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Giovedi, 2 maggio 2024 - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi)

CAPITOLO III. - DELIZIE DELLA DIMORA DEL SIGNORE NELL'ANIMA

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO III. - DELIZIE DELLA DIMORA DEL SIGNORE NELL'ANIMA
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Tu, mio Dio, agivi nell'anima mia attraendola potentemente tutta a Te. Un giorno fra la Risurrezione e l'Ascensione, al mattino, avanti Prima, entrai nel podere del Monastero e mi sedetti presso il laghetto. La bellezza del luogo mi rapiva, soprattutto per la limpidezza delle acque é la presenza degli alberi verdeggianti: più ancora mi compiacevo del gaio svolazzare degli uccelletti, e particolarmente delle colombe che andavano e venivano liberamente intorno a me. In quella profonda solitudine si gustava una pace deliziosa e riposante. Cominciai a domandarmi cosa mai avrebbe potuto completare l'incanto di quel luogo, e conclusi che mancava solo la presenza di un amico affettuoso, amabile, capace di rallegrare la mia solitudine.

Tu allora, mio Dio, sorgente d'indicibili delizie, Tu, che mi avevi ispirato l'inizio di quella meditazione, per concluderla con profitto del tuo amore, mi facesti capire quanto segue, dicendomi: «Se tu, per riconoscenza, facessi risalire fino a me, come l'acqua di un fiume che precipita verso il mare, le grazie di cui ti ha ricolmata; se ti sforzassi di crescere in virtù come un albero vigoroso si adorna di ricca verzura; se libera da tutti i legami terrestri, spiccassi il volo come la colomba, verso le regioni celesti per dimorarvi con me, lungi dalle passioni e dal tumulto del mondo, tu mi prepareresti nel tuo cuore un incantevole soggiorno».

Il mio spirito restò tutto il giorno occupato da questi pensieri. Giunta la sera, prima di coricarmi, m'inginocchiai per pregare e mi risovvenni a un tratto della sentenza evangelica: « Si quis diliget me, sermonem meum serbavit et Pater meus diliget eum, et ad eum veniemus, et mansionem apud eum jaciemus (Giov. XIV, 23). Se qualcuno mi ama e osserva la mia parola, mio Padre l'amerà e noi verremo a lui e stabiliremo in lui la nostra dimora». In quel medesimo istante sentii che il mio cuore, questo povero cuore di fango, era diventato la tua dimora!

Oh, chi mi darà di far scorrere sull'anima mia un vasto oceano le cui acque, mutate in sangue, purifichino questo domicilio vile e miserabile, che la tua incommensurabile grandezza si degna d'abitare! Chi mi darà di strapparmi il cuore dal petto, e, fattolo a brani, gettarlo su carboni ardenti, affinchè purificato col fuoco da, ogni scoria, potesse offrirti un soggiorno, se non degno di Te, almeno un po' meno indegno! Da quell'istante, o mio Dio, Tu ti mostrasti a me, ora con volto benevolo, ora con espressione severa, secondo che ero stata più o meno vigilante nel combattere i miei difetti. Però, fossero pure stati i miei sforzi perfetti e costanti, giammai avrei potuto meritarmi il minimo de' tuoi sguardi, neppure quell'occhiata severa, ch'era dovuta alla moltitudine de' miei peccati. Invece, nella tua infinita accondiscendenza, ti mostravi più afflitto che irritato per le mie colpe, e ti vidi sopportare i miei numerosi difetti con tale divina pazienza, che sorpassava quella già dimostrata quaggiù al traditore Giuda.

Quantunque talvolta mi compiacessi delle cose effimere di questo mondo, pure, dopo ore, ohimè! dopo giorni, e, mi trema il cuore a dirlo, dopo settimane passate nella dissipazione esteriore, se rientravo in me stessa, sempre ti trovavo presente in fondo al cuore. In nove anni non ti sei mai sottratto al mio amore, se non una sola volta, durante undici giorni prima della festa di S. Giovanni Battista, perché volesti farmi capire il dispiacere che ti avevo recato con una conversazione mondana. Tale severo castigo durò fino alla seconda feria, vigilia della festa, durante la S. Messa Ne timeas Zacharia. La tua dolce umiltà e l'ammirabile bontà del tuo amore, vedevano che io ero giunta a tale eccesso di follia, da neppure accorgermi della perdita di tale tesoro, giacchè non ricordo d'averne provato dolore, e neppure brama di ritrovarlo. Mi meraviglio io stessa come abbia potuto giungere a tale punto di demenza. Forse volevi farmi esperimentare le note parole di S. Bernardo: « Quando fuggiamo, Tu c'insegui; se ti voltiamo il dorso, Tu ci presenti il volto; se supplichi, ti disprezziamo, ma nè cattiveria, nè disprezzo, possono allontanarti da noi. Instancabile e buono t'industri di guidarci sempre verso quella gioia che l'occhio umano non ha visto, nè l'orecchio intesa, e cuore dell'uomo non conosce ». Siccòme poi mi hai accordato la dolce grazia della tua presenza quando ero indegna, e siccome è più grave la recidiva, così posso affermare d'essere affatto immeritevole di gustare la soave gioia della tua salutare vicinanza, che dura a tutt'oggi. Per il che sia reso a Te lode, e quel ringrazia mento che, procedendo dolcemente dall'amore increato, rifluisce in Te, senza che nessuna creatura possa esaurirne i tesori.

Per poter custodire dono sì sublime ti offro l'eccellentissima supplica che l'angoscia estrema della tua agonia, (confermata dal sudore del sangue), ha reso così intensa, che la semplicità e l'innocenza della tua vita hanno fatta così fervente, che l'amore infine della tua divinità ha reso sì efficace. La virtù di quella perfettissima preghiera, rendendo completa la mia unione con Te, mi attragga nell'intimità del tuo divin Cuore. Se per necessità dovrò occuparmi di opere esteriori, possa io soltanto prestarmi per il loro compimento ma rimanere interiormente indivisa da Te, così che, quando le avrò adempite con cura, possa ritornare tosto a godere di Te, nel più intimo dell'essere, come l'acqua precipita impetuosamente verso l'abisso quando si toglie l'ostacolo che le impediva il libero corso.

Possa io d'ora innanzi essere sempre presente a Te, come Tu lo sei a me, affinchè mi sia dato raggiungere quel grado di perfezione al quale la tua giustizia può permettere alla tua misericordia d'innalzare un'anima, gravata dal peso della carne e che sempre resistette all'infinito tuo amore. Possa io infine esalare il mio ultimo respiro fra i tuoi intimi amplessi, e nel gaudio del tuo onnipotente bacio! Mi sia dato così volare, senza indugio, là ove Tu dimori fuori dello spazio, in quell'eternità sempre nuova, ove Tu vivi, splendente di gloria, col Padre e con lo Spirito Santo, nei secoli immortali!