CAPITOLO XIX. - COME BISOGNA PREGARE E SALUTARE LA MADRE DI DIO
Santa Gertrude di Helfta

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Geltrude, prima d'iniziare la meditazione, pregò Gesù d'indicarle il
soggetto più adatto per il bene dell'anima sua, ed Egli le rispose: « Tienti vicino alla Madre mia che
è assisa al mio fianco e onorala con lodi ferventi ».
Allora ella salutò la Regina del cielo con quel versetto « Paradisus
voluptatis etc. - Paradiso di delizie ecc. » e la felicitò per essere
stata gradevolissima abitazione della Sapienza infinita di Dio, la
quale, attingendo da tutta l'eternità ineffabili delizie nel seno del
Padre, e conoscendo tutte le creature, aveva degnato sceglierla per
dimora. Indi pregò la celeste Regina d'accordarle un cuore adorno delle
sue stesse virtù, affinchè Dio potesse compiacersi di abitarvi. La
beatissima Vergine parve allora amorevolmente inchinarsi per piantare
nel cuore di Geltrude la rosa della carità, il giglio della purezza, la
viola dell'umiltà, il girasole della obbedienza e molti altri
bellissimi fiori; in tal modo Geltrude riconobbe che la Madre di Dio è
sempre pronta a esaudire le preghiere di coloro che la invocano con
fiducia.
In seguito cantò il versetto: « Gaude morum disciplina - Rallegrati, o
regola dei costumi ecc. » per congratularsi con la Vergine di avere
ella disciplinato l'insieme dei suoi affetti, desideri e sensi con
tanta cura, da offrire all'Ospite divino nel suo cuore verginale un
omaggio degno di Lui.
Siccome poi Geltrude espresse il vivo desiderio di condividere il
medesimo favore, la Madre celeste parve inviarla i suoi propri affetti
sotto la sembianza di giovani vergini che dovevano unire i loro
sentimenti a quelli di Geltrude, per ottenere alla Santa la grazia dì
servire meglio il Signore, e di riparare ai suoi difetti e inevitabili
fragilità. La beata Vergine dimostrò ancora con tale accondiscedenza,
come sia pronta a esaudire le nostre suppliche. In seguito ci fu un
attimo di silenzio: infine Geltrude disse a Gesù: « O Fratello mio
dolcissimo, poichè ti sei incarnato per soccorrere le nostre miserie,
degnati d'offrire alla tua beatissima Madre, omaggi che riparino la
povertà delle mie lodi ».
A queste parole il Figlio di Dio si levò, piegò le ginocchia davanti
alla Madre sua e, chinando il capo, la salutò con tanta tenerezza e
grande riverenza, da farle gradire con bontà gli omaggi, dei quali il
Figlio suo riparava in modo sì nobile, l'imperfezione.
L'indomani nell'ora della preghiera comune, la Vergine Maria apparve a
Geltrude, quasi magnifico giglio splendente di candore; tale giglio era
composto di tre petali: uno diritto, s'innalzava in mezzo verso il
cielo; gli altri due erano ricurvi ai lati. Ella comprese con quella
visione, che la Vergine è chiamata giustamente « il candido, giglio
della SS. Trinità» perché più di ogni altra creatura ha partecipato
alle virtù divine, e non si è mai macchiata di polvere di peccato. Il
petalo diritto rappresentava la onnipotenza del Padre, gli altri due
inclinati simboleggiavano la Sapienza del Figlio e la Bontà dello
Spirito Santo, virtù che la SS. Vergine possedeva in grado eminente.
La Madre di misericordia afferma che chi l'avesse proclamata « candida
giglio della SS. Trinità e rosa splendente di Paradiso » avrebbe
esperimentata la podestà che l'Onnipotenza del Padre le aveva
comunicato come Madre di Dio; avrebbe ammirato le ingegnose
misericordie che la Sapienza del Figlio le aveva ispirato, e
contemplato l'ardente carità accesa nel Suo Cuore dallo Spirito Santo.
Aggiunse Maria: « All'ora
della sua morte mi mostrerò e quest'anima nello splendore di una sì
grande bellezza che la mia vista la consolerà e le comunicherà gioie
celesti ». Da quel giorno Geltrude propose di salutare la
Vergine Maria, o le immagini che la rappresentavano con queste parole:
« Ave, candidum lilium fulgidae semperque tranquillae Trinitatis,
rosaque prae fulgida ceelicce amaenitatis de qua nasci, et de cuius
latte pasci Rex coelorum voluit, divinis influxionibus animas nostras
pasce. - Ti saluto, o giglio più bianco della neve, giglio della
raggiante, sempre tranquilla Trinità. Ti saluto, Rosa brillante della
celeste umanità, dalla quale il Re del cielo volle nascere e prendere
il latte verginale: vieni in soccorso di me, povero peccatore, adesso e
nell'ora della mia morte. Così sia ».