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Giovedi, 2 maggio 2024 - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi)

CAPITOLO XVII. - L'ACCONDISCENDENZA DEL SIGNORE E LA DISTRIBUZIONE DELLA SUA GRAZIA

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XVII. - L'ACCONDISCENDENZA DEL SIGNORE E LA DISTRIBUZIONE DELLA SUA GRAZIA
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Nella seconda domenica d'agosto durante la quale si festeggiava S. Lorenzo e la dedicazione della chiesa, Geltrude pregava fervorosamente per parecchie persone che avevano sollecitato la sua intercessione, quando scorse un vigoroso ceppo di vite, scendere dal trono di Dio fino a terra, le cui foglie servivano poi come di scala per risalire in alto. Questa scala simboleggiava la fede, mediante la quale gli eletti s'inalzavano verso le regioni celesti.

Ella riconobbe in alto, a sinistra del trono, molti membri del Monastero e lo stesso Figlio di Dio che si teneva ritto, con grande riverenza davanti al Padre celeste. L'ora si avvicinava nella quale, se le Monache non avessero avuto l'interdetto, avrebbero ricevuto la SS. Comunione. Geltrude desiderò ardentemente che, per un particolare effetto della divina clemenza, a cui nessun potere umano è in grado di resistere, tutte, lei e le altre consorelle, venissero spiritualmente cibate del SS. Sacramento.

Vide allora il Signore Gesù immergere nel seno del Pardre l'Ostia che teneva in mano e toglierla poi rosseggiante di sangue. Mentre, sorpresa di questo fatto, andava chiedendosi come mai il rosso simbolo della Passione, potesse essere attribuito al divin Padre, ella non potè vedere se il desiderio, che poco prima aveva manifestato, si fosse compito.

Soltanto un po' più tardi ella riconobbe che il Signore aveva stabilito la sua dimora nelle anime che si trovavano alla sinistra del divino trono. Ma come si fosse compiuto il fatto non potè scoprirlo.

In quel frattempo si ricordò di una persona che, prima della S. Messa, s'era raccomandata alle sue preghiere con divozione e umiltà; rivoltasi a Gesù lo supplicò d'accordare a quell'anima i favori richiesti. Ma Egli le rispose che nessuno poteva salire la mistica scala della fede, se non era sorretto dalle ali della confidenza e che quella persona ne aveva ben poca. Riprese Geltrude: « Ma Signore, ho notato che, se manca di fiducia, ciò avviene perchè si sprofonda continuamente nell'abisso dell'umiltà; ricorda, o caro Gesù, che hai promesso di colmare gli umili dei tuoi più grandi favori ». Ed il Signore, accondiscendendo benevolmente, affermò: « Discenderò e comunicherò le mie grazie a quest'anima, e anche a tutte quelle che vedrò sprofondate nella valle della loro miseria ».

Vide allora il Signore discendere come da una scala imporporata. Poi le apparve in mezzo all'altare rivestito di abiti pontificali, tenendo in mano una specie di pisside. Durante la S. Messa fino al Prefazio se ne stette assiso rivolto verso il sacerdote. Era circondato e servito da una moltitudine grande di angeli: tutta la parte della Chiesa che si trovava alla sua destra, cioè a settentrione, ne era gremita. Quei felicissimi spiriti lasciavano trasparire una grande letizia nel percorrere quei luoghi benedetti, ove i loro concittadini avevano offerto tante preghiere a Dio. Con tale parola « concittadini » era designata la comunità, facendosi allusione al IV responsorio della festa dell'Assunta: « Gaudent chori angelorum consortes et concives nostri ».

Alla sinistra del Signore, verso mezzogiorno, stava un solo coro di angeli, seguito da quello degli Apostoli. Veniva, in seguito, il coro dei Martiri, il coro dei Confessori e infine il coro delle Vergini. Mentre Geltrude ammirava tali meraviglie, si ricordò che secondo la S. Scrittura c la purezza si avvicina a Dio » (Sap. VI, 20) e potè contemplare una luce speciale, candida come neve, che risplendeva fra Gesù e il coro delle Vergini: essa pareva unire queste privilegiate creature al loro Sposo celeste con un vincolo di dolcissima tenerezza, e il gioioso incanto di una familiarità tutta divina.

