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Giovedi, 2 maggio 2024 - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi)

CAPITOLO III. - SECONDA TESTIMONIANZA

Santa Gertrude di Helfta

CAPITOLO III. - SECONDA TESTIMONIANZA
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Una seconda, infallibile testimonianza ci è data dalla uniformità del giudizio esposto da parecchie persone di grande scienza e virtù. Tutte, indistintamente, affermarono atee le divine rivelazioni avute riguardo a Geltrude, sia che trattassero la correzione dei loro difetti, o il progresso nelle virtù, erano tali da convincerle che il Signore aveva scelto quell'anima per adornarla di grazie straordinarie.

Ella, sprofondata nell'abisso dell'umiltà, si considerava indegnissima dei divini favori, compiacendosi di consultare altre persone che stimava migliori di sè, per conoscere se quello ch'ella provava era realmente opera di Dio. Dopo maturo esame, tali persone dichiararono che il Signore esaltava la sua Sposa, non solo con le grazie di cui Ella aveva parlato, ma con altri favori ancora più sublimi.

Una persona, che aveva grande esperienza di divine rivelazioni, venne da lontano al nostro Monastero. Siccome non conosceva nessuno, pregò istantemente Nostro Signore di metterla in relazione con una Monaca che potesse infervorarla nel divino amore.

Rispose Gesù: « Colei che si siederà a quel posto vicino a te, è veramente la mia fedelissima. Sposa, l'eletta fra mille ». Infatti Geltrude venne a sedersi vicino a lei, ma seppe così bene, per spirito di umiltà, nascondere i doni meravigliosi di cui era adorna, che la visitatrice, alquanto delusa, se ne lamentò davanti a Dio con rimpianto.

Ma Gesù confermò ch'ella era veramente la sua fedelissima Sposa, prediletta fra tutte.

Più tardi la stessa persona ebbe un intimo colloquia con Matilde di Hackeborn, cantora del Monastero, di felice me moria, e fu affascinata da' suoi discorsi pieni della dolcezza dello Spirito Santo. Perplessa e indecisa osò domandare a Nostro Signore come mai tanto esaltasse la prima, preferendola a tutte, mentre sembrava neppure notare la seconda. E Gesù: « Io opero grandi cose in quest'ultima, però sappi che quelle che opero nella prima sono di gran lunga più grandi ».

In altra occasione una persona pregava per Geltrude e, ammirando le delicatezze del Salvatore per la sua Sposa, Gli chiese: « O Dio, che sei tutto amore, cosa scorgi in quest'anima per esaltarla con tante preferenze, e per inclinare verso di lei il tuo Cuore con tanta tenerezza? ».

Rispose Gesù: « Sono attratto verso di lei da un amore gratuito, amore che, con dono speciale, ha disposto e va conservando nell'anima sua cinque virtù che formano la mia delizia: cioè vera purezza, per il continuo influsso della mia grazia, vera umiltà, in mezzo all'abbondanza de' miei doni; infatti, più opero in essa grandi cose e maggiormente si sprofonda nel suo nulla per la conoscenza della sua fragilità; vera bontà, che le fa desiderare la salvezza di tutti gli uomini; vera fedeltà, che le fa offrire tutti i suoi beni a vantaggio universale; infine vera carità che la spinge ad « amarmi con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze e il prossimo come se stessa (Luc. X, 27) per amor mio ».

Dette queste parole Nostro Signore mostrò a quella persona uno splendido gioiello a tre foglie, che adornava il suo sacro petto.

Aggiunse Gesù: « Io porterò sempre questo gioiello in onore della mia Sposa, e le tre foglie parleranno chiaramente a tutta la Corte celeste. La prima foglia dirà ch'Ella è veramente proatma mea (Cant.) infatti nessuno al mondo è più vicino a me di questa Sposa amatissima. La seconda foglia esprimerà che non v'è sulla terra creatura alcuna, verso la quale io mi senta così dolcemente attirato. Infine lo splendore della terza foglia dimostrerà che nessuno al mondo uguaglia la fedeltà di quest'anima, la quale, godendo dei miei doni, me ne rimanda sempre la lode e la gloria ».

Il Signore si compiacque di aggiungere: « Il cercarmi nel SS. Sacramento dell'altare, o nell'anima e nel cuore della mia amata Sposa Geltrude, vale quanto essere sicuro di ritrovarmi ».

