CAPITOLO XXIII. - RICAPITOLAZIONE DELLE GRAZIE RICEVUTE
Santa Gertrude di Helfta
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Ti benedica l'anima mia, o mio Signore e Creatore! Ti benedica l'anima
mia e tutto il mio essere, nelle più intime profondità, esalti le
misericordie infinite, con cui mi hai prevenuta, o mio dolcissimo
Amante! Ringrazio quanto posso la tua immensa misericordia, lodo e
glorifico quella longanime pazienza che sembra averti fatto dimenticare
gli anni della mia infanzia e giovinezza. In quel tempo, fino all'età
di venticinque anni, sono vissuta in tale accecamento, che se Tu non
m'avessi dato orrore istintivo al male, ed attrazione per il bene e non
fossi stata coltivata dai saggi consigli di chi mi circondava, mi pare
che sarei caduta in ogni sorta di colpa, senza alcun rimorso, proprio
come se, essendo una pagana vissuta tra gli infedeli, non avessi mai
saputo che Tu, mio Dio, riservi la ricompensa ai buoni ed il castigo ai
cattivi: eppure mi avevi prescelta, fin dalla tenera età di cinque
anni, per essere a Te consacrata, fra lo stuolo delle tue vergini
Spose, nel santuario della Religione.
Sebbene la tua beatitudine non possa nè crescere, nè scemare, non
avendo alcun bisogno dei nostri beni (Sal. XV, 2) pure la mia vita,
così colpevole e negligente sembra aver cagionato un detrimento alla
tua gloria, poichè in ogni istante, o mio Dio, tutto il mio essere e
tutte le creature dovrebbero lodarti, tendendo incessantemente a Te!
Tu solo sai il dolore che il mio cuore prova al pensiero d'averti
offeso, tanto più dopo che ti sei degnato discendere verso di me per
commuovermi fino nell'intimo del mio essere.
Penetrata da questo ricordo ti offro, o Padre amantissimo, in ammenda
delle mie colpe, i patimenti del tuo Figlio unico a cominciare da
quell'ora in cui, adagiato sul fieno nella mangiatoia, diede il primo
vagito, e poi sopportò le privazioni dell'infanzia, i lavori della
giovinezza fino a quando, reclinata la testa sulla Croce, esalò con
forte grido lo spirito.
Per riparare le mie negligenze ti offro, o Padre amantissimo, la vita
tutta intera del tuo divin Figlio, quella vita di cui ogni pensiero,
parola ed opera furono d'una perfezione assoluta. Te l'offro dal primo
istante in cui, discendendo dal suo trono, il tuo Figlio entrò nel seno
della Vergine per abitare nel luogo del nostro esilio, fino a quell'ora
nella quale si presentò ai tuoi occhi, nella gloria della sua carne
vittoriosa.
Siccome poi è giusto, o Padre amantissimo, che il cuore de' tuoi amici
ripari le ingiurie fatte alla tua gloria, ti prego, per mezzo del tua
Figlio unico, in virtù dello Spirito Santo, d'applicare i meriti della
vita e della Passione del tuo diletto Gesù per il perdono e la
soddisfazione delle colpe di quell'anima che si sforzerà, durante la
mia vita, o dopo la mia morte, di supplire ai miei mancamenti; ed
affinchè questo mio desiderio sia esaudito ti prego di custodirlo
sempre nel tuo Cuore, anche quando, per tua misericordia, regnerò con
Te in cielo.
Per degnamente ringraziarti mi sprofondo nell'abisso dell'umiltà, lodo
ed adoro, insieme alla tua sublime misericordia, quella dolcissima
benignità per cui, mentre conducevo una vita insensata, Tu, Padre delle
misericordie, dirigesti verso di me pensieri di pace e non d'afflizione
(Ger. XXIX, 11), e mi colmasti di benefìci insigni, come se, più santa
di tutti i mortali, avessi condotto in terra la vita degli angeli.
