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Giovedi, 2 maggio 2024 - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi)

CAPITOLO XLVI. - LE SETTE ORE DELL'UFFICIO IN ONORE DELLA S. VERGINE MARIA

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XLVI. - LE SETTE ORE DELL'UFFICIO IN ONORE DELLA S. VERGINE MARIA
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Una notte Geltrude, avendo meditato a lungo la Passione di Gesù, si sentì nell'Impossibilità, per l'estrema, debolezza, di recitare il Mattutino. Si rivolse allora fiduciosa, mente al Salvatore con queste parole: «Ah, mio Dio, poiché le esigenze della natura reclamano imperiosamente il riposo, dimmi almeno quale omaggio potrei offrire, in compenso, alla beatissima tua Madre, per risarcirla dell'Ufficio che non ho detto». Rispose Gesù: «Lodami con la dolce armonia del mio Cuore, per l'innocenza della sua perfetta verginità. Vergine mi concepì, Vergine mi diede alla luce, Vergine inviolabile continuò ad essere dopo la mia nascita, imitando l'innocenza con la quale, fino dai primi albori del giorno, io fui per la salute del genere umano, afferrata, legato, schiaffeggiato, percosso ed avvilito crudelmente con tanti obbrobri e ignominie».

Mentre ella così pregava, vide Gesù presentare alla S. Vergine il suo divin Cuore. Ella vi assorbì un nettare più dolce del miele, e parve come inebbriata per la soavità di quella bevanda. Geltrude disse allora alla Regina del cielo «Ti lodo e ti saluto, Madre di ogni beatitudine, sacrario augustissimo dello Spirito Santo e ti lodo mediante il Cuore dolcissimo di Gesù Cristo, Figliolo di Dio Padre e Figliolo amatissimo, supplicandoti di soccorrerci in tutti i nostri bisogni e nell'ora della nostra morte. Così sia!». Geltrude comprese che se alcuno lodasse il Signore con la suddetta aspirazione per glorificare la Vergine Maria, offrendole ogni volta il Cuore del suo amato Figlio, la Sovrana celeste accetterebbe volentieri tale omaggio, ricompensandolo secondo la generosità della sua materna tenerezza.

Aggiunse il Signore: «All'ora di Prima lodami, mediante il mio dolcissimo Cuore, per quella sì cara umiltà con la quale la Vergine tutta pura si rese, di giorno in giorno, più degna di ricevermi e d'imitare il divino abbassamento col quale Io, che sono il giudice dei vivi e dei morti, mi degnai alla prima ora del giorno, di comparire al tribunale di un gentile per operare la redenzione del genere umano.

All'ora di Terza lodami per quell'ardente desiderio coi quale la Vergine amabilissima mi attrasse dal seno del Padre nel suo grembo verginale, e m'imitò infiammandosi di quei divini ardori che mi facevano sospirare la salute del mondo, allorché lacerato da crudeli sferze e coronato di spine, mi degnai di portare con tanta dolcezza e pazienza, sulle spalle stanche ed insanguinate, la Croce ignominiosa.

«All'ora di Sesta lodami per quella ferma confidenza, con cui la Vergine celeste, per la sua buona volontà e sante intenzioni, incessantemente aspirò a vedermi glorificato: così Essa m'imitò e corrispose a quello zelo che mi consumava allorchè sospeso sulla Croce, in mezzo alle più crudeli amarezze, sospiravo con tutte le forze la redenzione del genere umano, esprimendo il mio desiderio con quelle parole "Ho sete", cioè ho sete delle anime, ho sete al punto che, se fosse necessario, soffrirei supplizi ancora più crudeli ed amari, offrendomi ad ogni eccesso di dolore per riscattare l'uomo.

«All'ora di Nona lodami per quel mutuo ardente amore che unisce il mio Cuore divino con quello della Vergine Immacolata, di quella Vergine che nel seno verginale uni inseparabilmente l'eccellenza della Divinità con la debolezza dell'Umanità. Amandomi in tale guisa Ella riprodusse l'immagine fedele di quell'amore che dimostrai allorchè io, Autore della vita, soccombetti all'ora di nona sulla Croce ad una morte amarissima per la redenzione del genere umano.

« All'ora di Vespro lodami per quella costanza con cui, dopo la fuga degli Apostoli, in mezzo all'universale abbandono, la Vergine restò sola, all'avvicinarsi della mia morte, immobilmente fedele. Imitò così quella divina fedeltà con cui, dopo la mia morte e la deposizione dalla Croce, ricercai gli uomini fino al Limbo per toglierveli con l'onnipotente mio braccio e condurli alle gioie del cielo.

«All'ora di Compieta, lodami per quell'ammirabile perseveranza con la quale la mia dolce Madre continuò fino alla morte in ogni sorta di virtù e di opere buone, imitando lo zelo con cui io, dopo d'avervi ottenuta, con amarissima morte la vera libertà, non ricusai alla tomba il mio Corpo incorruttibile, per mostrare all'uomo che non vi è cosa, per vile che sia, a cui non mi sottometta per la sua eterna salvezza».