CAPITOLO XVII. - L'ACCONDISCENDENZA DEL SIGNORE E LA DISTRIBUZIONE DELLA SUA GRAZIA
Santa Gertrude di Helfta
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Nella seconda domenica d'agosto durante la quale si festeggiava S.
Lorenzo e la dedicazione della chiesa, Geltrude pregava fervorosamente
per parecchie persone che avevano sollecitato la sua intercessione,
quando scorse un vigoroso ceppo di vite, scendere dal trono di Dio fino
a terra, le cui foglie servivano poi come di scala per risalire in
alto. Questa scala simboleggiava la fede, mediante la quale gli eletti
s'inalzavano verso le regioni celesti.
Ella riconobbe in alto, a sinistra del trono, molti membri del
Monastero e lo stesso Figlio di Dio che si teneva ritto, con grande
riverenza davanti al Padre celeste. L'ora si avvicinava nella quale, se
le Monache non avessero avuto l'interdetto, avrebbero ricevuto la SS.
Comunione. Geltrude desiderò ardentemente che, per un particolare
effetto della divina clemenza, a cui nessun potere umano è in grado di
resistere, tutte, lei e le altre consorelle, venissero spiritualmente
cibate del SS. Sacramento.
Vide allora il Signore Gesù immergere nel seno del Pardre l'Ostia che
teneva in mano e toglierla poi rosseggiante di sangue. Mentre, sorpresa
di questo fatto, andava chiedendosi come mai il rosso simbolo della
Passione, potesse essere attribuito al divin Padre, ella non potè
vedere se il desiderio, che poco prima aveva manifestato, si fosse
compito.
Soltanto un po' più tardi ella riconobbe che il Signore aveva stabilito
la sua dimora nelle anime che si trovavano alla sinistra del divino
trono. Ma come si fosse compiuto il fatto non potè scoprirlo.
In quel frattempo si ricordò di una persona che, prima della S. Messa,
s'era raccomandata alle sue preghiere con divozione e umiltà; rivoltasi
a Gesù lo supplicò d'accordare a quell'anima i favori richiesti. Ma
Egli le rispose che nessuno poteva salire la mistica scala della fede,
se non era sorretto dalle ali della confidenza e che quella persona ne
aveva ben poca. Riprese Geltrude: « Ma Signore, ho notato che, se manca
di fiducia, ciò avviene perchè si sprofonda continuamente nell'abisso
dell'umiltà; ricorda, o caro Gesù, che hai promesso di colmare gli
umili dei tuoi più grandi favori ». Ed il Signore, accondiscendendo
benevolmente, affermò: « Discenderò
e comunicherò le mie grazie a quest'anima, e anche a tutte quelle che
vedrò sprofondate nella valle della loro miseria ».
Vide allora il Signore discendere come da una scala imporporata. Poi le
apparve in mezzo all'altare rivestito di abiti pontificali, tenendo in
mano una specie di pisside. Durante la S. Messa fino al Prefazio se ne
stette assiso rivolto verso il sacerdote. Era circondato e servito da
una moltitudine grande di angeli: tutta la parte della Chiesa che si
trovava alla sua destra, cioè a settentrione, ne era gremita. Quei
felicissimi spiriti lasciavano trasparire una grande letizia nel
percorrere quei luoghi benedetti, ove i loro concittadini avevano
offerto tante preghiere a Dio. Con tale parola « concittadini » era
designata la comunità, facendosi allusione al IV responsorio della
festa dell'Assunta: « Gaudent chori angelorum consortes et concives
nostri ».
Alla sinistra del Signore, verso mezzogiorno, stava un solo coro di
angeli, seguito da quello degli Apostoli. Veniva, in seguito, il coro
dei Martiri, il coro dei Confessori e infine il coro delle Vergini.
Mentre Geltrude ammirava tali meraviglie, si ricordò che secondo la S.