Tu hai cominciato quest'opera d'amore in Avvento; qualche giorno prima
dell'Epifania, mentre stavo per compire il XXV anno di età, hai allora
commosso il mio cuore in un modo così misterioso e decisivo che,
disgustato dalle follie della gioventù, si andò man mano preparando a
ricevere la tua visita. Appena entrata nel XXVI anno, e precisamente il
lunedì innanzi alla festa della Purificazione, dopo Compieta, verso
l'ora del crepuscolo, Tu, luce vera che splendi nelle tenebre, hai
voluto porre termine alla notte angosciosa nella quale mi sentivo
immersa e dissipare le vanità della mia ignorante giovinezza. In
quell'istante infatti l'anima mia sentì la tua presenza in modo così
evidente ed ammirabile da farmi gustare ineffabili, delizie, per la
soave riconciliazione, con cui hai voluto rivelarti a me e darmi il tuo
amore.
Illuminata da chiarezza soprannaturale scorsi le ricchezze celesti che
Tu avevi deposte nell'anima mia, compresi i modi delicati ed occulti
con cui tu preparavi il mio cuore perché ti servisse di delizioso
rifugio, apprezzai le tenerezze con cui mi andavi iniziando ad aver
teco quei rapporti familiari che l'amico ha con l'amico, meglio ancora,
che lo sposo ha con la sposa.
Per continuare questo commercio d'amore assai spesso, hai visitato
l'anima mia in diverse maniere, soprattutto, la vigilia
dell'Annunciazione e prima dell'Ascensione allorchè, incominciando fin
dal mattino a farmi sentire la dolcezza della tua pace, hai poi verso
sera, completato l'opera tua. Fu allora che mi conferisti quel
meraviglioso dono, degno d'essere ammirato da tutte le creature; voglio
dire la tua continua presenza nel mio cuore! Ogni volta che rientravo
nel mio interno io ti trovavo, eccetto una sola volta, per lo spazio di
undici giorni.
Siccome le parole mi mancano per esprimere il numero ed il valore dei
doni che accompagnarono quello della tua continua presenza, dammi, o
generoso Dispensatore di grazia, d'offrirti in ispirito d'umiltà, un
sacrificio di giubilo, e specialmente per esserti preparato nel mio
cuor un'abitazione così amena che supera in bellezza il tempio di
Salomone e in delizie il banchetto d'Assuero, delizie che mi concedesti
di godere con Te, alla pari, come regina col suo regale Consorte.
Fra tutte le grazie ne apprezzo! specialmente due: quella d'avermi
impresso in cuore i gioielli delle tue Piaghe e d'avermi trapassato con
quella ferita d'amore, così profonda ed efficace, che quand'anche
dovessi vivere mille anni nel più completo abbandono, sempre a tale
ricordo, gusterei gioie inenarrabili.
Aggiungendo grazie a grazie, mi hai pure ammesso ad una tenera
familiarità, offrendomi in diversi modi, quel tesoro della Divinità,
che è il tuo stesso Cuore deificato, perchè ivi gustassi delizie
celestiali. Tu me lo desti gratuitamente, anzi lo scambiasti col mio,
in segno di affettuosa amicizia.
In quel divin Cuore conobbi i tuoi segreti giudizi: per suo mezzo mi
hai accordate prove così numerose e dolci del tuo amore che se non
conoscessi la tua ineffabile accondiscendenza, mi meraviglierei che Tu
avessi dimostrato un affetto così dolce perfino alla tua degnissima
Madre, teco regnante nello splendore dei cieli.
Spesso mi conducesti con finissima delicatezza, alla conoscenza
salutare de' miei difetti; mi risparmiasti in ciò ogni confusione, come
se Tu preferissi perdere metà del tuo regno, piuttosto di turbare la
mia giovanile timidezza; usando un'industria ricca di finezza, mi
rivelasti la tua avversione per i difetti delle persone che mi
circondavano, affinchè, scrutando la mia coscienza, m'accorgessi di
essere pur io colpevole delle stesse mancanze. Così la dolce tua luce
mi conduceva all'emenda, senza farmi neppur supporre che Tu avevi
notati in me difetti capaci di contristarti. Inoltre mi hai fatto
intravvedere le grazie innumerevoli preparate per confortare i miei
ultimi giorni, e le ineffabili dolcezze che mi aspettavano in Paradiso.
