CAPITOLO XIX. - LODE ALLA DIVINA ACCONDISCENDENZA CHE SOPPORTA LE INDEGNITA' DEGLI UOMINI
Santa Gertrude di Helfta

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Io ringrazio, o amatissimo Signore, la tua bontà misericordiosa, e la
tua misericordia ricca di bontà, perchè ti sei degnato, con un segno
del tuo amore, ritemprare l'anima mia vacillante quando, come di
solito, insistevo per essere liberata dalla prigione del corpo, onde
volare al tuo amplesso. La mia brama non era quella di fuggire dalle
miserie del mondo, ma di liberare la tua bontà dal debito di conferirmi
la grazia, debito al quale ti obbligasti in virtù dell'immenso amore
della tua Divinità per la povera anima mia. La tua infinita potenza e
la tua eterna sapienza non erano certo obbligati a farlo, tanto più che
tali favori erano accordati ad una creatura indegna e sconoscente.
Desiderando io dunque di morire, mi sembrava che Tu, onore d decoro
della gloria celeste, discendessi dal soglio della tua regale Maestà,
pieno di dolcezza e di bontà, mentre si diffondevano, per tutta
l'ampiezza de' cieli, fiumi di nettare squisito. I Santi, prostrandosi
in atto di riconoscenza, si dissetavano con gioia a quei torrenti di
liquore celeste e prorompevano in cantici di lode. In quel mentre,
raccolsi un detto a me rivolto: « Rifletti quanto soavemente questa
lode giunge alle orecchie della mia Maestà e come penetri fino nelle
più intime fibre del mio Cuore Sacratissimo, ardente d'amore per gli
uomini: d'ora in avanti non desiderare dunque più d'essere liberata.
dai legami di quel corpo al quale io prodigo i doni della mia gratuita
bontà; ricorda che quanto più è indegno colui verso cui m'inchino,
tanto più grande è l'onore che ricevo da ogni creatura ».
Questa consolazione mi fu accordata proprio quando stavo per ricevere
la S. Comunione e rivolgevo tutta la mia attenzione al grande mistero.
In quel momento Tu ti sei degnato di svelarmi che ogni anima dovrebbe
accostarsi alla S. Comunione con un desiderio così puro del tuo amore e
della tua gloria, tanto da essere pronta a disprezzare qualsiasi danno
nel riceverti, (cosa impossibile), purchè rifulgesse di più la tua
divina tenerezza che si è degnata di unirsi ad una creatura così
miserabile.
E poichè io obbiettavo che colui che si astiene dalla S. Comunione
perchè ha coscienza della sua indegnità fa bene, per non mancare di
rispetto a sì augusto Sacramento con irriverenza presuntuosa, Tu
aggiungesti: «Colui che si comunica con l'intenzione che ti ho detto,
cioè per il puro desiderio della mia gloria, non può mai ricevermi
indegnamente ». Per queste parole benedette, cadute dalle tuoe labbra,
siano rese lode e gloria a Dio, nei secoli dei secoli!