CAPITOLO IX. - INSEPARABILE UNIONE DELLA SUA ANIMA CON DIO
Santa Gertrude di Helfta

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Poco tempo dopo, cioè verso metà Quaresima, fui ancora obbligata a
letto per una grave malattia. Quel mattino ero sola, essendo le mie
consorelle impegnate nei loro uffici; ad un tratto il Signore, che non
abbandona coloro che sono privi delle umane consolazioni, si degnò
d'apparirmi, confermando la parola del Profeta: « Cum ipso sum in
tribulatione: Sono con lui nella tribolazione» (PS XC, 15). Egli mi
mostrava dal lato sinistro, quasi dall'intimo del suo Cuore benedetto,
una sorgente d'acqua pura, solida come il cristallo. Scorrendo al di
fuori copriva quel venerabile petto, quasi collana preziosa, offrendo
allo sguardo i riflessi brillanti dell'oro e la magnificenza della
porpora.
Mi disse Gesù: « La
malattia che ti fa soffrire ha santificato l'anima tua in tal modo che,
se per amore e carità verso il prossimo, sembrerai allontanarti da me
con atti, pensieri, parole, in realtà mi sarai sempre vicino, come
questa sorgente è una cosa sola col mio Cuore. E come hai visto l'oro e
la porpora brillare attraverso il cristallo, nello stesso modo la
cooperazione della mia Divinità, figurata nell'oro e la pazienza
perfetta della miei Umanità, rappresentata dalla porpora, renderanno
tutte le tue azioni gradite a' miei occhi ».
O dignità di questo minutissimo granello di polvere che, tolto dal
fango della via, fu dalla divina Gemma che racchiude i tesori del
cielo, innalzato fina a porlo sopra di sè! O bellezza di questo piccolo
umile fiore, che il raggio del sole ha fatto sbocciare da una terra
paludosa, investendolo del suo aureo splendore! O felicità di
quest'anima, colmata di benedizioni, che Dio ha tanto stimata, fina ad
abbassarsi a crearla, Lui l'infinito onnipotente! Di quest'anima, dico,
che, quantunque adorna della divina somiglianza, pure è distante da
Dio, come lo è la creatura dal Creatore!
Sia essa mille volte benedetta se ha saputo rimaner fedele a
quell'unione a cui io, misera, temo di non essere giunta neppure per un
solo momento! Prego perciò la divina clemenza di concedermi qualche
grazia preziosa, per i meriti di coloro che si conservano a lungo in
tale beatissimo stato di celeste intimità!
O dono che superi ogni altro dono! Potersi saziare con abbondanza di
delizie divine! Inebriarsi col vino della carità nelle celle del puro
amore, in modo da non essere più capaci di muovere passo verso le
regioni infeconde, ove quel prezioso liquore scemerebbe l'efficacia del
suo vigore e del suo profumo ! Portarlo poi con sè, quando la carità
obbliga a uscire dalla mistica cella dell'amore, per comunicare al
prossimo le stille corroboranti della divina munificenza!
Credo, o mio Dio, che la tua onnipotenza possa accordare questo dono a'
tuoi eletti, nè dubito che la tua tenerezza voglia concederlo anche a
me. Ma all'impenetrabile tua Sapienza, sarà dato dimenticare fino a
questo punto la mia indegnità? questo un mistero che non oso
penetrare... Glorifico ed esalto la sapienza e la bontà della tua
Onnipotenza: Lodo ed adoro la onnipotenza e la bontà della tua
sapienza. Ringrazio l'onnipotenza e la sapienza della tua Bontà e ti
benedico, o mio Dio, perchè ho sempre ricevuto dalla tua generosità
tutte le grazie che potevano essermi accordate, ed in misura che
superava infinitamente i miei poveri meriti.