Questa vista ha talmente deliziato l'anima mia che, per questoi solo
beneficio, dovrei stringermi eternamente a Te, con invincibile
speranza. Ma il pelago della tua tenerezza infinita non doveva
esaurirsi! Quando ti pregavo per i peccatori, o per le mie consorelle,
Tu mi esaudivi con tanta larghezza che io, conoscendo l'incredulità del
cuore umano, esitavo a raccontare i tuoi benefici perfino alle anime a
me più care.
Infine mi hai dato per avvocata la tua dolcissima Madre,
raccomandandomi più volte a Lei, con quell'amore con cui uno sposo
fedele affida la diletta sposa alla propria Marre. Spesso mi
assegnasti, in speciale servizio, i più nobili principi della tua
reggia, non solamente Angeli e Arcangeli, ma anche i ministri delle più
alte gerarchie. La tua benignità armonizzava le loro particolari
attitudini con i miei spirituali bisogni.
Eppure se Tu, per il mio maggior bene, mi sottraevi in parte le tue
delizie, io indegnissima ed ingrata, scordavo i tuoi doni come se
fossero stati di nessun valore, fino al momento in cui tocca dal
pentimento, tornavo a Te, per richiederti il dono perduto, o altro
favore consimile. Subito Tu me lo riconsegnavi intatto, come se io
stessa l'avessi accuratamente deposto nel tuo Cuore, con l'intenzione
di riprenderlo al momento opportuno.
Le più meravigliose delle tue grazie furono quelle che ricevetti il
giorno di Natale, la domenica Esto mihi, ed un'altra domenica, dopo
Pentecoste. In quei giorni mi hai rapita con tale unione, che considero
vero miracolo l'aver potuto io reggere ancora a vivere. Aggiungerò per
mia vergogna e confusione, che, dopo benefici così eletti, non mi
sforzai di emendarmi delle mie manchevolezze come avrei dovuto.
Ma con tutto ciò non si è inaridito il fonte della tua misericordia, o
Gesù amantissimo fra tutti gli amanti, il solo che ami veramente e
gratuitamente anche gl'indegni! Infatti quando poco dopo incominciavo a
dimenticare questi insigni favori, degni del tripudio del cielo e della
terra, per essersi l'infinito Iddio abbassato verso l'ultima delle
creature, Tu, Datore, Rinnovatore, Conservatore d'ogni bene,
rieccitasti la mia riconoscenza, rivelando le grazie di cui mi avevi
colmata a pie persone a Te familiari. Così seppi dalle loro labbra i
segreti del mio cuore, quantunque non potessero affatto conoscerli,
poichè non ne avevo parlato con nessuno.
Con queste parole, o mio Dio, io ti restituisco quello che è. tuo e,
ripetendole per mezzo di quell'argano melodioso che è il tuo divin
Cuore in virtù dello Spirito) Santo, canto a Te, o Signore, Padre
adorabile, lodi e ringraziamenti da parte di tutti gli esseri celesti,
terrestri, inferiori e di tutte le cose che furono, sono e saranno.
Siccome poi l'oro brilla meglio e si distingue fra gli altri metalli, e
il nero, a suo confronto, appare più oscuro, così svelerò ciò che è
mio, cioè opporrò la perfidia della mia vita colpevole, allo splendore
dei tuoi benefici. Tu diffondevi doni stupendi sull'anima mia, secondo
la tua regale munificenza, e io li ricevevo con la rozzezza del mio
naturale, come vile schiava che guasta tutto quanto tocca. Ma la tua
amabile mansuetudine non sembrava neppure accorgersene e continuava a
colmarmi di benefici. Mentre Tu, che godi in cielo una sì dolce
coabitazione col Padre, ti degnavi scendere nella mia povera dimora,
io, ospite negligente e volgare, mi davo così poca premura di farti
festa, mentre per semplice senso d'umanità naturale avrei dovuto
trattare meglio, anche un povero lebbroso che, dopo d'avermi colmata
d'ingiurie e d'oltraggi, mi avesse chiesto asilo.
