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Giovedi, 2 maggio 2024 - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi)

CAPITOLO XIII. - MIRACOLI DI GELTRUDE

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO XIII. - MIRACOLI DI GELTRUDE
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Era il mese di marzo ed il freddo imperversava con tale rigore, da far temere per la vita degli uomini e degli animali. Di più si temeva la perdita totale del raccolto perchè, a quanto si diceva, il freddo, per il ciclo lunare, doveva continuare ancora a lungo.

Un giorno, durante la S. Messa alla quale Geltrude assisteva nell'intento di comunicarsi, pregò devotamente il Signore secondo l'intenzione sopra accennata e domandò anche altre grazie. Le rispose Gesù: « Sta sicura: tutte le tue richieste sono esaudite ». Riprese ella: « O Signore, se veramente mi hai ascoltata è giusto che ti ringrazi subito; abbi la bontà di darmene una prova, facendo cessare tosto questo freddo così rigido». Dette queste parole non ci pensò più. Ma quale non fu la sua meraviglia quando, uscendo di coro dopo la S. Messa, trovò la strada inondata per l'improvvisa fusione della neve e dei ghiacci! Tutte rimasero stupite a tale prodigio, contrario alle leggi di natura e, ignorando la supplica di Geltrude, andavano ripetendo che sfortunatamente la cosa non poteva durare, perchè contraria all'ordine regolare del tempo. Invece il clima mite si mantenne a lungo, per tutto il corso dell'entrante primavera.

In altra occasione, all'epoca delle messi, l'acqua cadeva a dirotto, pregiudicando il raccolto. Geltrude unì le sue preghiere a quelle del popolo ed ottenne formale promessa d'un tempo favorevole. In quello stesso giorno infatti, benchè in cielo vagassero ancora le nubi, il sole avvolse nel suo manto d'oro la natura inondandola de' suoi benefici raggi.

Una sera, dopo cena, la comunità si era recata in cortile per un lavoro. Il sole brillava ancora; ma grosse nubi, gravide di pioggia, erano sospose nell'aria. Io stessa sentii Geltrude dire al suo Signore: « O Dio dell'universo, io non voglio che tu abbia a compire, come per forza, la mia volontà; se la tua benignità tiene sospesa la pioggia per me, contrariamente alle esigenze della tua gloria e al rigore della tua giustizia, ti prego, fa che si squarcino le nubi e che il tuo volere si compia». Oh, meraviglia! appena dette queste parole, il tuono rumoreggiò e la pioggia si mise a scrosciare. Geltrude, stupefatta, disse al Signore con la solita ingenua confidenza: « Clementissimo Gesù, abbi la bontà di ritenere la pioggia un momentino, afflnchè ci sia dato terminare questo lavoro, comandatoci dall'obbedienza»! E il Signore accondiscese amabilmente, sospendendo la pioggia fino al compimento della fatica comune. Ma appena le monache ebbero varcata la soglia, una pioggia torrenziale con fulmini e tuoni imperversò violentemente, e due o tre suore, che si erano attardate, rientrarono tutte inzuppate.

In altre occasioni Geltrude ricevette miracolosamente la divina assistenza senza formulare preghiera alcuna, con un solo sguardo d'amorosa intesa. Se, per esempio, seduta su d'un mucchio di fieno, lasciava in fallo sfuggire l'ago, diceva graziosamente al suo Maestro: « O Gesù, avrei io un bel cercarlo, sarebbe tempo sprecato; dammi la grazia di trovarlo subito ». Poi, volgendo gli occhi da un'altra parte, tuffava la mano nel fieno e prendeva l'ago con tanta sicurezza, come se fosse stato deposto su d'un tavolo, davanti a lei. In tutte le vicende ella chiamava in causa il Diletto che regnava sovrano nella sua anima, e sempre trovava in Lui un aiuto fedelissimo, un'ineffabile bontà.

Un giorno pregava il Signore di placare la violenza dei venti che inaridivano la campagna. Le disse Gesù: « E', inutile che ne' miei rapporti con te, mi serva dei motivi che talora mi obbligano a esaudire le preghiere degli altri: la mia grazia ha talmente unito la tua volontà alla mia, che tu non puoi volere che quello che voglio io. Sappi dunque che questo violentissimo uragano, indurrà a pregare alcuni cuori finora chiusi e ribelli al mio amore. Perciò non esaudirò la tua supplica, ma riceverai in cambio un altro dono spirituale». Geltrude gradì assai la proposta e, anche per l'avvenire, fu sempre felicissima di essere esaudita soltanto nella misura dei divin beneplacito.

S. Gregorio afferma che la santità dei giusti non consiste nel fare miracoli, ma nell'amare il prossimo come se stessi; il cuore di Geltrude era animato da questa carità, come abbiamo avuto occasione di dimostrarlo. Il racconto poi dei prodigi suesposti ci assicura che la sua anima era dimora di Dio. Tacciamo quindi coloro che insultano la bontà gratuita del Signore, e cresca la confidenza degli umili che, al racconto di tali meraviglie, hanno ragione di sperare qualche partecipazione si benefici accordati alle anime elette.