Un giorno ella si era raccomandata alle preghiere di una persona, la quale ne parlò a Nostro Signore, che ebbe questa risposta: « Sono tutto suo: l'amore mi ha reso suo prigioniero e l'ha unita a me come il fuoco unisce, fondendole, la verga d'oro e quella d'argento ». Continuandosi il colloquio, quella persona insistette: « Amatissimo Signore, che fai Tu per essa? ». Egli rispose: « Il suo cuore, battendo all'unisono col mio amore, mi, procura un'incomparabile gaudio; ritengo però in me fino all'ora della sua morte l'ardore dei palpiti del mio Cuore; in quel supremo momento, Ella, per loro mezzo, proverà tre effetti potenti: il primo sarà la gloria a cui il mio divin Padre l'inviterà; il secondo sarà la gioia che proverò nel riceverla; ed il terzo sarà l'amore col quale lo Spirito Santo ci unirà eternamente » (Araldo del divino amore, libro III, c. LI-LII, libro IV, cap. IV e libro della Grazia speciale, 1, I, cap. V e libro V, cap. XXXII).

La stessa persona, pregando altra volta per Geltrude, ricevette questa risposta: « Ella è per me una colomba senza fiele, perchè fugge accuratamente il minimo peccato volontario. E' un giglio candidissimo che mi compiaccio di tenere in mano, giacchè prendo le mie delizie in un'anima casta e pura; è una rosa olezzante, per lo spirito di pazienza che l'anima a ringraziare Dio nella tribolazione. E' un fiore primaverile, sul quale mi riposo con compiacenza, perchè scorgo nell'anima sua ardente zelo per giungere alla vetta della virtù, ad una elevatissima perfezione. Ella è infine una nota melodiosa che dolcemente risuona nel mio diadema, giacchè in esso tutte le sue sofferenze sono sospese come altrettante campanule d'oro, che rallegrano gli abitanti del cielo ».

Un giorno Geltrude faceva in refettorio la lettura prescritta prima di cena; giunta a quelle parole: « bisogna amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze» (Luc. X, 27) le pronunciò con tanta enfasi, che una delle sue consorelle ne fu profondamente commossa e disse al Signore: « Ah, mio Dio, come ti ama questa Tua Sposa che ti parla d'amore con tanto entusiasmo! ». Le rispose il Signore: « Dalla prima età l'ho portata e custodita fra le mie braccia, conservandola illibata fino al momento in cui, di sua spontanea volontà, si è unita a me: allora mi sono dato interamente a lei con la mia divina virtù, abbandonandomi, a mia volta, a' suoi sacri amplessi. L'ardore della sua carità scioglie l'intimo del mio essere come la cera si liquefa al fuoco, così la dolcezza del mio divin Cuore, fusa al fuoco del suo amore, distilla perennemente gocce celesti nell'anima sua ».

Aggiunse il Signore: « La sua anima mi è talmente, cara che ne feci il mio rifugio. E' là che io mi nascondo per consolarmi degli oltraggi che mi hanno recato gli uomini, e mi riposo nel suo cuore. Permettendo che soffra tribolazioni di corpo e di spirito, essa le riceve con tanta gratitudine, le sopporta con tanta pazienza e umiltà; unendole ai dolori della mia Passione, che mi vedo costretto a placarmi ed a perdonare, per amor suo, a innumerevoli peccatori ».

Una pia donna, cedendo alle sue istanze, pregava per la correzione di alcuni suoi difetti: ma Nostro Signore le disse: « I difetti di cui sii lagna la mia prediletta Sposa, le sono molto utili. Io riverso sull'anima sua ogni giorno tale abbondanza di grazie che, per preservare la sua umana fragilità dagl'insulti dell'amor proprio, devo nasconderle sotto le leggere nubi dei suoi difetti. Il concime feconda la terra, e il sentimento che ha un'anima della sua infermità fa germogliare la riconoscenza; ogni qualvolta pertanto si umilia dei suoi mancamenti, io le elargisco una grazia che li distrugge; tramuto a poco a poco i difetti in virtù e l'anima un giorno, in una luce senza ombre, si troverà completamente trasfigurata ».

Questi cenni bastano per stabilire la seconda testimonianza: in seguito ne aggiungeremo, ancora degli altri non meno importanti.