CAPITOLO III. - SECONDA TESTIMONIANZA
Santa Gertrude di Helfta

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Una seconda, infallibile testimonianza ci è data dalla uniformità del
giudizio esposto da parecchie persone di grande scienza e virtù. Tutte,
indistintamente, affermarono atee le divine rivelazioni avute riguardo
a Geltrude, sia che trattassero la correzione dei loro difetti, o il
progresso nelle virtù, erano tali da convincerle che il Signore aveva
scelto quell'anima per adornarla di grazie straordinarie.
Ella, sprofondata nell'abisso dell'umiltà, si considerava indegnissima
dei divini favori, compiacendosi di consultare altre persone che
stimava migliori di sè, per conoscere se quello ch'ella provava era
realmente opera di Dio. Dopo maturo esame, tali persone dichiararono
che il Signore esaltava la sua Sposa, non solo con le grazie di cui
Ella aveva parlato, ma con altri favori ancora più sublimi.
Una persona, che aveva grande esperienza di divine rivelazioni, venne
da lontano al nostro Monastero. Siccome non conosceva nessuno, pregò
istantemente Nostro Signore di metterla in relazione con una Monaca che
potesse infervorarla nel divino amore.
Rispose Gesù: « Colei che
si siederà a quel posto vicino a te, è veramente la mia fedelissima.
Sposa, l'eletta fra mille ». Infatti Geltrude venne a
sedersi vicino a lei, ma seppe così bene, per spirito di umiltà,
nascondere i doni meravigliosi di cui era adorna, che la visitatrice,
alquanto delusa, se ne lamentò davanti a Dio con rimpianto.
Ma Gesù confermò ch'ella era veramente la sua fedelissima Sposa,
prediletta fra tutte.
Più tardi la stessa persona ebbe un intimo colloquia con Matilde di
Hackeborn, cantora del Monastero, di felice me moria, e fu affascinata
da' suoi discorsi pieni della dolcezza dello Spirito Santo. Perplessa e
indecisa osò domandare a Nostro Signore come mai tanto esaltasse la
prima, preferendola a tutte, mentre sembrava neppure notare la seconda.
E Gesù: « Io opero grandi
cose in quest'ultima, però sappi che quelle che opero nella prima sono
di gran lunga più grandi ».
In altra occasione una persona pregava per Geltrude e, ammirando le
delicatezze del Salvatore per la sua Sposa, Gli chiese: « O Dio, che
sei tutto amore, cosa scorgi in quest'anima per esaltarla con tante
preferenze, e per inclinare verso di lei il tuo Cuore con tanta
tenerezza? ».
Rispose Gesù: « Sono
attratto verso di lei da un amore gratuito, amore che, con dono
speciale, ha disposto e va conservando nell'anima sua cinque virtù che
formano la mia delizia: cioè vera purezza, per il continuo influsso
della mia grazia, vera umiltà, in mezzo all'abbondanza de' miei doni;
infatti, più opero in essa grandi cose e maggiormente si sprofonda nel
suo nulla per la conoscenza della sua fragilità; vera bontà, che le fa
desiderare la salvezza di tutti gli uomini; vera fedeltà, che le fa
offrire tutti i suoi beni a vantaggio universale; infine vera carità
che la spinge ad « amarmi con tutto il cuore, con tutta l'anima, con
tutte le forze e il prossimo come se stessa (Luc. X, 27) per amor mio ».
Dette queste parole Nostro Signore mostrò a quella persona uno
splendido gioiello a tre foglie, che adornava il suo sacro petto.
Aggiunse Gesù: « Io
porterò sempre questo gioiello in onore della mia Sposa, e le tre
foglie parleranno chiaramente a tutta la Corte celeste. La prima foglia
dirà ch'Ella è veramente proatma mea (Cant.) infatti nessuno al mondo è
più vicino a me di questa Sposa amatissima. La seconda foglia esprimerà
che non v'è sulla terra creatura alcuna, verso la quale io mi senta
così dolcemente attirato. Infine lo splendore della terza foglia
dimostrerà che nessuno al mondo uguaglia la fedeltà di quest'anima, la
quale, godendo dei miei doni, me ne rimanda sempre la lode e la gloria
».
Il Signore si compiacque di aggiungere: « Il cercarmi nel SS. Sacramento
dell'altare, o nell'anima e nel cuore della mia amata Sposa Geltrude,
vale quanto essere sicuro di ritrovarmi ».
