CAPITOLO XIII. - MIRACOLI DI GELTRUDE
Santa Gertrude di Helfta

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Era il mese di marzo ed il freddo imperversava con tale rigore, da far
temere per la vita degli uomini e degli animali. Di più si temeva la
perdita totale del raccolto perchè, a quanto si diceva, il freddo, per
il ciclo lunare, doveva continuare ancora a lungo.
Un giorno, durante la S. Messa alla quale Geltrude assisteva
nell'intento di comunicarsi, pregò devotamente il Signore secondo
l'intenzione sopra accennata e domandò anche altre grazie. Le rispose
Gesù: « Sta sicura: tutte le tue richieste sono esaudite ». Riprese
ella: « O Signore, se veramente mi hai ascoltata è giusto che ti
ringrazi subito; abbi la bontà di darmene una prova, facendo cessare
tosto questo freddo così rigido». Dette queste parole non ci pensò più.
Ma quale non fu la sua meraviglia quando, uscendo di coro dopo la S.
Messa, trovò la strada inondata per l'improvvisa fusione della neve e
dei ghiacci! Tutte rimasero stupite a tale prodigio, contrario alle
leggi di natura e, ignorando la supplica di Geltrude, andavano
ripetendo che sfortunatamente la cosa non poteva durare, perchè
contraria all'ordine regolare del tempo. Invece il clima mite si
mantenne a lungo, per tutto il corso dell'entrante primavera.
In altra occasione, all'epoca delle messi, l'acqua cadeva a dirotto,
pregiudicando il raccolto. Geltrude unì le sue preghiere a quelle del
popolo ed ottenne formale promessa d'un tempo favorevole. In quello
stesso giorno infatti, benchè in cielo vagassero ancora le nubi, il
sole avvolse nel suo manto d'oro la natura inondandola de' suoi
benefici raggi.
Una sera, dopo cena, la comunità si era recata in cortile per un
lavoro. Il sole brillava ancora; ma grosse nubi, gravide di pioggia,
erano sospose nell'aria. Io stessa sentii Geltrude dire al suo Signore:
« O Dio dell'universo, io non voglio che tu abbia a compire, come per
forza, la mia volontà; se la tua benignità tiene sospesa la pioggia per
me, contrariamente alle esigenze della tua gloria e al rigore della tua
giustizia, ti prego, fa che si squarcino le nubi e che il tuo volere si
compia». Oh, meraviglia! appena dette queste parole, il tuono
rumoreggiò e la pioggia si mise a scrosciare. Geltrude, stupefatta,
disse al Signore con la solita ingenua confidenza: « Clementissimo
Gesù, abbi la bontà di ritenere la pioggia un momentino, afflnchè ci
sia dato terminare questo lavoro, comandatoci dall'obbedienza»! E il
Signore accondiscese amabilmente, sospendendo la pioggia fino al
compimento della fatica comune. Ma appena le monache ebbero varcata la
soglia, una pioggia torrenziale con fulmini e tuoni imperversò
violentemente, e due o tre suore, che si erano attardate, rientrarono
tutte inzuppate.
In altre occasioni Geltrude ricevette miracolosamente la divina
assistenza senza formulare preghiera alcuna, con un solo sguardo
d'amorosa intesa. Se, per esempio, seduta su d'un mucchio di fieno,
lasciava in fallo sfuggire l'ago, diceva graziosamente al suo Maestro:
« O Gesù, avrei io un bel cercarlo, sarebbe tempo sprecato; dammi la
grazia di trovarlo subito ». Poi, volgendo gli occhi da un'altra parte,
tuffava la mano nel fieno e prendeva l'ago con tanta sicurezza, come se
fosse stato deposto su d'un tavolo, davanti a lei. In tutte le vicende
ella chiamava in causa il Diletto che regnava sovrano nella sua anima,
e sempre trovava in Lui un aiuto fedelissimo, un'ineffabile bontà.
Un giorno pregava il Signore di placare la violenza dei venti che
inaridivano la campagna. Le disse Gesù: « E', inutile che ne' miei rapporti
con te, mi serva dei motivi che talora mi obbligano a esaudire le
preghiere degli altri: la mia grazia ha talmente unito la tua volontà
alla mia, che tu non puoi volere che quello che voglio io. Sappi dunque
che questo violentissimo uragano, indurrà a pregare alcuni cuori finora
chiusi e ribelli al mio amore. Perciò non esaudirò la tua supplica, ma
riceverai in cambio un altro dono spirituale». Geltrude
gradì assai la proposta e, anche per l'avvenire, fu sempre felicissima
di essere esaudita soltanto nella misura dei divin beneplacito.
S. Gregorio afferma che la santità dei giusti non consiste nel fare
miracoli, ma nell'amare il prossimo come se stessi; il cuore di
Geltrude era animato da questa carità, come abbiamo avuto occasione di
dimostrarlo. Il racconto poi dei prodigi suesposti ci assicura che la
sua anima era dimora di Dio. Tacciamo quindi coloro che insultano la
bontà gratuita del Signore, e cresca la confidenza degli umili che, al
racconto di tali meraviglie, hanno ragione di sperare qualche
partecipazione si benefici accordati alle anime elette.