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Martedi, 20 maggio 2025 - San Bernardino da Siena ( Letture di oggi)

CAPITOLO XIII. - VIGILANZA SUI PROPRI SENTIMENTI

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XIII. - VIGILANZA SUI PROPRI SENTIMENTI
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Per l'onore della tua gloria confesso, o Dio di bontà, che hai usato un altro mezzo per scuotermi dalla mia inerzia. Benché tu ti sia servito all'inizio dell'intermediario di una persona, in seguito hai completato da solo la tua opera d'amore, con grande misericordia e delicata accondiscendenza. La suddetta persona dunque mi fece notare che, come narra il Vangelo, fosti dopo la tua nascita dapprima corteggiato dai pastori, e mi aggiunse, da parte tua, che, se volevo davvero trovarti, dovevo vegliare sui miei sensi, come i pastori sui loro greggi. Tale consiglio mi spiacque assai, conscia com'ero che, avendomi inebriata del tuo amore, non era opportuno, nè conveniente che ti servissi come un pastore mercenario che serve il suo padrone. Ruminando a lungo questo pensiero che mi era penosissimo, mi raccolsi, dopo Compieta, nei luogo della preghiera, e là ti sei degnato dissipare il mio turbamento e la mia tristezza. Con paragone geniale - tu mi facesti capire che, se la sposa può talora gettare grano ai falconi dello sposo, senza però essere privata dei suoi amplessi, così neppure io, vigilando sui miei sensi e sugli affetti del cuore, sarei defraudata delle tue divine dolcezze. Sotto la forma poi di una verga verdeggiante, mi hai dato lo spirito di santo timore, affinchè, rimanendo sempre con Te nella gioia de' tuoi casti amplessi, non dessi mai passo nelle deserte contrade ove le affezioni umane sogliono errare.

Ed aggiungesti che, qualora s'insinuasse nel mio spirito qualche influenza meno retta per forzare i miei affetti a piegare verso destra con sentimenti di gioia, o di speranza, oppure verso sinistra con timore, dolore, o collera, tosto con la verga del timore, facessi rientrare nell'ordine tale affezione, mediante la custodia dei sensi e l'immolassi generosamente, offrendola in cibo a Te, quale tenero agnello appena nato.

Ohimè! Quante volte, trascinata dalla malizia, dalla leggerezza, dalla fierezza, dalla vivacità: del mio carattere, ho ripreso quanto ti avevo offerto, anzi mi pareva quasi di strappartelo di bocca, per darlo al tuo nemico! Tuttavia, dopo, Tu mi guardavi ancora con tanta dolcezza e bontà come se Tu non avessi neppur notato la mia colpa, prendendola quasi come una prova di tenerezza. La mia anima è stata spesso e dolcemente commossa alla vista di sì delicato, misericordioso amore, cosicchè nè le minacce, nè i castighi mi avrebbero condotta per una via tanto sicura al timore del peccato e all'emenda de' miei difetti.