Scrittura c la purezza si avvicina a Dio » (Sap. VI, 20) e potè
contemplare una luce speciale, candida come neve, che risplendeva fra
Gesù e il coro delle Vergini: essa pareva unire queste privilegiate
creature al loro Sposo celeste con un vincolo di dolcissima tenerezza,
e il gioioso incanto di una familiarità tutta divina.
In seguito le fu dato vedere che raggi luminosi si dirigevano verso
alcuni membri della Comunità, investendoli completamente, come se fra
essi e il Signore non vi fosse ostacolo alcuno, quantunque parecchie
muraglie le separassero dalla Chiesa ove aveva luogo questa visione.
Mentre Geltrude si deliziava della scena più sopra descritta, la sua
sollecitudine le fece pensare al resto della Comunità. Disse quindi al
Signore: « Poiché la tua infinita bontà, o mio Dio, ha diffuso nella
mia anima l'abbondanza delle tue grazie, cosa darai alle monache che in
questo momento stanno occupate ai lavori manuali, e non godono certo le
delizie che mi colmano il cuore? ». « Io diffondo il mio balsamo nelle
loro anime - rispose Gesù - quantunque sembrino in uno stato
incosciente di sonnolenza ».
Geltrude ricercò qual'era la virtù del balsamo e fu meravigliata che
una stessa ricompensa fosse offerta alle persone che praticano gli
esercizi spirituali, e a quelle che non li compiono, perchè il balsamo
rende il corpo incorruttibile e produce tale effetto, sia che venga
applicato durante la veglia, o durante il riposo.
Venne poi illuminata con un esempio ancor più pratico. Quando una
persona mangia, tutte le membra si rinvigoriscono, quantunque sia la
sola bocca che gusta il cibo. Così. quando una grazia speciale è
concessa ai fedeli, essa produce tosto un aumento di merito in coloro
che loro sono uniti, soprattutto poi fra i membri di uno stesso
Monastero, eccettuati però coloro che covano in cuore odii inveterati,
o cattiva volontà assecondata.
Durante l'intonazione del Gloria in excelsis Deo, il Signore Gesù,
Pontefice supremo, esalò un soffio divino verso il Padre, simile a
fiamma ardente. Alle parole « et in terra pax hominibus bonae
voluntatis », diresse il medesimo soffio sotto forma di candida luce,
verso le persone presenti.
Al « Sursum corda » il Figlio di Dio si alzò, parve aspirare con forza
possente i desideri di tutti i presenti poi, volgendosi a oriente,
circondato da innumerevoli Angeli che lo servivano, tenne le mani
innalzate ed offerse al Padre, con le parole del Prefazio, i voti di
tutti i fedeli.
All' « Agnus Dei » il Signore si rizzò in mezzo all'altare con tutta la
potenza della sua Maestà; al secondo « Agnus Dei » diffuse l'onda della
sua Sapienza sulle persone presenti; al terzo « Agnus Dei » parve
raccogliersi in se stesso ed offerse al Padre i voti ed i desideri di
tutti. Allora lasciò traboccare l'esuberanza dell'amor suo e diede, con
la sua sacratissima bocca, il bacio di pace a tutti i Santi presenti.
Volle in seguito glorificare il coro delle Vergini con un privilegio
tutto speciale e, dopo averle onorate col bacio di pace, si degnò di
deporre sul loro petto, con le sue benedette labbra, anche il dolce
bacio dell'amore. Diffondendo poi. sull'assemblea delle Suore i raggi
vivificanti della sua tenerezza, disse loro: « Io sono tutto vostro;
ciascuna di voi può godere di me secondo il suo desiderio »,
Dopo questa comunione ella disse: « Quantunque la mia anima sia colma
d'ineffabile dolcezza, pure trovo che, stando Tu sull'altare, sei
ancora troppo lontano da me; ti prego pertanto di farmi sentire durante
la benedizione della S. Messa, la grazia di esserti intimamente unita
». Il Signore si degnò manifestarle tale benefica unione, stringendola
al suo sacratissimo Cuore, con un amplesso di forza e di dolcezza
incomparabile.