CAPITOLO XLVII. - MANIFESTAZIONE DELL'AMICIZIA DEL SIGNORE
Santa Gertrude di Helfta

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Geltrude sentiva il peso delle relazioni con le creature perchè
un'anima che ama veramente il Signore, trova fuori dì Lui noia e
sofferenza.
Così le capitava molto spesso di togliersi di scatto da ogni commercio
umano per correre dal suo Gesù, dicendo: « Eccomi qui, o mio Maestro:
la conversazione delle creature annoia l'anima mia, che si diletta solo
in Te; dò quindi un addio a tutti e me ne vengo a Te, o mio sommo Bene,
unica gioia del mio cuore».
Baciando allora le cinque Piaghe del Crocifisso, Geltrude diceva ad
ognuna: « Io ti saluto, Gesù, Sposo adorno delle tue cinque Piaghe come
di altrettanti fiori; ti saluto e ti abbraccio con un amore che
vorrebbe riunire tutti gli amori, con la compiacenza della tua stessa
Divinità, deponendo il mio ardente bacio sulle ferite dell'amor tuo ».
A tali parole Gesù pareva consolato e Geltrude gustava la soavità della
vera divozione. Ella chiese un giorno al Signore se tale esercizio gli
fosse assai gradito, quantunque v'impiegasse solo qualche minuto.
Rispose il Salvatore « Ogni volta che tu fai quest'azione, appari agli
occhi miei come un amico che offre per un giorno ospitalità all'amico,
sforzandosi di dimostrargli, con ogni sorta di attenzioni e di
delicatezze, l'amor suo. Quell'ospite, così bene accolto, penserebbe in
cuor suo il modo di ricambiare tanta cortesia quando l'amico verrebbe,
a sua volta, a visitarlo; così il Cuor mio va amorosamente meditando
quale ricompensa ti accorderà nell'eterna vita, per tutte le tenerezze
che mi hai prodigato sulla terra. Ti renderò il centuplo, secondo la
regale munificenza della mia potenza, sapienza e bontà ».