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Giovedi, 2 maggio 2024 - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi)

CAPITOLO LXX. - MERITO DELLA PAZIENZA

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO LXX. - MERITO DELLA PAZIENZA
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Una persona conosciuta da Geltrude, si era gravemente ferita e soffriva assai. La santa, commossa, pregò Dio di guarirle quel membro che era stato colpito durante un lavoro legittimo, sul campo del dovere. Le rispose Gesù: «Io le renderò l'uso della parte malata ed ella otterrà un premio grande per il dolore sofferto. Di più tutti gli altri membri che si sforzarono di sollevare la parte ammalata, otterranno pure un premio eterno. Se si tuffa una stoffa in un bagno colorato, tutta prende la medesima tinta; così, te lo ripeto, quando un membro soffre, anche gli altri, che si sforzano di sollevarlo, saranno con esso ricompensati».

E Geltrude: « Ma Signore, come mai le membra che si aiutano reciprocamente potranno ottenere un premio così grande, poichè non agiscono con un fine soprannaturale, ma soltanto per recare un po' di refrigerio al dolore? ». Il Signore le diede questa consolante risposta: « Sappi, o figlia, che la parte di sofferenza che l'uomo, dopo di aver cercato tutti gli alleviamenti, sopporta per mio amore, gli procura una gloria incomparabile, perchè venne santificata dalla parola che ho detto al Padre mio, nel momento supremo dell'agonia: "Pater, si fieri potest, transeat a me calix iste - Padre, se è possibile, passi da me questo calice". (Matt. XXVI, 39). Ripetendo questa parola l'uomo acquista molti meriti, e un'ineffabile ricompensa».

La Santa insistette: « Non preferisci Tu, o mio Dio, che invece di rassegnarsi amorosamente alla parte di dolore che non si può alleggerire, si soffra coscientemente tutto il male, senza accettare ristoro di sorta?». Rispose il Salvatore: « Questo è un segreto della mia divina giustizia. Per esprimermi secondo il vostro modo umano di comprendere la verità, ti dirò che questi due diversi sentimenti sono come due ben distinti colori, ma belli così che sarebbe difficile stabilire quale sia il migliore». Signore, - aggiunse Geltrude - infino a tanto che riferirò alla persona ammalata quanto a suo riguardo mi hai detto, abbi la bontà di darle un vivo sentimento di gioia».

« No, - rispose Gesù, - ma sappi che con segreta disposizione della mia infinita Sapienza, le rifiuto tale dolcezza, perchè la sua anima sia più pronta e si distingua in tre virtù: la pazienza, la fede, l'umiltà. Se la consolassi, la sua pazienza scemerebbe di valore, perchè la gioia gustata le farebbe dimenticare il dolore; la fede pure non avrebbe più merito, perchè questi vivi sentimenti le renderebbero chiari i misteriosi disegni della Provvidenza, avendo S. Gregorio detto: « La fede non ha più merito, quando la ragione umana le porta la sua esperienza » (Omelia XXVI sul Vangelo): da ultimo la sua umiltà ne sarebbe scossa, mentre, continuando nel suo stato di sofferenza, le sarà facile pensare che Dio non la giudica degna di comunicarle direttamente le sue grazie, ma solo per tramite di anime più privilegiate».