarono per ricevere l'assoluzione, il Signore affermò con dolce serenità: « E Io vi assolvo con la mia divina autorità di tutte le negligenze che avete accusate alla mia presenza e vi prometto che, se la fragilità umana vi farà cadere nelle stesse colpe, mi troverete sempre pronto alla misericordia ed ai perdono». Durante la recita dei sette salmi penitenziali, in riparazione delle colpe accusate, apparvero tutte le parole dei medesimi sotto forma di perle fini, ma senza splendore; esse furono deposte sulla tavola d'oro, di cui già abbiamo parlato, vicino a gemme fulgide e scintillanti. Geltrude capì che le parole dei sette salmi erano perle opache ed oscure, perchè recitate per abitudine, senza speciale divozione.

Questo fatto c'insegna che le suppliche offerte per abitudine sono bensì presentate al Signore per accrescimento dei nostri meriti, ma che le preghiere fatte con attenzione attuale, sono infinitamente più nobili e più gradite a Dio. Durante l'inno del Vespro al Gloria tibi Domine, Geltrude vide una moltitudine di angeli che aleggiavano intorno alle Religiose, facendo gioiosamente risuonare lo stesso versetto. Ella desiderava sapere dal Signore quale profitto possono ritrarre le anime, dal fatto che gli Angeli ad esse si uniscono nella divina salmodia. Gesù però non rispose, ed ella continuò in tale ricerca fìnchè, per ispirazione di Dio, comprese che gli Angeli, presenti alle nostre terrene solennità, chiedono al Signore, per le anime che li imitano nella divozione, una specie di eguaglianza con essi, per mezzo di una vera purezza di corpo e di anima.

In seguito però le venne il timore, (assai giustificato del resto), che quella luce procedesse, non dal divino Spirito, ma dal senso umano. A quel dubbio rispose Gesù: «Non temere, figlia mia, perchè la tua volontà ed la mia sono così unite da non formare che una cosa sola. Per questo, in ogni vicenda, tu brami prima di tutto e sopra tutto la mia gloria, così gli spiriti angelici sono sottomessi alla tua volontà in tal modo che, se non avessero pregato per voi come tu l'hai compreso, lo farebbero ora unicamente perchè tu l'hai desiderato. Dal momento che Io, supremo Imperatore, ti ho eletta imperatrice, i miei celesti principi si piegano ai tuoi voleri al punto che se tu loro comandarsi ciò che mai fecero, lo compirebbero subito secondo i tuoi ordini, e volerebbero immediatamente ad accontentarti».

Dopo Vespro, mentre si portava processionalmente, secondo l'uso, l'immagine della Madonna, Geltrude si rammaricò di non aver potuto, per il suo stato di malattia, moltiplicare, durante l'Avvento, omaggi e preghiere, per fargliene dono in una festa a lei sì cara. Istruita però dall'unzione dello Spirito Santo, ella seppe quello che doveva fare, e offerse alla purissima Vergine il nobilissimo e dolcissimo Cuore di Gesù, per supplire a tutte le sue negligenze.

La Madonna accettò con giubilo e riconoscenza, gustandovi ineffabili delizie, superiori a qualsiasi altro tributo d'onore, perchè quel Cuore nobilissimo, che in sè contiene tutti i beni, le offriva il complesso delle preghiere e dei sacrifici fatti dai fedeli in ogni tempo, per onorare la sua divina Maternità.