CAPITOLO LIII. - AMOROSO ABBANDONO ALLA DIVINA VOLONTA'
Santa Gertrude di Helfta
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Nelle frequenti malattie Geltrude subiva forti traspirazioni con rialzi
improvvisi di febbre.
Una notte, sofferente più del consueto, si crucciava per indovinare se
il male si sarebbe aggravato o meno.
Le apparve Gesù con l'amabile grazia di un fiore appena sbocciato;
nelle palme aperte e stese verso di lei, aveva la malattia e la salute:
questa nella destra, quella nella sinistra.
Voleva ch'ella scegliesse. A quest'atto così soave, Geltrude, come di
scatto, scostò da sè le due Mani del Salvatore e, reclinando con
infantile abbandono il capo sul suo Cuore dolcissimo, nel quale sapeva
risiedere la pienezza d'ogni bene: «Signore, - esclamò - io distolgo lo
sguardo da Te, per dimostrarti come sinceramente desidero che Tu non
tenga conto della mia volontà, ma in tutto quello che mi riguarda Tu
abbia a compiere sempre e unicamente il tuo Volere».
Qual tratto sublime! Ella ci insegna che l'anima fedele deve confidare
nella divina Provvidenza a tal punto, che le torni dolce d'ignorare i
disegni di Dio a suo riguardo, per compiere più perfettamente il suo
beneplacito. Gesù fece allora scaturire dal suo Cuore due getti di
acqua, che sembravano traboccare come da una coppa troppo piena, per
riversarli nell'anima di Geltrude « Poichè
rinunci alla tua volontà - le disse - per abbandonarti interamente alla
mia, e ti sottrai perfino al mio sguardo per compierla con maggiore
perfezione, sappi che io trasfondo in te tutta la dolcezza e la gioia
del mio Cuore divino ».
Rispose la santa: « O amorosissimo Salvatore, Tu mi hai dato così
spesso il tuo sacratissimo Cuore che vorrei sapere quale altro frutto
potrò ritrarre da questa tuo nuovo dono, che mi viene così
generosamente offerto ». Egli rispose: « La fede cattolica non insegna
forse che chi si comunica una sola volta mi riceve per vantaggio della
sua salvezza eterna, e accoglie pure tutti i beni racchiusi nei tesori
della mia Divinità, e della mia Umanità? Pure più il cristiano si
comunica spesso, e maggiormente arricchisce di gloria il grado che gli
è riservato ».