CAPITOLO XXI. - EFFETTI DELLA VISIONE DIVINA
Santa Gertrude di Helfta

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Mi parrebbe ingiusto e sconveniente passare sotto silenzio, una grazia
che, per tua meravigliosa degnazione e amorosa accondiscendenza,
ricevetti durante una Quaresima. Nella seconda domenica di tale tempo,
mentre alla processione; che precede la S. Messa, si cantava il
responsorio « Vidi Dominum fatte ad faciem » l'anima. mia si trovò
investita da uno stupendo lampo di luce divina; vidi il tuo stesso
sacro Volto vicino al mio, conforme a quanto scrive S. Bernardo « Esso
non riceve la luce, ma la dà, non colpisce gli occhi del corpo, ma
rallegra il cuore; è amabile, non tanto per lo splendore della tinta,
quanto per i doni dell'amore ». In questa visione i tuoi occhi, lucenti
come il sole sembravano fissarsi direttamente nei miei. Sentii
compenetrata l'anima, il cuore, e tutte le potenze di tale soavità che
può essere nota a Te solo. Possa io mostrarmene grata con l'ardente
fedeltà di tutta, la vita!
Come la rosa è più apprezzata in primavera per la vaghezza de' suoi
colori e la fragranza de' suoi profumi, ma anche d'inverno, benchè
essicata, non manca di diffondere sbavi olezzi della sua grazia
primaverile; così l'anima mia prova gioia ineffabile al ricordo dei
benefici ricevuti.
Pertanto. desidero esprimere con un paragone, quello che la mia
piccolezza ha gustato in quella deliziosa visione; perchè, se alcuno
dei lettori ricevesse grazie consimili, ed anche maggiori, sia eccitato
a sentimenti di gratitudine, e io stessa, rievocando ore di paradiso,
dissipi la nebbia delle mie negligenze, ed attesti la mia frequente
gratitudine a quel divino Sole, specchio di giustizia, che su me
dardeggia i suoi fulgidissimi raggi.
Avendo Tu dunque accostato a me il tuo sacratissimo Volto, che diffonde
l'abbondanza della beatitudine, sentii che da' tuoi divini occhi
irradiava un'incomparabile soave luce. Essa, passando da' miei occhi e
penetrando l'intimo del mio essere, sembrava produrre in tutte le
membra un effetto oltremodo ammirabile; dapprima, quasi vuotando tutte
le midolla delle ossa, poi annientando le ossa stesse con la carne,
tanto che sentivo tutta la mia sostanza trasformata in un divino
splendore che, cangiandomi in se stesso in modo delizioso, porgeva
all'anima mia soavità incomparabile e serena letizia. Che dirò ancora
riguardo a questa giocondissima visione? E posso davvero chiamarla
visione, perchè mi pare che tutta, l'eloquenza del mondo non sarebbe
sufficiente per esprimere questo modo sublime di contemplarti che non
avrei mai creduto potesse esistere, neppure nella gloria celeste, se la
tua degnazione, o mio Dio, unica salvezza dell'anima mia, non m'avesse
indotto ad ammetterlo per mia dolcissima esperienza.
Aggiungo volentieri che, se nelle cose divine capita come nelle cose
umane, e che se la dolcezza del tuo celeste bacio supera, come credo,
il gaudio di tale visione, è necessario un aiuto speciale per sostenere
la creatura terrena, giacché sarebbe impossibile ad un'anima godere
tale favore, anche per un solo istante, e rimanere prigioniera del
corpo. Non ignoro però che la tua onnipotenza si unisce alla tua
sapienza infinita per regolare gradatamente le visioni, i baci, gli
amplessi e le altre dimostrazioni d'amore; secondo le circostanze, i
luoghi, i tempi e le persone.
O Signore, io ti ringrazio, unendomi a quel reciproco amore che regna
nell'adorabile Trinità, per la dolce esperienza che mi hai dato del tuo
bacio divino. Talvolta quando ero seduta in coro, pensando a Te
nell'intimo dell'anima mia, o quando salmodiavo le ore canoniche, o
l'ufficio per i defunti, sentivo sulle labbra l'impressione del tuo
bacio d'amore, perfino dieci volte e più, durante un solo salmo, bacio
sacratissimo la cui soavità supera i profumi più squisiti ed il miele
più dolce. Spesso ho pure notato l'amore dello sguardo che Tu posavi su
di me, e l'anima mia ha sentito l'amplesso del tuo divino abbraccio.
Sebbene tutte queste cose siano state colme d'ineffabili delizie,
nessuna produsse in me così profonda impressione come la luce di quel
tuo sublime sguardo, al quale più sopra ho accennato.
Con riconoscenza per questo e per tutti gli altri tuoi favori che solo
Tu conosci, ti offro, o mio Dio, quell'eterno godimento che le Persone
divine si comunicano nell'ineffabile soavità, che supera ogni
sentimento.