CAPITOLO VI. - VISITA SUBLIME DEL SIGNORE NELLA FESTA DEL S. NATALE
Santa Gertrude di Helfta

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O potenza ammirabile d'una altezza inaccessibile! O profondo abisso di
sapienza inscrutabile ! O ampiezza immensa di carità desiderabile ! Con
quale abbondanza l'onda della tua Divinità, più dolce del miele, si è
innalzata per traboccare poi su di me, miserabile verme strisciante
sulla sabbia di tanti difetti e negligenze! Mi sia dunque lecito,
durante il terreno pellegrinaggio, compiere i miei desideri, cioè
rappresentare, per quanto possibile, le beatificanti delizie e le dolci
soavità per cui « chi aderisce a Dio diventa un solo spirito con lui »
(I Cor. VI, 17). Voglio qui esprimere, come potrò, qualcosa di quelle
gioie divine che io, atomo di polvere, ho potuto gustare.
Era l'anniversario di quella felice e santa notte nella quale il cielo
distillò sulla terra la rugiada della divinità. L'anima mia, simile « a
un vello esposto sull'aia della carità ed umettato dalla celeste
rugiada », volle meditare quel mistero. Con l'esercizio della divozione
essa desiderava porgere i suoi servigi a quel divino evento per cui,
come raggio dalla stella, così la Vergine ci diede il Figlio Suo, vero
Dio e vero uomo. Ad un tratto compresi che un tenero Bambinello appena
nato era stato deposto nel mio cuore. Nel medesimo istante vidi l'anima
mia interamente trasformata, prendere il colore di quel divino Infante,
se pur mi è permesso di definire col nome di colore, ciò che non può
essere paragonato a nulla di visibile. Ricevetti, in pari tempo
l'intelligenza di quelle ineffabili parole « Erit Deus omnia in
omnibus. Dia sarà tutto in tutti» (I Cor. XV, 28) e con insaziabile
ardore accolsi il delizioso nettare di quest'espressione dettami da
Gesù: Come io sono nella mia divinità « la figura della sostanza di Dio
Padre » (Eb. I, 3) così tu sarai l'immagine vivente della mia Umanità
e, siccome il sole comunica all'aria la propria chiarezza, così io
divinizzerò la tua anima, penetrandola coi raggi della mia Divinità.
Investita da questa luce unitiva tu sarai resa atta a una più familiare
unione con me ».
O nobilissimo balsamo della Divinità che vigoreggi nell'eternità, ma
che, in questi tempi ti diffondi mirabilmente sulle anime! O potenza
veramente invincibile dell'Altissimo! Come mai in un vaso d'argilla,
destinato all'ignominia, hai potuto racchiudere il preziosissimo
liquore della tua grazia? O conferma dell'eccessiva tenerezza di Dio,
che non mi ha abbandonato quando mi aggiravo per sentieri del vizio e
che mi ha fatto conoscere, per quanto la mia miseria glielo permise, la
dolcezza di quella felicissima unione!