CAPITOLO XV. - RICONOSCENZA PER LA DIVINA GRAZIA
Santa Gertrude di Helfta

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La tua grazia si degnò illuminare il mio intelletto e rivelarmi più
volte che l'anima prigioniera nell'involucro del corpo, si trova come
immersa in una nube, a guisa di una persona che, chiusa in una camera
satura di vapore, ne resta interamente avvolta. All'opposto, quando il
corpo è afflitto da qualche patimento, l'anima riceve dal membro
sofferente, come un'atmosfera compenetrata di luce solare, che le
comunica ammirabile splendore. Più il dolore è intenso, più l'anima è
investita di fulgori purificanti.
Ma fra tutte le sofferenze principalmente i dolori e le prove intime
dello spirito, sopportate con umile pazienza, aumentano tanto
maggiormente il candore dell'anima, in quanto la toccano più da vicino
e più sul vivo. Soprattutto poi l'anima sfavilla quando si praticano le
opere di carità. Grazie a Te, o amante degli uomini, d'avermi guidata a
praticare la pazienza per mezzo di queste divine iezioni! Ma ohimè!
Quanto poco e di rado ho corrisposto alle tue amorose richieste e come
fui spesso inferiore alla tua attesa! Tu conosci, o mio Dio, il dolore,
la confusione, l'abbattimento del mio spirito e con quale ardere io
desideri che altre anime ti compensino della mia cattiva corrispondenza.
Un'altra volta, mentre assistevo alla S. Messa per comunicarmi,
avendomi Tu, più del solito, concessa la magnificenza delle tue
delizie, cercavo il modo di ricambiare tanta degnazione. Allora Tu,
Maestro sapientissimo, mi ricordasti le parole dell'Apostolo « Optabam
ego ipse anathema esse pro fratribus meis » (Rom, IX, 3) « Desidererei
essere anatema per i miei fratelli ». E mentre avevo fino allora
saputo, dietro tuo insegnamento, che sede dell'anima è il cuore, Tu mi
mostrasti allora che è anche il cervello, nozione che conobbi per
testimonio della S. Scrittura.
La tua bontà mi ha poi svelato essere un gran merito sacrificare la
dolce fruizione del cuore, per applicarsi al retto governo dei sensi, o
per attendere alla pratica della carità, in vantaggio del prossimo.