CAPITOLO III. - DELIZIE DELLA DIMORA DEL SIGNORE NELL'ANIMA
Santa Gertrude di Helfta
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Tu, mio Dio, agivi nell'anima mia attraendola potentemente tutta a Te.
Un giorno fra la Risurrezione e l'Ascensione, al mattino, avanti Prima,
entrai nel podere del Monastero e mi sedetti presso il laghetto. La
bellezza del luogo mi rapiva, soprattutto per la limpidezza delle acque
é la presenza degli alberi verdeggianti: più ancora mi compiacevo del
gaio svolazzare degli uccelletti, e particolarmente delle colombe che
andavano e venivano liberamente intorno a me. In quella profonda
solitudine si gustava una pace deliziosa e riposante. Cominciai a
domandarmi cosa mai avrebbe potuto completare l'incanto di quel luogo,
e conclusi che mancava solo la presenza di un amico affettuoso,
amabile, capace di rallegrare la mia solitudine.
Tu allora, mio Dio, sorgente d'indicibili delizie, Tu, che mi avevi
ispirato l'inizio di quella meditazione, per concluderla con profitto
del tuo amore, mi facesti capire quanto segue, dicendomi: «Se tu, per
riconoscenza, facessi risalire fino a me, come l'acqua di un fiume che
precipita verso il mare, le grazie di cui ti ha ricolmata; se ti
sforzassi di crescere in virtù come un albero vigoroso si adorna di
ricca verzura; se libera da tutti i legami terrestri, spiccassi il volo
come la colomba, verso le regioni celesti per dimorarvi con me, lungi
dalle passioni e dal tumulto del mondo, tu mi prepareresti nel tuo
cuore un incantevole soggiorno».
Il mio spirito restò tutto il giorno occupato da questi pensieri.
Giunta la sera, prima di coricarmi, m'inginocchiai per pregare e mi
risovvenni a un tratto della sentenza evangelica: « Si quis diliget me,
sermonem meum serbavit et Pater meus diliget eum, et ad eum veniemus,
et mansionem apud eum jaciemus (Giov. XIV, 23). Se qualcuno mi ama e
osserva la mia parola, mio Padre l'amerà e noi verremo a lui e
stabiliremo in lui la nostra dimora». In quel medesimo istante sentii
che il mio cuore, questo povero cuore di fango, era diventato la tua
dimora!
Oh, chi mi darà di far scorrere sull'anima mia un vasto oceano le cui
acque, mutate in sangue, purifichino questo domicilio vile e
miserabile, che la tua incommensurabile grandezza si degna d'abitare!
Chi mi darà di strapparmi il cuore dal petto, e, fattolo a brani,
gettarlo su carboni ardenti, affinchè purificato col fuoco da, ogni
scoria, potesse offrirti un soggiorno, se non degno di Te, almeno un
po' meno indegno! Da quell'istante, o mio Dio, Tu ti mostrasti a me,
ora con volto benevolo, ora con espressione severa, secondo che ero
stata più o meno vigilante nel combattere i miei difetti. Però, fossero
pure stati i miei sforzi perfetti e costanti, giammai avrei potuto
meritarmi il minimo de' tuoi sguardi, neppure quell'occhiata severa,
ch'era dovuta alla moltitudine de' miei peccati. Invece, nella tua
infinita accondiscendenza, ti mostravi più afflitto che irritato per le
mie colpe, e ti vidi sopportare i miei numerosi difetti con tale divina
pazienza, che sorpassava quella già dimostrata quaggiù al traditore
Giuda.
Quantunque talvolta mi compiacessi delle cose effimere di questo mondo,
pure, dopo ore, ohimè! dopo giorni, e, mi trema il cuore a dirlo, dopo
settimane passate nella dissipazione esteriore, se rientravo in me
stessa, sempre ti trovavo presente in fondo al cuore. In nove anni non
ti sei mai sottratto al mio amore, se non una sola volta, durante
undici giorni prima della festa di S. Giovanni Battista, perché volesti
farmi capire il dispiacere che ti avevo recato con una conversazione
mondana. Tale severo castigo durò fino alla seconda feria, vigilia
della festa, durante la S. Messa Ne timeas Zacharia. La tua dolce
umiltà e l'ammirabile bontà del tuo amore, vedevano che io ero giunta a
tale eccesso di follia, da neppure accorgermi della perdita di tale
tesoro, giacchè non ricordo d'averne provato dolore, e neppure brama di
ritrovarlo. Mi meraviglio io stessa come abbia potuto giungere a tale
punto di demenza. Forse volevi farmi esperimentare le note parole di S.
Bernardo: « Quando fuggiamo, Tu c'insegui; se ti voltiamo il dorso, Tu
ci presenti il volto; se supplichi, ti disprezziamo, ma nè cattiveria,
nè disprezzo, possono allontanarti da noi. Instancabile e buono
t'industri di guidarci sempre verso quella gioia che l'occhio umano non
ha visto, nè l'orecchio intesa, e cuore dell'uomo non conosce ».
Siccòme poi mi hai accordato la dolce grazia della tua presenza quando
ero indegna, e siccome è più grave la recidiva, così posso affermare
d'essere affatto immeritevole di gustare la soave gioia della tua
salutare vicinanza, che dura a tutt'oggi. Per il che sia reso a Te
lode, e quel ringrazia mento che, procedendo dolcemente dall'amore
increato, rifluisce in Te, senza che nessuna creatura possa esaurirne i
tesori.
Per poter custodire dono sì sublime ti offro l'eccellentissima supplica
che l'angoscia estrema della tua agonia, (confermata dal sudore del
sangue), ha reso così intensa, che la semplicità e l'innocenza della
tua vita hanno fatta così fervente, che l'amore infine della tua
divinità ha reso sì efficace. La virtù di quella perfettissima
preghiera, rendendo completa la mia unione con Te, mi attragga
nell'intimità del tuo divin Cuore. Se per necessità dovrò occuparmi di
opere esteriori, possa io soltanto prestarmi per il loro compimento ma
rimanere interiormente indivisa da Te, così che, quando le avrò
adempite con cura, possa ritornare tosto a godere di Te, nel più intimo
dell'essere, come l'acqua precipita impetuosamente verso l'abisso
quando si toglie l'ostacolo che le impediva il libero corso.
Possa io d'ora innanzi essere sempre presente a Te, come Tu lo sei a
me, affinchè mi sia dato raggiungere quel grado di perfezione al quale
la tua giustizia può permettere alla tua misericordia d'innalzare
un'anima, gravata dal peso della carne e che sempre resistette
all'infinito tuo amore. Possa io infine esalare il mio ultimo respiro
fra i tuoi intimi amplessi, e nel gaudio del tuo onnipotente bacio! Mi
sia dato così volare, senza indugio, là ove Tu dimori fuori dello
spazio, in quell'eternità sempre nuova, ove Tu vivi, splendente di
gloria, col Padre e con lo Spirito Santo, nei secoli immortali!