CAPITOLO XVI. - VANTAGGI DELLA PERSECUZIONE E COMUNIONE SPIRITUALE
Santa Gertrude di Helfta
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L'ultimo giorno nel quale il Convento celebrava l'ufficio divino che
l'interdetto ecclesiastico doveva poi sospendere, si cantò la Messa
Salve Sancta Parens, in onore della Madre di Dio.
Geltrude chiese al Signore: « O Dio, infinitamente buono, come ci
consolerete nell'attuale desolazione? ».
« Io attingerò in voi - rispose Gesù - delizie abbondanti. Come lo sposo
gusta la compagnia della sua sposa nell'intimità della camera nuziale,
più volentieri che nei tumulto di una folla, così io troverò gioie
squisite nell'accogliere i sospiri ardenti e i gemiti dei vostri cuori.
L'amor mio divamperà in voi con nuovi accrescimenti come fa il fuoco
che, compresso, raddoppia di vigore. Le compiacenze che troverò nelle
anime vostre e lo slancio del vostro amore per me, saliranno come acqua
che s'innalza con tanta maggior forza quanto più fortemente è stretta
fra le dighe ».
Geltrude chiese: « Quanto tempo durerà quest'interdetto? » « Ti assicuro che per tutta il
tempo che esso si prolungherà, io sarò largo delle mie grazie più elette
».
Aggiunse la Santa: «I grandi della terra considerano una vergogna
trattare con persone di bassa condizione; è quindi giustissimo che il
Re dei re tenga segreti i disegni, della Provvidenza e non li riveli a
una creatura vile quale sono io. E' questo il motivo per cui Tu, o Gesù
mio, mi lasci nell'incertezza, benchè conosca il principio e la fine di
ogni vicenda?». « Non è
così, figlia mia, - rispose il Salvatore - ma devi sapere che io agisco solo
in vista del tuo maggior bene. A volte nella contemplazione ti svelo i
miei segreti, altre volte credo opportuno tenerteli nascosti per
mantenerti nell'umiltà. Quando te li confido tu comprendi cosa diventi
per la mia grazia, quando te li celo tu vedi cosa sei da sola
».
All'Offertorio della S. Messa: « Recordare Vírgo Mater Ricordati, o
Vergine Madre» quando si giunse a quelle parole: ut loquaris pro nobis
borea - di parlare in nostro favore », mentre supplicava la Madre delle
grazie di essere generosa, il Signore le disse: « In questo momento non è
necessario che nessuno perori le vostre cause, perché io vi sono
completamente favorevole ». Ma Geltrude, memore delle sue
fragilità e di quelle delle consorelle, non poteva comprendere come il
Signore fosse pienamente placato.
Fu appunto allora che Gesù le disse con tenerezza immensa: « La mia naturale benignità
m'inclina a considerare di preferenza quanto v'ha di migliore in
un'anima; la mia Divinità investe e abbraccia questa parte migliore,
dando risalto al più perfetto e dissimulando quello che è meno degno
».
« O Gesù, Tu che sei così magnifico nei tuoi doni - aggiunse la Santa -
come mai accordi le dolcezze delle tue consolazioni ad un'anima così
indegna come la mia, e così poco preparata a riceverle? » « Ne sono come forzato dal mio amore
». « Ma dove sono, dunque, caro Gesù, le macchie che ho contratte
qualche giorno fa con quell'impazienza che m'ha sconvolto il cuore e
che ho perfino manifestata con parole un poco alterate? ». « Sappi che il fuoco della mia
Divinità, le ha consumate e che in tal modo faccio scomparire le
deformità delle anime che mi sono tanto care » « O
clementissimo Gesù, poichè la tua bontà è così tenera con la mia
debolezza, vorresti dirmi se l'anima da te purificata dovrà, dopo la
morte risarcire quelle colpe col fuoco del Purgatorio?» E siccome il
Signore fingeva di non aver sentito, ella insistette: « In verità, o
mio Dio, se la tua giustizia l'esigesse, io mi sprofonderei volentieri
in quell'abisso di fiamme, per darti degna soddisfazione; però se la
tua bontà e misericordia ricavassero maggior gloria nel consumare tali
colpe col fuoco dell'amor tuo, io ti pregherei di distruggere tutti i
miei peccati nelle fiamme della tua divina carità, quantunque mi senta
indegna di questa somma grazia ».
E. la bontà divina, inesauribile nella sua tenerezza, accordò a
Geltrude quanto aveva chiesto.
Il giorno seguente mentre si celebrava la S. Messa nella chiesa
parrocchiale, al momento della S. Comunione, Ella disse al Signore: « O
clementissimo Padre, come mai non ti commuovi vedendoci private del
cibo preziosissimo del tuo Corpo e dei tuo Sangue, a motivo di quei
miseri beni temporali che servono solo per il nostro materiale
sostentamento? ».
Rispose Gesù: « Come
potrei compiangere l'amatissima mia sposa, giacchè, avendo divisato
d'introdurla nella sala luminosa e fiorita del banchetto di nozze, e
scoprendo nei suoi ornamenti un piccolo difetto, mi faccio premura di
tirarla in disparte per rimediarvi e poter poi presentarla ai
convitati, in tutto lo splendore della sua magnificenza? ».
E Geltrude, sempre bramosa di nuova luce: « Come mai, Signore, la tua
grazia può abitare nell'anima di coloro che ci fanno tanto soffrire con
questo interdetto?».
Le rispose il Salvatore: « Non
occuparti di loro: Io stesso mi riservo di giudicarli».
Al momento dell'Elevazione, mentre Ella offriva a Dio l'Ostia Santa,
come tributo di lode eterna per la salvezza del Monastero, il Signore
ricevette quella stessa Ostia, e con un'aspirazione del più intimo del
Suo essere, ritrasse una soavità vivificante, dicendo: «In
quest'aspirazione sazio le mie Spose con un cibo divino ». E Geltrude «
O buon Gesù, stai forse per comunicare tutte le monache? ». « No » rispose, « ma solo quelle che lo desiderano,
o che bramano avere tale desiderio. Riguardo poi alle altre, siccome
appartengono a questo convento, avranno il privilegio di sentire nelle
loro anime un misterioso anelito che le porterà verso di Me, così come
farebbe colui che, non avendo appetito, pure si lasciasse attrarre dal
buon odore delle vivande a gustarle con piacere ».
Nel giorno dell'Assunta, all'Elevazione dell'Ostia, Ella intese queste
parole del Signore:, « Mi offro a Dio Padre, e m'immolo per le mie
membra ». Allora ella chiese: « Permetteresti forse, o mio Dio, che
noi, tue membra, abbiamo da essere da Te separate per l'anatema di cui
ci minacciano coloro che vogliono impossessarsi dei nostri beni? ». «E puoi tu supporre -
rispose il Salvatore -
che qualcuno riesca a strappare dalla profondità della mia anima
l'amore che a voi mi unisce? Come un coltello di legno non può spezzare
un corpo solido, ma solo vi lascia una lieve traccia, così l'anatema
non vi colpisce, ma appena vi sfiora ».
« O mio Dio che sei l'ineffabile verità, - chiese ella - Tu mi avevi
promesso che, in questi giorni di sofferenza, noi avremmo sentito
crescere il nostro amore per Te, e che Tu stesso avresti goduto le più
abbondanti delizie nei cuori delle tue Spose; come va che parecchie si
lamentano di essersi raffreddate nella carità a tuo riguardo?». Il
Signore affermò: « Io
chiudo nel mio seno la sorgente di tutti i beni e vado distribuendoli a
ciascuno secondo la loro necessità, nel tempo più conveniente
».