PREFAZIONE DI LANSPERGIO
Santa Gertrude di Helfta
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La vergine Geltrude, per umiltà, non scrisse nè questo terzo libro, nè
i seguenti, però li ha dettati, - dietro ordine del Signore, - ad una
consorella colta perchè li scrivesse. Geltrude si credeva indegna di
raccontare grazie così eminenti, pensando di sciuparle col tocco della
sua penna, e preferì che un'altra le mettesse in luce, affinchè Dio
ricevesse degno omaggio di lode e di ringraziamento dalle anime che ne
verrebbero a conoscenza.
Ella pensava di togliere da un pantano una perla preziosa e
d'incastonarla in oro finissimo, rivelando ad altri i doni della bontà
divina, perchè il Signore avrebbe così ricevuto quelle lodi e quei
ringraziamenti ch'ella disperava di poterGli rendere. A tale ragione si
aggiunse poi l'ordine tassativo dei Superiori, che obbligarono l'una a
far conoscere le sue rivelazioni, l'altra a scriverle.
Questo terzo libro è ripieno d'istruzioni e di consolazioni; contiene
pure pii esercizi nei quali ciascuno, secondo lo stato particolare, può
imparare il modo di servire Dio e di piacerGli; come convenga offrire
al Padre celeste i meriti e il frutto della Passione del Figlio suo,
per espiare i propri peccati ed applicarsi i frutti della Redenzione;
come bisogna amare Dio con tutto il cuore, con quale divozione ricevere
i Sacramenti ed infine, come sia necessario conformarsi in ogni cosa al
divino beneplacito. Tutte queste cose, e molte altre ancora contenute
in questi libri, sono l'espressione pratica dell'amore di Dio verso i
suoi eletti. Tale amore rende, in questi ultimi tempi, il Signore così
compassionevole verso l'umana fragilità, da prodigarci con abbondanza
pari alla misericordia, i suoi doni, i suoi santi e se stesso senza
riserva alcuna, purchè la nostra buona volontà sia disposta a tutto
ricevere. Continua dunque, caro lettore; non ti pentirai d'aver letto
queste pagine.
PROLOGO
La grande umiltà di Geltrude, e soprattutto un forte impulso della divina volontà, l'obbligarono a far conoscere a una persona quanto segue. Sentendosi troppo indegna per rispondere alla grandezza dei divini favori con riconoscenza adeguata, dopo d'averli manifestati ad una consorella se ne rallegrava per la gloria di Dio, parendole d'aver tolto una gemma dal fango per incastonarla in oro fulgente. Fu dunque per ordine dei superiori che la sua consorella scrisse le pagine seguenti.