CAPITOLO XIII. - VIGILANZA SUI PROPRI SENTIMENTI
Santa Gertrude di Helfta

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Per l'onore della tua gloria confesso, o Dio di bontà, che hai usato un
altro mezzo per scuotermi dalla mia inerzia. Benché tu ti sia servito
all'inizio dell'intermediario di una persona, in seguito hai completato
da solo la tua opera d'amore, con grande misericordia e delicata
accondiscendenza. La suddetta persona dunque mi fece notare che, come
narra il Vangelo, fosti dopo la tua nascita dapprima corteggiato dai
pastori, e mi aggiunse, da parte tua, che, se volevo davvero trovarti,
dovevo vegliare sui miei sensi, come i pastori sui loro greggi. Tale
consiglio mi spiacque assai, conscia com'ero che, avendomi inebriata
del tuo amore, non era opportuno, nè conveniente che ti servissi come
un pastore mercenario che serve il suo padrone. Ruminando a lungo
questo pensiero che mi era penosissimo, mi raccolsi, dopo Compieta, nei
luogo della preghiera, e là ti sei degnato dissipare il mio turbamento
e la mia tristezza. Con paragone geniale - tu mi facesti capire che, se
la sposa può talora gettare grano ai falconi dello sposo, senza però
essere privata dei suoi amplessi, così neppure io, vigilando sui miei
sensi e sugli affetti del cuore, sarei defraudata delle tue divine
dolcezze. Sotto la forma poi di una verga verdeggiante, mi hai dato lo
spirito di santo timore, affinchè, rimanendo sempre con Te nella gioia
de' tuoi casti amplessi, non dessi mai passo nelle deserte contrade ove
le affezioni umane sogliono errare.
Ed aggiungesti che, qualora s'insinuasse nel mio spirito qualche
influenza meno retta per forzare i miei affetti a piegare verso destra
con sentimenti di gioia, o di speranza, oppure verso sinistra con
timore, dolore, o collera, tosto con la verga del timore, facessi
rientrare nell'ordine tale affezione, mediante la custodia dei sensi e
l'immolassi generosamente, offrendola in cibo a Te, quale tenero
agnello appena nato.
Ohimè! Quante volte, trascinata dalla malizia, dalla leggerezza, dalla
fierezza, dalla vivacità: del mio carattere, ho ripreso quanto ti avevo
offerto, anzi mi pareva quasi di strappartelo di bocca, per darlo al
tuo nemico! Tuttavia, dopo, Tu mi guardavi ancora con tanta dolcezza e
bontà come se Tu non avessi neppur notato la mia colpa, prendendola
quasi come una prova di tenerezza. La mia anima è stata spesso e
dolcemente commossa alla vista di sì delicato, misericordioso amore,
cosicchè nè le minacce, nè i castighi mi avrebbero condotta per una via
tanto sicura al timore del peccato e all'emenda de' miei difetti.