CAPITOLO XLVI. - LE SETTE ORE DELL'UFFICIO IN ONORE DELLA S. VERGINE MARIA
Santa Gertrude di Helfta
Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Una notte Geltrude, avendo meditato a lungo la Passione di Gesù, si
sentì nell'Impossibilità, per l'estrema, debolezza, di recitare il
Mattutino. Si rivolse allora fiduciosa, mente al Salvatore con queste
parole: «Ah, mio Dio, poiché le esigenze della natura reclamano
imperiosamente il riposo, dimmi almeno quale omaggio potrei offrire, in
compenso, alla beatissima tua Madre, per risarcirla dell'Ufficio che
non ho detto». Rispose Gesù: «Lodami
con la dolce armonia del mio Cuore, per l'innocenza della sua perfetta
verginità. Vergine mi concepì, Vergine mi diede alla luce, Vergine
inviolabile continuò ad essere dopo la mia nascita, imitando
l'innocenza con la quale, fino dai primi albori del giorno, io fui per
la salute del genere umano, afferrata, legato, schiaffeggiato, percosso
ed avvilito crudelmente con tanti obbrobri e ignominie».
Mentre ella così pregava, vide Gesù presentare alla S. Vergine il suo
divin Cuore. Ella vi assorbì un nettare più dolce del miele, e parve
come inebbriata per la soavità di quella bevanda. Geltrude disse allora
alla Regina del cielo «Ti lodo e ti saluto, Madre di ogni beatitudine,
sacrario augustissimo dello Spirito Santo e ti lodo mediante il Cuore
dolcissimo di Gesù Cristo, Figliolo di Dio Padre e Figliolo amatissimo,
supplicandoti di soccorrerci in tutti i nostri bisogni e nell'ora della
nostra morte. Così sia!». Geltrude comprese che se alcuno lodasse il
Signore con la suddetta aspirazione per glorificare la Vergine Maria,
offrendole ogni volta il Cuore del suo amato Figlio, la Sovrana celeste
accetterebbe volentieri tale omaggio, ricompensandolo secondo la
generosità della sua materna tenerezza.
Aggiunse il Signore: «All'ora
di Prima lodami, mediante il mio dolcissimo Cuore, per quella sì cara
umiltà con la quale la Vergine tutta pura si rese, di giorno in giorno,
più degna di ricevermi e d'imitare il divino abbassamento col quale Io,
che sono il giudice dei vivi e dei morti, mi degnai alla prima ora del
giorno, di comparire al tribunale di un gentile per operare la
redenzione del genere umano.
All'ora di Terza lodami
per quell'ardente desiderio coi quale la Vergine amabilissima mi
attrasse dal seno del Padre nel suo grembo verginale, e m'imitò
infiammandosi di quei divini ardori che mi facevano sospirare la salute
del mondo, allorché lacerato da crudeli sferze e coronato di spine, mi
degnai di portare con tanta dolcezza e pazienza, sulle spalle stanche
ed insanguinate, la Croce ignominiosa.
«All'ora di Sesta lodami
per quella ferma confidenza, con cui la Vergine celeste, per la sua
buona volontà e sante intenzioni, incessantemente aspirò a vedermi
glorificato: così Essa m'imitò e corrispose a quello zelo che mi
consumava allorchè sospeso sulla Croce, in mezzo alle più crudeli
amarezze, sospiravo con tutte le forze la redenzione del genere umano,
esprimendo il mio desiderio con quelle parole "Ho sete", cioè ho sete
delle anime, ho sete al punto che, se fosse necessario, soffrirei
supplizi ancora più crudeli ed amari, offrendomi ad ogni eccesso di
dolore per riscattare l'uomo.
«All'ora di Nona lodami
per quel mutuo ardente amore che unisce il mio Cuore divino con quello
della Vergine Immacolata, di quella Vergine che nel seno verginale uni
inseparabilmente l'eccellenza della Divinità con la debolezza
dell'Umanità. Amandomi in tale guisa Ella riprodusse l'immagine fedele
di quell'amore che dimostrai allorchè io, Autore della vita,
soccombetti all'ora di nona sulla Croce ad una morte amarissima per la
redenzione del genere umano.
« All'ora di Vespro
lodami per quella costanza con cui, dopo la fuga degli Apostoli, in
mezzo all'universale abbandono, la Vergine restò sola, all'avvicinarsi
della mia morte, immobilmente fedele. Imitò così quella divina fedeltà
con cui, dopo la mia morte e la deposizione dalla Croce, ricercai gli
uomini fino al Limbo per toglierveli con l'onnipotente mio braccio e
condurli alle gioie del cielo.
«All'ora di Compieta,
lodami per quell'ammirabile perseveranza con la quale la mia dolce
Madre continuò fino alla morte in ogni sorta di virtù e di opere buone,
imitando lo zelo con cui io, dopo d'avervi ottenuta, con amarissima
morte la vera libertà, non ricusai alla tomba il mio Corpo
incorruttibile, per mostrare all'uomo che non vi è cosa, per vile che
sia, a cui non mi sottometta per la sua eterna salvezza».