CAPITOLO VI. - INFLESSIBILE SUA GIUSTIZIA
Santa Gertrude di Helfta

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La giustizia, cioè lo zelo di un'accesa carità, che S. Bernardo, nel
capitolo precedente, chiama sole dell'anima, brillava in Geltrude con
tale magnificenza, che si sarebbe esposta ad affrontare un battaglione
in armi, pur di difenderne i diritti. Nessuna cosa ai mondo poteva
farla deviare menomamente dal sentiero della giustizia, neppure
l'amicizia più cara, anzi, se l'equità l'avesse comandato, ella sarebbe
stata pronta a veder condannare la sua stessa madre, piuttosto di
liberarla con la minima ingiustizia. Quando l'occasione si presentava
di dare al prossimo qualche buon consiglio, metteva da parte la sua
naturale modestia (virtù che le brillava in cuore come regina),
deponeva il rispetto umano e, piena di fiducia in Colui che l'aveva
armata con lo scudo della fede e al Quale ella avrebbe voluto
sottomettere l'universo intero, attingeva dal suo gran cuore parole di
vita, tanto che anche gli spiriti più chiusi e refrattari si sentivano
inteneriti e conquisi.
Quando poi s'accorgeva che un'anima era scossa dalle sue parole, la
circondava di una compassione così tenera, e d'una così affettuosa
carità, da sciogliersi tutta in delicatezze per consolarla
efficacemente, sia con detti, come con preghiere. In tali opere di
santo apostolato, usò sempre grande vigilanza per non pregiudicare la
libertà del cuore, evitando qualsiasi occasione che potesse
allontanarla, sia pure per poco, dall'amore del suo Dio! Tutto doveva
essere mezzo per andare a Lui, non ostacolo per deviare in espansioni
naturali. Perciò rifiutava come veleno qualsiasi amicizia che non la
portasse a Dio, e soffriva quando s'accorgeva, anche da una sola
parola, che il prossimo l'amava naturalmente: in questo caso rifiutava
qualsiasi beneficio che potesse derivarle da tale amicizia, preferendo
mancare di soccorsi necessari, piuttosto di occupare, per un solo
istante, il cuore di una creatura a detrimento del divino amore.