SCRUTATIO

Sabato, 7 giugno 2025 - Sant' Andronico di Perm ( Letture di oggi)

CAPITOLO XV. - RICONOSCENZA PER LA DIVINA GRAZIA

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XV. - RICONOSCENZA PER LA DIVINA GRAZIA
font visite 154

La tua grazia si degnò illuminare il mio intelletto e rivelarmi più volte che l'anima prigioniera nell'involucro del corpo, si trova come immersa in una nube, a guisa di una persona che, chiusa in una camera satura di vapore, ne resta interamente avvolta. All'opposto, quando il corpo è afflitto da qualche patimento, l'anima riceve dal membro sofferente, come un'atmosfera compenetrata di luce solare, che le comunica ammirabile splendore. Più il dolore è intenso, più l'anima è investita di fulgori purificanti.

Ma fra tutte le sofferenze principalmente i dolori e le prove intime dello spirito, sopportate con umile pazienza, aumentano tanto maggiormente il candore dell'anima, in quanto la toccano più da vicino e più sul vivo. Soprattutto poi l'anima sfavilla quando si praticano le opere di carità. Grazie a Te, o amante degli uomini, d'avermi guidata a praticare la pazienza per mezzo di queste divine iezioni! Ma ohimè! Quanto poco e di rado ho corrisposto alle tue amorose richieste e come fui spesso inferiore alla tua attesa! Tu conosci, o mio Dio, il dolore, la confusione, l'abbattimento del mio spirito e con quale ardere io desideri che altre anime ti compensino della mia cattiva corrispondenza.

Un'altra volta, mentre assistevo alla S. Messa per comunicarmi, avendomi Tu, più del solito, concessa la magnificenza delle tue delizie, cercavo il modo di ricambiare tanta degnazione. Allora Tu, Maestro sapientissimo, mi ricordasti le parole dell'Apostolo « Optabam ego ipse anathema esse pro fratribus meis » (Rom, IX, 3) « Desidererei essere anatema per i miei fratelli ». E mentre avevo fino allora saputo, dietro tuo insegnamento, che sede dell'anima è il cuore, Tu mi mostrasti allora che è anche il cervello, nozione che conobbi per testimonio della S. Scrittura.

La tua bontà mi ha poi svelato essere un gran merito sacrificare la dolce fruizione del cuore, per applicarsi al retto governo dei sensi, o per attendere alla pratica della carità, in vantaggio del prossimo.