CAPITOLO LXXXIII. - UTILITA' DELLA SOMMESSIONE AI SUPERIORI
Santa Gertrude di Helfta
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Geltrude aveva pregato Gesù di correggere Lui stesso i difetti di un
Superiore. Ella ricevette questa risposta: «Non sai tu che, non soltanto
quella persona, ma che tutti coloro che stanno a capo di quest'Ordine,
che mi è così caro, hanno qualche difetto? Nessuno quaggiù è
impeccabile. La bontà, la dolcezza, la tenerezza che ho per questa
Congregazione, fanno sì che esercito i suoi membri nella virtù,
permettendo che i Superiori commettano qualche mancanza; i sudditi ne
avranno un immensa accrescimento di gloria, perchè ci vuole maggiore
virtù a sottomettersi ad una persona di cui si conoscono le deficienze,
che a un'altra, le cui azioni sembrano perfettissime ». Ma
Geltrude insistette: « Dolcissimo Gesù, quantunque io provi una gioia
immensa, pensando che gl'inferiori accrescano i loro meriti, pure
gradirei di più che i Superiori fossero irreprensibili, perchè temo che
le loro mancanze siano frutto di fragilità ».
Rispose l'amabile Maestro: «
Io che conosco i loro difetti permetto che negli incalzanti impegni
della loro carica commettano qualche fallo, senza di cui forse non
riuscirebbero mai a diventare veramente umili. Invece nelle loro
deficienze, come anche nelle loro buone opere, i meriti degl'inferiori
si accrescono e gli stessi Superiori guadagnano, tanto per i difetti
che per le virtù dei sudditi, proprio come tutte le membra di un corpo
contribuiscono al suo benessere generale».
Geltrude comprese allora la bontà e la sapienza infinita del Signore,
che prepara con tanta industria il trionfo degli eletti, servendosi
meravigliosamente dei difetti per fare progredire nelle virtù. Se la
stupenda, ineffabile misericordia di Dio, non le si fosse palesata che
in questa sola circostanza, tutte le creature, unite insieme, non
potrebbero mai lodarne sufficientemente il Signore.