Un giorno ella si era raccomandata alle preghiere di una persona, la
quale ne parlò a Nostro Signore, che ebbe questa risposta: « Sono tutto suo: l'amore mi ha
reso suo prigioniero e l'ha unita a me come il fuoco unisce,
fondendole, la verga d'oro e quella d'argento ».
Continuandosi il colloquio, quella persona insistette: « Amatissimo
Signore, che fai Tu per essa? ». Egli rispose: « Il suo cuore, battendo
all'unisono col mio amore, mi, procura un'incomparabile gaudio; ritengo
però in me fino all'ora della sua morte l'ardore dei palpiti del mio
Cuore; in quel supremo momento, Ella, per loro mezzo, proverà tre
effetti potenti: il primo sarà la gloria a cui il mio divin Padre
l'inviterà; il secondo sarà la gioia che proverò nel riceverla; ed il
terzo sarà l'amore col quale lo Spirito Santo ci unirà eternamente
» (Araldo del divino amore, libro III, c. LI-LII, libro IV, cap. IV e
libro della Grazia speciale, 1, I, cap. V e libro V, cap. XXXII).
La stessa persona, pregando altra volta per Geltrude, ricevette questa
risposta: « Ella è per me una colomba senza fiele, perchè fugge
accuratamente il minimo peccato volontario. E' un giglio candidissimo
che mi compiaccio di tenere in mano, giacchè prendo le mie delizie in
un'anima casta e pura; è una rosa olezzante, per lo spirito di pazienza
che l'anima a ringraziare Dio nella tribolazione. E' un fiore
primaverile, sul quale mi riposo con compiacenza, perchè scorgo
nell'anima sua ardente zelo per giungere alla vetta della virtù, ad una
elevatissima perfezione. Ella è infine una nota melodiosa che
dolcemente risuona nel mio diadema, giacchè in esso tutte le sue
sofferenze sono sospese come altrettante campanule d'oro, che
rallegrano gli abitanti del cielo ».
Un giorno Geltrude faceva in refettorio la lettura prescritta prima di
cena; giunta a quelle parole: « bisogna
amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze»
(Luc. X, 27) le pronunciò con tanta enfasi, che una delle sue
consorelle ne fu profondamente commossa e disse al Signore: « Ah, mio
Dio, come ti ama questa Tua Sposa che ti parla d'amore con tanto
entusiasmo! ». Le rispose il Signore: « Dalla prima età l'ho portata e
custodita fra le mie braccia, conservandola illibata fino al momento in
cui, di sua spontanea volontà, si è unita a me: allora mi sono dato
interamente a lei con la mia divina virtù, abbandonandomi, a mia volta,
a' suoi sacri amplessi. L'ardore della sua carità scioglie l'intimo del
mio essere come la cera si liquefa al fuoco, così la dolcezza del mio
divin Cuore, fusa al fuoco del suo amore, distilla perennemente gocce
celesti nell'anima sua ».
Aggiunse il Signore: « La
sua anima mi è talmente, cara che ne feci il mio rifugio. E' là che io
mi nascondo per consolarmi degli oltraggi che mi hanno recato gli
uomini, e mi riposo nel suo cuore. Permettendo che soffra tribolazioni
di corpo e di spirito, essa le riceve con tanta gratitudine, le
sopporta con tanta pazienza e umiltà; unendole ai dolori della mia
Passione, che mi vedo costretto a placarmi ed a perdonare, per amor
suo, a innumerevoli peccatori ».
Una pia donna, cedendo alle sue istanze, pregava per la correzione di
alcuni suoi difetti: ma Nostro Signore le disse: « I difetti di cui sii
lagna la mia prediletta Sposa, le sono molto utili. Io riverso
sull'anima sua ogni giorno tale abbondanza di grazie che, per
preservare la sua umana fragilità dagl'insulti dell'amor proprio, devo
nasconderle sotto le leggere nubi dei suoi difetti. Il concime feconda
la terra, e il sentimento che ha un'anima della sua infermità fa
germogliare la riconoscenza; ogni qualvolta pertanto si umilia dei suoi
mancamenti, io le elargisco una grazia che li distrugge; tramuto a poco
a poco i difetti in virtù e l'anima un giorno, in una luce senza ombre,
si troverà completamente trasfigurata ».
Questi cenni bastano per stabilire la seconda testimonianza: in seguito
ne aggiungeremo, ancora degli altri non meno importanti.