Scrutatio

Giovedi, 15 maggio 2025 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XIX. - COME BISOGNA PREGARE E SALUTARE LA MADRE DI DIO

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XIX. - COME BISOGNA PREGARE E SALUTARE LA MADRE DI DIO
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Geltrude, prima d'iniziare la meditazione, pregò Gesù d'indicarle il soggetto più adatto per il bene dell'anima sua, ed Egli le rispose: « Tienti vicino alla Madre mia che è assisa al mio fianco e onorala con lodi ferventi ».

Allora ella salutò la Regina del cielo con quel versetto « Paradisus voluptatis etc. - Paradiso di delizie ecc. » e la felicitò per essere stata gradevolissima abitazione della Sapienza infinita di Dio, la quale, attingendo da tutta l'eternità ineffabili delizie nel seno del Padre, e conoscendo tutte le creature, aveva degnato sceglierla per dimora. Indi pregò la celeste Regina d'accordarle un cuore adorno delle sue stesse virtù, affinchè Dio potesse compiacersi di abitarvi. La beatissima Vergine parve allora amorevolmente inchinarsi per piantare nel cuore di Geltrude la rosa della carità, il giglio della purezza, la viola dell'umiltà, il girasole della obbedienza e molti altri bellissimi fiori; in tal modo Geltrude riconobbe che la Madre di Dio è sempre pronta a esaudire le preghiere di coloro che la invocano con fiducia.

In seguito cantò il versetto: « Gaude morum disciplina - Rallegrati, o regola dei costumi ecc. » per congratularsi con la Vergine di avere ella disciplinato l'insieme dei suoi affetti, desideri e sensi con tanta cura, da offrire all'Ospite divino nel suo cuore verginale un omaggio degno di Lui.

Siccome poi Geltrude espresse il vivo desiderio di condividere il medesimo favore, la Madre celeste parve inviarla i suoi propri affetti sotto la sembianza di giovani vergini che dovevano unire i loro sentimenti a quelli di Geltrude, per ottenere alla Santa la grazia dì servire meglio il Signore, e di riparare ai suoi difetti e inevitabili fragilità. La beata Vergine dimostrò ancora con tale accondiscedenza, come sia pronta a esaudire le nostre suppliche. In seguito ci fu un attimo di silenzio: infine Geltrude disse a Gesù: « O Fratello mio dolcissimo, poichè ti sei incarnato per soccorrere le nostre miserie, degnati d'offrire alla tua beatissima Madre, omaggi che riparino la povertà delle mie lodi ».

A queste parole il Figlio di Dio si levò, piegò le ginocchia davanti alla Madre sua e, chinando il capo, la salutò con tanta tenerezza e grande riverenza, da farle gradire con bontà gli omaggi, dei quali il Figlio suo riparava in modo sì nobile, l'imperfezione.

L'indomani nell'ora della preghiera comune, la Vergine Maria apparve a Geltrude, quasi magnifico giglio splendente di candore; tale giglio era composto di tre petali: uno diritto, s'innalzava in mezzo verso il cielo; gli altri due erano ricurvi ai lati. Ella comprese con quella visione, che la Vergine è chiamata giustamente « il candido, giglio della SS. Trinità» perché più di ogni altra creatura ha partecipato alle virtù divine, e non si è mai macchiata di polvere di peccato. Il petalo diritto rappresentava la onnipotenza del Padre, gli altri due inclinati simboleggiavano la Sapienza del Figlio e la Bontà dello Spirito Santo, virtù che la SS. Vergine possedeva in grado eminente.

La Madre di misericordia afferma che chi l'avesse proclamata « candida giglio della SS. Trinità e rosa splendente di Paradiso » avrebbe esperimentata la podestà che l'Onnipotenza del Padre le aveva comunicato come Madre di Dio; avrebbe ammirato le ingegnose misericordie che la Sapienza del Figlio le aveva ispirato, e contemplato l'ardente carità accesa nel Suo Cuore dallo Spirito Santo.

Aggiunse Maria: « All'ora della sua morte mi mostrerò e quest'anima nello splendore di una sì grande bellezza che la mia vista la consolerà e le comunicherà gioie celesti ». Da quel giorno Geltrude propose di salutare la Vergine Maria, o le immagini che la rappresentavano con queste parole: « Ave, candidum lilium fulgidae semperque tranquillae Trinitatis, rosaque prae fulgida ceelicce amaenitatis de qua nasci, et de cuius latte pasci Rex coelorum voluit, divinis influxionibus animas nostras pasce. - Ti saluto, o giglio più bianco della neve, giglio della raggiante, sempre tranquilla Trinità. Ti saluto, Rosa brillante della celeste umanità, dalla quale il Re del cielo volle nascere e prendere il latte verginale: vieni in soccorso di me, povero peccatore, adesso e nell'ora della mia morte. Così sia ».