CAPITOLO VII. - ZELO PER LA SALVEZZA DELLE ANIME
Santa Gertrude di Helfta

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Parole ed azioni esprimono chiaramente in Geltrude zelo per la salvezza
delle anime, e l'amore per la Religione. Quando scorgeva nel prossimo
qualche difetto, non si dava pace finchè non l'avesse corretto; e se il
suo desiderio non si realizzava, ne era inconsolabile; nulla lasciava
d'intentato per raggiungere lo scopo: preghiere, esortazioni, consigli,
ambasciate di altre persone. Se, vedendo inutili tali premure, si
tentava di consolarla dicendole che, dopo tutto, non doveva crucciarsi
per quelle anime incorreggibili, avendo fatto tutto il possibile per
salvarle, e che alla fin fine esse sole ne avrebbero scontata la pena:
« Ah! », esclamava la Santa, «queste crudeli parole mi trafiggono
l'anima come acuto strale! Preferisco morire piuttosto che darmi pace
sulla perdita eterna de' miei fratelli».
I sacri ardori dello zelo l'animavano a tradurre dal latino, in uno
stile semplice e fresco, i passaggi più oscuri, per renderli evidenti,
anche alle intelligenze meno dotate. Da mane a sera era impegnata a
sunteggiare i sacri testi, ed a dilucidare i punti più difficili per la
gloria di Dio e il vantaggio del prossimo.
Beda esprime in modo mirabile la grandezza di tale lavoro quando
afferma: « Non c'è grazia più sublime, nè occupazione più meritoria di
quella che guida il prossimo verso l'Autore di ogni bene e che accresce
il giubilo della patria celeste, aumentando il numero degli eletti ».
E S. Bernardo: « La vera e casta contemplazione ha come carattere
fondamentale il sacro fuoco dello zelo, cioè la brama d'attirare a Dio
altri cuori, tanto che l'anima zelante interrompe volentieri persino
l'esercizio del divino amore, per darsi all'apostolato; essa poi
ritorna alla contemplazione con accrescimento di carità, ottenuto dai
frutti abbondanti delle sue fatiche (Trattato della Carità, VIII, 34 e
commento del Cant. dei cant., LVII, 9).
Se poi si considera che, come dice S. Gregorio, nessun sacrificio è più
caro a Dio dello zelo per la salvezza dei fratelli, si capirà perchè
Gesù riposasse con tanta delizia nel cuore di Geltrude, altare vivente,
da cui si elevava incessantemente il profumo soave di tale preziosa
offerta apostolica. Un giorno il Signore Gesù, il più bello fra i figli
degli uomini, le si presentò portando sulle regali e delicate spalle
una casa enorme, che pareva sul punto di cadere. « Come vedi -
diss'Egli alla sua Sposa - io sono schiacciato sotto il peso di
quest'edificio. Esso è la Religione; l'edificio crolla da tutte le
parti, e s'incontrano ben poche anime generose che vogliono venirmi in
aiuto per sostenerlo! O mia amatissima Sposa, compatisci alla mia
stanchezza! ». E aggiunse: « Coloro che, con atti o parole, diffondono
la Religione, sono poderose colonne che sostengono il mio peso e mi
aiutano a portarlo, secondo le loro forze»«. Geltrude, profondamente
commossa e piena di compassione per l'amato suo Signore, propose di
dedicare ogni energia al progresso della Religione, e di osservare la
Regola al di là delle sue forze, per essere a tutte stimolo di buon
esempio.
Dopo qualche tempo di fedeltà rigorosa e assoluta, Nostro Signore, pago
delle sue buone disposizioni, la chiamò al dolce riposo della
contemplazione, di cui però non era mai stata priva, neppure nel
periodo del più intenso lavoro. Egli le fece sapere, da parte di alcuni
fedeli amici, che doveva abbandonare ogni occupazione esteriore per non
intrattenersi che col Diletto dell'anima sua. Geltrude accettò con
gioia questo invito, e si diede tutta al mistico riposo della
contemplazione, ricercando nel suo cuore Colui che si degnava
comunicarsi a lei con effusioni speciali di grazia.
Non posso tralasciare di rendere note alcune espressioni che scrisse a
Geltrude un gran servo di Dio, in seguito ad una rivelazione. « Oh
fedele Sposa di Cristo, "entra nel gaudio del Tuo Signore" (Mat. XXV,
21). Grande è la predilezione di Gesù per il sacro ardore oon cui hai
speso le tue forze nella difesa delle verità; ora desidera vederti
riposare tranquillamente all'ombra delle divine consolazioni, per
soddisfare alle sue e tue brame. Come l'albero "piantato in riva
all'acqua" (Ps. I, 3) produce frutti abbondanti, così tu offri al
Diletto, con l'aiuto della divina grazia, frutti soavissimi per ogni
pensiero, parola ed opera. Nulla va perduto: il vento cocente della
persecuzione non potrà giammai inaridire l'anima tua, continuamente
irrorata dal profluvio della grazia celeste. Ricercando in tutte le
cose la gloria di Dio e non la tua, offri al Diletto il centuplo di
tutto il bene che desidereresti compire, o promuovere negli altri. Di
più, il divin Salvatore si compiace di riparare, davanti al Padre suo,
le fragilità à le debolezze che deplori in te, o negli altri, e si
prepara a ricompensarti come se nulla fosse mancato alla perfezione de'
tuoi atti. La Corte celeste gode a tale vista, ed esulta, cantando le
lodi del Signore, e ringraziandolo di tutti i beni di cui ti ha
ricolmata ».