CAPITOLO X. - CONFIDENZA ASSOLUTA CHE BRILLO' IN GELTRUDE
Santa Gertrude di Helfta

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Geltrude possedeva in grado eminente, non solo la virtù, ma anche il
dono di confidenza. Era così tranquilla e sicura che, nè tribolazioni,
nè biasimi, nè ostacoli e neppure le stesse sue colpe potevano
menomamente turbarla, o alterare la sua incondizionata fiducia nella
divina misericordia. Se talvolta Dio la privava dei favori ai quali era
abituata, non si perdeva d'animo: per lei godere, o patire era la
stessa cosa; infatti, durante la tribolazione, si animava alla
speranza, credendo fermamente che tutto coopera al bene degli eletti,
sia che si tratti di vicende esterne, o di operazioni interne; nelle
ore più penose, con la sguardo illuminato dalla fede, intravvedeva le
consolazioni, di cui l'avversità presente le sembrava sicura caparra,
così come un esiliato aspetta, su rive lontane, il messo che deve
recargli notizia della patria. La vista delle sue colpe non poteva
abbatterla, nè scoraggiarla, perchè, ristorata dalla presenza della
grazia, la sua anima, sempre più umile, si rendeva meglio adatta a
ricevere i doni di Dio.
Talvolta le capitava di sentirsi fredda come « un carbone spento »
(libro III, cap. XVIII): allora si sforzava di cercare con maggior
impegno, il suo dolce Signore e, rianimandosi al calore della grazia,
si trovava pronta a ricevere ancora i lineamenti della divina
somiglianza. Come l'uomo, passando dalle tenebre in piena luce, si
trova di colpo investito dal bagliore, così ella, illuminata dalla
divina presenza, riceveva non soltanto raggi di splendore, ma anche gli
ornamenti adatti alla regina che deve presentarsi al Re « immortale dei
secoli » (I Tini., 1, 17) cioè abiti d'oro splendidamente ornati di
ricchi ricami; in tal modo si sentiva pronta all'unione divina.
Geltrude aveva preso l'abitudine di prostrarsi spesso davanti a Gesù,
per domandargli perdono delle inevitabili fragilità della giornata.
Quando però riceveva l'abbondanza delle divine misericordie,
interrompeva tale pratica, s'abbandonava al divin beneplacito,
considerandosi come una strumento destinato a manifestare le operazioni
dell'amore, in essa, ed intorno ad essa, felice di prendersi una specie
di rivincita col Dio del suo cuore.
La sua ammirabile confidenza in Gesù le ispirava un modo tutto
soprannaturale di considerare la S. Comunione. Nulla di quanto avesse
potuto udire, o leggere sul pericolo delle Comunioni mal fatte, le
faceva tanta impressione da fargliene omettere anche una sola.
Somiglianti libri, o discorsi animavano al contrario la sua confidenza;
contando sulla bontà di Gesù Cristo ella andava a comunicarsi senza
timore, e si sforzava di spirare anche agli altri tranquilla fiducia.
Se le capitava di dimenticare le preghiere del preparamento non si
asteneva dal divino convito: ella pensava che le più lunghe e laboriose
preparazioni sono un nulla in confronto alla grandezza del dono di Gesù
Cristo. E' un dono gratuito. Tutti gli sforzi dell'uomo sono, al più,
una goccia d'acqua paragonata all'oceano. Quantunque però sapesse di
non poter in alcun modo prepararsi degnamente, pure, dopo d'aver
compiuto un atto di totale fiducia nell'infinita bontà di Dio, Geltrude
si sforzava di ricevere il Sacramento con cuore puro e fervente amore.
Ella attribuiva alla confidenza tutte le grazie e i beni spirituali che
riceveva dal suo Dio e nè lo ringraziava, persuasa che tali doni erano
affatto gratuiti, senza alcun merito da parte sua.
La confidenza che aveva in Gesù le faceva desiderare la morte,
desiderio però così uniformato al divin beneplacito che le era
indifferente vivere, o morire: morendo sperava la beatitudine, vivendo
sperava l'aumento della divina gloria.
Salendo un giorno un ripido pendio, Geltrude fece una caduta
pericolosa. Nel rialzarsi disse con allegrezza: « Qual felicità, mio
amabilissimo Gesù, se questa caduta mi avesse condotto subitamente a
Te! », E siccome le consorelle sorprese, le chiesero se non temeva di
morire senza ricevere i Sacramenti di S. Chiesa, ella rispose: «
Desidero con tutto il cuore di ricevere gli ultimi Sacramenti prima di
morire, ma ad essi preferisco la provvidenza e la volontà del mio
Maestro: muoia poi improvvisamente, o a rilento, ho fiducia che la sua
misericordia non mi mancherà giammai; senza poi tale misericordia
nessuno potrà salvarsi, qualsiasi il genere di morte abbia a colpirlo».
Gli eventi più disparati la trovavano ognora nella gioia, perchè la sua
mente era sempre fissa in Dio, con una costanza piena di vigore: a lei
ben si addicono quelle parole: « Qui conftdit in Deo, fortts est ut
leo: Chi confida in Dio, è forte quale leone» (Prov. XXVIII, 1).
Nostro Signore stesso si degnò di esaltare la confidenza della sua
eletta Sposa. Una persona, dopo d'avere tanto pregato, si stupiva di
non essere esaudita, nè di ricevere risposta. Le disse infine Gesù: «
Ho tardato a risponderti perché non hai fiducia nella mia bontà e non
credi che potrebbe operare in te cose grandi. Geltrude invece è così
fortemente radicata nella confidenza, così abbandonata alla mia bontà,
da obbligarmi a nulla rifiutare a' suoi desideri ».