In seguito le fu dato vedere che raggi luminosi si dirigevano verso alcuni membri della Comunità, investendoli completamente, come se fra essi e il Signore non vi fosse ostacolo alcuno, quantunque parecchie muraglie le separassero dalla Chiesa ove aveva luogo questa visione.

Mentre Geltrude si deliziava della scena più sopra descritta, la sua sollecitudine le fece pensare al resto della Comunità. Disse quindi al Signore: « Poiché la tua infinita bontà, o mio Dio, ha diffuso nella mia anima l'abbondanza delle tue grazie, cosa darai alle monache che in questo momento stanno occupate ai lavori manuali, e non godono certo le delizie che mi colmano il cuore? ». « Io diffondo il mio balsamo nelle loro anime - rispose Gesù - quantunque sembrino in uno stato incosciente di sonnolenza ».

Geltrude ricercò qual'era la virtù del balsamo e fu meravigliata che una stessa ricompensa fosse offerta alle persone che praticano gli esercizi spirituali, e a quelle che non li compiono, perchè il balsamo rende il corpo incorruttibile e produce tale effetto, sia che venga applicato durante la veglia, o durante il riposo.

Venne poi illuminata con un esempio ancor più pratico. Quando una persona mangia, tutte le membra si rinvigoriscono, quantunque sia la sola bocca che gusta il cibo. Così. quando una grazia speciale è concessa ai fedeli, essa produce tosto un aumento di merito in coloro che loro sono uniti, soprattutto poi fra i membri di uno stesso Monastero, eccettuati però coloro che covano in cuore odii inveterati, o cattiva volontà assecondata.

Durante l'intonazione del Gloria in excelsis Deo, il Signore Gesù, Pontefice supremo, esalò un soffio divino verso il Padre, simile a fiamma ardente. Alle parole « et in terra pax hominibus bonae voluntatis », diresse il medesimo soffio sotto forma di candida luce, verso le persone presenti.

Al « Sursum corda » il Figlio di Dio si alzò, parve aspirare con forza possente i desideri di tutti i presenti poi, volgendosi a oriente, circondato da innumerevoli Angeli che lo servivano, tenne le mani innalzate ed offerse al Padre, con le parole del Prefazio, i voti di tutti i fedeli.

All' « Agnus Dei » il Signore si rizzò in mezzo all'altare con tutta la potenza della sua Maestà; al secondo « Agnus Dei » diffuse l'onda della sua Sapienza sulle persone presenti; al terzo « Agnus Dei » parve raccogliersi in se stesso ed offerse al Padre i voti ed i desideri di tutti. Allora lasciò traboccare l'esuberanza dell'amor suo e diede, con la sua sacratissima bocca, il bacio di pace a tutti i Santi presenti. Volle in seguito glorificare il coro delle Vergini con un privilegio tutto speciale e, dopo averle onorate col bacio di pace, si degnò di deporre sul loro petto, con le sue benedette labbra, anche il dolce bacio dell'amore. Diffondendo poi. sull'assemblea delle Suore i raggi vivificanti della sua tenerezza, disse loro: « Io sono tutto vostro; ciascuna di voi può godere di me secondo il suo desiderio »,

Dopo questa comunione ella disse: « Quantunque la mia anima sia colma d'ineffabile dolcezza, pure trovo che, stando Tu sull'altare, sei ancora troppo lontano da me; ti prego pertanto di farmi sentire durante la benedizione della S. Messa, la grazia di esserti intimamente unita ». Il Signore si degnò manifestarle tale benefica unione, stringendola al suo sacratissimo Cuore, con un amplesso di forza e di dolcezza incomparabile.