O Creatore delle stelle, lo ripeto, io ricevetti da Te immensi
doni, cioè le gioie dell'anima, l'impronta delle tue Piaghe
sacratissime, la rivelazione dei tuoi segreti, le familiari carezze del
tuo amore i In ciò provai più godimenti che se avessi percorso la terra
da oriente a occidente. Eppure ti ho oltraggiato con nera
ingratitudine, disprezzando tali gaudi spirituali, per cercare
divertimenti esterni, preferendo le cipolle d'Egitto alla dolcezza
della tua manna celestiale. Ho anche soffocato in me lo slancio della
speranza, diffidando delle tue promesse, come se Tu fossi uomo mendace
e.infedele alla sua parola.
Quando t'inchinavi con bontà per esaudire le mie indegne preghiere, io
indurivo il cuore a tal puntò, (e lo dico con lagrime), che fingevo di
non capire la tua volontà, per non essere costretta dalla voce della
coscienza ad eseguirla. Mentre Tu mi avevi assicurato il potente
ausilio della tua gloriosa Madre e degli spiriti celesti, io,
miserabile!, ho cercato appoggio negli amici terreni, invece di contare
su Te solo. Era anche giusto che, poichè la tua bontà mi conservava
intatti i tuoi doni in mezzo alle mie negligenze, concepissi maggior
gratitudine e usassi ogni cautela per correggermi, invece usavo una
malizia quasi diabolica a renderti male per bene, e ne prendevo motivo
di maggior ardimento per vivere a modo mio.
Dopo un'unione così incredibile con Te, unione che Tu solo conosci, non
ho temuto di macchiarmi ancora con i soliti difetti, che pure Tu mi
avevi lasciato soltanto perchè, lottando generosamente, col tuo aiuto,.
vincessi e mi acquistassi maggior gloria in cielo. E neppure sono
scevra di, rimorso per avere, a titolo di maggior riconoscenza, svelato
i segreti del mio cuore ai tuoi intimi amici perchè, trascurando la
retta intenzione, cercai talora una compiacenza affatto umana, invece
di tributarti la dovuta gratitudine. E ora, benignissimo Creatore del
mio cuore, salga a Te il gemito del più sincero dolore per queste e per
altre mancanze che ora non ricordo; accogli il pentimento che ti offro
per le troppo numerose infedeltà con le quali ho offeso la tua divina
clemenza. Ricevilo con quel compatimento e con quell'infinito amore che
ci concedesti d'offrirti per: mezzo del tuo amatissimo Figlio, nello
Spirito Santo, da parte di tutte le creature celesti, terrestri e
inferiori.
Essendo incapace di fare frutti di penitenza, supplico la tua bontà, o
mio dolce amante, d'ispirare alcune anime ferventi affinchè plachino la
tua giustizia e ti offrano l'olocausto di propiziazione. Possano i loro
sospiri, le loro preghiere, le loro buone opere riparare la mia
trascuratezza nel renderti la gloria che ti è dovuta, in riconoscenza
di tanti benefici. Tu, che scruti il fondo del mio cuore, non ignori
che soltanto il puro amore della tua lode mi ha indotto a scrivere
queste pagine. Possano coloro che le.leggeranno dopo la - mia morte,
sentirsi commossi per l'infinita bontà che ti ha abbassato verso la mia
estrema miseria per deporre i tuoi doni in un'anima che doveva stimarli
così poco.
Ringrazio poi, non quanto devo,. ma quanto posso, la tua divina
misericordia, o Creatore e Riparatore, per altro favore della tua
inesauribile tenerezza. Non mi hai tu forse assicurato, che qualsiasi
persona, anche in peccato, riceverebbe una speciale ricompensa qualora
volesse; in memoria di me, per la tua gloria e secondo l'intenzione più
sopra indicata, pregare per i peccatori, ringraziare per gli eletti, o
compiere qualche altra opera buona con divozione7 Tale ricompensa
consiste soprattutto nel non lasciare questo mondo senza prima avere
acquistato un grado eminente di unione con Te. Per questo beneficio,
sia a Te resa quella lode eterna che, procedendo dall'Amore increato,
rifluisce perpetuamente in te stesso!